Marco Palmezzano

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Marco Palmezzano
Laico
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Marco Palmezzano, Autoritratto di Marco Palmezzano (1536), tavola; Forlì, Pinacoteca Civica
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 80 anni
Nascita Forlì
1459 ca.
Morte Forlì
25 maggio 1539
Sepoltura
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Anni di pontificato


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Marco Palmezzano (Forlì, 1459 ca.; † Forlì, 25 maggio 1539) è stato un pittore e architetto italiano allievo di Melozzo da Forlì, insieme col quale è uno dei principali esponenti della scuola rinascimentale forlivese.

Biografia

Formazione e prime opere

Marco Palmezzano nacque a Forlì probabilmente nel 1459, figlio di Antonio, membro di una famiglia di notabili, e di Antonia Bonvicini.

Come documentato in alcune opere firmate "Marchus de Melotius", la sua formazione si svolse con Melozzo da Forlì (1438 - 1494), del quale Palmezzano fu il principale allievo. Dal maestro, soprattutto nelle prime opere, egli apprese la costruzione prospettica, il senso della spazialità e l'impostazione monumentale delle figure.

Tra il 1483 e il 1484 circa, Palmezzano collabora con il maestro nella decorazione ad affresco della cupola nella sagrestia di San Marco del Santuario della Santa Casa a Loreto, in particolare per l'unico dipinto parietale compiuto raffigurante:

A Roma, tra il 1492 ed 1495, lavora probabilmente con Antoniazzo Romano alla decorazione ad affresco nell'abside della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme raffigurante:

Al suo rientro in patria, dopo il soggiorno romano, si notano nelle sue opere successive vari richiami ai dipinti dell'artista romano, l'influenza dei pittori umbri - all'epoca attivi nei cantieri pontifici, in particolare Pietro Perugino - nei ritmi compositivi più leggeri e le espressioni dolci delle figure, e le decorazioni a grottesche utilizzate come motivo ornamentale ed ispirate a quelle dell'allora riscoperta Domus Aurea di Nerone.

La prima opera nota è un dipinto, eseguito nel 1492, per la Chiesa di Santa Maria Assunta a Dozza (Bologna), che presenta:

  • Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Giovanni Battista e santa Margherita:[3] il dipinto presenta una cornice architettonica progettata, come spesso avvenne, dallo stesso artista. Nell'opera emergono riferimenti alla scuola umbra, in particolare nella definizione di alcuni dettagli, come le splendide spille-gioiello, ma anche segni, soprattutto nella figura del Battista, della conoscenza dei cardini della pittura veneta, appresa attraverso il contatto con i capolavori pesaresi di Giovanni Bellini e di Marco Zoppo. Mentre di origine melozzesca sono la composizione monumentale, con il deciso primo piano delle figure, il controllo prospettico dello spazio, sottolineato dall’uso sottile delle ombre, e il disegno del cielo solcato da nuvole arricciate. Altri elementi rinviano al soggiorno romano, come il motivo del velo trasparente attorno a Gesù Bambino, presente nelle opere di Antoniazzo al cui stile maniera va riferita anche l'atteggiamento pensieroso ed inquieto di Maria Vergine, riproposto da Palmezzano, alcuni anni dopo, anche in un altro dipinto raffigurante:
  • Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Maria Maddalena (1500 - 1505), conservato presso il Walters Art Museum di Baltimora.[4]
Marco Palmezzano, Madonna con Gesù Bambino in trono tra san Giovanni Battista, san Pietro, san Domenico e santa Maria Maddalena (1495 - 1497 ca.), tavola; Milano, Pinacoteca Nazionale di Brera

A questo primo periodo è da riferire anche il dipinto murale raffigurante:

  • Crocifissione di Gesù Cristo con san Francesco d'Assisi e santa Chiara (1492), affresco trasportato su tela, attualmente conservato nella Pinacoteca Civica di Forlì:[5] l'opera proviene dall'abside della Chiesa di Santa Maria della Ripa, fatta costruire da Caterina Sforza. Il dipinto richiama l'affresco lauretano con l’Entrata di Gesù Cristo a Gerusalemme sia nell'impostazione spaziale, resa con un punto di fuga molto alto, sia nell'apertura dell'arco a tutto sesto delimitato da due lesene ornate da candelabre. Inoltre, riferimenti allo stile del Perugino sono riconoscibili nell'alta croce e nelle dolci espressioni delle figure astanti, come pure si rinvengono richiami ad Antoniazzo e alla cultura del grande dipinto absidale di Santa Croce di Gerusalemme.

Nel 1493 realizzò anche una splendida pala d'altare su tavola raffigurante:

Fra il 1493 e il 1494, a Forlì, collaborò con Melozzo per la decorazione della Cappella Feo nella Chiesa di San Biagio, distrutta nel 1944 durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. I dipinti murali, ad affresco, presentavano:

A Venezia

Da registri di proprietà, sappiamo che nel 1495, Palmezzano si trasferì a Venezia, dove, per breve tempo, ebbe anche una bottega. L'esperienza lagunare, in particolare la conoscenza di pittori quali Cima da Conegliano e Bartolomeo Montagna, lasciò nel suo stile una traccia indelebile: nel tratteggio più diluito e nella stesura pittorica più solida, nella luminosità chiara delle scene, nonché nelle architetture formate da marmi mischi e nei paesaggi umanizzati e riconoscibili. Dell'artista, nella città veneta, rimane solo un dipinto raffigurante:

Ritorno a Forlì

Marco Palmezzano, Annunciazione (1495 - 1497 ca.), tavola; Forlì, Museo Civico

Da questo momento Palmezzano visse a Forlì concentrando la sua attività in particolare nel territorio romagnolo e diventando il pittore di riferimento dell'aristocrazia locale. Frutto della sua maturità artistica sono due dipinti, realizzati per la Chiesa del Carmine (ora alla Pinacoteca Civica), raffiguranti:

  • Annunciazione (1495 - 1497 ca.), tavola:[10] l'opera, in origine centinata (venne tagliata nel XVII secolo), è ritenuta da alcuni studiosi il suo capolavoro, per il solenne equilibrio e l'ampio respiro della scena.
  • Sant'Antonio Abate in trono tra san Giovanni Battista e san Sebastiano (1496 - 1497), tavola:[11] in questo dipinto, l'artista determinò il rapporto fra le figure, l'architettura ed il paesaggio, adottando il suo caratteristico schema compositivo, con la rappresentazione, impostata simmetricamente, e racchiusa entro uno spazio definito da pilastri tuscanici decorati da grottesche, un motivo ornamentale che compare qui per la prima volta.

Di poco successivo è il dipinto raffigurante:

La predisposizione di modelli stilistici e di iconografie di origine veneta continuò nelle opere eseguite durante questa fase di notevole attività:

Marco Palmezzano, Crocifissione di Gesù Cristo (1510), tavola; Firenze, Galleria degli Uffizi

Dopo i dipinti murali ad affresco, andati perduti, eseguiti per la cappella maggiore del Cattedrale della Santa Croce, nel 1501, Palmezzano realizzò per la Chiesa di San Francesco a Matelica una complessa pala d'altare raffigurante:

A questo periodo è riferibile anche un dipinto, ora al Walters Art Museum di Baltimora (USA), raffigurante:

L'originale rifacimento a motivi ed atmosfere veneziane, l'immersione nel paesaggio veneto-belliniano e l'impianto a spazio aperto, si ritrova nella dipinto rappresentante:

Nel 1506 eseguì la pala per l'altare maggiore del Duomo di Forlì raffigurante:

  • Comunione degli apostoli, tavola trasportata su supporto di alluminio, oggi esposta nella Pinacoteca Civica:[20] il dipinto fu messo in opera in occasione della venuta in città di papa Giulio II, nell'ottobre 1506. La centralità dell’opera è dimostrata dalla ricca bibliografia che la descrive a cominciare da Giorgio Vasari (1568) che nella Vita di Girolamo e Bartolomeo Genga la ricorda attribuendola al Palmezzano.[21] A lungo l'opera è stata ritenuta il dipinto più significativo del pittore, ma la critica moderna è ormai concorde nel considerarlo uno degli esiti meno efficaci del suo iter artistico, poiché l'insieme, monumentale, risulta compresso in uno spazio angusto, reso ancora più stretto dal difficile accordo tra i personaggi inginocchiati sul lato inferiore del dipinto, e l'edificio posteriore che dovrebbe contenerli.

Nel linguaggio dell'artista il richiamo a modelli importanti mutò sempre più, con il passare degli anni, in un indifferente eclettismo, caratterizzato da formule ripetitive che si manifestarono, pur mantenendo un egregia tecnica esecutiva, in figure dai caratteri uniformi, in rapporti tra luci e ombre oramai schematici, in contesti architettonici e paesaggistici abbastanza simili, che impiegavano il medesimo formato compositivo. Si distingue, tuttavia, in questa fase, per la complessa impostazione della scena e per l'innovativa iconografia utilizzata dal Palmezzano la pala conservata, con cornice originale, nella Basilica di San Mercuriale a Forlì, raffigurante:

Ultimi anni

Negli ultimi anni la produzione del Palmezzano, ormai priva di nuovi elementi di ricerca, è scandita da opere quali:

Marco Palmezzano, San Sebastiano (1515 - 1520 ca.), tempera su tavola; Budapest (Ungheria), Christian Museum
  • San Sebastiano (1515 - 1520 ca.), tempera su tavola, esposta al Christian Museum di Budapest.
  • Sant'Elena (1516), tavola eseguita per la Chiesa di San Domenico a Bertinoro, ora conservata presso la Pinacoteca Civica di Forlì.[26]

Inoltre, in questa fase, si ricordano, per la solennità della scena e il vigore delle figure, alcuni dipinti:

L'egemonia artistica di Palmezzano sul territorio romagnolo-marchigiano, fino all'epoca immutata, cominciò nel secondo decennio del XVI secolo ad affievolirsi con l'avvento della maniera raffaellesca. Nel 1518 il primo segnale di questo fu l'assegnazione a Girolamo Genga (14761551), da parte dei Monsignani, della decorazione ad affresco nella cappella Lombardini della Chiesa di San Francesco Grande.

Si nota nella sua attività artistica una perseveranza nei moduli stilistici quattrocenteschi anche in opere realizzate dopo il 1520 come:

Un certo sforzo di rinnovamento nei confronti della cultura figurativa emiliana e veneta Palmezzano rivela, ma solo tardivamente e soprattutto con poca convinzione, in alcuni dipinti realizzati negli ultimi anni di vita, quali:

Palmezzano si cimentò sporadicamente anche come architetto: nel 1506 realizzò i disegni per tre cappelle, oltre alla cappella Lombardini, nella chiesa di San Francesco Grande a Forlì; nel 1517 progettò l'ospedale dei Battuti Rossi, sempre a Forlì.

L'artista morì a Forlì entro il 25 maggio 1539. Il 29 marzo 1539 aveva redatto il testamento in cui, oltre a nominare eredi la moglie Maria e i nove figli, chiedeva di essere sepolto nella Chiesa di San Domenico.

Scuola ed influenza artistica

Marco Palmezzano ed il suo maestro Melozzo costituirono il centro propulsore della scuola rinascimentale forlivese. A tal proposito Antonio Paolucci, direttore emerito dei Musei Vaticani, parlando dell'artista e del contesto storico e territoriale, ha scritto:

« A Forlì l'arte figurativa assumeva aspetti distinguibili rispetto a quelli pur simili e fraterni presenti nelle città vicine. Il responsabile della differenza, l'artista che ha dato alla Forlì del Rinascimento una sua specifica identità, è stato Marco Palmezzano. »

Secondo C. E. Clement, la sua pittura che, è stata anche definita "geometrica" in quanto fortemente prospettica, come riconosce ad esempio Luca Pacioli, anticipa e prepara quella del Correggio, del Carracci e degli altri barocchi[33].

Tra i pittori su cui Palmezzano ha influito, si può citare anche il cosiddetto Maestro dei Baldraccani.

Cronologia delle opere

Note
Bibliografia
  • Enrico Maria Dal Pozzolo, Palmezzano a Venezia, in "Paragone. Arte", 48.1997(1998), ser. 3, 15/16, p. 47-57.
  • Carlo Grigioni, Marco Palmezzano, pittore forlivese: nella vita, nelle opere, nell'arte, Editore: Lega, Faenza 1956.
  • Marino Mambelli, L'altro Palmezzano, Editore: La Mandragora, Imola 2005
  • Antonio Paolucci, Luciana Prati, Stefano Tumidei (a cura di), Marco Palmezzano: il Rinascimento nelle Romagne, Editore: Silvana, Cinisello Balsamo 2005 ISBN: 9788882158033
  • Francis Russell, Marco Palmezzano: Forlì, in "The Burlington magazine", 148.2006, 1237, p. 294-295.
  • Ulisse Tramonti (a cura di), Marco Palmezzano. Itinerari nelle Romagne. Guida storico-artistica, Editore: Silvana, Cinisello Balsamo 2006 ISBN: 9788836606214
  • Marco Vallicelli, Franco Vignazia, Cum azuro et cum auro: Marco Palmezzano, la famiglia e il genio, Editore: Grafikamente, Forlì 2005
Voci correlate
Collegamenti esterni
  • Davide Righini, Marco Palmezzano su treccani.it in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 80, Treccani, (2014). URL consultato il 8-1-2018
  • Goffredo Silvestri, La forza di Marco su repubblica.it in La Repubblica. 14 dicembre 2005. URL consultato il 8-1-2018