Enciclica
Il termine enciclica (dal greco εν κύκλος, en kýklos, "in cerchio", cioè "lettera circolare"), in latino litterae encyclicae, indica le lettere che il Papa indirizza ai Vescovi e ai fedeli di tutto il mondo o di una sola nazione su importanti questioni di carattere dottrinale, morale, sociale, politico.
Nel corso delle epoche
Nei primi secoli
Nei tempi antichi la parola indicava una forma di comunicazione usata da principi e magistrati per far conoscere le proprie leggi e decreti o disposizioni[1].
Tali lettere, nei primi secoli della Chiesa, venivano inviate dai sommi pontefici e dai primati ai fedeli per consolidarli nella fede; per questo determinato fine ricevevano l'appellativo di Clericae; in seguito, se venivano dirette a tutti i fedeli, si chiamavano cattoliche, "non quod de rebus ad catholicam Ecclesiam pertinentibus agerent, sed a voce καθόλος (universus) quod scilicet a universos Christi fideles dirigebantur"[2] ("non perché trattassero di cose pertinenti la Chiesa Cattolica, ma dal termine καθόλος, kathólos (tutto) poiché cioè erano dirette a tutti i fedeli"). Queste ultime poi avevano diverse forme, in base alle quali erano dette:
- denuntiativae, se denunziavano a tutti i cristiani il nome degli eretici e degli scomunicati;
- declarativae, se oltre al nome degli eretici e al loro errore contenevano anche la professione di fede;
- indicativae, se, usate al tempo delle persecuzioni, riportavano il nome dei martiri perché fossero onorati dai fedeli: Eusebio[3] riporta quella della chiesa di Smirne sul martirio di San Policarpo;
- paschales, in cui il vescovo di Roma annunziava il giorno della Pasqua;
- enthronisticae erano invece le lettere che i vescovi appena eletti inviavano al popolo.
Eusebio[4] ricorda alcune lettere cattoliche di Dionisio (vescovo di Corinti)|Dionisio]], vescovo di Corinto.
La raccolta di queste lettere episcopali veniva chiamata Encyclia o Enkyclia: così ci riferisce papa Pelagio II (†590) in una sua lettera ai vescovi dell'Istria.
In epoca moderna
Solo molto tardivamente il vocabolo enciclica ha ricevuto un significato specifico e ha iniziato a indicare soltanto le più importanti comunicazioni che il Romano Pontefice indirizza a tutta la cristianità[5].
Nell'accezione usata oggi il termine comparve per la prima volta nella lettera di Papa Benedetto XIV, Ubi Primum (3 dicembre 1740); il Pontefice intitolò la lettera Epistola Encyclica et Commonitoria a omnes Episcopos ("lettera circolare e di insegnamento a tutti i vescovi"); in seguito poi la parola commonitoria non venne più usata. Forse tale denominazione, che doveva perpetuarsi in avvenire, fu mutuata dall'opuscolo del Bencini comparso pochi anni prima.
Nel XVIII secolo e nei primi anni del XIX le encicliche furono molto rare, mentre si moltiplicarono nel periodo successivo fino all'epoca attuale.
Carattere magisteriale
Le encicliche rappresentano una forma di magistero ordinario e universale del Sommo Pontefice e pertanto non contengono asserzioni dottrinarie infallibili; rappresentano però il magistero autentico e come tali hanno, fino a che la Chiesa ne riformi l'insegnamento, un carattere vincolante per tutti i cattolici.
Nelle altre confessioni cristiane
Nella Chiesa Greca ancora oggi si chiamano encicliche le lettere che il Patriarca indirizza a tutto il patriarcato, quando riguardano questioni attinenti alla propria Chiesa e il proprio rito.
Gli anglicani, seguendo l'uso romano, attribuiscono il nome di encicliche alle lettere circolari del Primate d'Inghilterra; significativa fu la Saepius Officio: si tratta della lettera inviata dai vescovi di Canterbury e di York ai loro "colleghi" nell'episcopato in risposta alla lettera Apostolicae Curae di Leone XIII sull'invalidità delle ordinazioni anglicane (13 settembre 1896).
Note | |
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fonti | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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