Crocifissione di Gesù
La Crocifissione di Gesù, conclusasi con la sua morte, rappresenta l'ultimo evento del ministero pubblico di Gesù e della sua passione. È narrata in Matteo 27,33-50 ; Marco 15,22-37 ; Luca 23,33-46 ; Giovanni 19,18-30 .
Insieme alla Risurrezione rappresenta l'evento centrale della fede cristiana, che professa la redenzione e la salvezza universali attraverso questa morte.
Gesù fu crocifisso in quanto questa era la pena capitale comminata dal potere imperiale a coloro che non erano cittadini romani.
Ebbe luogo su un rialzo roccioso presso Gerusalemme detto Golgota o Calvario, sul quale è poi stata costruita la Basilica della risurrezione o Santo Sepolcro.
Secondo la maggior parte degli esegeti contemporanei avvenne venerdì 7 aprile del 30 d.C.
Essa non descrive soltanto un fatto storico, fornisce anche la spiegazione del suo significato redentivo. Gesù infatti non è soltanto il rabbì di Nazareth ma è anche il Messia. Per questo motivo San Paolo definisce il Messia Crocifisso come scandalo per i giudei e follia per i pagani (1Cor 1,23 )
Etimologia
La parola croce deriva probabilmente dal sanscrito krugga che significa "bastone, pastorale". I greci la chiamano "palo" e gli Ebrei "albero", tutti questi nomi indivano l'origine antica della croce come supplizio alla quale i condannati venivano confitti o impalati (Seneca, Ep. XIV)
La pena della croficissione
Per approfondire, vedi la voce Crocifissione |
I condannati alla croce venivano prima preparati con la flagellazione già legati al patibulum (asse orizzontale della croce) e condotti fuori attarverso le strade più frequentate per dare una lezione agli altri e come umiliazione del condannato.
Giunti sul luogo del supplizio il condannato veniva confitto con dei chiodi al patibulum e sollevato al palo, che già si trovava al posto dell'esecuzione, con delle corde, delle scale o addirittura con le mani stesse, secondo l'altezza della croce. (Gv 21,18 )
Gesù, con la morte di croce, subisce quello che per i romani era un "supplizio crudelissimo e orribile" (Cicerone) e per gli ebrei era, come l'impiccagione, segno di scomunica per l'empio, maledizione del bestemmiatore, come recita la Torah:
« | Maledetto chiunque è appeso al legno. » | |
Sacre Scritture
Tutti e quattro i Vangeli descrivono lo svolgimento della passione per crocifissione di Gesù (Mc 15,20 ).
La morte di Gesù è accompagnata da tutta una serie di eventi sconvolgenti (Mt 27,51-53 ). Se la lacerazione del velo del tempio era già ricordata da Marco, non così per gli altri segni: la terra scossa, le rocce spezzate, i sepolcri aperti, la risurrezione di molti morti, la loro uscita dalle tombe e la loro apparizione a molti in Gerusalemme.
Anzitutto va rilevato che i verbi usati per descrivere questi eventi sono al passivo: si tratta di una forma linguistica particolare per indicare che il vero soggetto di quanto avviene è Dio. Nella morte di Gesù avviene qualcosa di divino, dice Matteo. La morte di Gesù è l’ora finale della storia, è l’evento escatologico per eccellenza.
In effetti Matteo riesce a radunare con mirabile sintesi, nel momento della morte di Gesù, sia la menzione della sua risurrezione sia della risurrezione dei giusti. Nel momento della morte ecco i segni della vittoria della vita.
Gli eventi elencati da Matteo non vanno intesi in senso storico, ma come segni del significato profondo dell’evento: la morte di Gesù è il crinale della storia umana; essa investe tutto il mondo e apre gli ultimi tempi, i temi escatologici.
La Chiesa
Per i cristiani la croce è il contrassegno della vita, della salvezza. Quotidianamente il cristiano deve conformare la sua vita a quella crocifissa di Cristo.
La croce, odiata dal mondo (Fil 3,18 ) è la via misteriosa scelta da Dio per salvare l'umanità, e seguire Cristo significa portare la croce dietro di lui (Mt 16,24 ).
Dai Vangeli sinottici la parola "croce" in senso metaforico è usata cinque volte "prendere e portare la croce" (Mc 8,34 Mt 10,38; 6,24 Lc 9,23; 14,27 ) per significare quegli avvenimenti che nella vita ci causano dolore, sofferenza e ci mettono alla prova in maniere diverse. "Portare la croce" significa, quindi, entrare nelle intenzioni di Dio, che vede negli avvenimenti dolorosi della vita dei mezzi per la nostra salvezza.
Nell'arte
Il tema della Crocifissione ha interessato anche l'arte. Attraverso i secoli pittori e scultori ne hanno modificato gli schemi rappresentativi, realizzando opere cariche di significato religioso.
Nell'arte paleocristiana il tema della morte di Gesù compare abbastanza tardi, intorno al V secolo e solo nella scultura.
Nel III secolo, infatti, sono presenti soltanto raffigurazioni della croce greca, e a partire dal IV il cristogramma, un simbolo formato dall'unione delle lettere greche Χ ( chi ) e Ρ (rho). Dalla metà del IV è presente anche la croce Eusebiana e la croce gemmata. Sempre in questo periodo per la morte di Cristo si utilizza anche la raffigurazione dell'Agnello Mistico. In generale gli artisti preferiscono la rappresentazione simbolica a quella realistica. La croce infatti evoca un supplizio infame e negli anni seguenti all'editto di Teodosio del 380 l'espandersi del Cristianesimo si accompagna a simboli di trionfo.
Il tema della Crocifissione compare per la prima volta nel V secolo. Si tratta di una scultura, la Porta Lignea della Chiesa di santa Sabina a Roma.Il primo affresco è invece posteriore e si trova sempre a Roma nella Chiesa di Santa Maria Antiqua.
Successivamente la morte di Cristo segue due tipologie iconografiche ben distinte:
- Il Christus Triumphans ha origini bizantine e rappresenta il trionfo sulla morte. Cristo, infatti, ha gli occhi aperti, il capo eretto, talvolta cinto da una corona regale, e sull'intero corpo non sono visibili segni di sofferenza. I piedi sono paralleli e conferiscono alla persona di Gesù una stazione eretta, maestosa. Il Christus Triumphans ha il corpo trafitto da quattro chiodi, due nelle mani e due nei piedi. Questo particolare dei piedi inchiodati separatamente sulla pedana si perderà a partire dal XIV secolo. Il volto rilassato ed il corpo senza spasimi vuole simboleggiare il trionfo di Cristo che ha sconfitto la morte. Per questo sul suo capo non è raffigurata la corona di spine ma un'aureola dorata. Questo schema iconografico perdura in occidente fino al XIII secolo.
- Il Christus Patiens comincia a diffondersi a partire dal X secolo. Gesù è rappresentato morente o morto, in un'espressione contratta dal dolore. Ha in testa la corona di spine, il volto agonizzante e rigato di sangue. Le gambe sono piegate, i piedi sovrapposti trafitti da un solo chiodo, il diaframma è irrigidito per l'intensa sofferenza. Uno dei primi esempi di questa tipologia iconografica è il Crocifisso di Gero, conservato nel duomo a Colonia. Con tale raffigurazione si vuole mettere in evidenza soprattutto la dimensione umana di Cristo che ha sofferto e affrontato la morte non facendo emergere la sua divinità.
Ai lati del Crocifisso possono comparire la Vergine Maria, Maria Maddalena, l'apostolo Giovanni, i Santi, i soldati romani, gli scribi, i sacerdoti, i membri del Sinedrio, ecc.
Dopo la trasposizione in termini umani operata con la preferenza del Christus Patiens, con i maestri della pittura del Quattrocento e del Cinquecento la rappresentazione della Crocifissione allarga il racconto. Si intensifica il senso umano del dramma vissuto da Gesù mediante una partecipazione corale. Intorno alla Croce compaiono scene piene di personaggi, appartenenti a tutte le classi sociali, a sottolineare la dimensione universale dell'evento salvifico di Cristo. Le opere più significative della rappresentazione corale della Crocifissione sono state prodotte da Mantegna, Bellini, Tintoretto e dai maggiori protagonisti della tradizione fiamminga.
Alcuni autori accentuano con crudo realismo la sofferenza di Cristo dando un profondo senso drammatico alle loro raffigurazioni, come Caravaggio.
Il tema trova nuove soluzioni stilistiche nel XX secolo ad opera soprattutto degli espressionisti accanto ai quali va considerata la produzione altamente suggestiva del pittore francese Rouault.
Bibliografia | |
Voci correlate | |