Maurizio Costa
Maurizio Costa, S.J. Presbitero | |
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Padre Maurizio Costa | |
Età alla morte | 73 anni |
Nascita | Genova 8 giugno 1937 |
Morte | Gallarate 12 gennaio 2011 |
Appartenenza | Arcidiocesi di Genova |
Ordinazione presbiterale | Chieri[1], 11 luglio 1965 |
Maurizio Costa (Genova, 8 giugno 1937; † Gallarate, 12 gennaio 2011) è stato un presbitero italiano della Compagnia di Gesù, per molti anni docente di Teologia Spirituale alla Pontificia Università Gregoriana. Fu una delle figure più significative della spiritualità ignaziana in Italia e in Europa tra la fine del Novecento e la prima decade del Duemila.
La sua esistenza fu dedicata interamente alla formazione e alla promozione della spiritualità nei gesuiti, nei laici, nei presbiteri e nelle religiose. Svolse la sua attività attraverso l'insegnamento negli Istituti educativi della Compagnia di Gesù, nel Seminario di Genova e negli Istituti di Psicologia e di Spiritualità della Pontificia Università Gregoriana di Roma.
Profilo
Nacque in una nota famiglia genovese di imprenditori. Suo padre, Angelo, fu presidente della Confindustria Italiana negli anni Sessanta, durante la ricostruzione e il boom economico del Paese. Fu un uomo rigoroso e profondamente cattolico e il figlio Maurizio ne ereditò il carattere e le virtù[2].
La mamma, Giuseppina Musso, sposò Angelo nel 1928 ed ebbe con lui nove figli, di cui Maurizio fu il quinto[3].
Maurizio svolse la sua formazione di base fino alla maturità classica nell'Istituto Arecco di Genova, il collegio dei gesuiti della Città, come i suoi fratelli e i suoi cugini.
Entrò nella Compagnia di Gesù il 18 ottobre 1955, nel Noviziato di Avigliana. Svolse la formazione ordinaria dei gesuiti del tempo: i due anni di Noviziato; la filosofia con Licenza all'Istituto Aloisianum di Gallarate, dal 1957 al 1960; il periodo di tirocinio, detto dai gesuiti magistero, all'Istituto Sociale[4] di Torino, dal 1960 al 1962; la teologia con Licenza alla Facoltà teologica di Chieri[1], dal 1962 al 1966, dove fu ordinato sacerdote l'11 luglio 1965; il Terz'anno di formazione a Paray-le-Monial[5]
Terminata la formazione sacerdotale, la sua prima destinazione, nel 1967, fu a Socio del Maestro dei Novizi ad Avigliana, dove rimase due anni, dal 1967 al 1969. Nei due anni successivi studiò all'Università Gregoriana e conseguì il Dottorato in Teologia spirituale con padre Ignacio Iparraguirre S.J.. Ritornò poi a Genova e negli anni successivi si dedicò al ministero degli esercizi spirituali e all'insegnamento della Teologia spirituale nel Seminario di Genova e all'Università Gregoriana. Svolse anche i compiti di Assistente spirituale della Comunità di Vita Cristiana e dell'Équipe Notre Dame della città, poi di Insegnante di religione nei diversi plessi dell'Istituto Arecco e di Direttore dello stesso.
Nel 1984 si trasferì per un anno all'Istituto Sociale[4] di Torino e poi all'Istituto Leone XIII[6] di Milano, entrambi Istituti comprensivi della Compagnia di Gesù. Dal 1996 si spostò a Roma, alla comunità dell'Università Gregoriana, dove ricoprì il ruolo di Direttore del nuovo Centro Interdisciplinare per i Formatori del Seminari. Oltre all'insegnamento della Teologia Spirituale all'Istituto di Spiritualità e all'Istituto di Psicologia della stessa Università, si dedicò alle pubblicazioni, agli esercizi spirituali e alla direzione spirituale personale.
Insegnò fino al 2006, dopodiché, concludendo per limiti di età, ritornò a Milano, prima al Centro San Fedele[7] e poi all'Istituto Leone XIII.
Morì il 12 gennaio 2011, a 74 anni, dopo un'improvvisa e veloce malattia nell'infermeria dei gesuiti a Gallarate.
La sua ultima comunità apostolica fu quella dell'Istituto Leone XIII[6] di Milano, una comunità educativa, che assume un valore simbolico ed esprime bene il senso della sua vita di sacerdote della Compagnia di Gesù.
Molto noto negli ambienti ecclesiali italiani, padre Maurizio Costa ha lasciato una traccia profonda in molti seminaristi e sacerdoti, alcuni dei quali sono ora vescovi o docenti di Facoltà teologiche. Uomo rigoroso, è ricordato da chi l'ha conosciuto per la sua serietà accademica e la sua cordialità umana.
Personalità
Maurizio Costa è nato e cresciuto in una famiglia numerosa, molto unita e profondamente cattolica. Si ricorda che il padre Angelo, passando a piedi con qualche figlio davanti a una chiesa, sempre si fermava per un atto di adorazione al Santissimo Sacramento che vi era custodito. Anche la madre Giuseppina, detta da tutti "Pinuccia", viveva religiosamente, dedita interamente ai suoi nove figli, dei quali tre maschi e sei femmine e alla gestione della famiglia[8].
Maurizio, il quinto figlio, volse tutta la sua formazione di base nel collegio dei gesuiti della sua città, l'Istituto Arecco e subito dopo la maturità classica entrò nel Noviziato della Provincia Torinese ad Avigliana, nell'autunno 1955[9].
In Noviziato Maurizio trovò suo cugino Paolo Costa, entrato anche lui nello stesso anno e l'altro suo cugino musicista Eugenio Maria Costa, entrato due anni prima. Un terzo cugino, anche lui di nome Eugenio Costa, si trovava invece al terzo anno di studi nella Facoltà teologica di Chieri[1]. Ad accogliere il giovane Maurizio nella Compagnia di Gesù fu suo zio Giovanni Maria Costa, fratello di suo padre Angelo, allora Provinciale della Provincia Torinese[10].
Con altri giovani, furono suoi compagni di Noviziato Luigi Rulla e Francesco Imoda, i due gesuiti che negli anni successivi diedero un contributo significativo agli studi di Psicologia nell'Università Gregoriana e coi quali padre Maurizio si trovò a collaborare. Il maestro dei novizi era allora Francesco Trapani, il formatore di generazioni di gesuiti e di giovani universitari cattolici, una figura rigorosa che fu per Maurizio un riferimento ideale e spirituale per tutta la vita. Dopo il Noviziato il suo percorso formativo fu quello ordinario dei gesuiti del suo tempo, tre anni di Filosofia a Gallarate, quattro di teologia a Chieri[1] e uno di formazione spirituale a Paray-le-Monial[5], come si è detto nella biografia. Come è consuetudine nella Compagnia di Gesù, soprattutto attraverso il rendiconto di coscienza annuale[11], in quegli anni padre Maurizio espresse ai Superiori il suo anelito alla formazione e ricevette nel 1967 come prima destinazione l'incarico di Socio del Maestro dei novizi ad Avigliana, il Noviziato che raccoglieva allora i novizi delle due Province religiose della Compagnia di Gesù del Nord Italia[12].
Il Maestro dei novizi era allora padre Umberto Burroni, moralista e docente di Teologia morale nel Seminario diocesano di Torino. I compiti del Socio includevano le lezioni ai Fratelli coadiutori e le istruzioni durante il mese d'esercizi. Nei due anni in cui svolse il ministero di Socio, il suo desiderio di dedicarsi alla formazione spirituale crebbe e quindi Maurizio chiese al suo Superiore Provinciale di continuare lo studio della spiritualità ignaziana. Il Provinciale lo inviò allora a Roma, dove con padre Ignacio Iparraguirre conseguì il Dottorato in Teologia spirituale all'Istituto di Spiritualità della Gregoriana, diretto da padre Gervais Dumeige, un altro specialista della storia della spiritualità ignaziana. Nell'estate del 1971 ritornò a Genova per dedicarsi al ministero degli esercizi e per prepararsi agli Ultimi voti. Nell'autunno del 1973 iniziò l'insegnamento della Teologia spirituale a Roma, prima all'Istituto di Psicologia, guidato dai padri Rulla e Imoda e poi all'Istituto di Spiritualià, guidato dai padri Iparraguirre e Dumeige, dell'Università Gregoriana[13].
Continuando a risiedere a Genova, i suoi ministeri si allargarono: l'insegna religione all'Istituto Arecco, assiste la Comunità di Vita Cristiana e l'Équipe Notre Dame, dà esercizi spirituali, segue personalmente le persone e scrive pubblicazioni teologiche.
L'interpretazione delle Costituzioni della Compagnia di Gesù
Gli studi di Dottorato che padre Maurizio Costa ha svolto sotto la direzione di padre Ignacio Iparraguirre e di padre Gervais Dumeige, furono dedicati all'ermeneutica delle Costituzioni della Compagnia di Gesù e la sua tesi fu pubblicata da una prestigiosa casa editrice specializzata in studi pedagogici[14].
Nell'interpretazione delle Costituzioni proposta da Maurizio Costa si esprimono le sue convinzioni più profonde e le acquisizioni teologiche di quegli anni sono diventate un suo patrimonio personale permanente e hanno guidato la sua Teologia spirituale successiva. Più volte nel corso dell'esposizione della sua tesi egli dichiara che il suo scopo è aiutare la Compagnia di Gesù a crescere nella comprensione delle Costituzioni come strumento di discernimento:
« | Questo ci sembra importante e necessario perché quanti desiderano seguire la via da essi [sant'Ignazio e i primi compagni] aperta e tracciata, possano essere animati e aiutati a collaborare rettamente all'azione di Dio che, oggi non meno di ieri, resta sempre colui che solo può conservare e sviluppare di bene in meglio il corpo intero della Compagnia[15]. » |
La sua tesi consiste nel mettere in luce il genere letterario delle Costituzioni, che lui vede non nella dinamica progressiva del testo, ma in una chiave di lettura unificante, individuata nella Parte X e in particolare nei primi tre paragrafi (P. X, 1-3). Nelle considerazioni di sant'Ignazio della Parte X, padre Maurizio vede la sorgente di un processo di interiorizzazione delle regole per il discernimento, per un corpo vivo, per una persona, la Compagnia di Gesù, in permanente stato di elezione spirituale.
Il suo punto di partenza è come negli Esercizi spirituali la finalità ultima:
« | Direttamente le Costituzioni sono ordinate alla conservazione e allo sviluppo della Compagnia e indirettamente, cioè attraverso la Compagnia, alla gloria di Dio e al bene delle anime, che è il fine dell'Ordine stesso[16]. » |
Nella prima parte dello studio della Parte X, egli mette in luce la presenza di un dinamismo discensionale, proprio dell'ordine della considerazione, dove gli elementi fondanti sono esposti attraverso la gerarchia dei valori che guida l'intera struttura delle Costituzioni; nella seconda parte studia la Parte X in prospettiva dinamica e storica, illustrando il movimento che ha portato dall'esperienza di sant'Ignazio e dei primi compagni alla stesura del testo e poi, viceversa, quello che va dal testo scritto all'esperienza vissuta dei gesuiti successivi. Vengono presentate anche alcune vicende storiche significative, come la questione delle dignità ecclesiastiche, il processo dell'accettazione del Patriarcato d'Etiopia e la diffusione dell'apostolato degli esercizi, discernimenti che hanno influito in qualche modo sulla genesi e sulla stesura della Parte X. Segue quindi un'ampia sessione dedicata al modo di osservare le Costituzioni, cioè al dinamismo che va dal testo all'esperienza e attraverso la presenza del valore della "mediocritad" padre Costa mette bene in luce la natura delle Costituzioni come strumento per il discernimento e quindi ritiene e afferma che sia quello il loro specifico genere letterario.
Il commento all'Autobiografia di sant'Ignazio
L'attenzione al fine delle Costituzioni e alla storia della Parte X, ha portato padre Maurizio Costa ad approfondire le origini del loro dinamismo spirituale e quindi allo studio dell'Autobiografia di sant'Ignazio:
« | L'Autobiografia viene a completare le Costituzioni e ci si impone come strumento ermeneutico privilegiato per la loro interpretazione[17]. » |
Quando nell'autunno 1985 padre Costa fu trasferito a Milano, prima all'Istituto Leone XIII[6] e poi al Centro San Fedele[7], continuò lo studio dell'Autobiografia; il frutto di quegli anni fu la pubblicazione di una sua nuova traduzione, con un consistente apparato di note di commento[18].
La prospettiva interpretativa seguita era ancora una volta pedagogica, come egli ha dichiarato esplicitamente nell'Introduzione:
« | L'Autobiografia è diventata una delle opere fondamentali della formazione spirituale dei giovani gesuiti, dei novizi e delle novizie delle Congregazioni e degli Istituti di spiritualità ignaziana e, in quest'ultimo decennio, si sta divulgando anche presso movimenti, associazioni e gruppi di laici[19]. » |
La finalità educativa, in particolare verso la Compagnia di Gesù, ha guidato anche la sua interpretazione del testo ignaziano; ad esempio, quando spiega il titolo di "pellegrino" usato da sant'Ignazio, fa riferimento all'esperienza del pellegrinaggio che avviene durante il Noviziato, orientata a far crescere la speranza in Dio solo[20]; quando spiega il termine di "confessore" presente nei racconti degli eventi di Manresa, ricorda che ogni gesuita deve prepararsi bene a questo ministero, perché è un mezzo importante per l'aiuto delle anime ed è proprio della Compagnia di Gesù[21]; quando commenta l'attenzione di sant'Ignazio ai "tempi" della sua giornata a Manresa, ricorda che nelle Costituzioni egli indica come il Superiore Generale a gli scolastici debbano avere un loro orario[22]; così per molti altri passi. Le Costituzioni e l'Autobiografia sono i testi fondazionali della Compagnia di Gesù e vengono studiati e commentati durante il Noviziato dei gesuiti; il contributo dato da padre Maurizio Costa rimane ancora oggi significativo e molto utile.
L'opera di formatore
Nella direzione spirituale e nel discernimento
Oltre allo studio delle fonti spirituali della Compagnia di Gesù e all'insegnamento accademico, padre Costa svolse un'intensa attività di formazione per i laici, le religiose, i seminaristi e i sacerdoti, attraverso i corsi d'esercizi, i seminari di formazione e la direzione spirituale. Tutta questa sua attività trovò una prima sistemazione teologica nel 1993 con la pubblicazione di Direzione spirituale e discernimento[23], un libro che ebbe grande diffusione e diverse edizioni. Tra i termini teologici possibili, come "paternità", "accompagnamento", "formazione" e "consiglio" spirituale, egli preferì sempre usare "direzione" spirituale, in quanto riteneva che esprimesse meglio il ruolo delle persone coinvolte nella relazione e la sua natura di servizio per un discernimento, oltre a essere l'espressione più presente nei recenti documenti magisteriali:
« | Quest'ultimo è il termine che preferisco, perché ormai ha assunto un valore così tradizionale, che ci si può permettere di prescindere dal suo significato etimologico[24]. » |
Per lui, la direzione spirituale era collegata in ogni caso a un processo di discernimento spirituale e costituiva il mezzo più efficace per l'aiuto alla crescita del credente nella libertà, nella responsabilità e nella sua santità. Il punto focale di ogni buona direzione spirituale era per lui il colloquio tra il direttore e il diretto, un momento che assumeva la funzione di relazione di aiuto per un'elezione spirituale, una relazione in cui era coinvolta l'intera persona diretta "considerata secondo tutte le sue dimensioni e secondo tutte le sue relazioni"[25].
La direzione spirituale è stata vissuta e teorizzata da padre Maurizio Costa come una vera pedagogia spirituale, quindi è stata presentata con le sue tappe e i suoi obiettivi; aspetti sempre da esplicitare, affinché fossero dalla persona diretta conosciuti, apprezzati e usati per rileggere la propria storia e svolgere un buon discernimento nello Spirito Santo. La relazione di direzione spirituale era intesa pertanto da lui come un processo di interiorizzazione di criteri per il discernimento, come un cammino verso il cuore decisionale della persona. Inoltre, anche come un progressivo passaggio dalla direttività alla non direttività, fino all'assunzione da parte del credente della piena responsabilità della propria vita:
« | Il tempo del colloquio è un momento di riflessione tra due momenti di esperienza, quella passata e quella futura, [è] come [un] ponte per far passare dall'una all'altra, in una linea di maturazione dell'intera persona.[26]. » |
In un successivo seminario di formazione per le Comunità di Vita Cristiana di Palermo, nel 1995, oltre ai contenuti esposti in questo libro, Maurizio Costa presentò una sua ampia riflessione sul discernimento comunitario, di cui vedeva la necessità per la spiritualità di comunione promossa dal Concilio Vaticano II. Egli riteneva che il laico fosse:
« | ...chiamato a portare il suo contributo alla Chiesa e a farsi carico concretamente di quelle comunità alle quali appartiene, nella misura della sua diversificata appartenenza alla Chiesa[27]. » |
quindi anche a livello familiare e nella comunità coniugale. Nella sua prospettiva pedagogica, analogamente al discernimento individuale della direzione spirituale, il discernimento comunitario ha come fine una scelta operativa e la capacità contemplativa di unirsi a Dio nell'azione; come procedura le tre tappe del sentire, giudicare e scegliere, con dodici obiettivi da lui ben definiti; come condizioni interne, il senso di Dio, della Chiesa, della comunità a cui si appartiene e del mondo in cui si vive, la libertà interiore, l'amore per la verità e altre ancora[28].
Le ampie riflessioni sulla direzione spirituale, sul discernimento individuale e sul discernimento comunitario di Maurizio Costa hanno contribuito a far crescere nella Chiesa italiana la consapevolezza della loro importanza e della loro complessità, quindi della necessità di una formazione seria e permanente a loro riguardo.
Nel Centro Interdisciplinare per i Formatori dei Seminari
Tuttavia, l'ambito formativo dove padre Costa espresse meglio la sua personalità e le sue capacità, con consolazione e buoni frutti apostolici, fu la formazione interdisciplinare dei formatori dei seminari. Nel 1996, in seguito dell'Esortazione apostolica postsinodale Pastores dabo vobis del 1992 di papa san Giovanni Paolo II e su richiesta della Congregazione per l'Educazione cattolica, l'Università Gregoriana istituì il "Centro Interdisciplinare per i formatori dei seminari". I fondatori del Centro furono padre Helbert Alphonso S.I., Preside dell'Istituto di Spiritualità e padre Franco Imoda S.I., Preside dell'Istituto di Psicologia[29].
Padre Costa insegnava allora Teologia spirituale in quei due Istituti e aveva un corso sulla Spiritualità del sacerdozio. Fu nominato primo Direttore del nuovo Centro interdisciplinare, un compito che assunse con coraggio ed entusiasmo; si trasferì pertanto dal Centro San Fedele[7] di Milano alla Comunità dell'Università Gregoriana di Roma[30].
L'attenzione alla formazione dei seminaristi e dei sacerdoti fu in realtà una costante nella sua vita. Quando era a Genova e insegnava Teologia spirituale in Seminario, dirigeva spiritualmente molti seminaristi e sacerdoti, di cui alcuni sono ora vescovi e docenti di teologia; nel periodo di Milano per alcuni anni fu Direttore spirituale nel Seminario di Lugano e infine, quando ormai era a Roma, fu anche Direttore spirituale nel Seminario lombardo della Città[31].
L'esperienza spirituale e le riflessioni teologiche maturate in quegli anni di direzione spirituale confluirono nel 1999 in un'ampia pubblicazione sistematica, Tra identità e formazione. La spiritualità sacerdotale[32], dove espone in maniera ordinata e completa la sua visione della formazione spirituale dei sacerdoti.
Il punto di partenza della sua teologia della spiritualità del sacerdozio ministeriale era il concetto della "identità" del sacerdote, un'identità entrata in crisi secondo lui negli anni Sessanta del secolo scorso, per una molteplicità di cause, filosofiche, psicologiche e teologiche. L'identità sacerdotale è costituita nella sua teologia da due elementi o due fonti: il Sacramento dell'ordine, inteso come dono dall'alto, come carisma dello Spirito riconosciuto dalla Chiesa, dato per la mediazione della grazia di Cristo e la salvezza dell'umanità; e l'Incardinazione, in una Diocesi, in una Prelatura o un Istituto religioso, incardinazione che va vista come valore spirituale, non solo giuridico, come carisma da assimilare e far crescere col tempo. L'atteggiamento interiore del sacerdote dovrebbe essere rivolto quindi a queste due fonti:
« | Da esse dovrebbe saper trarre ispirazione, sapendo opportunamente distinguere quello che è chiamato a vivere a partire dall'una o dall'altra fonte[33]. » |
Dalle due fonti derivano le quattro dimensioni fondamentali dell'identità del sacerdozio ministeriale, quella trinitaria, cristologica, ecclesiologica e pneumatologica, che caratterizzano e definiscono la missione sacerdotale. Il secondo aspetto sviluppato nel volume è quello della "formazione" del sacerdote, in particolare della formazione spirituale. Tenendo conto della diffusa domanda ecclesiale di tale formazione, padre Costa ricorda che "la formazione è tutta tesa a far diventare libero l'individuo da formare e da educare. Ma diventare ed essere libero è diventare ed essere sé stesso in verità"[34].
Per questo egli distingue tra una formazione spirituale trascendentale, centrata sullo stile di vita e la configurazione del sacerdote a Cristo capo, pastore e sposo e alla sua carità pastorale, e una formazione spirituale categoriale, costituita dalla necessità delle buone pratiche spirituali, come la preghiera, l'ascolto della Parola, la celebrazione dei sacramenti, le virtù e i consigli evangelici ecc... Tra questi due modi di intendere la formazione sacerdotale, padre Costa ne propone una terza, frutto della loro integrazione, la formazione spirituale integrale; ritiene infatti che:
« | Non c'è solamente una gerarchia di valori tra i due poli, tra le "cose interne" e le "cose esterne" considerate in modo statico, ma un vero flusso causale delle prime sulle seconde, come fondamento della stessa scala di valori, vista, pertanto, in prospettiva dinamica[35]. » |
La formazione integrale, secondo padre Maurizio Costa, può essere perseguita soltanto da formatori preparati, consapevoli del loro ruolo e dell'importanza di integrare il vissuto della coscienza della persona da educare con la fede proposta dal Magistero e dalla tradizione della Chiesa. Proprio tale dovuta e progressiva integrazione costituisce però il compito e l'onere educativo più grave dei formatori dei seminari. Padre Costa terminò il suo insegnamento all'Università Gregoriana come Professore Ordinario nel 2007[36]; i suoi studenti lo ricordano come un uomo solido, retto ed esigente, a volte anche autoritario e selettivo, ma sempre dotato di grande cordialità e paternità, desideroso che ciascuno desse sempre il proprio meglio per la Gloria di Dio.
Direttore di esercizi spirituali
Un'attività o ministero che padre Maurizio Costa svolse sempre con consolazione, soprattutto nei periodi estivi liberi dall'insegnamento, furono gli esercizi spirituali, proposti nelle diverse forme, come triduo, settimana e mese intero e alle varie categorie di persone, a religiose, laici, seminaristi, sacerdoti e missionari; aveva coniato la formula "per tutte le vocazioni", che indicava molto bene la destinazione ecclesiale del suo servizio. Da quando iniziò l'insegnamento all'Università Gregoriana, nell'anno accademico 1973-1974, quasi ogni estate diede il mese ignaziano, continuato e residenziale, a cui partecipavano molti suoi studenti. È interessante notare che la sua prima pubblicazione, ancora da giovane dottorando dell'Università Gregoriana e la sua ultima opera piuttosto consistente siano state dedicate alla preghiera degli esercizi spirituali[37].
In effetti gli esercizi, in particolare il mese ignaziano, sono stati la sorgente profonda da cui sono derivate le sue attività, il riferimento constante della sua vita e della sua teologia. Nel modo di organizzare gli esercizi e di condurli trasparivano il suo anelito formativo e la sua passione pedagogica. La giornata dei suoi esercizi era piena e richiedeva l'attenzione continua dell'esercitante, infatti conteneva: la celebrazione comunitaria delle Lodi e dei Vespri, la santa Messa e l'Adorazione eucaristica; due incontri per i punti, uno al mattino e l'altro al pomeriggio e una istruzione a mezzogiorno; il colloquio personale, ogni due o tre giorni. Il suo riferimento era sempre il testo degli esercizi, ma era consapevole che le differenze dell'orario erano notevoli, anche per motivi storici:
« | Capire quello che dice S. Ignazio attraverso il testo non ci deve condurre a una esecuzione formalistica della lettera, ma deve illuminare e orientare la scelta della forma e delle modalità pastorali concrete del corso nella precisa situazione in cui ci si trova a operare[38]. » |
Alcuni aspetti del suo mese ignaziano suscitavano un certo stupore negli esercitanti, ad esempio: ogni giorno lui cambiava l'orario della celebrazione eucaristica, la quale poteva essere al mattino con le Lodi, oppure a mezzogiorno o alla sera con i Vespri, cosa che comportava un certo smarrimento negli esercitanti; nel momento dell'elezione, per uno o due giorni, sospendeva gli incontri e le istruzioni, per lasciare liberi gli esercitanti e favorire l'ispirazione elettiva; il silenzio era richiesto con rigore, controllato e richiamato, anche con interventi personali piuttosto forti; dopo la prima settimana o alla metà della seconda, alcuni esercitanti erano invitati a lasciare il percorso. Negli esercizi si vedeva chiaramente che il suo rigore nel perseguire la finalità degli esercizi e la gerarchia dei valori ignaziani, mentre lo aiutava nella teoresi dell'insegnamento e nella precisione delle pubblicazioni, non sempre lo favoriva nella comprensione del vissuto delle persone e nell'ascolto delle loro coscienze. Il profondo anelito alla formazione che Maurizio Costa aveva avvertito da giovane sacerdote gesuita lo ha guidato per tutta la vita e lui lo ha incarnato bene, attraverso l'autorità scolastica, nelle diverse istituzioni formative della Compagnia di Gesù, nelle scuole, nell'Università e nelle case d'esercizi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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