Serafino
I Serafini, secondo la Teologia sono esseri spirituali posti al primo posto della Gerarchia più elevata dei nove Cori angelici. Essi sono citati nel libro di Isaia
Origini
Il vocabolo ebraico Seraphim è un nome plurale derivato dal verbo Saraph che significa ardere, i Serafini sono quindi gli esseri ardenti. Essi roteano attorno al trono di Dio, stando in continua adorazione e cantando la Sua Gloria. Appartengono all'ordine più alto della Gerarchia angelica, assieme ai Cherubini e ai Troni. Questi tre Ordini angelici, secondo San Tommaso d'Aquino sono gli Angeli Assistenti di Dio che stanno perennemente in adorazione attorno al trono di Dio e non scendono mai sulla terra.
I Serafini nella Bibbia
Il profeta Isaia ebbe una visione in cui vide il Signore seduto su un trono nel tempio e dei Serafini stavano attorno a lui. Isaia 6 li descrive così:
« | Ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: "Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria. » |
Anche nel libro dell'Apocalisse di San Giovanni, sono rappresentati i Serafini, pur non essendo chiamati espressamente per nome (4,7-11):
« | I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! » |
Dal canto dei Serafini è stato tratto il Sanctus o Trisaghion della liturgia della Messa.
I Serafini nella Teologia
Lo Pseudo-Dionigi l'Areopagita nella De coelesti hierarchia li descrive come "Coloro che accendono e mantengono il fuoco divino":[1]
« | Il nome Serafini indica chiaramente la loro incessante ed eterna rivoluzione attorno ai Principii Divini, il loro calore e ardore, l'esuberanza della loro intensa, continua, instancabile attività, e la loro tendenza ad assimilare ed elevare al proprio livello di energia tutti coloro che sono più in basso, infiammandoli e bruciandoli con il proprio calore, e purificandoli interamente con una fiamma ardente e divorante; e con una lampante, inestinguibile, inalterabile, raggiante e illuminante energia in grado di disperdere e distruggere le ombre delle tenebre. » |
San Tommaso d'Aquino nella sua Summa Theologiae cita i Serafini parecchie volte, dice che possiedono l'eccellenza dell'ardore nella carità e offre una descrizione della loro natura:
« | Il nome di Serafini non viene desunto dalla carità come tale, ma da una sovrabbondanza di carità come indica la parola ardore o incendio. Perciò Dionigi[2] interpreta il nome "Serafino" in base alle proprietà del fuoco, in cui il calore è in grado eccedente. Ora nel fuoco possiamo considerare tre proprietà.
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San Tommaso aggiunge ancora:
« | Il fervore sta a indicare un eccesso di calore, eccesso che porta alla distruzione. Ma il fervore è causato dall'amore: infatti Dionigi[3], enumerando le proprietà dell'amore dei Serafini, dice tra l'altro che è «caldo», «acuto» e «ultrafervido». E nel Cantico 8,6 . si legge che «le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore». Quindi l'amore è una passione che lede e corrompe. In contrario: Dionigi[4] scrive che «tutti gli esseri amano se stessi con un amore che contiene», cioè che conserva. Quindi l'amore non è una passione che nuoce, ma piuttosto che conserva e perfeziona."
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I Serafini hanno assunto un ruolo mistico nella Orazione sulla dignità dell'uomo di Pico della Mirandola (1487), l'epitome dell'Umanesimo rinascimentale. Pico ha preso gli ardenti Serafini - "essi bruciano con il fuoco della carità" - come il modello più alto dell'umana aspirazione: "insofferente di ogni secondo posto, che cerca sempre di emulare la dignità e la gloria e che non sopporta di essere inferiore a nient'altro". Il giovane Pico, nel primo impeto di fiducia ottimistica nella capacità umana che è il conio del Rinascimento, ha annunciato:
« | Alla luce dell'intelligenza, meditando sul Creatore ammirando la sua Opera, e meditando sulla Creazione ammirando il suo Creatore, saremo risplendenti della luce dei Cherubini e bruceremo alla fiamma dell'amore come i Serafini. » |
San Bonaventura, il teologo francescano contemporaneo di San Tommaso, utilizza le sei ali dei Serafini come un'importante struttura analogica della sua opera mistica: Itineriarium mentis in Deum (Itinerario della mente verso Dio).
Le stimmate di San Francesco e il Serafino
San Francesco ricevette le stimmate da un Serafino che gli apparve mentre si trovava alla Verna.
Per questo motivo l'epiteto del Santo è Pater Seraphicus e gli Ordini francescani e delle Clarisse vengono chiamati Ordini Serafici.
I Serafini nella Divina Commedia di Dante Alighieri
Per approfondire, vedi le voci Divina Commedia e Dante Alighieri |
I Serafini sono le intelligenze motrici del nono e ultimo Cielo del Paradiso.
Il nono Cielo o Cielo cristallino, è chiamato anche Primo mobile in quanto è appunto il primo a muoversi, ricevendo tale movimento da Dio e trasmettendolo ai cieli concentrici sottostanti. Sopra al Primo mobile c'è solo l'Empireo, che è immobile in quanto perfetto (nella Teologia medievale il movimento non era conciliabile con la perfezione, in quanto implica un cambiamento): la potenza divina che ha sede nell'Empireo, centro dell'Universo, imprime ai cieli sottostanti un movimento rotatorio, rapidissimo nel Primo mobile e poi via via sempre più lento fino alla Terra. Qui risiedono le Gerarchie angeliche, che appaiono distribuite in nove cerchi di fuoco giranti attorno a un punto piccolissimo ma luminosissimo, cioè Dio.
Le questioni filosofiche e teologiche qui affrontate sono:
- la costruzione e il moto del Primo mobile;
- la corrispondenza tra i nove cieli e i nove ordini delle Intelligenze motrici (gli angeli);
- la creazione degli angeli: le loro facoltà e il loro numero.
Gerarchia degli Angeli | ||
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Prima Sfera (adorante) |
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Seconda Sfera (attiva) |
Dominazioni • Virtù • Potenze | |
Terza Sfera (attiva) |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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