Abbazia di Santa Maria di Fossanova (Priverno)
Abbazia di Santa Maria di Fossanova | |
Abbazia di Santa Maria di Fossanova, Chiesa abbaziale (esterno) | |
Stato | Italia |
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Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Latina |
Comune | Priverno |
Località | Fossanova |
Diocesi | Latina-Terracina-Sezze-Priverno |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via San Tommaso D'Aquino, 1 04015 Priverno (LT) |
Telefono | +39 0773 939061 |
Fax | +39 0773 939382 |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | cistercense |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.Cist. |
Sigla Ordine reggente | O.F.M. Conv. |
Fondatore | Fra Gerardo, abate Pietro |
Stile architettonico | Romanico, gotico |
Inizio della costruzione | 1170 ca. |
Completamento | XIII secolo, fine |
Data di consacrazione | 1208 |
Strutture preesistenti | Domus, terme e strada romana |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
Denominazione principale UNESCO | |
Pericolo | Bene non in pericolo |
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L'Abbazia di Santa Maria di Fossanova è un complesso monumentale che ospitò un monastero cistercense, situato nel comune di Priverno (Latina), ai piedi dei Monti Lepini. L'abitato sito tutt'intorno ha l'aspetto di vicus e prende il nome da una cloaca (canale di scolo) che in epoca romana era detta Fossa Nova. L'abbazia attualmente è affidata ai Frati Minori Conventuali.
Storia
Origini
La costruzione del'Abbazia cistercense di Fossanova non fu tanto una scelta, ma piuttosto una favorevole opportunità dovuta alla presenza, in situ, di un precedente cenobio benedettino pienamente funzionante.
L'esistenza di un monastero benedettino a Fossanova, intitolato a santo Stefano protomartire, è testimoniato in un documento del 1089.
Periodo cistercense
Il papa Innocenzo II tolse ai benedettini il monastero e lo consegnò, verso il 1135, al cistercensi. Con tutta probabilità, il primo abate è stato il beato Gerardo, discepolo di san Bernardo di Chiaravalle, ma che forse venne solo a prendere possesso dell'area e predisporre l'avvio dei lavori. Questi dovettero verosimilmente cominciare sotto la guida dell'abate Pietro, sicuramente attivo presso il cenobio durante il pontificato di Innocenzo II (1130-1143).
A partire dal 1170 circa, la comunità monastica di Fossanova poté contare inizialmente, per l'apertura dei cantieri, sulla presenza di monaci francesi e sul supporto delle esperienze costruttive locali che da tempo andavano materializzandosi nel territorio. Mettendo a frutto queste diverse conoscenze, i monaci dovettero, in breve tempo, anche procedere a una sistemazione idrogeologica dell'area, per sfruttare in modo proficuo il territorio.
La prima fase costruttiva dell'abbazia è caratterizzata dalla ristrutturazione degli ambienti monastici finalizzandoli alle esigenze e ai canoni propri dell'Ordine cistercense e culminò nel 1208 con la consacrazione della chiesa a Santa Maria.
Nella prima metà del XIII secolo, con il favori del Papato e dell'Impero, l'Abbazia fu coinvolta in un importante operazione di sviluppo monastico ed economico, acquisendo sotto la propria giurisdizione vari antichi cenobi e la creazione di filiali abbaziali. A questo periodo vanno ascritte non solo il totale rifacimento della facciata della chiesa, la risistemazione del chiostro e la costruzione della sala capitolare, del refettorio, dei dormitori, della foresteria e dell'ospizio, anche per la cresciuta presenza di monaci.
A cavallo del XIII e XIV secolo si evidenzia un forte dinamismo costruttivo, che corrisponde anche al periodo di massima vitalità dell'Abbazia, attestata da:
- importanza spirituale e artistica del complesso monastico;
- frequenti rapporti con uomini illustri che s'interessarono dell'abbazia o che vi furono ospiti;
- esenzioni tributarie e privilegi concessi dai papi - in particolare Alessandro III, Celestino III, Innocenzo III, Onorio III - con l'intento di avere dalla loro parte i monaci che, per l'ubicazione dell'Abbazia, costituivano un fondamentale per lo Stato della Chiesa.
Già nella seconda metà del XIV secolo, iniziò per Fossanova un decremento del dinamismo spirituale e culturale, finora espresso, dovuto a cause molteplici e interdipendenti:
- ritiro dell'appoggio papale;
- pestilenza del 1348;
- affievolimento della disciplina monastica che avrebbe portato, con il tempo, alla scissione trappistica;
- espansione dell'economia commerciale, cui non era più in grado di competere quella agraria dei monaci;
- nascita degli Ordini mendicanti che, polarizzando le vocazioni religiose, mise in seria difficoltà gli Ordini monastici;
- perdita del corpo di san Tommaso d'Aquino, traslato a Tolosa nel 1369, che causò un forte calo di pellegrini.
Età moderna e contemporanea
Nel 1457, l'abbazia venne trasformata da papa Callisto III in commenda, ovvero affidata a un abate esterno alla comunità monastica; primo abate commendatario di Fossanova fu Giacomo Lusitano.
Gli abati commendatari si dimostrarono, nei secoli successivi, amministratori interessati, che perseguivano profitti personali. I monaci, pertanto, stentavano a provvedere al sostentamento sufficiente alla vita quotidiana del cenobio, per cui si ridussero notevolmente di numero.
Una ripresa si ebbe quando, nel 1795, padre Romualdo Pirelli, abate di Casamari, venne nominato responsabile dell'Abbazia, ma ebbe breve durata, poiché le truppe napoleoniche che raggiunsero anche Fossanova nel 1798, ne saccheggiarono il monastero e misero in fuga i pochi monaci che ancora vi abitavano. Soppresso il monastero, la chiesa venne trasformata in stalla per i bufali, quindi divenne proprietà privata.
Nel 1826, l'abbazia venne riscatta da papa Leone XII che l'affidò ai padri Certosini di Trisulti, che vi rimasero fino al 1926.
Dal 1936, si sono insediati nel monastero i Frati Minori Conventuali, che dettero avvio a una complessiva operazione di restauro.
Descrizione
Il complesso monastico di Fossanova è la prima costruzione in Italia di tipo cistercense, una variazione dello stile gotico formatosi in Borgogna quale evoluzione dello stile lombardo e che nella penisola assunse a sua volta particolari trasformazioni:
- l'abside quadrata che in Francia si riscontra solo nelle piccole chiese, mentre nelle grandi è semicircolare con cappelle radiali;
- la pianta a tre navate divise da pilatri quadrati o rettangolari corsi da colonne che si interrompono, sorrette da una mensola a imbuto, prima di scendere alla base;
- il tiburio sul transetto;
- il chiostro quadrilatero a destra della chiesa.
Fossanova fu il monastero archetipo dello stile ed esercitò una grande influenza su molte chiese della regione e dell'Ordine. Il complesso monastico è attualmente costituito da:
- chiesa abbaziale,
- chiostro, fulcro dell'intera struttura,
- sala capitolare,
- dormitorio dei monaci,
- refettorio,
- cucina,
- dormitorio dei conversi,
- casa dei pellegrini,
- cimitero,
- infermeria.
Chiesa
La chiesa, costruita fra il 1173 e il 1187, venne consacrata da papa Innocenzo III il 19 giugno 1208.
Esterno
L'imponente facciata a salienti, che in origine doveva essere preceduta da un nartece, è accentuata da due contrafforti laterali e divisa orizzontalmente in tre ordini da due cornicioni:
- inferiore, presenta al centro un profondo portale a sesto acuto, sormontato da un timpano, con tre archi concentrici e modanati, sorretti da altrettante colonnine con capitelli. Il portale è ornato dalla lunetta che, nell'incurvatura degli archi, accoglie una serie di colonnine e di archetti a petali che si espandono a ventaglio, formando una mezza rosa e un mosaico in stile cosmatesco, inserito all'inizio del XX secolo, che occulta un'iscrizione commemorativa di Federico Barbarossa (1122-1190).
- mediano, nel quale si apre un imponente rosone dalla forte strombatura. Originariamente, esso era più piccolo: di questa precedente versione resta una traccia che sembra coronare l'attuale. Ventiquattro colonnine, sui cui capitelli si impostano archetti a sesto acuto, funzionano da armatura della vetrata intermessa;
- superiore, caratterizzato da un elegante timpano con doppio ordine di dentelli che presenta al centro un oculo ottagonale, simili a quelli del transetto e dell'abside, che servivano a dare luce al sottotetto per eventuali interventi di manutenzione.
Interno
L'interno, in travertino, presenta una pianta a croce latina suddivisa da 14 massicci pilastri rettangolari in tre navate, di cui, quelle laterali, notevolmente più basse e ridotte rispetto a quella centrale. La lunghezza della navata centrale è scandita nella prima parte da sette campate rettangolari, termina nel presbiterio e nell'abside quadrata, secondo lo stile cistercense, decorata solo da un rosone lobato in alto e da tre monofore con alabastro in basso. Le arcate che conducono dalla navata mediana a quelle laterali sono rette da semicolonne. Altre semicolonne pensili (cioè poste su una mensola a distanza dal suolo) salgono a sostenere gli archi trasversi della navata centrale. Una cornice, di semplice fattura, corre lungo i due lati della navata centrale a spezzare il verticalismo dell'ambiente.
Dal centro del transetto si erge il tiburio a pianta ottagonale con due ordini di bifore a colonnine bianche e sormontato dalla lanterna pure con bifore, aggiunta con il restauro del 1595, ricordato da un iscrizione posta nella navata. Le campane si suonavano nel sito del coro con funi che pendevano davanti l'altare maggiore.
Nel transetto meridionale si conserva la scala che metteva direttamente in comunicazione il dormitorio con la chiesa. In fondo a questa parte del transetto si apriva una porta che conduceva alla sacrestia e nel vicino armario, cioè il locale nel quale erano conservati i libri liturgici.
Nel transetto settentrionale si apriva la porta, detta "dei morti", perché immetteva direttamente al cimitero dei monaci.
Chiostro
Il complesso cistercense segue nell'impianto spaziale le regole tradizionali dell'architettura monastica: al centro, dal chiostro si accede a tutti gli altri ambienti e intorno le dipendenze abbaziali necessari al sostentamento dei monaci: laboratori, magazzini, stalle, ecc. L'intero centro era, poi, delimitato da alte mura delle quali rimane la porta d'ingresso.
Nel chiostro si ritrova la stessa semplicità di forme della chiesa, se si eccettua il lato meridionale che appartiene senza dubbio a una costruzione assai più tarda. Le arcatelle a tutto sesto si snodano da colonnine doppie lisce e le gallerie sono coperte da volte a botte. Ai tre lati di stile romanico si contrappone quello ricostruito a sud con la partecipazione di marmorari romani, alla fine del XIII secolo, in stile gotico: arcatelle di sezione acuta, colonnine binate di forme differenti e assai complesse che però non contrastano con le forme degli altri tre lati nonostante la semplicità di quest'ultimi.
Ogni lato del chiostro era destinato a una serie di attività specifiche che impegnavano quotidianamente i monaci.
Lato settentrionale
Il lato settentrionale, addossato alla chiesa, era detto della collatio (in italiano, raccolta), perché qui i monaci, la sera, seduti su panche di pietra ascoltavano una scelta ragionata di letture sacre stabilità già nella Regola di San Benedetto, terminata la quale si celebrava l'ultimo ufficio della giornata: la Compieta.
Nell'angolo nord-est del chiostro, accanto alla porta d'ingresso della chiesa, si trovava uno scaffale, incavato nel muro, in cui i monaci depositavano i libri della collatio quotidiana e appoggiavano la lampada.
Lato orientale
Il lato orientale era quello giornalmente più frequentato dato che vi si aprivano la porta che consentiva l'accesso alla chiesa, l'armarium, la scala diurna che conduceva al dormitorio, la sala capitolare, l'auditorium, il corridoio che immetteva al chiostrino dell'infermeria.
Armarium
L'armarium è un piccolo ambiente che fungeva da deposito sia dei libri liturgici, gli atti giuridici e i titoli di possesso dell'abbazia.
Sala capitolare
La sala capitolare, databile alla metà del XIII secolo, a pianta quasi quadrata, si presenta a due navate divise in sei campate è coperta da volte a crociera e sostenuta da due pilastri. Nel locale erano collocati:
- lungo i lati, banconi in muratura per i monaci e un seggio per l'abate;
- al centro, leggio in pietra sul quale venivano appoggiati i testi per le varie letture e i sermoni.
Nella sala capitolare si prendevano importanti decisioni sulla vita del monastero, comprese le questioni legali relative a possedimenti, acquisti, vendite, ecc. Proprio per questo il locale a fianco era l'armario, ossia l'ambiente dove si depositava anche la documentazione giuridica che in caso di necessità doveva essere a portata di mano.
Auditorium
L'auditorium è la sala dove l'abate riceveva in colloquio privato i monaci e dove, al mattino, assegnava ai confratelli le mansioni giornaliere. Il portale d'accesso a questo ambiente, sobrio ed elegante, è formato da due colonne inserite negli spigoli dei muri e sormontate da graziosi capitelli compositi che fanno da sostegno a un arco a tutto sesto, movimentato da una linea spezzata. A sinistra del corridoio, una porta immette in un piccolo vano sottostante alla gradinata d'accesso ai dormitori dei monaci, che serviva, verosimilmente, da luogo di reclusione per quei religiosi che si fossero resi colpevoli di infrazioni particolarmente gravi.
Dormitorio
A Fossanova, come in tutti i monasteri cistercensi, il dormitorio occupava il primo piano dell'ala orientale del monastero e ad esso si accedeva dal chiostro attraverso una scala.
Il dormitorio era un unico grande ambiente rettangolare - come prescritto nella Regola di san Benedetto[1] - illuminato sui lati lunghi da una serie di finestrelle fornite di un'imposta lignea: su questi stessi lati erano disposti i letti, senza alcuna separazione fra essi, forniti, a fianco, di un piccolo sgabello in legno (il suppedaneum).
Al centro dell'ambiente vi erano una serie di porta abiti, detti pertiche, consistenti in bastoni disposti orizzontalmente, sostenuti da due montanti, dove venivano appese le lenzuola, la biancheria e le vesti di ricambio.
Lato meridionale
Il lato meridionale dava accesso ai locali destinati all'aspetto materiale della vita quotidiana: il calefattorio, il refettorio e la cucina.
Calefactorium
Il calefactorium è l'ambiente dove, intorno a un'ampio camino, i monaci trascorrevano le ore invernali intenti a:
- scrivere e a miniare i codici intorno al focolare, indispensabile anche per sciogliere i colori;
- sciogliere il grasso per ungere il cuoi delle scarpe,
- radersi e fare la tonsura durante i mesi freddi;
- farsi salassare, ecc.
Refettorio
Nel refettorio, una grande sala posta perpendicolarmente al lato meridionale del chiostro, i monaci consumavano i pasti e mentre mangiavano un loro confratello dal pulpito (ancora perfettamente conservato) leggeva i testi sacri, che erano riposti in una nicchia all'inizio della scala d'accesso allo stesso. Quest'ambiente, di pianta rettangolare, è coperto da un soffitto ligneo i cui due spioventi poggiano su cinque grandi archi a sesto acuto, di profilo quadrato, mentre tredici finestre (di cui cinque murate) dovevano dare grande luminosità alla sala.
Alla parete destra, verso il fondo, si trova un avanzo del lettorino, cui sale, sotto due arcate poggianti su pilastro di sostegno del quarto arco, una scaletta ricavata nello spessore del muro.
Lavabo
Sul lato meridionale, di fronte al refettorio, si trova, ben conservato, un padiglione con il lavatorium (in italiano, lavabo o fontana), ricostruito alla fine del XIII secolo, nelle forme di transizione dal romanico al gotico, con tre colonne romane, una copertura piramidale e una piccola lanterna: questo costituiva un indispensabile strumento materiale della quotidianità monastica. Infatti, qui i religiosi svolgevano:
- le abluzioni mattutine e il lavaggio delle mani prima entrare nel refettorio;
- la rasatura della barba;
- la tonsura che comportava la rasatura totale del cranio tranne una sottile corona di capelli;
- l'attingimento quotidiano dell'acqua necessaria alla vita dei monaci.
Lato occidentale
Questo lato fungeva da diaframma tra il chiostro e l'adiacente settore riservato ai conversi. Su questo lato era situata la torre idraulica per il convogliamento e la distribuzione delle acque sorgive.
Infermeria dei Monaci e Casa dell'Abate
Staccata dall'insieme degli stabili che orbitavano intorno al chiostro, si trova l'infermeria dei monaci sviluppata su due piani: al primo si trovavano il refettorio, la cucina e l'alloggio del monaco infirmario, mentre al piano superiore vi era il grande ambiente che ospitava i malati in degenza.
Nell'estremità settentrionale, addossata all'infermeria vi è un edificio, che ospitava:
- al primo piano, la cappella dell'infermeria, con alle spalle il locale in cui, su di un bancone marmoreo (detto lavatrinum) venivano lavati e vestiti i monaci defunti.
- al secondo piano, l'alloggio dell'abate che comprendeva una cucina, un salone e una cella per dormire: quest'ultima è la stanza nella quale il 9 marzo 1274 morì, dopo una commovente professione di fede san Tommaso d'Aquino, ammalatosi durante il viaggio che doveva condurlo da Napoli a Lione, dove lo aveva convocato papa Gregorio X in occasione del Concilio. La camera è stata trasformata dal cardinale Francesco Barberini in cappella, con soffitto ligneo a cassettoni, facendo collocare all'altare un bassorilievo raffigurante la Morte del Santo così come ce la tramanda la sua biografia, mentre stava spiegando il Cantico dei Cantici ai monaci.
Scriptoria
Limitrofa all'infermeria vi è una costruzione, oggi fatiscente, che va identificata con gli scriptoria, ossia il luogo ove i monaci esperti copiavano i libri sacri e documenti relativi alle varie professioni.
Iscrizioni
Nell'Abbazia sono collocate alcune importanti iscrizioni, fra le quali si rilevano in particolare:
- Sulla facciata della chiesa si trova un'iscrizione che commemora il contributo offerto da Federico Barbarossa nel 1179 per la costruzione della stessa. L'epigrafe è occultata da un mosaico, in stile cosmatesco dell'inizio del XX secolo, ma documentata da varie fonti, nel quale si leggeva:
« | Fridericus Imperator semper augustus hoc opus fieri fecit. » |
- Nell'ultimo pilastro della navata centrale della chiesa, a sinistra, si trova un'iscrizione, che ricorda come nel 1595 il cardinale Pietro Aldobrandini, commendatario dell'Abbazia, rifece parte del tetto e del tiburio a seguito di danni arrecati da un fulmine. Nell'epigrafe si legge:
« | HUIUS AEDIS MAIOREM PARTEM / TURRIM SACRUM ATQUE ARAM MAXIMAM / ICTU FULMINIS DEIECTAS / PETRUS CARDINALIS ALDOBRANDINUS CLEMENTIS VIII PONT.FRATRIS FIKUIS / HUIUS MONASTERII PERPET.COMMENDATARIUS / RESTITUIT / ANNO SALUTIS MDXCV. » |
- Nella stanza (oggi trasformata in cappella), dove morì san Tommaso d'Aquino, si conserva un' iscrizione, in due distici latini, che rifacendosi al tema evangelico della lucerna e giocando sui nome di Fossanova, mira a esaltare la figura del Santo. Nell'iscrizione si legge:
(LA) | (IT) | ||||
« | OCCIDIT HIC THOMAS LUX UT FORET AMPLIOR / ORBI / ET CANDELABRU SIC NOVA FOSSA FORET » | « | Qui è morto Tommaso per divenire luce più splendida al mondo e Fossanova ne divenisse così come il candelabro » |
(LA) | (IT) | ||||
« | EDITUS ARDETI LOCUS ET NON FOSSA LUCERNA / HAC IGITUR FOSSAM QUIS NEGET ESSE NOVAM? » | « | È stato innalzato il luogo per essa che luceva e non è stata affossata la lucerna; chi dunque potrebbe negare che questa fossa sia veramente nuova?) » |
Note | |
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Bibliografia | |
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