San Vitaliano da Capua

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San Vitaliano da Capua
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San Vitaliano da Capua; Catanzaro, Basilica di Maria Santissima Immacolata
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita
Morte Montevergine
16 luglio 699
Sepoltura
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Incarichi ricoperti Vescovo di Capua
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
° vescovo di Roma
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Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 3 settembre
Altre ricorrenze 16 luglio a Catanzaro
Santuario principale
Attributi Baculo pastorale
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di Catanzaro, Sparanise e San Vitaliano
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Incoronazione
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Erede
Successore
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Onorificenze
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 3 settembre, n. 9 (16 luglio a Catanzaro):
« A Montesarchio in Campania, san Vitaliano, vescovo. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

San Vitaliano da Capua († Montevergine, 16 luglio 699) è stato un vescovo e fondatore italiano. Fu il 25º vescovo della città di Capua (dal 700 al 726)[1] e leggendario fondatore del Santuario di Montevergine.

Biografia

Spesso riportato come di nascita capuana è presente sul Martirologio Romano il 3 settembre come Caudii in Campania, sancti Vitaliani, episcopi, memoria ripresa dal Martyrologium Hieronymianum, cosa che ha fatto ipotizzare una sua origine sannitica e precisamente dall'antica Caudium sulla Via Appia Antica a metà strada tra Benevento e Capua antica. Entrambe le città lo riportano quale loro vescovo, potendo esserlo stato prima, brevemente, dell'una e poi dell'altra. Non compare comunque sul più antico calendario di Capua del XII secolo.[2] La principale fonte sulla sua vita è un codice in pergamena del XII secolo trovato da monsignor Stefano Borgia.[3][2] Secondo questa biografia Vitaliano a causa della sua santità, e contro il suo volere, fu nominato dal popolo e dal clero vescovo della città ma venuto in odio ad alcuni prelati che speravano di impossessarsi della carica episcopale ebbe da questi sostituiti nella notte i propri abiti con altri da donna. Svegliatosi per l'ufficio mattutino e non accortosi della sostituzione il prelato con questi abiti si vestì e presentatosi in chiesa fu sbeffeggiato e accusato di predicare la castità ma di non praticarla.[4][5] Vitaliano protestando la propria innocenza si liberò subito dell'abito e abbandonò la diocesi dirigendosi immediatamente verso Roma, presso il Papa. Ma i suoi nemici lo inseguirono e raggiuntolo in riva al mare, presso l'antica Sinuessa, lo chiusero in un sacco di cuoio e lo gettarono tra le onde. Grazie alla protezione divina il Santo raggiunse Ostia, dove venne liberato dal sacco, sano e salvo. Qui si trattene per circa sette mesi.[6] Intanto Capua, come punizione divina per l'empietà dei suoi abitanti veniva fragellata da una lunga siccità, dalla peste e dalla carestia; veduto ciò gli abitanti ritrovato San Vitaliano lo pregarono di riprendere la sua cattedra vescovile e una volta che egli ritornò a Capua si ebbe subito un'abbondantissima pioggia.[7] Sentendo in seguito vicina la morte si ritirò in eremitaggio presso le vette del Monte Virgiliano, dove in seguito, essendo il nome mutato in Monte Vergine, sorgerà l'omonimo santuario. Qui edificherà un sacello in onore della Madonna e si spegnerà il 16 luglio 699, venendo seppellito nel santuario da lui edificato.[8][9][2]

Traslazione delle reliquie

In una data anteriore al 716 (o nel 914) il suo corpo sarebbe stato spostato dal vescovo di Benevento Giovanni V da Monte Vergine a Benevento a causa delle incursioni saracene.[2][10] Il 27 ottobre 1121, in occasione del trasferimento da Tres Tabernae a Catanzaro del vescovado, Papa Callisto II ne fece traslare le reliquie in quest'ultima città.[11][2][12] Un equivoco sorto all'epoca affermava, confondendo questo santo con l'omonimo San Vitaliano di Osimo, anch'egli vescovo, che le spoglie si trovassero in quest'ultima città. In seguito, nel 1311, fu edificata a cura del conte di Catanzaro Pietro Ruffo, presso la cattedrale cittadina, una cappella ad esso dedicata in cui ne furono riposti i resti. Nel 1583, andata in rovina questa cappella, fu effettuata dal vescovo Nicolò Orazio la ricognizione delle spoglie poi conservate in una cassetta foderata di velluto. La tradizione vuole che dal suo sepolcro sia trasudata la manna.[2]

Note
  1. Le chiese d'Italia, pag. 123
  2. 2,0 2,1 2,2 2,3 2,4 2,5 Bibliotheca Sanctorum, pag. 1235
  3. Storia sacra della Chiesa..., pag 113
  4. Storia sacra della Chiesa..., pagg. 82-83
  5. Sacra Guida..., pag. 150
  6. Sacra Guida..., pag. 151
  7. Storia sacra della Chiesa..., pag. 83 e 112
  8. Sacra Guida..., pag. 152
  9. Storia sacra della Chiesa..., pag. 83 e 112
  10. Le chiese d'Italia, pag. 40
  11. Storia sacra della Chiesa..., pag. 113
  12. Le chiese d'Italia, pag. 39
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni