Francesco Borghero

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Francesco Borghero, S.M.A.
Presbitero
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battezzato
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p. Francesco Borghero
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 62 anni
Nascita Ronco Scrivia
1830
Morte Genova
1892
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione [[]]
Professione religiosa [[]]
Ordinato diacono
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Ordinazione presbiterale 1854
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Conclave del 2013
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Fine del
pontificato
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11 anni e 7 mesi
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Erede
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P. Borghero fu un grande pioniere dell'evangelizzazione. Non è rimasto molto tempo sulla terra africana, ma vi ha fatto lunghi e faticosi viaggi, sempre alla ricerca di fondazioni nuove, più salubri per i suoi missionari. Era un gigante della missione. Ciò che ha fatto, le tracce che ha lasciato al di là del suo Diario, testimoniano che era un uomo non comune, un prete pieno di zelo, un evangelizzatore appassionato di Gesù Cristo. La sua attenzione verso i bisogni più comuni della gente così come la sua capacità di relazionarsi anche con i grandi di questo mondo saltano agli occhi.
Virgolette chiuse.png
(Bernardin Gantin, prefazione a Francesco Borghero, 2002.)

Francesco Borghero (Ronco Scrivia, 1830; † Genova, 1892) è stato un presbitero e missionario italiano, della Società delle Missioni Africane, tra i primi evangelizzatori del Benin.

Vita

Fu il primogenito di dodici figli. Ricevette la sua formazione umanistica presso i Gesuiti a Voghera, e quella teologica nel seminario di Genova.

Seguì l'Abate benedettino Pier Francesco Casaretto a Subiaco, dove venne ordinato presbitero nel 1854, e dove insegnò fino al 1857. Animato dal desiderio della missione, non riuscendo a partire missionario con i benedettini si unì a Mons. Brésillac che lo portò con sé a Lione nel luglio 1858 ed entrò quindi nella Società delle Missioni Africane fondata dallo stesso Brésillac.

Il 18 aprile 1861 sbarcò con lo spagnolo P. Francesco Fernandez a Ouidah in Benin, e quella data segnò l'inizio della presenza dei missionari cattolici in quel Paese. In questa città e nelle città vicine, incontrò ex schiavi brasiliani che vivevano in una sorta di sincretismo religioso. A loro sono dedicò le prime cure pastorali.

Cartina della Costa degli schiavi, 1865, opera del Borghero e dell'esploratore Richard Burton, scopritore delle foci del Nilo

Si dedicò con dedizione assoluta all'annuncio del Vangelo, alla cura dei malati e all'educazione dei giovani. Il 1º dicembre celebrò la prima Messa ad Abomey. L'8 marzo giunse a Lagos, nell'attuale Nigeria e ivi celebrò la prima Messa. Il 10 marzo ripartì alla volta di Accra, nell'attuale Ghana). Il 16 marzo giunse a Cape Palmas, nello stato indipendente della Liberia, dove incontrò il presidente e gli chiese il permesso di fondare nel paese missioni cattoliche.

Al ritorna dall'Africa, nel 1865, unico sopravvissuto delle prime spedizioni, la Santa Sede lo mise a disposizione del duca Scipione Salviati, esponente di spicco del cattolicesimo romano e internazionale. Terminò la sua vita nel 1892, professore e direttore spirituale in uno dei due seminari maggiori di Genova.

Spiritualità missionaria

Cartina della Costa degli schiavi, 1865, opera del Borghero

Il Borghero fu un uomo dalle mille conoscenze e dai mille interessi. Iniziando il suo affascinante Diario, propone a coloro che vogliono diventare missionari ciò che in effetti rispecchia la sua formazione e la sua vita:

« Un missionario deve avere prima di tutto lo spirito degli apostoli, l'amore per N.S. Gesù Cristo a un grado eroico, il desiderio ardente di propagare la Chiesa tra tutti i popoli. Consiste in questo il suo principale patrimonio. Ma per servirsene nel migliore dei modi in mezzo agli uomini ha bisogno anche di quei mezzi umani che hanno attinenza alla vita esteriore.

Perciò, oltre agli studi sacri, propri dello stato ecclesiastico, il missionario si trova nella necessità di conoscer un certo numero di lingue, di possedere le nozioni elementari dell'astronomia, la geografia, l'architettura, la medicina e la chirurgia spicciola, l'agricoltura. Deve sapere anche servirsi delle sue mani per essere, all'occasione, falegname, fabbro e sarto, senza contare che, più d'ogni altro, deve essere avvezzo alla fatica delle marce a piedi, sotto l'ardore del sole, al rigore del freddo. Deve inoltre potersi nutrire delle cose più semplici, accontentandosi di poco, in grado di dormire sulla nuda terra, a cielo aperto quando le circostanze lo esigono. »

(Diario del primo missionario del Dahomey 1860-1864, p. 42)

Opere

Il p. Borghero al tempo della sua partenza per la missione

Di lui ci rimangono innumerevoli scritti. Una parte delle sue lettere sono appena state pubblicate in francese:

  • (FR) Lettres du Dahomey: Correspondance des premiers Pères de la Société des Missions Africaines (Avril 1861-1862), Karthala 2011, ISBN 9782811105136

In italiano è stato pubblicato:

Bibliografia
Voci correlate