Giovanni V del Portogallo

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Giovanni V del Portogallo
Laico
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battezzato
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Titolo
Incarichi attuali
Re del Portogallo
Età alla morte 60 anni
Nascita Lisbona
22 ottobre 1689
Morte Lisbona
31 luglio 1750
Sepoltura Monastero di São Vicente de Fora (Pantheon Reale del Casato di Braganza)
Conversione
Appartenenza
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Re del Portogallo e dell'Algarve
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In carica 9 dicembre 170631 luglio 1750
Incoronazione
Investitura
Predecessore

Pietro II

Erede
Successore

Giuseppe

Nome completo João Francisco António José Bento Bernardo de Bragança
Trattamento
Onorificenze
Nome templare {{{nome templare}}}
Nomi postumi
Altri titoli
Casa reale Braganza
Dinastia
Padre Pietro II del Portogallo
Madre Maria Sofia di Neuburg
Coniuge

Consorte

Maria Anna d'Austria

Consorte di

Figli
Religione cattolica
Motto reale
Firma Assinatura d'El-Rei Joao V.jpg
Collegamenti esterni
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Giovanni V del Portogallo, o Giovanni V di Braganza (Lisbona, 22 ottobre 1689; † Lisbona, 31 luglio 1750), è stato un sovrano portoghese, ventiquattresimo re del Portogallo dal 1706 fino alla morte.

Cenni biografici

Giovanni nacque il 22 ottobre 1689 a Lisbona, ed era il secondogenito del re Pietro II e dalla regina Maria Sofia di Neuburg. Venne battezzato il 19 novembre successivo nella Cappella del Palazzo Reale e gli vennero dati i nomi di João Francisco António José Bento Bernardo. Il primogenito della coppia Giovanni, principe del Brasile, morì prematuramente l'anno prima della nascita di Giovanni.

Sotto di lui fu introdotto l'assolutismo in Portogallo, dato che che le Cortes, l'Assemblea degli Stati portoghesi, con cui la nobiltà era originariamente coinvolta nel governo, non furono mai convocate sotto il suo regno. Giovanni V ricevette un'ottima educazione, grazie in particolare ai precettori gesuiti: Francisco da Cruz, João Seco e Luís Gonzaga, che lo resero uno statista capace, altamente istruito e interessato a molti campi. Oltre all'influenza di questi maestri egli prese come suo modello di monarca Luigi XIV di Francia.

Salì al trono appena diciottenne, mentre la nazione era impegnata nella guerra di successione spagnola. Pochi mesi prima dell'incoronazione, l'esercito portoghese, guidato dal generale Marquês das Minas, era entrato trionfante a Madrid. Ma la permanenza in terra spagnola terminò con la sconfitta nella battaglia di Almansa, dove le armate Franco-Spagnole sotto il comando del duca di Berwick sconfissero pesantemente le forze alleate del Portogallo, del Regno Unito e delle Province Unite, comandate da Henri de Massue, riprendendo gran parte della Spagna orientale per i Borbone.

Il 28 ottobre 1708 Giovanni V prese in moglie Maria Anna d'Austria, figlia dell'imperatore Leopoldo I, e la coppia ebbe sei figli:

La guerra di successone proseguì sino al 1713, quando il Portogallo e la Francia fecero pace. A questa fece seguito nel 1715 la pace con la Spagna.

Nel 1710 la Santa Sede aveva inviato come nunzio presso Giovanni V mons. Vincenzo Bichi. Il suo comportamento durante la sua lunga nunziatura portoghese sollevò un larghissimo risentimento nel clero portoghese, specialmente quello regolare. Le rimostranze furono esaminate dalla congregazione dei Vescovi e sottoposte a Clemente XI, che lo richiamò a Roma per giustificare il suo comportamento. Severamente ammonito, poté ritornare a Lisbona, ma il suo contegno non cambiò. Giovanni V gli attribuì importanti ricompense per ottenere dal Bichi un riconoscimento di prima classe della nunziatura, come allora avevano le principali corti europee.

Il 7 novembre 1716 l'arcidiocesi di Lisbona fu elevata a patriarcato con la bolla In Supremo Apostolatus Solio di papa Clemente XI,[1] nota come "bolla d'oro", perché il sigillo fu apposto su un disco d'oro anziché di piombo.

Nel 1717 Giovanni V accolse la richiesta pontificia per intervenire con una flotta in aiuto di Venezia contro i Turchi. Grazie anche al suo contributo, nella battaglia navale di Matapan, i turchi furono sconfitti. Il monarca ritenne propizio il momento per pretendere la porpora per il Bichi al suo rientro a Roma. Con la nomina a cardinale del Bichi, la corte di Lisbona intendeva così costituire un precedente che permettesse in futuro di ottenere il riconoscimento del grado di prima classe per la nunziatura portoghese, al pari di quelle di Madrid, di Parigi, di Praga e di Vienna. Allorché il re comunicò alla Santa Sede la propria decisione di non permettere che il nunzio abbandonasse il paese senza la nomina a cardinale, Clemente XI replicò nel settembre dell'anno successivo richiamando il nunzio e nominando a succedergli il napoletano Giuseppe Firrao.

La situazione non cambiò sotto Innocenzo XIII, il quale nel maggio del 1721 confermò come nunzio il Firrao e rifiutò di piegarsi alle pretese portoghesi anche quando il re minacciò di interrompere le relazioni diplomatiche. L'empasse proseguì anche sotto Benedetto XIII che, dopo un iniziale approccio conciliante alle richieste del cardinale portoghese José Pereira de Lacerda, preferì seguire il parere di una parte cospicua del Sacro Collegio capeggiata dall'ambasciatore francese, cardinale di Melchior de Polignac, e dallo stesso cardinale segretario di stato Niccolò Maria Lercari, i quali sottolineavano l'inopportunità di premiare con la dignità cardinalizia l'ostinata disobbedienza del Bichi. Come reazione nel 1728 il re del Portogallo ruppe le relazioni diplomatiche con la Santa Sede.[2]

Con Clemente XII, preoccupato dalle gravi conseguenze determinate nella Chiesa portoghese dall'annoso contrasto, la vertenza fu risolta con l'impegno della Santa Sede dell'autunno del 1730 a promuovere il Bichi, con l'unica richiesta che il prelato presentasse formale atto di obbedienza al Papa. Il re revocò tutte le disposizioni del 1728 e Lisbona da allora fu promossa a nunziatura di prima classe come Madrid, Parigi e Vienna. In seguito Clemente XII conferì al re il titolo di "re più fedele" (in portoghese Rei fidelíssimo) siglando l'avvenuta riconciliazione.

Sotto Giovanni V il Portogallo visse una effimera "seconda età dell'oro", della quale testimoniano oggi molti dei magnifici edifici eretti dal re. La momentanea grande disponibilità finanziaria del regno, frutto dello sfruttamento delle risorse minerarie delle colonie, permise al re di realizzare grandi opere edilizie come: il palazzo del monastero di Mafra, che aveva promesso di innalzare se sua moglie, Maria Anna d'Austria, gli avesse dato dei discendenti; la biblioteca dell'Università di Coimbra; l'acquedotto di Águas Livres a Lisbona.

Nel 1744 fu colpito da paralisi e lasciò la conduzione degli affari di stato al francescano padre Gaspare da Incarnação. Morì a Lisbona il 31 luglio 1750. Lasciò il regno indebitato, in particolare con la Francia, a causa delle spese del re e alla diminuzione dei proventi delle miniere d'oro del Brasile.

Predecessore: Re del Portogallo Successore: Flag of Portugal.svg
Pietro II 9 dicembre 1706 - 31 luglio 1750 Giuseppe I I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Pietro II {{{data}}} Giuseppe I
Note
  1. Testo della bolla in: Bullarum diplomatum et privilegiorum, vol. XXI, pp. 724-739.
  2. Gaspare De Caro, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 10, 1968, BICHI, Vincenzo
Bibliografia
  • Angelo Ribeiro - Enciclopedia Italiana (1933) online