Mausoleo di Santa Costanza (Roma)
Mausoleo di Santa Costanza | |
Roma, Mausoleo di Santa Costanza | |
Altre denominazioni | Chiesa di Santa Costanza |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via Nomentana, 349 00162 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 86205456; +39 06 8610840 |
Fax | +39 06 8610840 |
Posta elettronica | SantAgnesefuorileMura@VicariatusUrbis.org |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Parrocchia di Sant'Agnese fuori le Mura |
Oggetto tipo | mausoleo |
Dedicazione | Santa Costanza |
Fondatore | Costanza (o Costantina) |
Data fondazione | 337-351 |
Stile architettonico | paleocristiano |
Inizio della costruzione | 337-351 |
Completamento | 1884 |
Strutture preesistenti | Catacomba di Sant'Agnese |
Pianta | centrale |
Materiali | laterizi a vista, tufo e pietra pomice |
Diametro Massimo | 22,50 m |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
Il Mausoleo di Santa Costanza, detto anche Chiesa di Santa Costanza, è un edificio di culto di Roma, situato lungo la via Nomentana, nel quartiere Trieste: esso, insieme alla vicina Basilica di Sant'Agnese fuori le Mura, ai resti della Basilica costantiniana e alla Catacomba di Sant'Agnese, costituisce probabilmente il più importante e articolato complesso monumentale che testimoni l'età paleocristiana e altomedievale in Roma; di grande suggestione e di estremo interesse storico-artistico e archeologico.
Storia
Dalle origini al Medioevo
Il mausoleo fu fatto costruire probabilmente durante il suo soggiorno romano da Costanza (o Costantina), figlia dell'imperatore Costantino (274–337) e della sua seconda moglie Fausta (290 ca.–326), tra il 337 e il 351 (nel periodo di vedovanza della stessa), a ridosso della Basilica costantiniana, presso la sepoltura di sant'Agnese, della quale secondo la tradizione era una devota perché l'aveva guarita dalla lebbra. Vi furono sepolte sia la stessa Costanza (318 ca.– 354) che sua sorella Elena (325 ca.–360), come è documentato dallo storico Ammiano Marcellino (330 ca.-post 400) che ricorda come la tomba fosse in suburbano viae Nomentanae (XXI 1,5), ossia "nella proprietà imperiale della via Nomentana": quindi, anche questo, come gli altri mausolei imperiali, era collocato in una proprietà privata dell'imperatore.
L'edificio fu successivamente utilizzato come battistero della Basilica di Sant'Agnese, sorta nell prima metà del VII secolo, poiché la tipologia a pianta centrale si adattava particolarmente bene a tale destinazione d'uso.
Nel 1254 il mausoleo fu trasformato in chiesa, intitolata a santa Costanza,[1] per volere di papa Alessandro IV (1254-1261).
Dal Rinascimento ad oggi
Nel Rinascimento, a causa delle sue caratteristiche spaziali e del grado di conservazione, fu oggetto di un grande interesse da parte degli architetti dell'epoca, che lo presero a modello.[2]
Nel 1620, per volontà di Urbano VIII (1623-1644), il cardinale Fabrizio Verallo (1566-1624), fece eliminare completamente la decorazione musiva della cupola (splendida, secondo le testimonianze iconografiche che ci sono giunte), poiché già da tempo versava in un pessimo stato di conservazione e minacciava di crollare, sostituendola con modesti dipinti murali ad affresco.
Nel XVII secolo divenne ritrovo di artisti fiamminghi riuniti in un'associazione chiamata Bentvogels (uccelli della banda), anche in conseguenza di un erronea identificazione del sito da parte degli eruditi umanisti con un tempio dedicato a Bacco. In occasione dell'ammissione di un nuovo membro nell'associazione, che prevedeva che, dopo aver festeggiato per tutta la notte, all'alba i bentvogels si recassero al cosiddetto "Sepolcro di Bacco" (cioè il sarcofago di porfido rosso di Costanza), per un'ultima libagione: questo uso venne proibito nel 1720 da Clemente XI (1700-1721).
L'edificio, parzialmente rimaneggiato nel corso dei secoli, fu ulteriormente restaurato nel 1884, durante il pontificato di Leone XIII (1878-1903).
Descrizione
Il suggestivo edificio è uno degli esempi più significativi di adattamento di una struttura romana in luogo di culto cristiano, eretto nel periodo paleocristiano.
Esonartece
Il mausoleo-chiesa, tutto in laterizi a vista, è un'ampia costruzione che si apre sul lato sud-orientale della Basilica costantiniana ed è preceduto dai resti di un esonartece (1) a forcipe[3] con due nicchie rettangolari che fiancheggiano l'ingresso.
Interno
L'interno, a pianta centrale, è formato da una rotonda circolare (2) coperta a cupola, circondata da un deambulatorio (3) e da esso separata da 12 coppie di colonne di granito, tutte di spoglio, con capitelli marmorei di ordine composito e collegati fra loro, due a due, da pulvini disposti in senso radiale, così da creare moti centrifughi e centripeti che guidano dalla penombra dell'ambulacro al luminoso spazio centrale.
La cupola è realizzata con una tecnica costruttiva tipicamente romana, composta da nervature in laterizi, che ingabbiano la concrezione di tufo e pietra pomice e sorretta da un tamburo in cui si aprono dodici finestre centinate che illuminano l'edificio nella sua parte centrale, conferendogli quel dinamismo da cui deriva buona parte del fascino dell'edificio. All'interno la cupola era ricoperta di mosaici - oggi scomparsi - e le pareti sottostanti del tamburo erano dotate di un rivestimento marmoreo policromo in opus sectile (cioè a tarsia), di cui oggi non ci rimangono che alcuni disegni, come testimonianze.
All'esterno del deambulatorio ne correva un altro, andato perduto, simile a quello che ancora oggi si nota nella Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio di poco posteriore.
La pianta circolare del mausoleo è derivata da modelli romani di templi, mausolei, ninfei (il Pantheon, il Mausoleo di Augusto, il cosiddetto tempio di Minerva Medica) e deve la caratteristica più innovativa - i due spazi circolari concentrici - a un edificio di poco precedente destinato a influenzare notevolmente l'architettura medioevale: il Martyrium del Santo Sepolcro eretto a Gerusalemme da Costantino e dalla madre Elena (248-329). Un altro esempio simile di integrazione tra mausoleo e basilica, in epoca costantiniana, è costituito dal Mausoleo di Elena (l'attuale Tor Pignattara) realizzato a ridosso della Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro sulla via Labicana, oggi via Casilina. Inoltre è riferibile anche ad altri modelli tardo antichi dell'inizio del IV secolo, quali il ninfeo degli Horti Liciniani, anche se la presenza del deambulatorio esterno rappresenta un elemento tipico dell'architettura paleocristiano che qui trova una delle sue prime applicazioni.[4]
Decorazione musiva
Il deambulatorio (3) è coperto con una volta a botte, decorata da splendidi mosaici databili alla metà del IV secolo, opera di maestranze romane, miracolosamente conservati e in parte rifatti nella prima metà del XIX secolo. Questi sono divisi in undici scomparti a fondo bianco: i primi, vicino all'ingresso, presentano una decorazione geometrica, mentre man mano che ci si accosta all'asse del monumento (costituito dalla nicchia di fondo, 4) predomina una decorazione figurata. I motivi si ripetono sui due lati. Essi presentano:
- nel primo scomparto: Motivo decorativo geometrico.[5]
- nel secondo e undicesimo scomparto: Motivo decorativo stellato con delfini.[6][7]
- nel terzo e decimo scomparto: Motivo decorativo con animali, eroti e baccanti.[8][9]
- nel quarto e nono scomparto: Scene di vendemmia e ritratto femminile a mezzo busto; Scene di vendemmia e ritratto di uomo a mezzo busto:[10][11] nei due busti si vuole riconoscere i ritratti di Costantina e del primo marito Annibaliano, re del Ponto.
- nel quinto e ottavo scomparto: Motivo decorativo a tondi con figure.[12][13]
- nel sesto e settimo scomparto: Offerte funebri:[14][15] in questi due pannelli sono raffigurate nature morte con fiori, frutta, anfore, uccelli, derivati dal tipo di mosaico ellenistico detto asáraton oikos, cioè "pavimento non spazzato".
Il ritmo delle pareti laterali è scandito da varie nicchie. Le quattro in corrispondenza dei quattro assi sono di dimensioni maggiori: di forma rettangolare le due sull'asse longitudinale, semicircolari quelle sull'asse trasversali. I corrispondenti spazi tra le doppie colonne (intercolumni) sono più larghi e più alti degli altri: in questo modo viene a crearsi uno schema tipologico a croce inscritto in una circonferenza.
Nella nicchia rettangolare, opposta all'ingresso (4), decorata con un cielo stellato, è collocato il calco in gesso della celebre opera, di cui l'originale è conservato dal 1790 nei Musei Vaticani:
- Sarcofago di Costanza (350-360), in porfido rosso, di maestranze romane. La cassa è decorata sui quattro lati con rilievi raffiguranti:
- sui lati corti, Putti in atto di vendemmiare, tra girali e tralci di vite;
- sui lati lunghi, Due pavoni, un ariete e un putto con ghirlanda.[16]
Le nicchie erano anch'esse decorate con mosaici, dei quali restano solo quelli posti nelle prime due, databili alla metà del IV secolo, opera di maestranze romane, raffiguranti:
- a sinistra, Gesù Cristo consegna la legge a san Pietro e san Paolo detto Traditio Legis;[17]
- a destra, Gesù Cristo consegna le chiavi a san Pietro detto Traditio clavium.[18]
Galleria fotografica
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Note | |
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