Potrei ancora indicare il luogo, il posto preciso dove il beato Policarpo sedeva e insegnava; potrei descrivere come veniva e come andava, ritrarre le fattezze del suo corpo, esporre i discorsi che teneva al popolo, raccontare la familiarità che aveva con l'apostoloGiovanni e con gli altri discepoli che avevano udito il Signore; io potrei dirti infine come ripeteva i loro racconti, e quanto essi avevano udito dalla bocca stessa di Gesù.
Memoria di san Policarpo, vescovo e martire, che è venerato come discepolo del beatoapostoloGiovanni e ultimo testimone dell’epoca apostolica; sotto gli imperatori Marco Antonino e Lucio Aurelio Commodo, a Smirne in Asia, nell’odierna Turchia, nell’anfiteatro al cospetto del proconsole e di tutto il popolo, quasi nonagenario, fu dato al rogo, mentre rendeva grazie a Dio Padre per averlo ritenuto degno di essere annoverato tra i martiri e di prendere parte al calice di Cristo.»
Dalla sua celebre passio, redatta sotto forma di lettera da Marcione e inviata alla comunità cristiana di Filomelio, si deduce che nacque nel 69 (avrebbe subito il martirio all'età di 86 anni): nacque da genitori cristiani e fu discepolo, con Papia di Gerapoli, dell' apostolo Giovanni, dal quale fu consacrato vescovo e fu messo a capo dei cristiani della città di Smirne.
Nato da genitori cristiani acquistò ben presto autorità, tanto che venne designato vescovo di Smirne e mandato a Roma da papa Aniceto come rappresentante dei cristiani dell'Asia Minore.
In quanto uno tra i più autorevoli e stimati vescovi del suo tempo, nel 154 fu scelto come rappresentante della Chiesa d'Asia e inviato a Roma a discutere con papa Aniceto la questione della data di celebrazione della Pasqua. Su tale argomento non si giunse a un accordo tra i vescovi di Smirne e di Roma, ma Policarpo seppe mantenere l'unità della fede nel rispetto delle diversificate tradizioni delle due Chiese locali. Lui e il Papa rimasero entrambi in comunione e si separarono in pace. Inoltre, la sua permanenza presso la Sede apostolica non fu inutile: egli ebbe infatti occasione di confutare efficacemente gli Gnostici e di impedire che false dottrine conquistassero facilmente i fedeli.
Fu maestro di Ireneo di Lione, fondatore delle chiese nelle Gallie e suo biografo. Dei suoi numerosi scritti, ci sono pervenute solo una lettera scritta alla comunità di Filippi (107 circa), in cui riferisce del viaggio di Ignazio di Antiochia a Smirne e dalla quale si ricavano numerose informazioni sugli usi e la fede dei primi cristiani.
Durante l'impero di Antonino Pio, fu catturato per ordine del proconsole Stazio Quadrato: essendosi rifiutato di sacrificare per l'imperatore, fu condannato ad essere arso vivo nello stadio della sua città; secondo la passio di Marcione, visto che miracolosamente le fiamme non lo consumavano, fu finito con un colpo di spada.