Chiesa greco-cattolica ucraina
Chiesa greco-cattolica ucraina | |
Classificazione | cattolica |
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Fondazione | |
Data | 1595 |
Forma di governo | episcopale |
Congregazioni | 4 175 |
Membri | 4 284 082 |
Ministri di culto | 43 vescovi, 3036 presbiteri, 113 diaconi |
La Chiesa greco-cattolica ucraina è una Chiesa di rito orientale e di lingua liturgica ucraina, presente in Ucraina (vedi Chiesa cattolica in Ucraina) e in altri paesi del mondo, che mantiene la comunione con la Chiesa di Roma, ed è considerata una Chiesa sui iuris nell'ambito della Chiesa cattolica.
La Chiesa ha per primate l'Arcivescovo Maggiore di Kyïv-Halyč; la sede della Chiesa è stata ufficialmente trasferita dalla storica sede di Leopoli alla capitale Kiev, con conseguente modifica del titolo primaziale, il 21 agosto 2005.
L'attuale Arcivescovo Maggiore è Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, eletto dal Sinodo della Chiesa, dopo la rinuncia del predecessore, il Card. Ljubomyr Huzar. L'elezione di Shevchuk è stata confermata dal papa, secondo i canoni del Codice di Diritto Canonico Orientale.
La Chiesa greco-cattolica ucraina ha numerose arcieparchie, esarcati apostolici e eparchie anche al di fuori dell'Ucraina, in Europa ed America.
Storia
Durante il regno del granduca Jaroslav il saggio (1015-1054) in Ucraina prevaleva il rito, la disciplina e la lingua slava, e su tali basi cristiane fu edificata la legislazione e la vita pubblica.
La rottura della comunione con la Sede apostolica di Roma da parte della Chiesa bizantina, non fu immediata per la Chiesa dell'antica Rus', tanto è vero che il successore di Jaroslav, il principe Iziaslav, trovandosi in difficoltà si rivolse nel 1075, tramite il figlio Jaropolk, a papa Gregorio VII per mettere se stesso e il suo dominio sotto la protezione di Roma.
Poiché la Chiesa seguiva le vicissitudini della storia del paese, in seguito si trovò divisa tra la comunione con Roma e la comunione con Costantinopoli prima, e poi con Mosca. Fu concordata un'Unione, detta Unione di Brest, nel 1595 a Roma, poi ratificata a Brest Litovsk nel 1596: in quella occasione oltre all'arcieparchia metropolitana di Kiev (dove si trova la famosa Chiesa di Santa Sofia fatta costruire da Jaroslav il saggio) ed altre eparchie dette della Rutenia Bianca, si unirono delle terre rimaste in territorio ucraino e cioè le eparchie della Volinia.
Ma nella regione di Kiev i Cosacchi, oltre una loro rivendicazione politica di un'Ucraina libera e indipendente dalla Polonia e dalla Russia, vollero il ritorno della gerarchia ortodossa, considerando l'Unione con Roma una cosa polacca. L'Unione fu comunque ristabilita nel 1620 ed il Metropolita si stabilì nella città di Kiev. Il più importante di questi Metropoliti fu Pietro Moghila (1633-1647) il quale fondò a Kiev una scuola di tipo occidentale, divenuta più tardi una celebre Accademia Teologica. Ma neppure questa gerarchia durò a lungo.
In base alla pace di Andrusiv (1667) tra la Polonia e Moscovia che pose fine alle principali guerre cosacche tutta la riva sinistra del Dnepr ed anche la città di Kiev sulla riva destra passarono alla Moscovia, che da allora assunse definitivamente il nome ufficiale di Russia. Il Patriarcato di Mosca volle allora assoggettare il Metropolita di Kiev alla sua giurisdizione, anche in base ad un decreto conciliare, emanato prima del 1054, che riconosceva al Patriarca di Costantinopoli il diritto di evangelizzazione delle terre di oriente.
Questo diritto di evangelizzazione era esercitato da Mosca per nome e per conto dell'ecumene ortodosso, ma fu applicato dopo una lunga resistenza nel 1685. Nel XVIII secolo la Chiesa che si trovava in Polonia prima dell'ennesima spartizione della Polonia, la Metropolia di Kiev unita, contava fino a 12 milioni di fedeli, di cui una parte biancoruteni (al Nord) e l'altra di ucraini (al Sud).
Seguendo la tragica storia della nazione polacca, la chiesa greco-cattolica ucraina, caduta l 'ultima illusione di indipendenza dalla Russia con la sconfitta di Napoleone I, fu posta sotto l'amministrazione dallo Zar di tutte le Russie alle dipendenze del Patriarcato di Mosca. La resistenza del clero e dei fedeli cattolici fu lunga ed eroica. Molti furono deportati in Siberia e non pochi preferirono morire pur di rimanere in comunione con Roma. Scomparsi i propri sacerdoti greco-cattolici, avendo il clero latino ricevuto ordini severissimi di non prestare ministero agli uniati per non avere ripercussioni politiche, alcuni gesuiti della provincia di Galizia (allora territorio dell'Impero Austro-Ungarico), provveduti di facoltà speciali, esercitarono presso di loro clandestinamente un apostolato pieno di difficoltà e di pericoli.
Quando nel 1905 fu data la libertà religiosa (rimanendo tuttavia in vigore il divieto di costituire comunità cattoliche di rito bizantino-slavo), un numero considerevole di fedeli si dichiararono pubblicamente cattolici di rito latino. Altri poterono tornare all'Unione nel periodo fra il 1918 e il 1938, conservando il proprio rito. Per essi la Sede Apostolica nominò nel 1931 un visitatore apostolico nella persona del vescovo redentorista Nicola Carneckyi, morto nel 1959, proclamato beato nel 2001 da Giovanni Paolo II.
Iniziata la "guerra fredda", dopo la fine della seconda guerra mondiale, il regime comunista, a partire da Stalin che considerava la religione e la Chiesa di Roma nemici del comunismo, perseguitò in diversi modi le Chiese fedeli a Roma come pure l'Ortodossia. Con il pontificato di papa Giovanni XXIII e le aperture del Concilio Vaticano II, grazie all'appoggio dato dal papa alla soluzione per la crisi dei missili a Cuba avvenuta tra il presidente degli Stati Uniti J.F.Kennedy e il Segretario Generale del Partito Comunista Sovietico Nikita Kruscev, si stabilirono relazioni non ufficiali tra la Curia romana e il Partito Comunista Sovietico per il rilascio dai Gulag siberiani di membri della gerarchia cattolica uniate, in particolare di Josyp Slipyj proclamato cardinale "in pectore" nel 1965 da papa Paolo VI, permettendo molto lentamente la rinascita della Chiesa greco-cattolica ucraina.
Organizzazione
Provincia ecclesiastica di Kyïv ( Ucraina)
Il titolo dell'arcivescovo maggiore della Chiesa ucraina è quello di Kyïv-Halyč
- Provincia ecclesiastica di Kiev
- Arcieparchia di Kiev, sede propria dell'arcivescovo maggiore (senza suffraganee)
- Provincia ecclesiastica di Ivano-Frankivs'k
- Provincia ecclesiastica di Leopoli
- Provincia ecclesiastica di Ternopil'-Zboriv
- Esarcati arcivescovili
- Esarcato arcivescovile di Donec'k
- Esarcato arcivescovile di Charkiv
- Esarcato arcivescovile di Luc'k
- Esarcato arcivescovile di Odessa
- Esarcato arcivescovile di Crimea
Provincia ecclesiastica di Przemyśl-Varsavia ( Polonia)
Provincia ecclesiastica di Winnipeg ( Canada)
Provincia ecclesiastica di Filadelfia ( Stati Uniti)
Altre eparchie
- Eparchia dei Santi Pietro e Paolo di Melbourne ( Australia) (Suffraganea dell'arcidiocesi latina di Melbourne)
- Eparchia di Santa Maria del Patrocinio in Buenos Aires ( Argentina) (Suffraganea dell'arcidiocesi latina di Buenos Aires)
- Eparchia di San Giovanni Battista di Curitiba ( Brasile) (Suffraganea dell'arcidiocesi latina di Curitiba)
Esarcati apostolici
- Esarcato apostolico di Francia ( Francia)
- Esarcato apostolico di Germania e Scandinavia ( Germania, Finlandia, Norvegia, Svezia)
- Esarcato apostolico di Gran Bretagna ( Regno Unito)
Esarcati arcivescovili
- Esarcato arcivescovile di Donec'k ( Ucraina)
- Esarcato arcivescovile di Charkiv ( Ucraina)[1]
- Esarcato arcivescovile di Luc'k ( Ucraina)
- Esarcato arcivescovile di Odessa ( Ucraina)
- Esarcato arcivescovile di Crimea ( Ucraina)[2]
Voci correlate | |
Note | |
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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