Santa Giulitta
Santa Giulitta Laica · Martire | |
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Santa | |
Icona con Santa Giulitta e il figlio san Quirico | |
Nascita | Asia Minore III secolo |
Morte | 304 |
Venerata da | Chiesa cattolica, Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 16 giugno |
Altre ricorrenze | 15 luglio (Chiesa ortodossa) |
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Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 16 giugno, n. 1:
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Santa Giulitta (Asia Minore, III secolo; † 304) è stata una laica e martire latina.
Giulitta o Giuditta con il figlioletto Quirico sono, nella tradizione della Chiesa cattolica e di tutte le Chiese Cristiane Orientali, morti martiri probabilmente nel 304. La loro festa liturgica viene celebrata solitamente il 16 giugno, in Occidente, e il 15 luglio in Oriente. Degli atti del loro martirio si conoscono circa 40 versioni, molte di queste sono conservate nella Bibliotheca Hagiographica Latina. Questi testi presentano spesso episodi e circostanze che paiono fantasiose al punto che già alla metà del IV secolo si pose il problema di distinguere tra realtà ed immaginazione. La prima seria indagine fu quindi quella del vescovo Teodoro di Iconio che, sollecitato dal collega Zosimo, sulla base di testimonianze dirette e di documenti, epurò la narrazione degli elementi spuri e propose una Passio che sostanzialmente corrisponde a quella pubblicata da Van Hoof, sotto il titolo di Acta greca sincera negli Analecta bollandiana. Il lavoro di Teodoro è giunto sino a noi attraverso la sua Lettera a Zosimo.
La Passione
Secondo questa versione, dunque, la madre, Giulitta, era una donna vedova, ricca e di alto lignaggio. Viveva ad Iconio, città della Licaonia (oggi in Turchia) durante la persecuzione di Diocleziano nei confronti delle prime comunità cristiane. Essendosi convertita al cristianesimo e temendo per sé e per il figlio lasciò i suoi averi e la sua città, fuggendo con due ancelle e con il figlio Quirico di tre anni. Scoperta e catturata mentre raggiungeva Tarso, per ordine del governatore della Cilicia, Alessandro, fu posta sotto tortura affinché accettasse, secondo la prassi, di sacrificare agli dei. Pur nei tormenti la donna rifiutò di rinnegare la sua fede. A presiedere il giudizio era lo stesso governatore Alessandro che teneva sulle ginocchia il piccolo Quirico. Le ripetute nerbate inflitte a Giulitta non facevano vacillare la sua fede, ma addirittura fecero sorprendentemente pronunciare al bambino:
« | Sono cristiano anch'io! » |
A queste parole il governatore scagliò il piccolo sui gradini del tribunale, facendogli battere la testa e uccidendolo sul colpo. La madre non si scompose, ma rimase in preghiera ringraziando il Signore perché il figlio l'aveva preceduta nella gloria dei Cieli. Il governatore Alessandro, pieno d'ira, la consegnò allora al boia perché fosse decapitata. I loro corpi, recuperati da una delle due ancelle di Giulitta scampata alle persecuzioni, furono tenuti nascosti fino a che in epoca costantiniana il loro culto venne apertamente divulgato.
Date e luoghi
Circa l'anno in cui si svolsero i fatti sono in contrasto due versioni: quella che propende per il 304 e quella che invece preferisce il 305. Di sicuro il martirio avvenne sotto l'imperatore Diocleziano (citato in tutti i documenti), e quindi sembra più veritiera quella che indica il 304 visto che l'imperatore abdicò il 1 maggio 305.
Riguardo al giorno si confrontano due tradizioni distinte: quella occidentale che indica il 16 di giugno e quella orientale che invece riferisce il 15 luglio. Quest'ultima pare decisamente la più probabile poiché è già indicata nella citata Lettera di Teodoro, mentre il 16 giugno compare per la prima volta nel 1493 nel Catalogus Sanctorum di Pietro De Natali. Per contro, anche in Occidente, sono conosciute attestazioni circa il 15 luglio già nel 1250.
Più difficile distinguere il vero a proposito del luogo del martirio: delle numerose versioni la più parte indica Tarso, alcune però dicono Antiochia e non si conoscono al momento ulteriori informazioni in grado di dirimere la questione.
Culto
Il culto dei santi Quirico e Giulitta è radicato e diffuso sia in Oriente che in Occidente. Se ne trovano tracce e testimonianze in Turchia, in Palestina, in Arabia, nel Caucaso, in Siria, in Francia, in Belgio, in Svizzera, in Bulgaria, in Spagna e in Italia. Ad introdurlo in Europa pare sia stato sant'Amatore, vescovo di Auxerre (morto nel 418), che avrebbe portato le loro reliquie da Antiochia a Marsiglia, nella chiesa di San Vittore, da lì poi traslate a Roma da papa Vigilio (537-555), che fece erigere una chiesa loro dedicata nella zona detta dei Pantani, l'attuale rione Monti.
La loro commemorazione si effettua il 16 giugno.
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