Utente:Quarantena/Pastorale

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Nota di disambigua - Se stai cercando altri significati del termine, vedi pastorale (disambigua).

Pastorale è un termine riconducibile etimologicamente al concetto di "pastore". Come il pastore delle pecore si prende cura del suo gregge, così, coloro ai quali è stata affidata la responsabilità della conduzione della comunità cristiana si prendono cura di essa.

In questo senso la pastorale è anzitutto l'attività del vescovo e del presbitero impegnati nella cura delle anime.

Il Concilio Vaticano II ha portato a capire che responsabile dell'azione pastorale è tutta la comunità cristiana, e di conseguenza il termine pastorale si estende a tutta la prassi della Chiesa.

Scientificamente, la pastorale è analizzata e studiata dalla teologia pastorale.

La pratica della cura pastorale presuppone il dovere (che si situa nel cuore stesso della vita cristiana) di prendersi cura l'uno dell'altro in modo solidale, amorevole e fraterno.

Nella Bibbia

Il concetto così definito di cura pastorale è fondato nella Bibbia, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. Per i cristiani, è, infatti, la Bibbia la fonte primaria che normativamente lo definisce e sicuramente si avvale delle riflessioni e dell'esperienza che, nel campo, sono maturate nell'ambito delle chiese cristiane.

Nell'Antico Testamento

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Nel Nuovo Testamento

Nel vangelo secondo Giovanni, al c. 10, Gesù stesso stabilisce il modello della cura pastorale quando Egli definisce sé stesso come "il buon pastore" (v. {{passo biblico|Gv|10,10|10). Questo testo stabilisce prima di tutto il principio che le pecore appartengono a Lui perché il Padre gliel'ha affidate (v. 29). In secondo luogo, Gesù mette in evidenza diversi tratti della sua cura pastorale, il primo dei quali è la completa dedizione che il buon pastore ha per le sue pecore, fino al punto di dare la vita per esse (vv. 11-13). Per le sue pecore Egli è ben conosciuto e degno di fiducia (3.14.15). Egli le conduce là dove possono trovare cibo e riparo, come pure le protegge dai pericoli (v. 10).

La comunità cristiana è chiamata ad essere quel corpo di persone che esemplifica l'amore che ha visto all'opera nel suo Maestro, Gesù Cristo, il quale, Egli stesso "la nutre e la cura teneramente" (Ef 5,29 ), finché essa giunga allo "stato di uomini perfetti, all'altezza della statura perfetta di Cristo" (Ef 4,13 ).

L'apostolo Pietro esorta i responsabili ("anziani") a pascere e a sorvegliare il gregge di Dio che è stato loro affidato (1Pt 5,2 ). L'azione di pascere è quella dei "sovrintendenti" (epíscopoi, "vescovi") e degli "anziani" (presbíteroi, "presbiteri"). In tale cura essi non devono essere dominatori, né cercare guadagno, ma servi che svolgono volentieri il loro compito.

Anche l'apostolo Paolo ritorna sulle caratteristiche dei pastori della Chiesa nel suo discorso agli anziani di Efeso: essi devono badare "a se stessi e a tutto il gregge" in mezzo al quale lo Spirito Santo li ha costituiti "vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue". Essi dovranno vigilare affinché lupi rapaci non portino fuori strada la comunità. L'apostolo, dal canto suo, per tre anni ha supplicato ognuno tra le lacrime (At 20,27-35 ).

Nella storia della chiesa

La cura pastorale, essendo uno dei compiti fondamentali della chiesa cristiana accanto a quello della predicazione, ha una ricca storia di scrittori che, nel corso dei secoli, trattano ed elaborano questo tema ponendone le basi teoriche e pratiche.

Nella Patristica, importanti sono il pensiero di Tertulliano (150-220) nell'opera De anima. Cipriano († 258) tratta l'argomento in molte delle sue lettere pastorali. Crisostomo (344-407) si adopera nell'intento di moralizzare il "clero di Costantinopoli colpito dalle critiche per il lusso e lo stile di vita che conduceva. Ambrogio (339-397) scrive De Officiis Ministrorum, sui doveri dei presbiteri e sul vivere cristianamente. Nella vasta produzione letteraria di Agostino (354-430) molti testi parlano dei doveri dei pastori in diverse situazioni.

  • L'opera più nota ed antica è quella di Gregorio Magno (540-604) che scrive "Le regole per i pastori" (Liber Regulae Pastoralis or Regula Pastoralis) sulle responsabilità di vescovi e presbiteri, opera che continuerà ad essere per secoli un autentico libro di testo sull'argomento. Fra i numerosi scritti di Ugo di San Vittore, filosofo mistico sassone (1078-1171), pure si trovano testi sulla preparazione per la confessione, unzione dei malati e la cura dei morenti. Bonaventura (1217-1274) in rapporto ad aspetti della cura pastorale scrive: Collationes de septem donis Spiritus Sanctis (Raccolte sui sette doni dello Spirito Santo) e Quaestiones per perfectione evangelica (Questioni sopra la perfezione evangelica). Troviamo poi sezioni della Somma teologica di Tommaso d'Aquino, (1224-1274), su temi come felicità, paura, ira, amore, desiderio.

Al tempo della Riforma protestante da segnalare sono: i "Discorsi a tavola" e le lettere di Martin Lutero (1483-1546); gli Scritti pastorali di Ulrico Zwingli (1484-1531); le numerose lettere pastorali di Giovanni Calvino (1509-1564). Particolarmente rilevante è Martin Bucer (1491-1551) per i suoi scritti sulla vita comunitaria e sulla visita agli infermi e sui poveri. Significative sono le lettere dal carcere di Tommaso Moro (1478-1535).

George Herbert (1593-1633) scrive "Un sacerdote al Tempio" (o "il parroco di campagna") in cui dà ampi consigli su come svolgere il ministero pastorale. Jeremy Taylor (1613-1667) scrive nel 1660 "The Rule and Exercises of Holy Living". Lo scozzese Gilbert Burnet (1643-1715) scrive un discorso molto citato sulla cura pastorale. Il puritano inglese Richard Baxter (1615-1691) produce un saggio sulla cura pastorale ancora oggi molto letto: "L'opera del pastore" ("The Reformed Pastor"). Baxter è autore, fra l'altro, pure di un ponderoso "Christian Directory or a Summ of Practical Theology and Cases of Conscience", egli basava la sua opera anche su una ricca esperienza pastorale nella sua parrocchia di Kidderminster.

Il predicatore non-conformista inglese Philip Doddridge (1702-1751) scrive "The Rise and Progress of Religion in the Soul" (1745). Di grande rilevanza sono il complesso delle opere di Nicolaus Ludwig Zinzendorf (1700-1760) uno dei massimi esponenti del Pietismo, il grande predicatore e teologo Jonathan Edwards (1703-1758), John Wesley (1703-1791), fondatore del Metodismo, William Paley (1743-1805) ricordato soprattutto nel campo dell'apologetica, si occupa pure del nostro tema. Il teologo americano Horace Bushnell (1802-1876) scrive: "Views of Christian Nurture, and of Subjects Adjacent Thereto" (1847); Washington Gladden (1836-1918) fra i primi promotori del vangelo sociale scrive "Applied Christianity" (1887) e The Christian Pastor (1898). Alexandre Rodolphe Vinet (1797-1847) teologo riformato svizzero scrive "Théologie pastorale ou theorie du ministère evangelique" (1854).

Fra gli autori prevalentemente dell'800 si può segnalare le opere specifiche di: Friedrich Schleiermacher, Johann Michael Sailer (1751-1832), Claus Harms (1788-1855), che scrive "Pastoraltheologie" (1830); Johann Konrad Wilhelm Löhe (1808-1872), fondatore del movimento evangelico delle diaconesse; Theodosius Harnack (1817-1889), prolifico scrittore di teologia pastorale, Johann T. Beck che scrive "Outlines of Biblical Psychology" nel 1843, e Karl Immanuel Nitzsch, John Henry Newman, Frederick Maurice (1805-1872) che scrive "The Church a Family" (1850).

Oggi

La cura pastorale o cura delle anime, propria dell'ufficio di parroco, si manifesta, principalmente, nella predicazione della Parola di Dio, nell'amministrazione dei sacramenti e nella guida pastorale della comunità.

Il can. 519 del Codice di Diritto canonico situa il ministero del parroco nel contesto della vita ecclesiale affidandogli il compito locale della cura pastorale:

Il parroco è il pastore proprio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l'autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per compiere al servizio della comunità le funzioni di insegnare, santificare e governare, anche con la collaborazione di altri presbiteri o diaconi e con l'apporto dei fedeli laici, a norma del diritto.

Nella tradizione riformata

Nella tradizione cristiana riformata la cura pastorale è una delle espressioni strutturate dei mezzi della grazia e un ministero della chiesa per portare guida e conforto alle persone bisognose di rinnovamento.

Esercitata sia dal ministro consacrato, dai responsabili della comunità cristiana locale, come pure dal laicato, questa cura include i compiti tradizionali di visita nelle case private (visitazione), conforto degli afflitti, aiuto per i malati ed i bisognosi, confessione e perdono.

Voci correlate
Collegamenti esterni