San Felice di Como

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San Felice di Como
Vescovo
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battezzato
Santo
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San Felice e san Carpoforo, olio su tela; Como, Chiesa di Santa Brigida
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte anni
Nascita metà IV secolo
Morte Como
8 ottobre 391
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Consacrazione vescovile 1º novembre 386 da Sant'Ambrogio di Milano
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Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
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Ricorrenza 8 ottobre
Altre ricorrenze nel Rito Ambrosiano il 31 agosto
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Attributi
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 8 ottobre, n. 3 (nel Rito Ambrosiano il 31 agosto):
« A Como, san Felice, vescovo, che, ordinato da sant'Ambrogio da Milano, resse per primo la Chiesa di questa città. »

San Felice di Como (metà IV secolo; † Como, 8 ottobre 391) è stato un vescovo latino. Primo vescovo della diocesi di Como. Predecessore di Provino, Amanzio e Abbondio.

Inizio della missione: sant'Ambrogio

Si è molto discussa la data dell'ordinazione di san Felice: Benedetto Giovio[1] la colloca verso il 380, Francesco Ballarini[2] nel 379. Altri, tra cui il filologo germanico Maximilian Ihm, notando l'assenza di Felice al Concilio di Aquileia del 381 e la sua presenza invece al concilio di Milano del 390, la collocano tra queste due date. In una delle lettere di Ambrogio a Felice si cita la data del 1º novembre; tenuto conto della circostanza che le ordinazioni avveniva sempre di domenica, l'unica domenica 1º novembre fu quella del 386, che è la data più probabile[3].

Felice fu dunque consacrato il 1º novembre 386 vescovo da Ambrogio e fu da questi inviato ad evangelizzare il vasto municipium di Como; evento che fa della Chiesa di Milano la Chiesa Madre della diocesi di Como e che oltretutto testimonia la vitalità della Chiesa milanese, in coincidenza con i tempi della definitiva affermazione del cristianesimo[4]. Conquistate le metropoli, il momento era dunque politicamente favorevole per raggiungere la enorme provincia dell'impero. Ciò era tanto più importante nella Lombardia della Milano capitale imperiale, inclusi i laghi e le vallate prealpine e alpine, ancora pagane.

La missione di Felice somiglia a quella affidata, alcuni anni prima, a San Bassiano, vescovo di Lodi, un altro stretto collaboratore di Ambrogio, che venne inviato in quella città per dare nuova energia alla evangelizzazione. Bassiano, come Felice, edificò nei pressi del capoluogo la propria basilica[5] e come Felice la costruì fuori dalle mura. La rilevante differenza è che Bassiano era vescovo sin dal 373 e che aveva avuto almeno un predecessore, perché probabilmente nella zona a nord di Milano la penetrazione dell'evangelizzazione era stata più tardiva.

I rapporti di Felice con Ambrogio certamente non si limitarono all'ordinazione, come dimostrano le testimonianze scritte di tre distinti episodi: nel 387 Felice consacrò, al fianco del grande vescovo, la prima basilica di Lodi, voluta da Bassiano. In data incerta, poi, Ambrogio gli affidò le reliquie dei santi martiri Nabore e Felice[6] e il vescovo Felice le trasmise alla comunità di Griante. Anche due lettere indirizzate da Ambrogio a Felice sembrano suggerire un vero e proprio rapporto di amicizia ma, soprattutto, è significativo che esse siano state ritenute degne di conservazione.

Como e la protocomunità cristiana

Jacques I Laudin, Sant'Ambrogio, smalto su rame - Limoges, Collection du musée municipal de Châlons en Champagne

Il municipium di Como dominava un'area assai vasta, che comprendeva il lago omonimo, la Valtellina, il Canton Ticino, l'alto varesotto e includeva le valli e i passi dello Spluga e del Settimo (ovvero una delle principali vie di comunicazioni fra Milano, capitale d'Occidente proprio dai tempi di Massimiano e le province retiche e danubiane).

La città, rifondata da Gaio Giulio Cesare nel 77 a.C., disponeva di mura (ristrutturate proprio da Diocleziano in forma monumentale con l'imponente Porta Praetoria), terme e teatro; aveva dato i natali a Plinio il Vecchio (autore della Naturalis historia), Plinio il Giovane (pupillo dell'imperatore Traiano) e al poeta Cecilio; fu sede di un praefectus classis (ricordato dalla Notitia Dignitatum, del V secolo d.C. e da Flavio Magno Aurelio Cassiodoro).

Prima dell'arrivo di Felice, una identica missione era già stata affidata a San Fedele, alla fine del III secolo, dal predecessore di Ambrogio, Materno. Fedele doveva aver conseguito qualche successo, tanto che attorno al 303, allorché giunsero a Milano alcuni sopravvissuti alla decimazione della Legione Tebea, egli li aveva fatti fuggire con sé a Como. Qui Alessandro era stato arrestato, mentre Carpoforo, Cassio, Essanto, Severo, Secondo e Licinio vennero martirizzati, seguiti a breve distanza dallo stesso San Fedele.

Questi fatti testimoniano una Chiesa locale già numerosa, ai tempi delle persecuzioni di Diocleziano e Massimiano del 303-305[7]; ma si trattava di una mera comunità di fedeli, addirittura priva di diaconi, come sembrano suggerire le considerazioni di Ambrogio a Felice, nelle due lettere conservate, che vertono sulla necessità di far celebrare adeguatamente la messa.

La costruzione della prima basilica

Dalle lettere di Ambrogio traspare che Felice fosse intento principalmente nella predicazione della Parola; tuttavia egli mostrò subito anche doti di organizzatore, tanto che uno dei suoi primi atti fu il recupero delle spoglie dei protomartiri del 303. Per ospitarli degnamente costruì in Como la basilica della diocesi, l'attuale San Carpoforo, edificata sul luogo (e, probabilmente, utilizzando le strutture) del preesistente tempio dedicato a Mercurio; secondo la tradizione, vi pose la residenza vescovile.

La scelta del luogo appare, al contempo, segno di forza, in quanto la costruzione della chiesa implicava l'eliminazione del culto preesistente (di fatto già assai affievolito in favore di altre divinità orientali) e di debolezza, perché il luogo era all'epoca assai discosto dalla città romana (che coincide con l'attuale città murata) e tale vincolo si protrasse a lungo[8]. L'area individuata da Felice coincideva con il tracciato della antica Via Regina, la principale arteria di comunicazione, che correva esterna alle mura, ed era occupata da una grande necropoli: quindi, non poteva certo dirsi estranea agli interessi della comunità, rappresentandone, anzi, una sorta di area sacra.

È impossibile affermare se tale scelta fosse deliberata o, più probabilmente, vincolata dalla impossibilità, per una comunità di recente istallazione, di acquisire e occupare un terreno più centrale. In ogni caso si trattò di una duratura eredità lasciata da Felice alla sua diocesi, cosicché anche le costruzioni ecclesiali successive avvennero in quella zona[9].

Obiettivi e vincoli delle missioni

Como, Basilica di San Carpoforo, campanile

L'azione evangelizzatrice di Felice fu di altissimo valore, tanto più quanto maggiori erano le difficoltà obiettive, non ultima la impossibilità di seguire un piano preordinato e sistematico. Essa si sviluppò secondo tre linee principali.

Il consolidamento nella città

Felice poteva contare sui membri della comunità formatasi in città, fra i quali sceglieva i missionari da inviare nella vastissima provincia. Tuttavia la formazione di tali evangelizzatori non era adeguata, come traspare dalle lettere di Ambrogio, il quale, mentre in diversi passi lamentava la generale mancanza di diaconi, in un brano delle lettere a Felice, rallegrandosi per le molte persone che a Como avevano già cominciato ad accogliere la fede, lo invitava a sperare dal Signore anche dei ministri che lo potessero aiutare nell'azione evangelizzatrice: Chi ha dato i fedeli, darà anche i collaboratori (perché) il Signore è capace di mandare operai nella sua messe[10]. D'altronde la città offriva una popolazione relativamente eterogenea, come è normale in un impero multinazionale e in un borgo commerciale, chiave di importanti vie di traffico[11].

La penetrazione nelle valli e nelle campagne

È, quindi, possibile che Felice si sia anzitutto concentrato su gruppi sociali provenienti da regioni già in precedenza evangelizzate, ma certamente non si disinteressò degli autoctoni, nemmeno fuori città, come sembra suggerire il citato episodio della donazione delle reliquie dei martiri Felice e Nabore alla comunità di Griante: Felice compì, dunque, alcuni tentativi per insediare comunità stabili nella provincia e, d'altra parte, attribuiva a tali tentativi sufficiente importanza da spendere delle reliquie così prestigiose.

L'azione di Felice se non ebbe riscontri immediati lasciò un seme assai produttivo: infatti la gran parte delle successive comunità sembrano risalire ai successori di Felice, piuttosto che al primo vescovo medesimo. Anche la organizzazione plebana (ovvero per pievi) ricalcata in età carolingia deve essere fatta risalire ai successori di Felice, a cominciare da Provino e registrò i primi duraturi successi con Abbondio. Solo allora, la Chiesa di Como seppe stendere la propria organizzazione ecclesiastica sulle vie che da Como, attraverso il lago di Lugano, Bellinzona e la Valtellina, conducono ai passi alpini del Lucomagno, Spluga, Maloja, Bernina, Stelvio, Settimo[12].

La formazione dei diaconi

Seguendo anche le linee guida di Ambrogio, Felice attribuì enorme importanza alla formazione dei diaconi e dei presbiteri. Un significativo indizio riguarda la successiva cooptazione dei primi vescovi di Como: Felice fu coadiutore di Ambrogio, prima di essere ordinato vescovo, così come Provino fu coadiutore di Felice e Abbondio di Amanzio. Quest'ultimo fece eccezione, forse, in quanto dignitario imperiale e parente per parte di madre (forse nipote) di Teodosio II.

Sepoltura di Felice

Felice morì, si ritiene, l'8 ottobre 391 e fu sepolto, secondo le sue volontà, accanto ai protomartiri Carpoforo, Cassio, Essanto, Severo, Secondo e Licinio. La scelta era in parte obbligata, in quanto San Carpoforo costituiva l'unica chiesa della città, ma fu anche opportuna, in quanto segnalava in modo visibile il legame della neonata Diocesi di Como con la testimonianza del Cristo offerta dal sangue dei martiri: un richiamo quanto mai utile in un'epoca in cui la Chiesa aveva ormai il pieno appoggio del potere politico (si era, infatti, lontani dalla rinnovate persecuzioni operate dagli Ostrogoti ariani e dai Longobardi pagani). Simile soluzione fu successivamente adottata anche per Ambrogio, morto nel 397, che venne inumato nella Basilica di San Gervasio e Protasio accanto ai due martiri.

Successioni

Predecessore: Vescovo di Como Successore: BishopCoA PioM.svg
San Felice fu il primo vescovo 386 - 391 San Provino
391 - 420
I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
San Felice fu il primo vescovo {{{data}}} San Provino
391 - 420
Note
  1. Benedetto Giovio (Como, 1471 - Como, 3 agosto 1545), notaio e storico italiano, fratello del vescovo Paolo Giovio; la sua opera più importante fu la Historia patria, in due libri, di cui il primo è dedicato alla ricostruzione delle origini e della storia della città di Como fino al 1532 mentre il secondo contiene un elenco dei vescovi di Como e dei luoghi sacri della città e del contado.
  2. Francesco Ballarini, op.cit..
  3. In ogni caso, si tratta di un evento relativamente tardo rispetto all'insediamento delle altre diocesi nelle città dell'Italia Settentrionale (Milano aveva un vescovo già dalla metà del III secolo e Brescia dagli inizi dei IV). Ciò indica una minore penetrazione della fede in queste contrade.
  4. Gli eventi definitivi della affermazione del Cristianesimo sono proprio di quegli anni: nel 380 con l'editto di Tessalonica di Teodosio il Grande lo elevò a religione di stato, nel 381 il concilio di Aquileia si pronunciò contro l'arianesimo e ancora Teodosio nel 391 emise i decreti che proibivano i culti pagani.
  5. Si tratta della Basilica dei XII Aspostoli, nota anche come basilica di San Bassiano, ai margini della città di Lodi Vecchio.
  6. legionari africani decapitati a Lodi attorno al 303, ai tempi della persecuzione di Diocleziano.
  7. La pressione repressiva, d'altra parte, si sarebbe esaurita di lì a pochi anni, nel 313 con l'editto di Milano.
  8. Una conseguenza di questo fatto fu la mancanza di edifici paleocristiani in città, salvo la assai più tarda Chiesa di Santa Eufemia (oggi San Fedele) e un sacello quadrilobato, oggi del palazzo vescovile di origine e datazione, però, assai controversi (tra il V e l'XI secolo).
  9. Provino costruì la chiesa dei Santi Gervaso e Protaso solo un poco più vicino alla città murata romana; Amanzio ne edificò una terza, la SS. Pietro e Paolo, circa 1'000 metri fuori le mura, oltre il fiume Cosia, lungo la Via Regina, lì dove oggi sorge Sant'Abbondio.
  10. Un chiaro riflesso di tale situazione traspare dal fatto che per molto tempo il battistero di San Carpoforo rimase l'unico fonte battesimale della diocesi.
  11. La Legione Tebea era stanziata in oriente e, quindi, i protomartiri erano verosimilmente di area ellenistica. Così scrisse l'autore della più antica epigrafe conservata in San Carpoforo (tuttora in loco) redatta in greco nel 401 per la sepoltura di un siriaco: Qui giace in pace, partecipe di buona sorte, Banneias del villaggio di Achemene nella regione di Apamea. Visse circa 60 anni, morì sotto il consolato degli illustrissimi Vicentio e Fravito, nella quindicesima indizione, il quinto giorno prima delle calende di dicembre (il 27 novembre 401).
  12. Tale esperienza fu, d'altronde, comune a tutte le diocesi dell'Impero, come dimostra il nome stesso di paganesimo la cui etimologia è pagus, villaggio, ovvero quelle campagne ove permasero, assai più a lungo che nelle città, le tradizionali forme di spiritualità.
Fonti
  • Francesco Ballarini, Compendio delle croniche della città di Como, raccolto da diversi auttori, diviso in tre parti. Nel quale (con brevità) si tratta di tutte le cose notabili successe dall'origine di quella sin' all'anno 1619. Nel quale anco per maggior intelligenza, si tratta di molte guerre & imprese (...) / Nuovamente composto, & dato in luce da Francesco Ballarini, cittadino comasco, dottor di Leggi, protonotario apostolico, & arciprete di Locarno, In Como, appresso Gio. Angelo Turato, 1619.
  • Benedetto Giovio, Historia partia, vol. II, Antonio Pinello, Venezia, 1629
  • Sant'Ambrogio, Epistulae variae.
Bibliografia
  • Saverio Xeres, Origini cristiane a Como - In questa terra, tra le nostre genti, Intervento nell'ambito della mostra "Dalla terra alle genti", Como, Iubilantes, Museo civico, 18 novembre 2000.