Torchio mistico

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Scuola duhreriana, Maria Vergine corredentrice e il torchio mistico (1511), tempera su tavola; Ansbach (Germania), Chiesa di San Gumberto
Virgolette aperte.png
Torcular calcavi solus - Nel tino ho pigiato da solo
Virgolette chiuse.png
(Is)

Il torchio mistico (in latino torculus Christi) è un soggetto iconografico cristiano, che rappresenta il sacrificio eucaristico: raffigura Gesù nel tino dell'uva, la croce è diventata la pressa o la vite del torchio ed il sangue che esce dalle ferite cola in un recipiente come fosse vino.

Il tema del torchio mistico si sviluppò nell'arte figurativa e nella spiritualità cristiana a partire dal tardo Medioevo, soprattutto fra il XIV ed il XVII secolo e fa parte delle cosiddette figure devozionali, cioè di quelle immagini tardomedievali della Passione di Gesù che non discendevano direttamente da una narrazione evangelica, ma mostravano sinteticamente con una rappresentazione dolorosa l'insieme delle sofferenze del Cristo[1]

Questa immagine di culto, molto spettacolare e dalla forte valenza mistagogica, praticamente scomparve alla fine del Seicento e solo negli ultimi decenni del XX secolo ha ripreso timidamente ad essere rappresentata.

Fonti bibliche e patristiche

Il torchio mistico trae le sue origini in generale dalla tematica della vigna - vite e dell'uva che attraversa tutta la Scrittura, ma in particolare da alcuni passi, sia dell'Antico che del Nuovo Testamento e dai commenti dei Padri, specialmente Sant'Agostino.

Antico Testamento

Kuttenberger Kantionale, Cristo nel torchio, Vienna, Biblioteca Nazionale Austriaca
Cristo nel torchio, Vienna, Biblioteca Nazionale Austriaca

Nell'Antico Testamento più volte il popolo di Dio è definito attraverso la metafora della vigna, in quanto popolo scelto e piantato da Dio nella Terra Promessa; di conseguenza, Dio è il padrone della vigna, legato ad essa da un rapporto di amore, cura e dedizione e desideroso che questa vigna sia feconda, che dia frutto abbondante in vista del vino. I riferimenti sono innumerevoli:

« Io ti avevo piantato come vigna scelta tutta di vitigni genuini »

ma anche Sal 80,9-17 ; Is 5,1-7 ; Is 27,2-5 ; Ct 2,4 e molti altri passi.

Il grappolo d’uva portato dagli esploratori della Terra Promessa nel libro dei Numeri è un simbolo della promessa:

« Giunsero fino alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi. »

Il vino è simbolo dell'amore : Ct 2,4 .

Ma il passo che può essere considerato la prima fonte specifica per l'immagine del torchio mistico è Isaia 63,3:

« Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno, li ho calpestati con ira. Il loro sangue è sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti, »

Nuovo Testamento

Dopo la vicenda terrena di Gesù e la sua resurrezione, la vigna è una persona, è Gesù stesso.

I due passi evangelici che sono solitamente ritenuti la fonte del concetto di torchio mistico sono i seguenti:

« Io sono la vera vigna e mio Padre è il vignaiolo »

« È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è Verbo di Dio. »

La Patristica

Hieronymus Wierix (c.1553-1619) - Christus in der Kelter, incisione - Londra, British Museum

Il concetto nacque presto negli scritti dei Padri: il primo riferimento risale addirittura a Papia di Gerapoli, che nel I-II secolo scriveva: Verranno giorni in cui sorgeranno vigne, che avranno ciascuna diecimila viti; ogni vite avrà diecimila tralci; ogni tralcio avrà diecimila bracci; ogni braccio diecimila pampini, ogni pampino diecimila grappoli; ogni grappolo diecimila acini; ogni acino, spremuto, darà venticinque metrete di vino.[2].

E nel IV secolo il vescovo Asterio di Amasea nelle sue omelie paragonava l'altare al torchio pronto per la pigiatura: La vite è stata vendemmiata e l'altare, come un torchio, è stato riempito di grappoli[3].

Il tema del torchio mistico fu caro ad Agostino: commentando il Sal 56,2 egli scrisse: Il primo grappolo d'uva schiacciato nel torchio è Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne è scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto è eccellente![4].

Egli sviluppò il concetto anche nel commento ad altri due salmi, traendo anche spunto dai loro titoli: si tratta dei salmi 80(81) e 83(84), entrambi recanti al versetto 1 l'indicazione Su i torchi....

Nel bel commento a Sal 81 , il salmo stesso fu visto da Agostino come la raffigurazione di un torchio[5]; nel commento a Sal 84 disse poi: Chi si consacra al servizio di Dio ha da sapere che è entrato nel torchio. Sarà stritolato, schiacciato, spremuto. Non perché abbia a morire fisicamente, ma perché fluisca nei serbatoi divini[6].

L'immagine riemerse nel corso dei secoli successivi negli scritti e nelle omelie: San Massimo di Torino (V secolo) nelle sue omelie scrisse che Il grappolo appeso al palo è Cristo sospeso alla croce.

Solus enim torcular, in quo calcatus est, calcavit, qui sua potentia eam, quam pertulit, Passionem vicit. scriveva San Gregorio Magno nelle Homiliae in Ezechielem,,lib. 2, hom. 1, n. 9. ML 76-942: Sant'Alfonso Maria de' Liguori così tradusse e commentò questo passo: Dice calcavit, perché Gesù Cristo colla sua Passione debellò i demoni; dice poi calcatus est, perché nella Passione fu pestato e franto il suo corpo, come vengono frante le uve sotto del torchio[7]

San Pier Damiani (XI secolo) si rivolse a Maria dicendo Da te è uscito il grappolo che doveva essere spremuto sotto il torchio della croce.

Il Triodon[8] per il primo venerdì di Quaresima contiene questa strofa: O Cristo simile ad una vite avvinghiata al legno, hai irrorato la terra del vino d'immortalità; ed una sequenza attribuita ad Adamo di San Vittore (XII secolo) recita: Sotto il torchio sacro della croce, l'uva scorre nel seno della Chiesa diletta: spremuta con violenza, cola il vino, e il suo liquore pervade di gioiosa ebbrezza le primizie della gentilità[9].

San Bonaventura da Bagnoregio (XIII secolo) disse: Il Cristo crocifisso, a somiglianza di un grappolo schiacciato nel torchio, ha spremuto dalle ferite del suo corpo fiorito quel succo profumato che può guarire ogni malattia.

Nel Duecento inoltre il sangue di Gesù assunse un ruolo sempre più importante: basti ricordare che sono di questo secolo il miracolo di Bolsena (1263) e la traslazione nel 1283 a Venezia della ampulam sanguinis miraculosi Jesu Christi (trad. l'ampolla con il sangue miracoloso di Gesù Cristo).

Il torchio mistico nell'arte

Bergognone (attr.), Gesù Cristo sotto il torchio (1528), affresco; Milano, Chiesa di Santa Maria Incoronata
Jesse Herlin (attr.). Torchio mistico (1566 ca.), tavola; Oberwittelsbach (Germania), Chiesa succursale della Beata Vergine Maria
Ambito danese, Gesù Cristo sotto il torchio (XV secolo), affresco; Brøns (Danimarca), chiesa parrocchiale

Il torchio mistico si inserì nella tradizione medievale della pittura come mezzo efficace per la catechesi, divenendone una delle espressioni più esasperate: Per meglio esprimere l'orrore della Passione, e per far capire bene che Gesù ha versato il suo sangue fino all'ultima goccia, essi lo mettono sotto la vite di un torchio, il sangue sgorga come il succo dell'uva e cola nel tino.[10].

L'antenato figurativo dei torchi mistici è una miniatura nell'Hortus Deliciarum, che rappresenta (a commento della Parabola dei vignaioli omicidi) il Cristo pigiatore: il vino cola dal torchio e la Chiesa, impersonata dal papa e da preti e monaci, porta l'uva .

Dal XIV secolo in poi Gesù diventò la vittima della pigiatura, e le immagini lo ritrassero spesso contornato da altre figure, di solito angeli e personaggi biblici, talvolta insieme a Padri o Santi locali, talaltra anche con la presenza del committente dell'opera.

Il fortissimo realismo della scena unito al simbolismo eucaristico riassunse in sé gli elementi principali della spiritualità del tempo, specie quella agostiniana; nel Quattrocento poi dalle Fiandre si estese in tutta Europa (specie del nord) la devozione alle reliquie del Preziosissimo Sangue e nacquero diverse confraternite dedite a tale culto.

Si riprodussero torchi mistici in affresco, in dipinto, su vetrata: sono famose e assai preziose le vetrate eseguite in Francia nel periodo dei re Luigi XII e Francesco I[11], come per esempio quella della chiesa di Saint Foy a Conches-en-Ouche (Eure) o nella parigina chiesa di Saint Etienne du Mont, e troviamo una descrizione del torchio mistico sulle vetrate delle chiese nella biografia del pittore mastro vetraio Roberto Pinagrier, vissuto tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento[12].

La disposizione delle figure era assai varia, e spesso erano presenti cartigli che riportavano in latino i riferimenti scritturistici, solitamente Torcular calcavi solus (Isaia 63) o Ego sum vitis vera (Giovanni 15,1).

Il torchio mistico ebbe grande fortuna nell'Europa del Cinquecento: in generale, esso possedeva un linguaggio iconico molto potente, gradito al gusto dell'epoca; in particolare, in pieno periodo della Controriforma era una espressione assai efficace dell'Eucaristia e della transustanziazione.

Verso la fine del secolo il modello base dell'iconografia si stabilizzò in una composizione più semplificata, secondo la formula dell'affresco che si trovava in Francia a Baralle nella chiesa di Saint Foy, ora distrutta: di tale opera ci è pervenuta una copia in un'incisione di Hieronymus Wierix.

In Italia gli esempi più famosi sono :

Vi sono esempi di torchio mistico anche su oggetti di uso quotidiano, come le mattonelle tirolesi, o nella piccola arte popolare, dove – forse per addolcire la crudezza del modello - nel torchio non veniva rappresentato Gesù ma solo il suo cuore sovrapposto al grappolo di uva.

Infine, il torchio mistico ispirò anche inni e preghiere, come i rosari del monaco tedesco Ulrich Stöcklins de Rottach[14] e la quindicesima orazione di Santa Brigida[15]:

« O Gesù, vera e feconda Vigna, ricorda l'abbondante effusione di Sangue che hai, così generosamente, sparso dal tuo Sacro Corpo, così come l'uva sotto il torchio »
(Santa Brigida di Svezia, Le quindici orazioni sopra la passione di n. S. Gesù Cristo)

Nel Seicento il soggetto rimase solo nelle rappresentazioni di opere minori, di gusto popolare e tradizionalista, per tendere progressivamente alla scomparsa.

Dalla seconda metà del XX secolo si assistette alla rinascita di un certo interesse per questo soggetto, sia negli studi che nelle raffigurazioni, dove venne rivisitato con un gusto meno crudo, più teso alla valorizzazione del simbolo che alla spettacolarizzazione emozionale.

Immagini del torchio mistico

Note
  1. Le figure devozionali furono studiate come categoria dagli storici dell'arte a partire dalla fine del XIX secolo; l'autore che diede il maggior contributo fu Emile Male, op.cit.
  2. San Papia di Gerapoli, Frammenti, I frammento in Ireneo,Adversus haereses, V, 33,3-4.
  3. (EN) Asterio di Amasea, Homilies I-XIV. Introduction and notes by C. Datema. Leiden, Brill, 1970.
  4. Esposizione sul salmo 55, cap. 4. Vedi il testo qui
  5. Leggi il commento online
  6. Esposizioni sui Salmi, 83, 1 online
  7. Alphonse de Liguori, Opere del Beato Alphonso-Maria de Liguori Classe prima Opere ascetiche Volume quinto, Marietti, 1825 online
  8. Il Triodon è il libro liturgico della Chiesa ortodossa che contiene le parti variabili della liturgia e degli altri servizi per un certo periodo del calendario ecclesiastico ortodosso
  9. Entrambe le citazioni si trovano in Jean Hani, La Divina Liturgia. La via dei simboli, Arkeios, 2000, pag. 56 online
  10. Emile Male, op.cit.
  11. Fine del XV secolo
  12. Filippo De Boni, Biografia degli artisti, Il Gondoliere, Venezia, 1840
  13. Andrea Mainardi detto il Chiaveghino (1550-1617)
  14. (FR) Remy De Gourmont, op.cit., pag. 248
  15. Brigida di Svezia (santa), Devozione delle quindici orazioni di santa Brigida. Sopra la passione di n. S. Gesù Cristo, San Paolo Edizioni, 2011
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni