Pinacoteca Vaticana (Musei Vaticani)
Pinacoteca Vaticana (Musei Vaticani) | |
Caravaggio, Pala d'altare con Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1600 - 1604 ca.), olio su tela | |
Categoria | Musei pontifici |
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Stato | Città del Vaticano |
Comune | Città del Vaticano |
Diocesi |
Diocesi di Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Indirizzo |
Viale Vaticano 00165 Roma |
Telefono | +39 06 69884676, +39 06 69883145 |
Fax | +39 06 69884019 |
Posta elettronica | musei@scv.va |
Sito web | [1] |
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Proprietà | Santa Sede |
Tipologia | arte sacra |
Contenuti | arazzi, ceramiche, dipinti, sculture |
Servizi | accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca |
Sistema museale di appartenenza | Musei Vaticani |
Sede Museo | Palazzo della Pinacoteca Vaticana |
Datazione sede | 1932 |
Fondatori | papa Pio XI |
Data di fondazione | 27 ottobre 1932 |
Il Pinacoteca Vaticana, parte integrante dei Musei Vaticani ed allestita nel Palazzo appositamente costruito dall'architetto Luca Beltrami, venne inaugurata il 27 ottobre 1932, per volere del papa Pio XI, con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del notevole patrimonio storico-artistico dei pontefici.
Sede
Il Palazzo della Pinacoteca Vaticana venne edificato nel 1932 dall'architetto Luca Beltrami (1854 – 1933) in una parte del Giardino Quadrato (XIX secolo), isolato e circondato da viali, in un luogo ritenuto adatto ad assicurare le migliori condizioni di luce in rapporto sia alla corretta conservazione delle opere, sia alla loro ottimale valorizzazione. Il nuovo edificio risolse così l'antico problema dell'esposizione delle opere, trasferite di continuo nell'ambito dei Palazzi Apostolici in mancanza di una sede idonea al valore dei suoi contenuti.
Storia
Una prima raccolta di 118 dipinti fu realizzata da papa Pio VI intorno al 1790, ma questa ebbe breve durata dal momento che, a seguito del Trattato di Tolentino (1797), alcuni dei maggiori capolavori furono trasferiti a Parigi.
L'idea di una Pinacoteca, intesa in senso moderno come esposizione aperta al pubblico, nacque solo nel 1817, dopo la caduta di Napoleone e la conseguente restituzione allo Stato Pontificio di gran parte delle opere di sua pertinenza, secondo le direttive del Congresso di Vienna (1814 - 1815).
Nel tempo, la collezione si è continuata ad accrescere, attraverso donazioni e acquisizioni fino a raggiungere l'attuale nucleo di circa 460 dipinti, annoverando tra questi alcuni capolavori dei maggiori artisti della storia dell'arte italiana: Giotto, Beato Angelico, Melozzo da Forlì, Pietro Perugino, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Caravaggio, ecc.
Percorso espositivo e opere
L'itinerario museale si sviluppa in diciotto sale espositive, lungo il quale sono presentate opere, databili dal XII al XIX secolo, disposte in ordine cronologico e per scuola artistica.
Sala I - Primitivi
La sala ospita i cosiddetti "primitivi" italiani, artisti di epoca medievale (XII - XV secolo). Tra le opere esposte assumono particolare rilievo:
- Giudizio universale (seconda metà del XII secolo), tempera su tavola, di Niccolò di Giovanni, proveniente dall'Oratorio di San Gregorio Nazianzeno a Roma.[1][2]Il dipinto dalla forma insolita (rotonda con base rettangolare) presenta una raffigurazione del Giudizio universale articolata in cinque registri sovrapposti, ciascuno con una scritta esplicativa in latino: a partire dall'alto a scendere:
- primo registro: Gesù Cristo pantocratore in maestà fra angeli;
- secondo registro: Gesù Cristo orante in veste sacerdotale di fronte ad un altare, posto fra gli Apostoli con gli strumenti della Passione;
- terzo registro: più complesso, presenta tre scene:
- a sinistra, San Paolo che guida gli eletti,
- al centro, Maria Vergine e santo Stefano intercedono per i Santi innocenti,
- a destra, Tre Opere di Misericordia (Vestire gli ignudi, Visitare i carcerati, Dissetare gli assetati);
- quarto registro: Resurrezione dei morti (a sinistra, Pesci e bestie feroci sputano le membra dei corpi divorati; a destra, Due angeli svegliano i morti nelle tombe al suono delle trombe apocalittiche)
- quinto registro: Inferno e Gerusalemme Celeste con Maria Vergine orante tra gli eletti. Al di sotto della Madonna, sono presentate le committenti della tavola, due monache benedettine identificate dal titolo come: Domna Benedicta ancilla Dei et Costantia abbatissa.
- San Francesco d'Assisi e storie della sua vita (ultimo quarto del XIII secolo), tempera su tavola, di anonimo pittore umbro della scuola di Giunta Pisano. L'opera è simile ad un'altra conservata nel Museo del Tesoro della Basilica di San Francesco di Assisi.[3] Il dipinto reca al centro la figura del Santo e ai lati quattro miracoli da lui compiuti:
- Otto scomparti di predella con Martirio di santo Stefano e rinvenimento delle sue reliquie (1345 ca.), tempera su tavola, di Bernardo Daddi: essi costituivano la predella di un polittico tuttora non identificato.[4] I piccoli dipinti, che seguono nella narrazione il racconto medievale della Legenda Aurea (seconda metà del XIII secolo) di Jacopo da Varagine, raffigurano:
- Lapidazione del santo Stefano;
- San Gamaliele appare in sogno al sacerdote Luciano;
- San Luciano racconta la sua visione a Giovanni, patriarca di Gerusalemme;
- Ritrovamento delle reliquie di san Luciano, sant'Abibo, san Nicodemo e santo Stefano;
- Traslazione dei corpi dei Santi a Gerusalemme;
- Seconda traslazione a Roma;
- Deposizione del corpo di santo Stefano nella tomba san Lorenzo;
- guarigioni miracolose presso la tomba dii san Lorenzo e santo Stefano.
- Polittico con Madonna con Gesù|Gesù Bambino in trono tra sant'Onofrio, san Nicola di Bari, san Bartolomeo e san Giovanni Evangelista (1371), tempera su tavola, di Giovanni Bonsi, proveniente dalla cappella dei Morali nella Chiesa dei SS. Jacopo e Lucia de foris Portam a San Miniato.[5]
- Madonna con Gesù Bambino tra santo Stefano, sant'Antonio, san Lorenzo, san Francesco d'Assisi, santa Maria Maddalena, santa Caterina d'Alessandria, santa Chiara e santa Caterina da Siena detta Madonna dell'Apocalisse; nella predella, Scheletro mangiato dai vermi (1375 - 1380), tempera su tavola, di Giovanni del Biondo.[6]
Sala II - Giotto e i giotteschi
La sala conserva opere del periodo giottesco e tardogotico (XIII - XV secolo). Di rilievo:
- Trittico Stefaneschi (1320 ca.), tempera su tavola, di Giotto di Bondone e bottega, commissionato dal cardinale Jacopo Caetani degli Stefaneschi, che lo fece eseguire per l'antica Basilica di San Pietro in Vaticano.[7][8] Esso è dipinto su ambedue i lati, poiché doveva essere visto sia dal sacerdote sia dai fedeli:
- lato A (rivolto verso l'abside) sono raffigurati: al centro, Gesù Cristo in trono con angeli e il committente; a sinistra, Crocifissione di san Pietro; a destra, Decapitazione di san Paolo;
- lato B (rivolto verso i fedeli) sono rappresentati: al centro, San Pietro in cattedra tra due angeli e san Giorgio che presenta il donatore; a destra, Sant'Andrea e san Giovanni Evangelista; a sinistra San Giacomo maggiore e san Paolo;
- predella: lato anteriore, Madonna con Gesù Bambino in trono tra due angeli con san Pietro e san Paolo; lato posteriore: rimane solo uno scomparto con Santo Stefano e due santi.
- Gesù Cristo redentore benedicente (1315 - 1320), tempera su tavola, di Simone Martini: questa opera di piccole dimensioni costituiva forse la parte alta di un polittico andato perduto.[9][10]
- Gesù Cristo davanti a Ponzio Pilato (metà del XIV secolo), tempera su tavola, di Pietro Lorenzetti.[11]
- Scomparto di predella con San Tommaso d'Aquino in preghiera davanti al crocifisso (1423 - 1424), tempera su tavola, di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, proveniente dalla Cappella dell'Arte della Lana di Siena: il dipinto era parte del disperso polittico di cui gli altri elementi si trovano a Siena, a Budapest e Londra.[12]
- Scomparto di predella con San Benedetto da Norcia libera un monaco dalle tentazioni del demonio e resuscita un monaco ucciso dal crollo di un muro (primo quarto del XV secolo), tempera su tavola, di Lorenzo Monaco, proveniente dal Monastero di San Benedetto a Firenze.[13]
- Scomparti di predella con Storie di san Nicola di Bari (1425 ca.), tempera su tavola, di Gentile da Fabriano. I dipinti costituiscono quattro (dei cinque) scomparti della predella del polittico commissionato dalla famiglia Quaratesi per l'altare maggiore della Chiesa di San Nicolò sopra l'Arno a Firenze. L'opera è considerata una delle migliori fra quelle realizzate da Gentile da Fabriano. Si tratta di uno degli ultimi dipinti eseguiti dall'artista, morto solo due anni dopo a Roma. Il Polittico Quaratesi rimase nella chiesa fino al 1830 e fu poi smembrato e venduto.[14] Negli scomparti sono raffigurati:
- Nascita di san Nicola di Bari;
- San Nicola di Bari fa l'elemosina a tre fanciulle povere;
- San Nicola di Bari resuscita tre fanciulli;
- San Nicola di Bari placa la tempesta e salva una nave da un naufragio.
Sala III - Beato Angelico, Filippo Lippi e Benozzo Gozzoli
La sala raccoglie in maggioranza opere del XV secolo, tra le quali spiccano:
- Crocifissione di Gesù Cristo (1420 - 1425), tempera su tavola, di Masolino da Panicale.[15]
- Scomparto di predella con Transito di Maria Vergine (1425 ca.), tempera su tavola, di Masolino da Panicale.[16]
- Scomparto di predella con San Francesco d'Assisi riceve le stimmate (1428 - 1430 ca.), tempera su tavola, di Beato Angelico:[17] il dipinto è uno degli scomparti della predella del Trittico della Certosa del Galluzzo.
- Madonna con Gesù Bambino fra san Domenico di Guzmán e santa Caterina d'Alessandria (1435 ca.), tempera su tavola, attribuita al Beato Angelico: mancano notizie storiche circa l'originaria provenienza e la committenza di questa tavola. Il dipinto, che per le ridotte dimensioni fu certamente destinato alla devozione privata, è entro nella raccolta vaticana nel 1867.[18]
- Due scomparti di predella con Storie di san Nicola di Bari (1437 ca.), tempera su tavola, di Beato Angelico, proveniente dalla Cappella di San Niccolò nella Basilica di San Domenico a Perugia:[19] i dipinti, elementi del Polittico Guidalotti, raffigurano:
- Nascita, vocazione ed elemosina di san Nicola di Bari;[20]
- San Nicola di Bari incontra il messo imperiale e placa la tempesta.[21]
- Pala d'altare con Incoronazione di Maria Vergine, san Gregorio Magno, san Benedetto da Norcia, beato Bernardo Tolomei, san Bernardo, angeli musicanti e donatore (1440 - 1445 ca.), tempera su tavola, di Filippo Lippi e aiuti, proveniente dalla Cappella di San Bernardo del Convento di Monte Oliveto di Arezzo, commissionato da Carlo Marsuppini, segretario della Repubblica fiorentina.[22]
- Pala d'altare con Madonna della Cintola tra angeli e santi e Storie della vita di Maria Vergine: (1450 - 1452), tempera su tavola, di Benozzo Gozzoli, allievo del Beato Angelico, proveniente dalla Chiesa di San Fortunato a Montefalco e donata a Pio IX nel 1848.[23][24]
Sala IV - Melozzo da Forlì
La sala è riservata alle opere di Melozzo da Forlì (XV - XVI secolo) e della sua bottega. Di particolare interesse:
- Papa Sisto IV nomina Bartolomeo Platina, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana (1477 ca.), affresco staccato trasportato su tela, di Melozzo da Forlì, proveniente da uno degli ambienti della Biblioteca Apostolica Vaticana, fondata nel 1475 da Sisto IV (1471 - 1484). Il dipinto illustra l'episodio storico della nomina dell'umanista Bartolomeo Sacchi, detto il Platina, a primo Prefetto della Biblioteca. I protagonisti, fortemente caratterizzati nei tratti somatici e quindi da considerarsi veri e propri ritratti, si collocano entro una grandiosa architettura che conferisce una dimensione monumentale alla scena, sottolineandone la solennità. Si possono riconoscere: Platina, al centro in ginocchio, riceve l'investitura; Sisto IV seduto in trono, tra i cardinali nipoti e i nipoti laici: il protonotaro apostolico Raffaele Riario, il prefetto di Roma, Giovanni della Rovere, con il fratello Giuliano, futuro papa Giulio II (1503 - 1513), Girolamo Riario, signore di Forlì)[25].[26][27]
- Frammenti con Apostoli e angeli musicanti (1480 ca.), di Melozzo da Forlì, affreschi staccati, provenienti dalla Chiesa dei Santi Apostoli a Roma: i dipinti murali, insieme alla figura di Gesù Cristo (ora al Palazzo del Quirinale), facevano parte della antica decorazione absidale della chiesa raffigurante l'Ascensione di Gesù Cristo. Le solenni, monumentali figure fortemente scorciate testimoniano la piena maturità del grande artista forlivese, seguace di Piero della Francesca, e la sua maestria nell'uso della prospettiva.
Tra i dipinti si notano:
- Pala d'altare con Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Francesco d'Assisi, san Lorenzo, san Giovanni Battista, san Pietro, san Domenico e sant'Antonio Abate (1537), tempera su tavola, di Marco Palmezzano, proveniente dalla Chiesa del Carmine a Cesena.[32]
Sala V - Ercole de' Roberti
La sala conserva opere del XV secolo di artisti italiani e stranieri, tra queste spiccano:
- Predella con Miracoli di san Vincenzo Ferrer (1473), tempera su tavola, di Ercole de' Roberti, proveniente dalla Cappella Griffoni nella Basilica di San Petronio a Bologna. Nel dipinto sono raffigurati:
- Guarigione della donna storpia;
- Resurrezione di una ricca ebrea;
- Salvataggio di un bambino in una casa colpita da un incendio;
- Resurrezione di un bambino ucciso dalla madre gravida e impazzita;
- Guarigione di un ferito ad una gamba.[33][34][35]
Sala VI - Polittici
La sala è dedicata ai polittici della seconda metà del XV secolo. Di rilievo:
- Polittico Incoronazione di Maria Vergine tra angeli e santi, Gesù Cristo deposto detto Polittico di Montelparo (1466), tempera su tavola, di Niccolò di Liberatore detto l'Alunno, proveniente dalla Chiesa di San Michele Arcangelo di Montelparo ad Ascoli Piceno. Nel 1844 fu acquistato da Gregorio XVI (1831 - 1846).[36][37]
- Trittico con Crocifissione di Gesù Cristo tra san Venanzio, san Pietro, san Giovanni Battista e san Porfirio, Resurrezione di Gesù Cristo detto Trittico di Camerino (1480 ca.), tempera su tavola, di Niccolò di Liberatore detto l'Alunno, proveniente dalla Chiesa Collegiata di San Venanzio a Camerino, dove lo acquistò papa Pio IX (1846 - 1878) per la Pinacoteca Vaticana.[38]
- Lunetta con Pietà (1485 - 1495), tempera su tavola, di Carlo Crivelli: il dipinto costituiva probabilmente la cimasa (parte alta) di un polittico e fu acquistato da Pio VII (1800 - 1823) nelle Marche.[39][40]
- Madonna con Gesù Bambino in trono (1482), tempera su tavola, di Carlo Crivelli, proveniente dalla Chiesa di San Francesco a Force.[41]
- Polittico con Sant'Antonio Abate tra san Sebastiano, san Cristoforo, san Terenzio e san Donnino (1469), tempera su tavola, di Antonio Vivarini, proveniente dalla Chiesa di Sant'Antonio Abate a Pesaro.[42]
Sala VII - Perugino e la scuola umbra
La sala ospita opere della scuola umbra del XV - XVI secolo. Di particolare interesse storico-artistico:
- Madonna con Gesù Bambino tra san Lorenzo, san Ludovico di Tolosa, sant'Ercolano e san Costanzo detta Pala dei Decemviri (1495 - 1496), tempera su tavola, di Pietro Vannucci detto il Perugino, proveniente dalla cappella del Palazzo dei Priori.[43]
- Tre scomparti di polittico con San Benedetto da Norcia, santa Flavia e san Placido (1496 - 1499), tempera su tavola, di Pietro Vannucci detto il Perugino, proveniente dalla Chiesa di San Pietro a Perugia.[44]
- Stendardo processionale con San Girolamo in trono (seconda metà del XV secolo), tempera su tela, di Giovanni Santi, proveniente dalla Chiesa di San Bartolo a Pesaro.[45]
- Incoronazione di Maria Vergine e santi (1503), tempera su tavola trasportata su tela, realizzata da Giovan Battista Caporali e Pinturicchio, proveniente dal Convento di Santa Maria dei Minori Osservanti a Umbertide.[46]
Sala VIII - Raffaello
La sala espone opere di Raffaello Sanzio. In una cornice di arazzi collocati alle pareti, realizzati sui cartoni disegnati dall'artista e dalla sua scuola, dominano al centro della sala tre pale d'altare da lui eseguite:
- Incoronazione di Maria Vergine detta Pala degli Oddi (1502 - 1504), tempera su tavola trasportata su tela, proveniente dalla cappella degli Oddi nella Chiesa di San Francesco al Prato a Perugia: nel 1797 fu requisita dai Francesi e trasferita a Parigi. Restituita dopo il 1815, non tornò più alla sede originaria ed entrò a far parte della nuova Pinacoteca Vaticana per volere di papa Pio VII (1800 - 1823). Nel dipinto sono raffigurati:
- in alto, Gesù Cristo incorona Maria Vergine tra angeli musicanti;
- in basso, Apostoli, tra cui san Tommaso con la cintura ricevuta in dono da Maria Vergine, disposti intorno alla tomba della Madonna ascesa al cielo;
- nella predella, Storie dell'infanzia di Gesù.[47][48]
- Scomparti di predella con Fede, Speranza e Carità con putti alati (1507), tempera grassa su tavola, di Raffaello Sanzio. Le Virtù teologali costituiscono la predella della Pala Baglioni in cui era raffigurata la Deposizione di Gesù Cristo, dipinta per la cappella di famiglia nella Chiesa di San Francesco al Prato a Perugia (oggi conservata alla Galleria Borghese di Roma). La pala fu commissionata a Raffaello da Atalanta Baglioni, in memoria del figlio Grifone, assassinato nel 1500 in una faida familiare sorta per ottenere il controllo di Perugia.[49][50]
- Pala d'altare con Madonna con Gesù Bambino in gloria tra san Giovanni Battista, san Francesco d'Assisi e san Girolamo che presenta Sigismondo de' Conti detta Madonna di Foligno (1511 - 1512), olio su tavola trasportata su tela. L'opera venne commissionata per l'altare maggiore della Basilica di Santa Maria in Ara Coeli al Campidoglio di Roma, nel 1565 viene traslata nella Chiesa di Sant'Anna presso il Monastero delle Contesse a Foligno e, dopo il rientro dalla Francia, ove era stata portata nel 1797, in seguito al Trattato di Tolentino entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana (1816). Il dipinto fu commissionato da Sigismondo de' Conti, celebre umanista, come ex voto alla Vergine Maria per aver salvato la propria casa di Foligno, colpita da un fulmine: l'episodio è ricordato nell'inserto di paesaggio sullo sfondo. L'angelo al centro della composizione che regge una targa senza iscrizione, forse destinata a ricordare il voto esaudito alla Madonna.[51][52]
- Trasfigurazione di Gesù Cristo (1516 - 1520), tempera su tavola. Il cardinale Giulio de' Medici (futuro papa Clemente VII) commissionò a due diversi pittori due dipinti destinati alla Cattedrale di San Giusto di Narbonne, città di cui era divenuto vescovo nel 1515:
- Resurrezione di Lazzaro a Sebastiano del Piombo, oggi esposta alla National Gallery di Londra);
- Trasfigurazione di Gesù Cristo a Raffaello: questa non fu mai inviata in Francia, poiché dopo la morte del pittore (1520) il cardinale la trattenne presso di sé, donandola successivamente alla Chiesa di San Pietro in Montorio, dove fu collocata sull'altare maggiore. Nel 1797, in seguito al Trattato di Tolentino, quest'opera, come molte altre, fu portata a Parigi e restituita nel 1816 dopo la caduta di Napoleone; fu allora che entrò a far parte della Pinacoteca. Nella pala sono raffigurati due episodi narrati in successione nel Vangelo di Matteo:
- in alto, Trasfigurazione di Gesù in gloria tra i profeti Mosè ed Elia;
- in basso, Incontro degli Apostoli con il fanciullo indemoniato che verrà miracolosamente guarito da Gesù Cristo al suo ritorno dal Monte Tabor.[53][54]
Inoltre, nella sala sono esposti:
- Arazzi con Storie di san Pietro e san Paolo (1515 - 1519), commissionati da papa Leone X a Raffaello Sanzio per decorare le pareti laterali della Cappella Sistina. L'artista urbinate né realizzò i cartoni (oggi conservati al Victoria and Albert Museum di Londra) avvalendosi anche dell'aiuto di alcuni suoi allievi, fra cui Perin del Vaga e ne affidò la realizzazione a Pieter van Aelst di Bruxelles. Gli arazzi furono esposti per la prima volta il 26 dicembre 1519.
Sala IX - Leonardo
La sala custodisce le opere di Leonardo da Vinci e di alcuni artisti del XVI secolo. Si noti:
- Cimasa con Compianto su Gesù Cristo morto (1473 - 1476), olio su tavola, di Giovanni Bellini: il dipinto costituiva la parte alta (cimasa) della celebre Pala di Pesaro (oggi nei Musei Civici di Pesaro) che l'artista eseguì per l'altare maggiore della Chiesa di San Francesco.[55][56]
- San Girolamo penitente nel deserto (1482 ca.), olio su tavola, di Leonardo da Vinci: non si hanno notizie sulla destinazione e sul committente del dipinto, ancora allo stato di abbozzo e tra i più enigmatici dell'artista. La più antica citazione di quest'opera risale solo agli inizi del XIX secolo, quando è ricordato, con attribuzione a Leonardo, nel testamento della pittrice svizzera Angelica Kauffmann. Alla morte di questa se ne persero nuovamente le tracce, finché venne casualmente ritrovato dal cardinale Joseph Fesch. Alla morte del prelato, il dipinto venne posto all'asta ed acquistato nel 1856 da papa Pio IX (1846 - 1878) per la Pinacoteca Vaticana.[57][58]
Sala X - Tiziano e la scuola veneta
La sala contiene opere di alcuni allievi di Raffaello, di Tiziano Vecellio e della scuola veneta del XVI secolo. Vi sono esposti, fra gli altri:
- Pala d'altare con Incoronazione di Maria Vergine detta Madonna di Monteluce (1505 - 1525), olio su tavola, di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni detto il Fattore. Le Clarisse del Convento di Monteluce a Perugia commissionarono al giovane Raffaello una pala d'altare con questo soggetto, ma alla morte del maestro urbinate (1520) l'opera non era ancora compiuta: erano pronti, infatti, solo alcuni disegni, per questo il dipinto fu portato a termine nel 1525 da due suoi allievi Giulio Romano e Giovan Francesco Penni.[59][60]
- Pala d'altare con Madonna con Gesù Bambino in gloria, santa Caterina d'Alessandria, san Nicola di Bari, san Pietro, sant'Antonio da Padova, san Francesco d'Assisi e san Sebastiano detta Madonna dei Frari (1533 - 1535), olio su tavola trasportato su tela di Tiziano Vecellio, proveniente dalla Chiesa di San Niccolò dei Frari al Lido di Venezia. Fu acquistata da papa Clemente XIV nel 1770 per il Palazzo del Quirinale a Roma, dove non sembra essere mai stata esposta; nel 1797 fu trasportata a Parigi; dal 1820 entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana.[61][62]
- Ritratto del doge Niccolò Marcello (1540 ca.), olio su tela di Tiziano Vecellio.[63]
- Visione di sant'Elena (1580 ca.), olio su tela, di Paolo Caliari detto il Veronese, proveniente da Carpi, fu acquistata da Benedetto XIV per la Pinacoteca Vaticana.[64][65]
Sala XI - Barocci
La sala accoglie gli artisti del tardo Cinquecento, tra cui spiccano:
- Pala d'altare con Assunzione di Maria Vergine tra san Lorenzo, san Benedetto, santa Maria Maddalena e santa Scolastica (1516), tempera su tavola, di Cola dell'Amatrice, proveniente dalla Chiesa di San Salvatore in Aso (Force).[66]
- Resurrezione di Lazzaro (1555), olio su tela, di Girolamo Muziano, proveniente da Subiaco; venne poi trasferita a Roma nel Palazzo Venezia, dove Michelangelo poté ammirarla lodandola pubblicamente. In seguito fu collocata sopra la tomba dell'artista nella Basilica di Santa Maria Maggiore, passò successivamente al Palazzo del Quirinale ed entrò infine nel 1870 a far parte della Pinacoteca Vaticana.[67]
- Riposo durante la fuga in Egitto (1570 - 1573), olio su tela, di Federico Barocci, commissionato all'artista dal perugino Simonetto Anastagi per la Chiesa dei Gesuiti della sua città; dopo la soppressione della Compagnia il dipinto fu portato a Roma al Palazzo del Quirinale e dal 1802 fa parte della raccolta vaticana.[68]
- Annunciazione (1582 - 1584), olio su tavola trasportato su tela, di Federico Barocci, proveniente dalla cappella di Francesco Maria II della Rovere, duca di Urbino, nella Basilica di Loreto. Sullo sfondo della scena sacra si ravvisa uno scorcio notturno del quartiere urbinate di Valbona e la fiancata occidentale del Palazzo Ducale. L'opera venne trasferita a Parigi nel 1797, rientrò in Italia nel 1816 e dal 1820 fa parte della Pinacoteca Vaticana.[69][70]
- Pala d'altare raffigurante la Beata Michelina (1606), olio su tela, di Federico Barocci, opera commissionata da Alessandro Borignani per la Cappella Borignani nella Chiesa di San Francesco a Pesaro.[71]
Sala XII - Caravaggio
La sala, dalla particolare forma ottagonale, conserva i dipinti del primo periodo barocco (XVII secolo), tra le opere presenti:
- Pala d'altare con Deposizione di Gesù Cristo nel sepolcro (1600 - 1604 ca.), olio su tela, di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio: opera, considerata uno dei massimi capolavori del pittore, fu commissionata da Girolamo Vittrice per la cappella di famiglia nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella (detta anche Chiesa Nuova) di Roma. Nel 1797 fu inclusa nel gruppo di opere trasferite a Parigi in esecuzione del Trattato di Tolentino ed entrò a far parte della Pinacoteca Vaticana, dopo la sua restituzione nel 1816.[72][73]
- Crocifissione di san Pietro (1604 - 1605), olio su tavola, di Guido Reni, commissionata dal cardinale Pietro Aldobrandini per la Chiesa di San Paolo alle Tre Fontane. Trasferita al Palazzo del Quirinale (1787 ca.), fu portata a Parigi nel 1797, e, dopo la sua restituzione, entrò a far parte della raccolta vaticana dal 1819.[74][75]
- Ultima comunione di san Girolamo (1614), olio su tela, di Domenico Zampieri, detto il Domenichino, commissionata dalla Congregazione di San Girolamo della Carità per l'omonima chiesa sulla Via Giulia a Roma.[76][77]
- Santa Maria Maddalena a colloquio con gli angeli (1622), olio su tela, del Guercino, proveniente dalla distrutta Chiesa di Santa Maria Maddalena delle Convertite al Corso in Roma.[78]
- Martirio di sant'Erasmo (1628 - 1629), olio su tela, di Nicolas Poussin, commissionato dal cardinale Francesco Barberini per l'altare del Santo nella Basilica di San Pietro in Vaticano, dove rimase fino al XVIII secolo, quando fu sostituito da una copia in mosaico e trasferito nel Palazzo del Quirinale. Portato nel 1797 a Parigi in seguito al Trattato di Tolentino, entrò a far parte nel 1820, dopo la sua restituzione, della Pinacoteca Vaticana.[79]
- Martirio di san Processo e san Martiniano (1629), olio su tela, Jean de Boulogne: il dipinto venne commissionato dal cardinale Francesco Barberini per un altare del transetto destro della Basilica di San Pietro in Vaticano.[80]
Sale XIII - XIV, Pietro da Cortona
La sala presenta le opere del periodo barocco (XVII secolo), tra cui spiccano:
- Visione di san Francesco d'Assisi (1641 ca.), olio su tela, di Pietro da Cortona, proveniente dal Palazzo Pontificio di Castelgandolfo, fu trasferita in Pinacoteca nel 1932.[81]
- Madonna con Gesù Bambino in gloria fra angeli (1650 ca.), olio su tela, di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato.[82][83]
- Visione di san Francesco Saverio (1675 ca.), olio su tela, Giovanni Battista Gaulli, detto il Baciccia: il piccolo dipinto costituisce il bozzetto per la pala d'altare dedicata al Santo nella Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale: questo, infatti, è realizzato con una tecnica veloce, le figure sono semplicemente abbozzate senza definizione dei particolari e rese con rapide pennellate di colore pastoso e presenta alcune varianti rispetto alla composizione finale.[84]
Sale XV - XVI, Crespi e Wenzel
La sala conserva le opere, databili dal XVII - XIX secolo. Di rilievo:
- Ritratto di papa Clemente IX (1669), olio su tela, di Carlo Maratta.[85][86]
- Osservazioni astronomiche (1711), olio su tela, di Donato Creti, commissionata dal conte bolognese Luigi Marsili:[87] questi fece dipingere al pittore tutti i pianeti in tanti qretti e ne fece dono al papa per convincerlo dell'importanza per la Chiesa di avere un proprio osservatorio astronomico. Il dono permise di raggiungere lo scopo, poiché con il sostegno di papa Clemente XI (1700 - 1721) venne inaugurato, poco dopo, a Bologna il primo osservatorio astronomico pubblico d'Italia. Nelle composizioni è dominante la presenza dei pianeti, osservati con telescopi e diversi strumenti ottici (per i quali il pittore ebbe precise istruzioni) da piccole figure umane in abiti settecenteschi, riassorbite nella vastità del paesaggio notturno. Gli otto dipinti di piccolo formato raffigurano il sistema planetario allora conosciuto:
- Sole,
- Luna,
- Mercurio,
- Venere,
- Marte,
- Giove,
- Saturno,
- Cometa.[88]
- Ritratto di papa Benedetto XIV (1740), olio su tela, di Giuseppe Maria Crespi detto lo Spagnolo: questo dipinto di dimensioni monumentali fu commissionato all'artista dal cardinale Prospero Lambertini, arcivescovo di Bologna, per il Seminario Maggiore della sua città nel 1739. L'anno successivo il committente fu eletto pontefice con il nome di Benedetto XIV (1740 - 1758): fu quindi chiesto al pittore di modificare il ritratto, poiché il papa aveva espresso il desiderio di averlo a Roma. Le radiografie eseguite durante il restauro (1981) hanno rivelato le diverse fasi della composizione fino alla stesura finale, che risulta fortemente modificata. Il Crespi aumentò, infatti, le dimensioni della figura del protagonista, cambiò le vesti e aggiunse attributi (tiara con il triregno) che testimoniano la carica papale appena assunta.[89]
- Riposo durante la fuga in Egitto (prima metà del XVIII secolo), olio su tela, di Francesco Mancini: il fu acquistato nel 1772 da Clemente XIV (1769 - 1774) con altri due quadri di soggetto mitologico dello stesso autore.[90]
- Ritratto di papa Pio VI (1775), olio su tela, Pompeo Batoni e bottega. Il dipinto si presenta ancora allo stato di abbozzo, è considerato uno studio, eseguito molto probabilmente dal vero, per quello ufficiale del Papa (ora nel Museo di Roma). Il pontefice è raffigurato seduto in trono e tiene sulla mano sinistra un foglio di carta sul quale, nella versione del Museo di Roma, è scritto:[91]
« | Alla Santità di N.ro Sig.re papa Pio VI per P. Batoni Pinxit 1775. » |
- Ritratto di re Giorgio IV d'Inghilterra (1816), olio su tela, di Thomas Lawrence: il dipinto, che raffigura il Principe Reggente, futuro sovrano inglese, venne donato a papa Pio VII (1800 - 1823) dopo la sua ascesa al trono d'Inghilterra (1820) nel clima di collaborazione instauratosi tra il Regno Unito e la Santa Sede all'indomani della caduta di Napoleone. Si tratta di un vero e proprio ritratto storico: Giorgio IV, decorato delle insegne dei massimi ordini cavallereschi, è rappresentato in piedi, di grandezza maggiore del vero, accanto a un tavolo donatogli dal re di Francia Luigi XVIII, sul quale sono poggiate la corona e una lettera dello stesso papa Pio VII. Il ritratto intende celebrare il committente, la cui regalità è sottolineata dalla ricchezza sontuosa dell'abito.[92]
- Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, olio su tela, di Peter Wenzel, pittore animalista, vale a dire specializzato in un genere molto singolare, che lo portò a riprodurre con straordinario naturalismo animali delle specie più diverse, "fotografati" per così dire, nei loro atteggiamenti di stasi o di lotta. Il Paradiso terrestre costituisce la prova di più alto virtuosismo, dal momento che l'artista raduna intorno alle figure di Adamo ed Eva quelle di oltre duecento animali di tutto il mondo, riprodotti non solo con abilità pittorica, ma anche con approfondita conoscenza e precisione scientifica. Nel 1831, Gregorio XVI (1831 - 1846) acquistò venti opere del pittore austriaco Wenzel Peter per l'arredo della Sala del Concistoro nell'Appartamento Papale di rappresentanza.[93]
Sala XVII - Modelli della Cattedra di San Pietro
Nella sala sono esposti i modelli in creta mista a paglia su armatura in ferro e vimini per le figure bronzee della Cattedra di san Pietro.[94] Sono opere di grande interesse documentario e artistico sia per l'alta qualità del modellato, che testimonia un sicuro intervento del Bernini, sia per il fatto che da esse sono state tratte le forme per la fusione. I modelli per la Cattedra comprendono:
- Testa di sant'Atanasio;[95]
- Testa di san Giovanni Crisostomo;
- Statue degli Angeli.
Il grandioso monumento dell'abside della Basilica di San Pietro in Vaticano (1658 - 1666), in marmo, stucco e bronzo dorato, fu eseguito da Gian Lorenzo Bernini e collaboratori, durante il pontificato di Alessandro VII (1655 - 1667). La sua realizzazione fu dovuta all'esigenza di trasferire la reliquia della cattedra lignea su cui, secondo la tradizione medioevale, san Pietro sedeva per insegnare ai primi cristiani (in realtà è il trono che l'imperatore Carlo il Calvo donò al papa Giovanni VII nell'875) dalla Cappella Battesimale all'abside della Basilica. Il grande trono bronzeo, in cui è custodita la cattedra in legno, si staglia fra le nuvole, circondato da angeli e da quattro grandi figure di Dottori della Chiesa:
Sala XVIII - Icone bizantine
L'ultima sala conserva la collezione di icone bizantine, databili dal XV al XIX secolo, di provenienza slava e greca. Di rilievo:
- Icona con San Nicola di Bari e storie della sua vita (fine XV- inizio XVI secolo), tempera su tavola, argento e filigrana d'oro, di ambito russo di Novgorod: questa opera è una delle più antiche della collezione vaticana.[96] Sul retro del dipinto compaiono due iscrizioni:
- più antica, in caratteri paleoslavi, ricorda che l'icona fu donata, come ex voto, in memoria del fratello Giovanni da Eudochia, dalla figlia del principe russo Michele Godunov, a un monastero russo nel 1571, per questa occasione venne arricchita da una copertura in argento e filigrana d'oro;
- in latino, riferisce che Francesco Vettori, prefetto e curatore del Museo della Biblioteca Apostolica Vaticana, la donò nel 1763 a papa Clemente XIII (1758 - 1769) in occasione di una sua visita ufficiale.
- Inconostasi (fine XVIII - inizio XIX secolo), tempera su tavola, opera della scuola greca di Cefalonia.[97]
Cortile della Pinacoteca
Completa la visita della Pinacoteca, il cortile dove è collocata:
- Base della Colonna Antonina (161 - 162 d.C.), in granito rosso egiziano, eretta nel Campo Marzio (oggi l'area di Montecitorio), in onore di Antonino Pio (138 – 161 d.C.), dai figli Marco Aurelio e Lucio Vero. La Colonna Antonina fu rinvenuta con la sua base nel 1703, ma solo quest'ultima oggi è superstite (custodita nei Musei Vaticani sin dal 1787). Sui lati, con iscrizione dedicatoria, è rappresentata:
- Apoteosi di Antonino Pio e della moglie Faustina.[98]
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