Diocesi di Beja
Diocesi di Beja | |||
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Vescovo | Fernando Maio de Paiva | ||
Sede | Beja | ||
Suffraganea dell'arcidiocesi di Évora | |||
Stemma Mappa della diocesi | |||
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Nazione | Portogallo | ||
Parrocchie | 120 (6 vicariati ) | ||
Sacerdoti |
52 di cui 45 secolari e 7 regolari | ||
7 religiosi 33 religiose 14 diaconi | |||
211.750 abitanti in 12.300 km² 174.900 battezzati (82,6% del totale) | |||
Eretta | 10 luglio 1770 | ||
Rito | romano | ||
Cattedrale | San Giacomo il Maggiore | ||
Santi patroni | San Giuseppe lavoratore | ||
Indirizzo | |||
Rua D. Afonso Henriques 1A, 7800-049 Beja; Apartado 94, 7800-902 Beja, CODEX, Portugal | |||
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La diocesi di Beja (in latino: Dioecesis Beiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Portogallo suffraganea dell'arcidiocesi di Évora.
Territorio
La diocesi comprende il distretto di Beja e tre comuni (concelhos) del distretto di Setúbal (Grândola, Santiago do Cacém e Sines).
Sede vescovile è la città di Beja, dove si trova la cattedrale di San Giacomo il Maggiore.
Il territorio si estende su 12.300 km².
Storia
Il più antico riferimento a un vescovo di Pax Iulia risale al tempo dei Goti, quando si costituì come suffraganea dell'arcidiocesi di Emerita Augusta, anche se la diocesi potrebbe essere più antica (4° secolo), se si fa riferimento alle fonti archeologiche.
Sono noti i nomi di sette vescovi di questa ex sede episcopale, e molti di loro parteciparono ai concili di Toledo, capitale del regno visigoto, tra il 531 e il 693.
Il primo vescovo certo è Sant'Apringio, di cui parla sant'Isidoro di Siviglia, che fu autore di un commento al libro dell'Apocalisse. Autori del 16° e 17° secolo hanno aggiunto i nomi di altri tre vescovi (Domiziano, Orso e Isidoro) di cui tuttavia non ci sono prove storiche. Nei registri degli ultimi concili di Toledo si riferisce ad un episcopus Pacensis o ecclesia Pacensis, un'indicazione che la città aveva perso il nome romano e acquisito quello di Pace, che sarebbe diventato Beja nel periodo musulmano.
Dopo l'invasione musulmana della penisola iberica la successione dei vescovi fu interrotta e la diocesi fu di fatto soppressa.
Dopo la riconquista cristiana, la diocesi pacense non fu restaurata, essendo Beja un semplice villaggio, e il territorio dell'ex vescovado fu integrato nella diocesi di Évora. Da parte sua, Alfonso IX di León, nel creare una diocesi a Badajoz, dopo la conquista di quella città nel 1230, intendeva che questa fosse la legittima erede della diocesi di Pax Iulia, il che la porta ad essere ufficialmente conosciuta in latino ancora oggi con il nome di pacense.
Sebbene Beja sia stata elevata a città dal re Manuele I del Portogallo il 10 aprile 1521 (un tributo che il monarca ha pagato al capo del suo primitivo dominio ducale), un tale atto non è stato associato alla sua elevazione alla diocesi (come è accaduto, ad esempio, nei casi di Funchal, Elvas, Angra do Heroísmo, Leiria, Miranda do Douro o Portalegre).
Il primo tentativo di restaurare l'ex sede episcopale Pacensis fu fatto nella seconda metà del XVI secolo dal cardinale e infante D. Henrique, arcivescovo di Évora, che propose di dividere la sua immensa arcidiocesi, con la creazione di due sedi episcopali a Beja ed Elvas, a beneficio di una migliore azione pastorale. Il progetto trovò una forte opposizione da parte del capitolo cattedrale che però non riuscì ad impedirne la creazione della diocesi di Elvas nel 1570, mentre Beja rimase ancora soggetta a Évora.
La creazione della diocesi di Beja con lo smembramento dell'arcidiocesi di Évora sarebbe avvenuta solo a partire dal XVIII secolo, con la riorganizzazione delle diocesi portoghesi promossa dal re Giuseppe I del Portogallo, ed eretta canonicamente il 10 luglio 1770 da papa Clemente XIV, con la bolla Agrum Universalis Ecclesiae.
La Chiesa del Collegio dei Gesuiti, dedicata a San Siseando, divenne cattedrale. Alla nuova diocesi fu dato il nome di Beiensis perché, da un'errata interpretazione delle fonti storiche, il titolo Pacensis era stato attribuito alla chiesa di Badajoz, che si ritiene sia l'erede della diocesi Pacensis dell'era visigota.
Nel 1834 con la soppressione degli ordini religiosi decretata dal ministro Joaquim António de Aguiar si apre un periodo di crisi per la diocesi, che coincide con una sede vacante durata undici anni.
Il 3 luglio 1884 il vescovo António Xavier de Sousa Monteiro ([1]) istituì il seminario diocesano e diede un impulso decisivo per rivitalizzare l'azione pastorale ed educativa della diocesi.
La proclamazione della repubblica del 5 ottobre 1910 fu accompagnata da moti anticlericali, ferocemente aggressivi, che porteranno alla chiusura di tutte le chiese della diocesi. La cattedrale di San Sizenando fu confiscata; successivamente divenne pro-cattedrale la chiesa del Santissimo Salvatore. Il vescovo Sebastião Leite de Vasconcellos ([2]) dovette fuggire, trovando rifugio a Siviglia e poi Roma, mentre la diocesi fu governata da vicari generali fino al 1922.
Negli anni venti la situazione migliorò e il vescovo José do Patrocínio Dias ([3]]) fece il suo ingresso in diocesi nel 1922; nel gennaio del 1924 fondò il giornale diocesano "Eco Pacense".
Il 14 novembre 1924 la cattedrale fu traslata nella chiesa di San Giacomo il Maggiore con il decreto Reverendissimum Pater della Congregazione Concistoriale.
Il 14 novembre 1925 il vescovo Dias eresse il capitolo cattedrale e il seminario di Serpa. Negli anni successivi il vescovo proseguì la sua opera: il 18 gennaio 1928 fondò un altro seminario a Beja; il 4 giugno 1937 inaugurò la cattedrale restaurata che verrà consacrata il 31 maggio 1946; il 13 ottobre 1940 inaugurò il nuovo seminario diocesano.
Il 12 gennaio 1967, con la lettera apostolica Spiritu Divino, papa Paolo VI ha proclamato San Giuseppe Lavoratore patrono principale della diocesi.[1]
Cronotassi dei vescovi
Vescovi di Pax Iulia
- Domiciano ? †
- Sant'Apringio † (menzionato nel 531)
- Urso ? †
- Palmácio † (menzionato nel 589)
- Lauro † (menzionato nel 597)
- Modário † (menzionato nel 633)
- Teodoreto† (menzionato nel 646)
- Adeodato † (prima del 653 - dopo il 666)
- João † (prima del 681 - dopo il 693)
- Isidoro ? †
Vescovi di Beja
- Manuel do Cenáculo Vilas Boas, T.O.R. (5 marzo 1770 - 9 agosto 1802 nominato arcivescovo di Évora)
- Francisco Leitão de Carvalho (9 agosto 1802 - 21 settembre 1806 deceduto)
- Joaquim do Rosario Vieira, O.F.M. (3 agosto 1807 - 8 settembre 1808 deceduto)
- Sede vacante (1808-1820)
- Emmanuel de Sousa Carvalho, M.I. (19 dicembre 1814 - ? deceduto) (vescovo eletto)[2]
- Luís da Cunha de Abreu e Melo (28 agosto 1820 - 9 agosto 1833 deceduto)
- Sede vacante (1833-1844)
- Manuel Pires de Azevedo Loureiro (22 gennaio 1844 - 26 settembre 1848 deceduto)
- José Xavier de Cerveira e Sousa (28 settembre 1849 - 15 aprile 1859 nominato vescovo di Viseu)
- José António da Mata e Silva (20 giugno 1859 - 13 luglio 1860 nominato arcivescovo di Évora)
- Antonio da Trindade de Vasconcellos Pereira de Melo (18 marzo 1861 - 1º ottobre 1863 nominato vescovo di Lamego)
- Sede vacante (1863-1883)
- Antonio Saverio de Souza Monteiro (9 agosto 1883 - 1º giugno 1906 deceduto)
- Sebastião Leite de Vasconcellos (19 dicembre 1907 - 15 dicembre 1919 dimesso[3])
- José do Patrocínio Dias (16 dicembre 1920 - 24 ottobre 1965 deceduto)
- Manuel Dos Santos Rocha (14 dicembre 1965 - 8 settembre 1980 ritirato)
- Manuel Franco da Costa de Oliveira Falcão (8 settembre 1980 succeduto - 25 gennaio 1999 ritirato)
- António Vitalino Fernandes Dantas, O.Carm. (25 gennaio 1999 - 3 novembre 2016 ritirato)
- José dos Santos Marcos (succeduto il 3 novembre 2016 - 21 marzo 2024 dimesso)
- Fernando Maio de Paiva, dal 21 marzo 2024
Statistiche
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per sacerdote |
uomini | donne | |||
1949 | 258.595 | 334.504 | 77,3 | 46 | 43 | 3 | 5.621 | 2 | 36 | ||
1958 | 290.189 | 352.956 | 82,2 | 59 | 57 | 2 | 4.918 | 2 | 35 | 116 | |
1969 | 309.285 | 340.400 | 90,9 | 77 | 72 | 5 | 4.016 | 7 | 101 | 42 | |
1980 | 234.000 | 272.000 | 86,0 | 69 | 58 | 11 | 3.391 | 14 | 111 | 115 | |
1990 | 229.000 | 247.800 | 92,4 | 64 | 50 | 14 | 3.578 | 15 | 82 | 120 | |
1999 | 190.000 | 226.000 | 84,1 | 54 | 42 | 12 | 3.518 | 4 | 13 | 85 | 117 |
2000 | 190.000 | 226.000 | 84,1 | 56 | 44 | 12 | 3.392 | 4 | 13 | 85 | 117 |
2001 | 190.000 | 226.000 | 84,1 | 58 | 41 | 17 | 3.275 | 4 | 17 | 82 | 117 |
2002 | 184.194 | 220.194 | 83,7 | 56 | 39 | 17 | 3.289 | 7 | 20 | 81 | 118 |
2003 | 184.194 | 220.194 | 83,7 | 58 | 41 | 17 | 3.175 | 4 | 17 | 82 | 118 |
2004 | 184.194 | 220.794 | 83,4 | 58 | 40 | 18 | 3.175 | 4 | 18 | 80 | 119 |
2006 | 184.900 | 221.700 | 83,4 | 55 | 42 | 13 | 3.361 | 5 | 14 | 71 | 119 |
2012 | 186.100 | 223.200 | 83,4 | 55 | 43 | 12 | 3.383 | 5 | 12 | 59 | 119 |
2015 | 174.200 | 209.800 | 83,0 | 55 | 42 | 13 | 3.167 | 10 | 14 | 48 | 120 |
2018 | 175.496 | 211.496 | 83,0 | 52 | 44 | 8 | 3.374 | 10 | 9 | 41 | 120 |
2020 | 174.900 | 211.750 | 82,6 | 52 | 45 | 7 | 3.363 | 14 | 7 | 33 | 120 |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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