Veterum Sapientia

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Veterum Sapientia
Costituzione apostolica di Giovanni XXIII
XLVIII di XLVIII di questo papa
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Data 22 febbraio 1962
(IV di pontificato)
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Traduzione del titolo
Argomenti trattati Studio del latino nella Chiesa
Costituzione apostolica precedente Humanae Salutis
Costituzione apostolica successiva ---

(LA) Testo integrale sul sito della Santa Sede.

Tutti i documenti di Giovanni XXIII
Tutte le Costituzioni apostoliche

Veterum Sapientia ("la saggezza degli antichi") è una Costituzione apostolica pubblicata dal beato Papa Giovanni XXIII il 22 febbraio 1962. Ha per argomento lo studio del latino nella Chiesa.

In un clima di alacre preparazione al Concilio Vaticano II il Papa spiegò il senso del documento alla presenza di oltre quaranta cardinali e di una nutrita rappresentanza di presuli, di clero e di laici[1]. Spiegò il papa che esso andava colto in un'ampia riflessione sulla spiritualità sacerdotale e sull'irrinunciabile dovere del pastore di annunciare il Vangelo: di qui la sollecitudine affinché non si estinguesse nei sacerdoti la competenza linguistica necessaria per avvicinarsi alla Bibbia e ai Padri della Chiesa, fonti dell'autentica spiritualità e della retta catechesi.

Significato globale

Complessivamente la costituzione apostolica, valorizzando larga parte dell'antica apologetica, riconosceva all'immenso patrimonio dell'humanitas classica il ruolo di "aurora prenunziatrice" (praenuntia aurora) del Vangelo, e ai padri greci e latini quello di aver elaborato una nuova paidèia ("educazione"), recuperando nel Cristo quanto i secoli e le generazioni avevano prodotto di vero, di giusto, di nobile e bello.

Di fatto, l'attenzione ai padri greci e latini, e soprattutto la pressante sollecitudine affinché non si estinguesse nella Chiesa la competenza linguistica necessaria per adire direttamente i loro scritti, sono due elementi che scorrono in filigrana lungo tutto il documento, e che riemergono esplicitamente alla conclusione di esso.

Contenuto

Il solenne esordio della costituzione apostolica pone in relazione l'antica sapienza dei Greci e dei Romani con la sapienza nuova del Vangelo di Gesù Cristo: così facendo, sin dall'inizio il documento pontificio si colloca sulla linea di quei Padri, che, da Giustino in poi, hanno interpretato la [[cultura][] classica come una sorta di preparazione evangelica, e hanno colto in essa i semi di verità destinati a manifestarsi rigogliosi nella pienezza dei tempi.

Il documento si compone di due parti ben distinte.

  • Una prima parte riflette sull'importanza della lingua latina. Essa è stata sempre promossa dalla tradizione cattolica. Il suo uso ed il suo studio furono raccomandati dai pontefici e dai sinodi precedenti. La lingua latina infatti ha accompagnato la propagazione del cristianesimo nell'Occidente; è universale, immutabile, piena di maestà; è la porta d'accesso alle verità trasmesse dalla Tradizione; ha grande efficacia formativa. Il documento afferma inoltre la perfetta congruità della lingua latina nella promozione di ogni forma di cultura presso qualsiasi popolo come pure l'efficacia tutta speciale che hanno, sia la lingua latina sia in generale la cultura umanistica, nello sviluppo integrale della personalità.
  • La seconda parte contiene i provvedimenti per la rinascita dello studio e dell'uso del latino. In otto punti vengono presentate norme di cui alcune immediatamente efficaci, altre che saranno seguite da specifici atti esecutivi a carico della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi.

Il contenuto dottrinale del documento si articolano soprattutto in tre ordini di osservazioni[1]:

  • la religione e la cultura devono essere sempre a servizio dell'uomo;
  • la lingua latina è stata veicolo di unità per l'Europa, ed è ancora ipotizzabile un suo concreto contributo per la promozione dell'unità del genere umano;
  • per laChiesa latina la lingua di Roma è anche un elemento storico di identità che va conservato, non fine a se stesso, ma per l'arricchimento che ha prodotto e che deve continuare a produrre.

Sviluppi successivi

Al documento fecero seguito, il 22 aprile 1962, le Ordinationes, cioè gli Ordinamento degli studi, che nel giugno successivo furono inviate ai vescovi e ai rettori delle università e facoltà ecclesiastiche. Questi nuovi ordinamenti degli studi sarebbero dovuti entrare in vigore nell'anno accademico 1963-64. Estremamente dettagliati, forniscono anche un elenco di testi patristici dai quali attingere e una serie di norme transitorie per facilitarne la graduale applicazione.

Due anni dopo la pubblicazione della costituzione apostolica, in ottemperanza all'articolo 6 che prevedeva la creazione di un Istituto accademico di lingua latina, Paolo VI, col motu proprio Studia Latinitatis (22 febbraio 1964), erigeva presso il Pontificio Ateneo Salesiano il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis, divenuto poi anche Facoltà di Lettere cristiane e classiche della Pontificia Università Salesiana. L'Istitutum aveva ed ha come suo scopo fondamentale quello "di promuovere la conoscenza delle lingue classiche come strumenti necessari per lo studio approfondito (...) del patrimonio dottrinale contenuto nelle opere dei Padri della Chiesa"; e, tra gli altri fini statutari, si trova "la divulgazione dei valori della catechesi patristica, come fondamento della paidèia ("educazione") cristiana".

Note
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni