Direzione spirituale

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Janet Brooks-Gerlof, Emmaus (1992) Abtei Korneliműnster, Aachen (Abbazia di San Cornelio ad Aquisgrana).
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...conviene all'anima che vuol progredire nel raccoglimento e nella perfezione [delle virtù], guardare in quali mani si affida, perché il discepolo è uguale al maestro, così come il figlio al padre... Poiché per guidare lo spirito, sebbene siano fondamentali scienza e discernimento, se non c'è esperienza di ciò che è puro e vero spirito, non sarà possibile condurci l'anima....
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(San Giovanni della Croce O.C.D., Fiamma d'Amor Viva, strofa 3, n° 30, Edizioni OCD, Roma 2010.)

La direzione spirituale cristianamente intesa ha lo scopo di promuovere lo svolgimento di una maturazione interiore, per aiutare una o più persone a vivere i valori cristiani in modo gradualmente più pieno ed efficace. Essa cerca di condurre una persona a precisare la propria identità spirituale, cercando la volontà di Dio nella sua vita.

Metodica generale

Oggi si preferisce parlare di accompagnamento spirituale, per evidenziare il suo carattere non impositivo o autoritario, ma benevolo e gratuito, e anche per ricordare che lo strumento operativo primario consiste nel consiglio, che produce meditazione, ruminazione e può poi sfociare nella massima libertà come principio di azione. È dunque essenziale verificare che la scelta della guida corrisponda all'intento di Dio. Santa Teresa d'Avila consigliava, nel dubbio, di scegliere la guida più santa che si potesse trovare per le situazioni ordinarie, e la guida più sapiente nelle situazioni straordinarie e contrastanti.

L'incontro con la guida si sviluppa nel colloquio spirituale, in incontri personali o anche -nella nostra èra telematica- da lontano. Un colloquio non è "predica" e non è "discussione", ma nemmeno è una pettegola chiacchierata di passatempo. Non è una seduta di psicoterapia, non ha il fine di curare disturbi della personalità, anche se talvolta si trova di fronte a situazioni che richiedono previamente una conoscenza della moderna psicologia e della pedagogia. Siccome la psiche non è lo spirito,[1] la psicologia non sa giustificare gli scopi ultimi dell'agire spirituale cristiano; serve una distinzione dei due piani.

Direttore spirituale a colloquio con un discepolo.

Il colloquio piuttosto cerca di dare un significato umano e spirituale a tutti gli eventi della vita, e a motivare in profondità e con agganci escatologici la fedeltà ai compiti e agli interessi morali, deontologici, sociali, familiari, religiosi. Il colloquio, insomma, tiene sempre presente l'azione di una terza persona: Dio. Si crea così una relazione triadica, nella quale ampio spazio è lasciato all'azione imprevedibile della grazia divina.

L'accompagnamento spirituale quindi si potrebbe definire la scienza e l'arte di guidare le anime alla santità, tenendo conto della loro vocazione specifica e "decifrando le esigenze misteriose di Dio" (Gaudium et Spes 16). Ben più che "arte" o "scienza" però, l'efficace accompagnamento spirituale è un carisma, distribuito ad alcuni dalla Divina Provvidenza per il perfezionamento della vita cristiana, ed è utile ricordare che i carismi sono talvolta innestati sulle attitudini naturali, innate o acquisite. Si vede bene come la finalità di questo accompagnamento sia nettamente soprannaturale, e come esso si distingua da qualunque altro intervento specialistico volto a superare qualche contingente difficoltà esistenziale.

Ogni carisma però va coltivato! Un aiuto spirituale ben condotto richiede quindi un'adeguata preparazione di tipo teologico morale e spirituale, ma soprattutto di tipo esperienziale, perché concerne la cardiognosi, che è un discernimento capace di intuire in modo agilissimo quali forze contrastanti siano all'opera in un cuore umano. La cardiognosi aiuta a saper velocemente adattare il colloquio di ascolto e di sostegno alla promozione della libertà personale, e nello stesso tempo aiuta a sensibilizzare le persone affinché riconoscano e accolgano i segnali dello Spirito Santo, unico vero maestro interiore.

Il metodo da usare in un colloquio non può essere ripetitivo: deve variare anche di molto, in ragione della condizione intellettiva, spirituale, di età e di carattere di ciascuna persona. In questo ristretto àmbito è utile la psicologia. Qualche volta l'accompagnatore fa bene a chiedere di ridurre la frequenza dei colloqui, per spronare l'accompagnato a camminare sulle proprie gambe in modo più libero e responsabile.

La Chiesa cattolica ha sempre lasciato liberi sia il consigliere che il consigliato di interrompere il percorso di confronto iniziato, che è esclusivamente fiduciario, in qualunque momento, con riguardo alla riservatezza reciproca.

I consiglieri spirituali oggi

Nei primi secoli cristiani l'accompagnamento spirituale fu compito specifico dei monaci, che erano quasi sempre asceti laici. Esso quindi nacque storicamente nel contesto laicale e non ministeriale, però in un contesto ascetico. Oggi il sacerdote è ancora particolarmente abilitato a condurre verso la perfezione della carità e verso la testimonianza forte, anche per la sua connessione con l'ufficio separato di confessore: basti considerare i casi nei quali oggi è richiesta un'obiezione di coscienza. Tuttavia si aprono ormai nuovi tempi e nuovi campi per l'accompagnamento dei laici nei percorsi spirituali: gli assistenti possono essere laici esperti, in forza del sacerdozio battesimale e regale, ben impegnati nel mondo con compiti temporali; si pensi ai vasti e complicati ambienti della politica e della cultura, delle professioni e dell'associazionismo. Tutti quanti comunque, sono chiamati da Dio a svolgere in forma sapienziale e segreta quello che la Chiesa svolge in forma autorevole e pubblica, per mandato divino. Oltre che farsi portavoce del pensiero della Chiesa, le guide devono anche saper esprimere una materna sollecitudine verso i fratelli, in quanto tutti riscattati col sangue di Cristo. Questa sollecitudine va condotta certamente con autonomia personale, ma anche col dimostrare un'amicizia capace di coinvolgersi nel cammino consigliato; inoltre va testimoniata con la competenza e con la santità di vita.
Il delicato esercizio di alcune opere di misericordia spirituale (consigliare i dubbiosi, insegnare a chi non sa, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti) che è dovere morale per tutti i fedeli cattolici, è stato da sempre un abbozzo dell'accompagnamento spirituale laicale, usando dei doni battesimali sacerdotale, regale e profetico.

Una serie di verbi può far meglio comprendere le grandi responsabilità e le sottili abilità necessarie in un'assistenza spirituale cristiana: accogliere, infondere fiducia, facilitare, ascoltare, accettare, valutare, comprendere, orientare, consigliare, promuovere, esortare, proibire, spiegare, interpretare, comunicare empaticamente, e specialmente: esigere tutto il bene che una persona è in grado di dare volontariamente. Mentre le doti che il Catechismo degli Adulti esige dalle guide sono: pietà, zelo, umiltà, equilibrio, scienza, esperienza, bontà, disinteresse e riservatezza[2]. Ciò comporta amore per la Chiesa anche verso la sua componente gerarchica, senza polemiche e senza gelosia verso altre guide.

Purtroppo vi sono modi sicuri per rischiare il fallimento dell'assistenza spirituale: usare un comportamento erudito ma impersonale nel tratto, esprimere preoccupazioni moralistiche con esagerata frequenza, mostrare un'impazienza che non tollera indugi, all'opposto non cercare la Verità lasciando che il guidato rimanga a lungo schiavo delle proprie sensazioni per timore che si spezzi l'amicizia, classificare i rapporti con Dio in base a schemi rigidi senza accettare un libero confronto, fissare sempre l'attenzione sulle debolezze personali senza approvare i tentativi volenterosi e le piccole riuscite. Queste situazioni possono accadere quando si dimentica che ogni persona è una parola di Dio che non si ripete mai e che ognuno cerca la propria via con attrezzature e bagagli diversi.

I buoni frutti di un accompagnamento spirituale sapiente, vengono quando si riesce a cogliere tutti i tratti positivi di un'anima, facilitando la confidenza sincera. Lo dicevano già i santi apostoli della gioventù: quando una persona si sente apprezzata nei suoi lati positivi, si crea in lei uno stato d'animo di fiducia e di fortezza che la porta a esprimere le potenzialità più elevate.

Note
  1. Psyche o anima, e pneuma o spirito, sono due piani diversi (Eb 4,12 ). Psyche è mente, ragione, volontà, memoria, coscienza di se stessi, ha sede produttiva nel cervello (però non è la coscienza che abita in noi, siamo noi ad abitare in lei) e ce l'hanno tutti gli esseri viventi ("animati"); è lei ad agire; è il campo di studio della psicologia. Lo spirito invece è la grazia di Dio, è la sua ispirazione nella nostra vita, rende capaci di distinguere bene e male quindi è sede di scelte, ci dà coscienza di Dio, è sede della relazione con lui, rende possibili le conversioni e la vita mistica: insomma è Dio che agisce. Si comprende leggendo il Magnificat (Lc 1,46-47 ): Maria prima magnifica il Signore con l'anima, cioè lo loda con un atto della volontà; poi è il suo spirito che esulta in Dio, cioè giubila con un atto emotivo non intenzionale, col cuore. La terza Persona divina, infatti, non è un'"Anima Santa", ma uno "Spirito Santo", il quale è amore (1Gv 4,8 ).
  2. La verità vi farà liberi, nn. 934-935.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 18 marzo 2017 da Pierluigi Calabrese, laureato in lettere (Critica testuale), dottore di ricerca in esegesi, eremita dal 2000.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.