Zelo domus Dei
Zelo Domus Dei Bolla pontificia di Innocenzo X | |
Data |
26 novembre 1648 (V di pontificato) |
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Traduzione del titolo | Mossi dallo zelo per la famiglia di Dio |
Argomenti trattati | La Chiesa in Germania |
Tutti i documenti di Innocenzo X Tutte le Bolle pontificie |
Zelo domus Dei ("Mossi dallo zelo per la famiglia di Dio") è un Breve di papa Innocenzo X del 26 novembre 1648.
Il documento costituì la reazione ad alcuni articoli inclusi nella pace di Westfalia, seguita alla Guerra dei Trent'anni; tali articoli a dire della Santa Sede offendevano e violavano i diritti della Chiesa.
La prima reazione fu la protesta del nunzio apostolico Fabio Chigi, futuro papa Alessandro VII.[1] Ad essa, a fronte dei gravissimi danni arrecati alla struttura della Chiesa Cattolica in Germania, la Santa Sede ritenne necessaria esprimere una solenne dichiarazione. Ciò avvenne con il breve in oggetto.
Ai reclami della Santa Sede si aggiunsero quelli di altri prìncipi, come il duca Carlo di Mantova, il duca Carlo di Lorena, il re di Spagna, l'arcivescovo di Salisburgo, ed altri.
Contenuto
Il breve dichiara nulli quegli articoli della Pace di Westfalia che ledono i diritti della Chiesa cattolica, senza toccare le altri parti del trattato e senza mettere in discussione la pace stessa.
Dopo aver elencato i danni che le decisioni e le disposizioni prese a Osnabrück e Münster hanno arrecato alla Chiesa, si ribadisce che ciò è stato fatto senza il consenso della Santa Sede.
Il documento disapprova anche l'allargamento dei prìncipi elettori e l'assegnazione di una ottava dignità elettorale ad un principe protestante.
Il breve nega poi la clausola in cui si dice che contro il trattato stesso non hanno nessun valore le norme di diritto canonico o civile, generale o particolare, nessun decreto dei concili, nessuna regola degli Ordini, né giuramenti né concordati con i papi, né altri decreti civili o ecclesiastici, [[dispense, assoluzioni o altre eccezioni.
Dopo la pubblicazione
La protesta pontificia non ebbe conseguenze pratiche. L'imperatore Ferdinando III proibì la diffusione del breve pontificio; tra i prelati tedeschi esso venne reso pubblico solo dall'arcivescovo di Treviri.
Note | |
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Fonti | |
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Bibliografia | |
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