Da Cathopedia, l'enciclopedia cattolica.
Giangiacomo Teodoro Trivulzio o Vivulzio Cardinale
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Titolo cardinalizio
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Incarichi attuali
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Età alla morte |
59 anni
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Nascita
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Milano 1597
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Morte
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Milano 3 agosto 1656
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Sepoltura
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Cappella di famiglia nella Basilica di Santo Stefano (Milano).
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Conversione |
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Appartenenza |
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Vestizione |
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Vestizione |
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(vedi)
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Creato Cardinale
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19 novembre 1629 da Urbano VIII (vedi)
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Giangiacomo Teodoro Trivulzio o Vivulzio (Milano, 1597; † Milano, 3 agosto 1656) è stato un cardinale e politico italiano. Eseguì ambascerie per il re di Spagna; intraprese poi la carriera ecclesiastica, ottenendo nel 1629 il cardinalato. Rappresentante del partito spagnolo a Roma, ebbe poi altre cariche politiche e militari: fu viceré d'Aragona, di Sicilia, di Sardegna e infine nel 1655 fu governatore di Milano.
Cenni biografici
Primogenito di Carlo Emanuele Teodoro Trivulzio e di Caterina Gonzaga, fu battezzato il 1º novembre 1597 con i nomi di Giovanni Giacomo Teodoro Gioseffo Melchiore Simone Pio Valente.
La sua famiglia, pur avendo domini terrieri e rango, non aveva però in quel momento prerogative politiche che gli permettessero di esprimere al massimo il suo prestigio in una Lombardia in quel momento sotto la corona di Spagna. Furono infatti le glorie passate del casato, legate soprattutto alla dominazione francese, a spingere il governo spagnolo a non fidarsi completamente della fedeltà dei Trivulzio. Fu così che il padre di Gian Giacomo Teodoro, al pari di tanti altri gentiluomini lombardi, pur di far riacquistare alla sua casata la fiducia regia, decise di partire per le Fiandre, dove servì la Corona in guerra morendovi del 1609.
L'educazione di Teodoro da quel momento dipese unicamente dalla madre. La formazione umanistica fu subito affiancata, secondo la moda dell'epoca e appena l'età lo permise, dall'insegnamento delle maniere consone a un gentiluomo del suo rango; e fu così che giovinetto partì per apprendere l'arte del buon cortigiano, nelle corti dei parenti del suo casato a Mantova e Urbino[1]. Divenne cavaliere dell'Ordine di Santiago nel 1606 e patrizio milanese nel 1609. Nel 1615, sposò Giovanna Maria Grimaldi, figlia di Ercole I di Monaco e di Maria Landi, dei principi della Val di Taro. Dal matrimonio nacquero due figlie, Ottavia e Caterina e un figlio, Ercole Teodoro. La madre morì dando alla luce il terzogenito.
Dalla moglie ottenne il titolo di signore della val Mesolcina dal 17 settembre 1622 col titolo di Illustre. Ottenne la cittadinanza germanica nel 1625. Pur ricevendo varie proposte di nuove nozze, decise di intraprendere la carriera ecclesiastica. Divenne chierico della camera apostolica quello stesso anno. Dal 21 aprile 1626 fu protonotario apostolico partecipante. Nel 1628 fu nominato governatore di Collescipoli.
Non si hanno notizie sulla sua ordinazione sacerdotale. Fu creato cardinale da Papa Urbano VIII nel Concistoro del 19 novembre 1629, ricevendo la berretta rossa e la diaconia di San Cesareo in Palatio il 17 dicembre di quello stesso anno. Fu legato nelle Marche dal 2 giugno 1631 e governatore generale della milizia nazionale di Milano e sovrintendente della fortezza milanese nel 1638.
Nel 1635 ottenne la reggenza pro-tempore del principato di Castiglione dalle mani del nipote Luigi Gonzaga. Commissario imperiale, Grande di Spagna di I classe a partire dal 1642, divenne Viceré e capitano generale d'Aragona nello stesso anno.
Nel 1644 partecipò al conclave che elesse a pontefice Innocenzo X, optò per la diaconia di San Nicola in Carcere il 17 ottobre di quell'anno. Dal 12 dicembre 1644 passò alla diaconia di Sant'Angelo in Pescheria, divenendo presidente e capitano generale del Regno di Sicilia tra il 1647 e il 1649. Viceré di Sardegna dal 1649, optò per la diaconia di Sant'Eustachio il 23 settembre 1652, passando a quella di Santa Maria in Via Lata dal 21 luglio 1653. Cardinale protodiacono, partecipò al conclave del 1655 e venne nominato cardinale presbitero di Santa Maria del Popolo dal 14 maggio 1655. Governatore e capitano generale del Ducato di Milano ad interim dal 2 dicembre 1655, rimase in carica sino alla morte.
Morì a Milano il 3 agosto 1656 e venne sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa cittadina di Santo Stefano.
Onorificenze
Successione degli incarichi