Abbazia di Sant'Eutizio in Valcastoriana (Preci)
Abbazia di Sant'Eutizio in Valcastoriana | |
Abbazia di Sant'Eutizio in Valcastoriana, complesso monastico | |
Stato | Italia |
---|---|
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Preci |
Località | Piedivalle |
Diocesi | Spoleto-Norcia |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Località Piedivalle 06047 Preci (PG) |
Telefono | +39 0743 99659 |
Fax | +39 0743 231036 |
Posta elettronica | abbaziasanteutizio@gmail.it |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Sant'Eutizio di Norcia |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. |
Fondatore | Santo Spes di Spoleto |
Data fondazione | 470 |
Stile architettonico | Romanico |
Inizio della costruzione | 470 |
Completamento | XVII secolo |
Coordinate geografiche | |
Umbria | |
L'Abbazia di Sant'Eutizio in Valcastoriana è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino, situato nel territorio del comune di Preci (Perugia), a circa 17 km da Norcia, alle pendici del monte Torre Collescille.
Il monastero costituisce uno dei monumenti più rilevanti della Valnerina e nella storia del monachesimo occidentale rappresenta una delle tappe fondamentali, perché tra le sue mura possenti, come quelle di Montecassino, si realizzò nella pratica della vita e dell'esercizio quotidiano l'ideale benedettino contenuto nella Regola.
Storia
Dalla fondazione al Trecento
Nel V secolo lungo le valli del fiume Nera e dei suoi affluenti giunsero alcuni monaci, che perseguivano l'ascetismo contemplativo degli eremiti, provenienti in maggior parte dalla Siria a seguito delle dure persecuzioni e delle lotte connesse ai grandi concili orientali. Questi agli inizi vivevano isolati in grotte o capanne, ma con il tempo si indirizzarono verso una vita comunitaria di preghiera, raggruppandosi in cenobi, anticipando la Regola benedettina (534).
San Gregorio Magno (590-604) nei suoi Dialoghi, redatti intorno al 593, racconta, che in Valcastoriana (anticamente denominata Vallis Campli), non lontano da Norcia, un monaco di nome Spes (IV secolo-510), introno al 470 aveva fondato un monastero, vicino al quale ne sorsero altri le cui tracce sono ancora visibili nei numerosi piccoli borghi che punteggiano la valle:
« | Quando ancora ero nel mio monastero, appresi dalla viva voce di un uomo rispettabilissimo quello che sto per narrarti. Mi diceva che un abate, degno di ogni venerazione, di nome Speranza (Spes), costruì alcuni monasteri nella località detta Campli, che dista circa sei miglia dall'antica città di Norcia. » |
Sebbene il termine usato da san Gregorio Magno per quei ricoveri fosse monasterum, si deve pensare a povere capanne, dì modeste proporzioni, spesso semplici cavità scavate nella roccia, in cui i penitenti vivevano in assoluta povertà, meditazione e preghiera.
Alla morte di Spes (510), prese il suo posto un suo discepolo, sant'Eutizio, al cui nome restò legata l'abbazia anche dopo che essa, come tutte le comunità monastiche del luogo, subì gli influssi della Regola benedettina e ad essa si adeguò definitivamente. Sotto la guida spirituale di sant'Eutizio il cenobio ebbe un notevole impulso e in questo periodo venne eretto il primitivo monastero e la chiesa nella quale alla sua morte vennero deposte le spoglie.
Dopo i Dialoghi di papa Gregorio Magno, il documento più antico a darne notizia è una donazione di Ageltrude di Benevento, datato 11 dicembre 907, vedova di Guido II di Spoleto (855-894), re d'Italia e imperatore del Sacro Romano Impero.
Il periodo di massimo splendore fu nell'XI secolo, quando il monastero costituì il maggior centro politico ed economico della zona. Nel contesto, infatti, di grande degrado economico e culturale i monaci benedettini ebbero un ruolo decisivo: essi assunsero direttamente il ministero della cura delle anime e di sicurezza economica delle popolazioni rurali, sviluppando la loro funzione sociale legata alla Regola dell'Ora et labora, dando vita ad una vera e propria opera di colonizzazione del territorio sul piano spirituale, culturale ed economico. Inoltre, in quest'epoca l'abbazia divenne uno straordinario polo culturale con la sua farmacia, la scuola miniaturistica e la ricca biblioteca, da cui peraltro proviene uno dei documenti più antichi scritti in volgare, databile al 1095: la Confessio Eutiziana.
Già all'inizio dell XII secolo, l'abbazia estendeva il suo potere economico e territoriale su tutta la regione dell'Alto Nera, nello spoletino, nell'ascolano e nel teramano fino all'Adriatico. Le ricchezze materiali e i proventi del vasto feudo, permisero alla fine del XII secolo, il rinnovamento in forme romaniche del cenobio e della primitiva chiesa altomedievale eretta dopo la riforma benedettina.
L'espansione territoriale della vicina Norcia e il sorgere del potere comunale e vescovile segnò l'inizio della decadenza dell'abbazia, che nel 1259 venne definitivamente assoggettata, pur mantenendo una certa autonomia limitatamente al controllo della cosiddetta Guaita della badia, formata dai quattro borghi di Valle, Piedivalle, Collescille e Acquaro.[1]
Dal Quattrocento ad oggi
Nel XV secolo, l'abbazia passò agli abati commendatari di cui gli ultimi furono i vescovi di Norcia. Nel 1451, il monastero fu dato in commenda a Niccolò V, anche se vi rimasero i monaci benedettini fino al 1568. Una ripresa si ebbe all'epoca dell'abate commendatario Giacomo Crescienzi (1586 - 1638), che nel 1599 realizzò una serie di interventi di rinnovamento strutturale, come ricordato in un iscrizione collocata in uno dei muri del piazzale, e che fece trasportare a Roma, e depositare nella Biblioteca Vallicelliana, i preziosi codici miniati conservati nel monastero.
Nei secoli, non diminuì però l'influenza spirituale e culturale del monastero: basti ricordare, ad esempio, il ruolo che ebbe nella formazione della scuola chiurgica preciana, divenuta famosa in tutta Europa, che si distinse fino a tutto il XVIII secolo nel trattamento delle malattie delle vie urinarie e degli occhi.
Dopo alterne vicende, l'abbazia ha ospitato fino al 2015 una piccola comunità di monaci benedettini, mentre attualmente è affidata al clero diocesano.
L'abbazia è stata gravemente danneggiata dal terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016, tanto che la rupe dove si trovavano il cimitero e il campanile è franata distruggendo parte della facciata della chiesa e il braccio traversale occidentale del monastero.
Descrizione
L'abbazia, edificata su un terrazzamento alla base di una rupe, si presenta austera e dominante, rivelando già in lontananza i punti salienti dell'insediamento monastico.
Ingresso
Dal piazzale antistante, poggiante su sei arconi costruiti nel 1599, si accede all'abbazia per un portale in pietra sormontato da una formella raffigurante:
Chiesa
La chiesa, edificata dopo la riforma benedettina, fu completamente rinnovata nel 1190 e completata nel 1236.
Esterno
La facciata a capanna è aperta da un portale a doppia ghiera (XVII secolo) che reca lo stemma del cardinale Fausto Poli, abate dal 1644 al 1653, e da uno splendido rosone, datato al 1236, con un doppio giro di archetti e circondato da quattro rilievi, raffiguranti:
Sulla lunetta sopra il portale è posta un'iscrizione che ricorda il maestro Pietro che nel 1190 diresse i lavori di ristrutturazione dell'edifico di culto:
(LA) | (IT) | ||||
« | HUMILIS ABBAS THEODINUS / FUIT IN HOC OPERE PRIMUS / HII QUI DEGUNT AD THEOS / IUGITER ORENT PRO EO / ANNO DOMINI MILLENO CENTEXIMO NONAGE(simo) / MAGISTER PETRUS FECIT HOC JOHANNES PRIOR » | « | L'umile abate Tedino fu il primo in quest'opera. Quelli che vivono qui preghino sempre Dio per lui. Dio benedica dal cielo la sua anima. L'anno millecentonovanta maestro Pietro fece quest'opera ai tempi del priore Giovanni. » |
La parte mediana della chiesa, riconoscibile per il diverso paramento murario, è la più antica ed è caratterizzata dalle finestre di epoca ottoniana. Ad esso appartiene la porta murata la cui soglia è stata consumata dal passaggio dei fedeli che procedevano in ginocchio fino al corpo di sant'Eutizio.
L'abside poligonale, che risale al XIV secolo, sporge sul piazzale esterno ed è scandita da cinque archi ogivali.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), a navata unica con tetto a capriate lignee, presenta un presbiterio sopraelevato, al di sotto del quale si apre la cripta quadrangolare divisa in due navate da altrettante robuste colonne in calcare rossiccio del XIV secolo e volte a crociera, che custodì per lungo tempo le reliquie di santo Spes, fondatore e fondamento del monastero.
Nell'area presbiteriale, di notevole interesse storico-artistico, si notano:
- all'altare maggiore, Gesù Cristo crocifisso (metà del XV secolo), tempera su tavola, di Nicola da Siena.[2]
- nel retro dell'altare maggiore, Monumento funebre di sant'Eutizio (1514), in marmo, attribuito a Rocco di Tommaso da Vicenza, commissionato dall'abate Polidoro Scaramellotti: il sepolcro accoglie sia le spoglie del Santo titolare, sia le reliquie di Spes. Esso si compone di due parti: in basso un podio con stemmi; sopra un tempietto a fornici con motivi decorativi a candelabra scolpita.[3]
- nell'abside, Coro ligneo (inizio del XVI secolo), intagliato ed intarsiato, della bottega dei Seneca di Piedivalle.
Lungo la navata, sono collocati:
- alla parete sinistra, Gesù Cristo crocifisso tra santo Spes e sant'Eutizio (1602), olio su tela, di Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio: nel dipinto è raffigurato un interessante scorcio dell'abbazia.
- alla parete destra, Sant'Antonio abate (1596), olio su tela, di Giovanni Battista Crescenzi.
- all'inizio della navata,
- a sinistra, Fonte battesimale (XV secolo), ricavato da un blocco di epoca romana;
- a destra, Acquasantiera ricavata da un'ara di età augustea.
Sacrestia
A destra della navata si entra nella sacrestia, dove si conservano:
- Due mobili (fine del XV secolo), in legno intagliato.
- Leggio (1519), in legno intagliato e intarsiato, di Antonio Seneca.
Monastero
Il monastero si compone di un lungo braccio parallelo alla chiesa, abbassato di un piano alla fine del XIX secolo, dove sono collocate le celle dei monaci che guardano a valle, e di due corpi trasversali che si saldano all'abside sul lato dell'ingresso e alla rupe del campanile sul lato opposto; su braccio trasversale orientale è posta la dimora dell'abate ornata da una splendida bifora gotica.
Su questi corpi si aprono due androni che immettono nei rispettivi cortili: il primo, più ampio, antistante la chiesa comunica con il secondo, dove è collocata una fontana, databile al V secolo, scolpita a losanghe e pilastrini.
Grotte eremitiche e campanile
Dal cortile piccolo, attraverso una scalinata, si sale alle Grotte eremitiche (V secolo), scavate nello sperone roccioso che sovrasta, a picco, l'abbazia e sulla cui sommità svetta il campanile (XVII secolo), opera dell'architetto Giovanni Battista Crescenzi, fratello dell'abate Giacomo.
Museo
Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Abbazia di Sant'Eutizio in Valcastoriana di Preci |
Il Museo, collocato in alcune sale del monastero, è stato istituito per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico, proveniente dall'Abbazia, e documentare la storia e l'opera della celebre scuola preciana, che proprio in Sant'Eutizio ebbe la sua origine.
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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