Risurrezione di Lazzaro (Caravaggio)

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Messina MuReg Caravaggio ResurrezioneLazzaro 1608-1609.jpg
Caravaggio, Resurrezione di Lazzaro (1608 - 1609), olio su tela
Risurrezione di Lazzaro
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Sicilia
Regione ecclesiastica Sicilia
Provincia Messina
Comune

Messina

Località
Diocesi Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Museo Regionale
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Messina
Luogo di provenienza Chiesa di San Pietro dei Pisani
Oggetto pala d'altare
Soggetto Resurrezione di Lazzaro
Datazione 1608 - 1609
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Caravaggio (Michelangelo Merisi)
detto Caravaggio

Altre attribuzioni
Materia e tecnica olio su tela
Misure h. 380 cm; l. 275 cm
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?».
Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo,il Figlio di Dio che deve venire nel mondo». Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto.
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La Risurrezione di Lazzaro è una pala d'altare, eseguita tra il 1608 e il 1609, ad olio su tela, da Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571 ca.-1610), proveniente dalla Chiesa di San Pietro dei Pisani di Messina e attualmente conservata presso il Museo Regionale della medesima città.

Descrizione

Caravaggio, Risurrezione di Lazzaro (part. Volti di Maria e Lazzaro), 1608 - 1609, olio su tela

Ambientazione

La scena, su fondo scuro, si svolge in un sepolcreto, fuori della città di Betania, del quale si notano solo alcuni elementi architettonici, che suggeriscono l'interno di una chiesa o di un sepolcro.

Il dipinto è fortemente permeato da un senso di morte costituito sia dall'ambientazione presso la tomba terragna, sia dalle ossa di cadavere sparse, in primo piano, e un teschio, il quale rimanda al posto della crocifissione di Gesù, detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio".

Soggetto

Nel dipinto, in un gruppo serrato, compaiono:

  • a sinistra, Gesù Cristo concentrato e teso, assume una posa energica e con un gesto eloquente, indicando Lazzaro, compie il miracolo.
  • al centro, Lazzaro di Betania nudo, avvolto ancora parzialmente da bende e teli funerari, presenta il corpo, abbandonato in diagonale, ancora gonfio e rigido, ma già con un barlume di vita che lo pervade. La mano si spalanca, le braccia si allargano ad imitazione della croce, quale segno salvifico: un'allusione sia alla crocifissione di Cristo, sia all'abito dei Crociferi.
  • a destra, Maria e Marta, sorelle di Lazzaro, pietosamente chine sul fratello:
    • Marta, disperata sino a pochi attimi prima, anzi persino risentita con Gesù, che le aveva fatto dire: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! (Gv 11,21 ); è ora proiettata, con un gesto mai visto prima, sul volto di Lazzaro, per baciarlo ma anche per sentirne, sul proprio il primo alito di vita. Particolare di grande verità e tenerezza, là dove l'immaginazione di Caravaggio va talmente dentro l'evento da coglierne dinamismi assolutamente realistici, mai prima descritti. La sua mano, accarezzata dalla luce, che quasi non osa accostarsi al volto del fratello: come avesse pudore e tremore a toccare un simile miracolo, quasi non potesse contenere il sussulto per quello di cui ella è testimone.
    • Maria, disperata, ma più sobria e contenuta, nella sua esternazione emotiva.
  • Due necrofori, uno dei quali sorregge il corpo di Lazzaro e l'altro, come attratto dalla luce, solleva la lastra tombale.
  • Astanti, con i volti che emergono dalla luce intorno a Cristo, partecipano stupiti all'evento miracoloso appena accaduto. Tra essi si notano:
    • Uomo, al centro, tutto concentrato, con il volto rivolto verso Cristo, ha la fronte aggrottata e la bocca semiaperta.
    • Uomo, posto dietro al braccio di Gesù, ha le mani giunte e guarda verso di lui, fissando la luce che giunge da più oltre e passa però per suo tramite, donando la vita a Lazzaro: questa figura è probabilmente un autoritratto del pittore.

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

Giotto di Bondone, Il fanciullo di Suessa tratto dalle macerie (part.), 1313 ca., affresco; Assisi, Basilica di San Francesco
  • Caravaggio costruisce la scena come un bassorilievo classico, dove su un unico piano stanno tutti i protagonisti dell'evento: Gesù, Lazzaro, le sorelle e, dietro di essi, la folla degli astanti. Anche i panneggi, realizzati con pennellate lunghe e sintetiche s'ispirano ad esempi della scultura greco-romana.
  • La luce (simbolo della Grazia divina), direzionata da sinistra, evidenzia il profilo di Cristo, che resta in ombra, mentre investe in pieno il corpo di Lazzaro al centro della scena. Anche qui, come nelle altre sue opere, la luce ha un ruolo da protagonista, ma, in questi suoi ultimi lavori si denota una maggiore sperimentazione dell'illuminazione, che diviene più soffusa e drammatica, tanto da condurre le figure quasi a scomparire.
  • L'artista, riprende nella Risurrezione di Lazzaro, il gesto perentorio di Gesù che chiama l'apostolo nella Vocazione di san Matteo (1599 - 1600) dipinta per la Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. A sua volta quel gesto gli era stato ispirato dalla Creazione dell'uomo (1508 - 1512) di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina. Quella mano crea, guidando la storia interviene in essa chiamando e, infine, dona la resurrezione.
  • Nei volti di Lazzaro e Marta, Caravaggio ripropone il dettaglio del bacio della madre al bambino morto nel dipinto murale con Il fanciullo di Suessa tratto dalle macerie (1313 ca.), eseguito ad affresco da Giotto ad Assisi nella Basilica di San Francesco, con i caratteristici profili aderenti in senso inverso, ma spostando il punto focale nella mano destra dell'uomo. Esatto incontro delle diagonali dell'opera, estremità del braccio vivo, vibrante di luce, sollevato per rispondere al gesto di Cristo dalla mano con l'indice leggermente piegato verso la sinistra di Marta, la quale, colpita dalla medesima luce, è pronta ad articolarsi come quella del fratello, quasi a volersi caricare della stessa energia vitale per costituire il secondo polo di questo circuito rivitalizzante. Marta che aveva avuto fede, vedendo Lazzaro tornare in vita, con questo ingenuo, istintivo gesto di intima partecipazione vuole agevolare, duplicandola, la trasmissione dell'energia necessaria a ricondurlo alla vita. Nota vibrante di amore fraterno e chiara allusione al profondo dolore di Giovanni Battista de' Lazzari, committente dell'opera, per la perdita del fratello Tommaso al quale, come Marta per il suo, avrebbe fatto dono anche del proprio respiro.
  • Considerata la presenza delle ossa in primo piano, indicate da Cristo con la mano sinistra, recentemente è stata, inoltre, formulata l'ipotesi che il Caravaggio, attraverso il tema miracolistico, si sia ispirato alle presunte guarigioni verificatesi a Messina tra il 1608 e il 1609 in seguito al rinvenimento, enfatizzato dalla cittadinanza e dalle autorità religiose, delle presunte spoglie dei martiri compagni di san Placido nel corso dei lavori di ristrutturazione della Chiesa di San Giovanni di Malta, nell'area riconosciuta successivamente come pertinente ad una necropoli romana, detta di "San Placido" in onore della storia tradizionale locale.[1]

Notizie storico-critiche

Appena giunto a Messina, dopo essere fuggito dalle prigioni maltesi e sbarcato a Siracusa, Caravaggio il 6 dicembre 1608 ricevette l'incarico dal mercante genovese, residente a Messina, Giovanni Battista de' Lazzari, di realizzare una pala per l'altare della sua cappella nella Chiesa di San Pietro dei Pisani,[2] gestita dal 1606 dai camilliani. Il committente accettò la proposta dell'artista di modificare il soggetto, rappresentando la Risurrezione di Lazzaro, anziché la Madonna con Gesù Bambino e santi come richiestogli: scelta dettata probabilmente sia dal cognome del mercante (Lazzari), sia dalla missione dei religiosi che, come Ministri degli Infermi, si dedicavano alla cura dei malati e all'assistenza dei moribondi, sull'esempio di san Camillo de Lellis, loro fondatore.

Le fonti storiche documentano che il 6 giugno 1609 il dipinto fu collocato sull'altare e annotano che ne era autore "Michelangelo Caravagio militis Gerosolimitanus".

Secondo l'erudito messinese Francesco Susinno (1670-1739),[3] per la realizzazione del dipinto, Caravaggio si fece assegnare un ambiente dell'ospedale cittadino, pretendendo di avere come modello un vero cadavere fatto disseppellire, «già puzzolente di alcuni giorni»; la scelta provocò poi molte proteste da parte dei facchini incaricati di sorreggere il lugubre carico. Inoltre, Susinno narra che il committente pagò l'opera mille scudi e che il dipinto ebbe una precedente versione distrutta a colpi di pugnale dal pittore stesso, offeso per le notevoli critiche ricevute dalla famiglia del mercante al momento della presentazione, salvo poi ripararlo e modificarlo. Notizie oggi ritenute poco credibili dagli storici dell'arte. Perfino il compenso sarebbe eccessivo, se si confronta con le quotazioni del pittore in quel periodo.

Note
  1. Donatella Spagnolo, Gioacchino Barbera, La Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio per i Padri Crociferi: contesti, antefatti e critica storica, Daila Radeglia (a cura di), in "Caravaggio. La Resurrezione di Lazzaro", Palombi, Roma, 2012, pp. 29-31
  2. La Chiesa di San Pietro dei Pisani, edificata nell'XI secolo, è andata distrutta a causa del terremoto che colpì Messina il 5 febbraio 1783.
  3. Francesco Susinno, Le vite de' pittori messinesi (a cura di V. Martinelli), Firenze 1960, p. 112
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 26 gennaio 2022 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.