Papa Pelagio II

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Pelagio II
Papa
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battezzato
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Maestranze romane, Papa Pelagio II con il modello della Basilica (part. da Gesù Cristo benedicente tra papa Pelagio II e santi (ultimo quarto del VI secolo), mosaico; Roma, Basilica di San Lorenzo fuori le Mura
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte {{{età}}} anni
Nascita Roma
Morte Roma
7 febbraio 590
Sepoltura Città del Vaticano, Basilica di San Pietro
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Riammesso da
Precedente {{{Precedente}}}
Successivo {{{Successivo}}}
Incarichi ricoperti
prima dell'elezione
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
63° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
579
Consacrazione 26 novembre 579
Fine del
pontificato
7 febbraio 590
(per decesso)
Durata del
pontificato
10 anni, 2 mesi e 11 giorni
Segretario {{{segretario}}}
Predecessore papa Benedetto I
Successore papa Gregorio I
Extra Papa Pelagio II
Anni di pontificato


Cardinali 4 creazioni in 2 concistori
Proclamazioni
Antipapi
Eventi
Venerato da {{{venerato da}}}
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione [[{{{aB}}}]]
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza [[{{{ricorrenza}}}]]
Altre ricorrenze
Santuario principale {{{santuario principale}}}
Attributi {{{attributi}}}
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di {{{patrono di}}}
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
Nome completo {{{nome completo}}}
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Pelagio II (Roma; † Roma, 7 febbraio 590) è stato il 63º vescovo di Roma e papa latino dal 26 novembre 579 alla sua morte.

Biografia

Origini

Nato probabilmente a Roma, era però di origine gotica, suo padre si chiamava, infatti, Vinigildo.

Pontificato

Gli atti più importanti di Pelagio sono da mettere in relazione ai Longobardi, o allo Scisma dei tre capitoli

Egli successe a papa Benedetto I quando i Longobardi stavano assediando Roma, la sua consacrazione fu ritardata nella speranza che la sua elezione fosse confermata dall'imperatore.

L'assedio di Roma da parte dei Lombardi e il loro controllo delle grandi vie d'acqua fu efficace, per cui egli fu consacrato dopo quattro mesi, il 26 novembre.

Mossi, così sembrerebbe, dalle parole del nuovo Papa e ancora di più dal suo denaro e da quello dell'imperatore, i Longobardi alla fine lasciarono i dintorni di Roma. Quindi Pelagio mandò subito un'ambasciata (di cui faceva parte quasi sicuramente il diacono Gregorio) a Costantinopoli per spiegare le circostanze della sua elezione e chiedere che fossero mandati degli aiuti per salvare Roma dai barbari.

Non molti aiuti per l'Italia giunsero in quel periodo dall'Impero Romano d'Oriente. L'imperatore Maurizio inviò solo dopo alcuni anni, circa nel 584, un nuovo ufficiale in Italia con il titolo di esarca e con autorità sia civile che militare su tutta la penisola, ma, quando giunse a Ravenna, questo nuovo funzionario portò con sé solo un'insufficiente forza militare e frattanto sia il Papa che l'imperatore si erano rivolti ai Franchi.

Verso l'inizio del suo pontificato (ottobre 580 o 581), Pelagio scrisse ad Aunacario (o Aunario) vescovo di Auxerre, uomo di grande influenza sui vari re franchi e lo implorò di dare prova concreta dello zelo che egli aveva professato per la Chiesa romana, esortando i re franchi a venire in aiuto di Roma:

« Noi crediamo che il fatto che i Principi franchi professino la fede ortodossa[1] sia stato determinato da una legge della Divina Provvidenza; come avvenne agli Imperatori Romani, affinché potessero aiutare la città, da qui alla sua rinascita (..) Persuadeteli con tutta la convinzione possibile a tenersi lontano da ogni amicizia o alleanza con i nostri più indicibili nemici, i Longobardi »

Alla fine gli inviti del Papa o le azioni politiche dell'imperatore indussero i Franchi ad attaccare i Longobardi in Italia, ma il loro zelo per la causa imperiale o papale fu presto esaurita ed essi si fecero corrompere a lasciare la penisola. Le difficoltà degli italiani accrebbero. Pelagio aveva già mandato a Costantinopoli il più sapiente del suo clero, il diacono Gregorio, successivamente papa Gregorio I. Da messaggero del Papa, il diacono era stato incaricato di frequentare il palazzo imperiale giorno e notte, di non assentarsi mai da lì nemmeno per un'ora e di fare ogni sforzo per indurre l'imperatore a mandare aiuti a Roma. A lui Pelagio spediva lettere su lettere per esortarlo a un maggiore sforzo. Egli implorò anche il nuovo esarca di Ravenna, Decio (584) a soccorrere Roma, ma gli fu riferito che era incapace di proteggere il suo esarcato, dunque ancora meno Roma.

Fallito il tentativo di ottenere aiuti da Ravenna, mandò una nuova ambasciata a Costantinopoli ed esortò Gregorio a tentare di ottenere il desiderato aiuto:

« Qui siamo in tali difficoltà che a meno che Dio muova il cuore dell'imperatore ad avere pietà di noi e ci mandi un generale militare [magister militum] e un duca, noi saremo interamente alla mercé dei nostri nemici, poiché quasi tutto il distretto intorno a Roma è senza protezione; e l'esercito di questa indicibile gente prenderà possesso dei luoghi ancora in mano all'impero »

Sebbene nessuna truppa imperiale giunse a Roma, l'esarca riuscì a concludere una tregua con i Longobardi. Avvantaggiandosi di questa "pace e quiete", Pelagio II rinnovò gli sforzi del suo omonimo per mettere fine allo scisma causato in Italia dalla condanna dei Tre Capitoli di Vigilio.

Il diacono Gregorio fu richiamato da Costantinopoli e assistette il papa nella corrispondenza a cui si diede immediatamente inizio con il vescovo Elia di Grado e i vescovi d'Istria. In una lettera dopo l'altra il Papa li invitò a ricordare che la fede di Pietro non poteva essere annientata o cambiata e che quella fede che egli conservava era la fede del Concilio di Calcedonia così come dei primi tre concili generali; e in termini ancora più patetici li esortò a stringersi attorno a quella gloriosa unità ecclesiastica che stavano distruggendo per amore di superflue questioni e nel difendere capitoli eretici.

Le parole del Papa non ebbero effetto sugli scismatici e ugualmente non ebbe effetti la violenza dell'esarca Smaragdus, che sequestrò Severus, il successore di Elia e con le minacce lo costrinse a entrare in comunione con il vescovo ortodosso, Giovanni di Ravenna (588). Ma appena possibile Severus ritornò alla sua sede vescovile, ripudiò ciò che aveva fatto e lo scisma continuò ancora per circa duecento anni.

Alla fine del 589 Roma fu devastata di una violenta epidemia di peste (la lues inguinaria), la "morte nera" venuta dall'Egitto, che fece tra le sue vittime anche lo stesso Pelagio, che morì il 7 febbraio 590. Fu sepolto nella Basilica di San Pietro in Vaticano.

Opere

Pelagio fu uno dei papi che lavorò per promuovere il celibato del clero ed emanò restrizioni così rigide su questo argomento, riguardo ai vicediaconi di Sicilia, che il suo successore Gregorio I le modificò. Gregorio ripetette invece anche con maggior enfasi la protesta di Pelagio contro l'assunzione del titolo ""ecumenico" da parte del patriarca di Costantinopoli fu ripetuta con maggiore enfasi dal suo precedente segretario.

Tra le opere di pietà registrate da Pelagio possono essere annoverate: l'abbellimento del reliquiario di san Pietro; la trasformazione della sua casa in un ospedale per i poveri; la ricostruzione della Basilica di San Lorenzo, dove si può vedere un mosaico raffigurante lo stesso pontefice che offre a Cristo il modello della stessa chiesa.


Predecessore: Papa Successore: Emblem of the Papacy SE.svg
papa Benedetto I 26 novembre 579 - 7 febbraio 590 papa Gregorio I I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
papa Benedetto I {{{data}}} papa Gregorio I
Note
  1. nel senso di non eretica
Fonti
Bibliografia
  • Claire Sotinel, Pelagio II, Enciclopedia dei Papi, I, Roma, 2000, pp. 541-546, online.
  • Biagia Catanzaro, Francesco Gligora, Breve Storia dei papi, da San Pietro a Paolo VI, Padova 1975, p. 69
Voci correlate
Collegamenti esterni