Utente:Quarantena/Basilica del Santo Sepolcro
Basilica del Santo Sepolcro | |
---|---|
Ingresso principale alla chiesa del Santo Sepolcro | |
Stato | Israele |
Comune | Gerusalemme |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | Basilicale |
Dedicazione | Santo Sepolcro |
Coordinate geografiche | |
Israele |
La Basilica del Santo Sepolcro, chiamata anche la Chiesa della Resurrezione dai cristiani di rito ortodosso, è una chiesa cristiana di Gerusalemme, costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù.
La Basilica del Santo Sepolcro si trova oggi all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocefissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove Gesù fu sepolto.
Importanza
La Chiesa del Santo Sepolcro è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrinaggi che visitano la Terra Santa, insieme alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret e alla Basilica della Natività di Betlemme. Il flusso dei pellegrinaggi è documentato a partire dal IV secolo.
Oggi è la sede del Patriarca ortodosso di Gerusalemme, il quale, al centro della chiesa[1], vi ha il proprio Katholikon, ossia la propria cattedrale, e la propria cattedra[2]
Secondo la tradizione ortodossa, ogni anno, a mezzogiorno, durante la celebrazione del Sabato Santo della Pasqua ortodossa, vi si ripete il miracolo del Fuoco Santo.
Grafia
- arabo: كنيسة القيامة - Kanīsat al-Qiyāma, ossia "Chiesa della Resurrezione";
- armeno: Surp Harutyun ossia "Chiesa della Resurrezione";
- ebraico: כנסיית הקבר - Cnesiat HaChever, ovvero "Chiesa della Tomba"
- greco: - Anastasis ossia "Chiesa della Resurrezione".
- inglese: Holy Sepulchre che si traduce "Santo Sepolcro".
Storia
Il luogo del Santo sepolcro, originariamente la tomba vuota di Gesù, fu sempre oggetto di venerazione da parte dei cristiani.
Nel 135 l'esercito romano represse la lunga rivolta di Bar Kokhba (132–135). Per punire gli ebrei, l'imperatore Adriano ordinò la distruzione di Gerusalemme, facendo radere al suolo anche i luoghi più sacri per gli ebrei. Gerusalemme fu ricostruita come Aelia Capitolina, mentre sui luoghi sacri vennero eretti templi pagani. Uno solo di questi fu costruito fuori dalle mura della città, in mezzo a un cimitero, un luogo dove mai un ebreo si sarebbe recato a pregare. Il luogo non poteva che essere, dunque, il luogo della tomba vuota venerata dai cristiani.
Eusebio di Cesarea, nella sua Vita di Costantino[3] descrive come il sito fu ricoperto di terra e vi venne edificato sopra un Tempio dedicato a Venere. Ma il sito venne riscoperto nel IV secolo.
Nel IV secolo l'imperatore Costantino ordinò che il luogo sacro fosse riportato alla luce (325-326) e incaricò San Macario, vescovo di Gerusalemme, di costruire una chiesa su quel luogo. Venne costruita così la prima Basilica costantiniana.
Socrate Scolastico (nato nel 380), nella sua Storia Ecclesiastica dà una descrizione completa della scoperta (che venne ripresa in seguito da Sozomeno e da Teodoreto) che enfatizza il ruolo giocato negli scavi e nella costruzione dalla madre di Costantino I, Flavia Giulia Elena|Elena, alla quale è attribuita anche la riscoperta della Vera croce.
La chiesa di Costantino fu costruita attorno alla collina della crocifissione, ed era in realtà composta da tre chiese collegate, costruite sopra tre differenti luoghi santi: una grande basilica (il martyrium visitato dalla Pellegrina cristiana Egeria nel 380), un atrio chiuso colonnato (il triportico) costruito attorno alla tradizionale roccia del Calvario, e una rotonda, chiamata anastasis ("resurrezione"), che conteneva i resti della grotta che Elena e Macario avevano identificato come luogo di sepoltura di Gesù. L'anastasis e il martyrium vennero inaugurati il 14 settembre del 335, in occasione della festa dell'Esaltazione della Croce[4]. La roccia circostante venne scavata e la tomba venne incapsulata in una struttura chiamata edicola (in latino aediculum, piccolo edificio) o kouvoulkion (in greco, sacrario) al centro della rotonda. La cupola della rotonda venne completata per la fine del IV secolo, sostituendo un deambulatorio che anticamente girava attorno al Sepolcro.
Questo edificio venne danneggiato dal fuoco nel 614 quando i persiani di Cosroe II invasero Gerusalemme e catturarono la Vera Croce. Nel 630, l'imperatore Eraclio I di Bisanzio marciò trionfalmente in Gerusalemme e riportò la vera Croce nella ricostruita chiesa del Santo Sepolcro. Sotto i musulmani il luogo rimase una chiesa cristiana. I primi governanti musulmani protessero i luoghi cristiani della città, proibendone la distruzione e l'uso come abitazione, ma dopo una rivolta nel 966, quando le porte e i tetti vennero bruciati, l'edificio originale venne distrutto completamente, il 18 ottobre 1009, dal "pazzo" Imam \Califfo Fatimidi|fatimide al-Hakim bi-Amr Allah, che sradicò la chiesa fino alle fondamenta. L'edicola, i muri orientale e occidentale e il tetto della tomba scavata nella roccia in essa racchiusa vennero distrutti o danneggiati (i resoconti dell'epoca sono discordanti), ma i muri nord e sud vennero probabilmente protetti da ulteriori danni dalle macerie.
Ad ogni modo una serie di piccole cappelle fu eretta sul sito a seguito di un accordo tra Il Cairo e Bisanzio da parte di Costantino IX di Bisanzio nel 1048, in base a rigide condizioni imposte dall'Imamato fatimide. I siti ricostruiti vennero presi dai cavalieri della prima crociata il 15 luglio 1099. La prima crociata venne raffigurata come un pellegrinaggio armato, e nessun crociato poteva considerare completo il viaggio senza aver pregato come un pellegrino sul Santo Sepolcro. Il capo dei crociati, Goffredo di Buglione, che divenne il primo monarca crociato di Gerusalemme, decise che non avrebbe usato il titolo di "re", e si dichiarò Advocatus Sancti Sepulchri, "Protettore (o Difensore) del Santo Sepolcro". Il cronista Guglielmo di Tiro, riporta della ricostruzione a metà del XII secolo, quando i crociati iniziarono a rinnovare la chiesa in stile romanico e aggiunsero un campanile. Questi rinnovamenti unificarono i luoghi santi e vennero completati durante il regno della regina Melisenda, nel 1149. La chiesa divenne sede dei primi patriarchi latini e fu anche sede dello scriptorium del regno. La chiesa, assieme al resto della città, fu presa da Saladino nel 1187, anche se il trattato firmato dopo la terza crociata permetteva ai pellegrini cristiani di visitare il sito. L'imperatore Federico II riconquistò la città e la chiesa con un trattato del XIII secolo, quando egli stesso era stato scomunicato dalla chiesa, con il curioso risultato che la chiesa più sacra della Cristianità si trovò sotto interdizione. Sia la città che la chiesa vennero conquistate e pesantemente saccheggiate dall'impero corasmio (Khwarezmshah) nel 1244.
La chiesa fu di ispirazione per altre chiese in Europa, spesso a pianta circolare. Costruzioni ispirate al Santo Sepolcro furono, tra le altre, il Battistero di Pisa o la chiesa di Santa Gerusalemme a Bologna.
I frati francescani la rinnovarono ulteriormente nel 1555, essendo stata trascurata nonostante un sempre maggior numero di pellegrini. Un nuovo incendio danneggiò gravemente la struttura nel 1808, provocando il crollo della cupola della rotonda e la distruzione delle decorazioni esterne dell'edicola. L'esterno della rotonda e dell'edicola vennero ricostruiti nel 1809–1810 dall'architetto Komminos di Mitilene, nello stile barocco turco dell'epoca. Il fuoco non raggiunse l'interno dell'edicola, e le decorazioni in marmo della tomba risalgono principalmente al restauro del 1555. La cupola attuale risale al 1870. Un grande restauro moderno ebbe inizio nel 1959, compreso il restauro della cupola nel 1994–1997. Il rivestimento in marmo rosso applicato all'edicola da Komminos si è molto deteriorato e si sta staccando dalla struttura sottostante. Dal 1947 viene tenuto in posizione da un'impalcatura in travi di ferro installata dal mandato britannico in Palestina. Non si è ancora concordato un piano per il suo restauro.
Nel 1840, dozzine di pellegrini vennero calpestati a morte a causa di un incendio. Il 20 giugno 1999, tutte le denominazioni cristiane che dividono il controllo della chiesa concordarono sulla decisione di installare una nuova uscita per la chiesa. Non si ha notizia che questa porta sia stata completata.
Dal 1852: lo «Statu quo»
Diverse giurisdizioni ecclesiastiche cooperano, spesso con difficoltà, nell'amministrazione e manutenzione della chiesa e del terreno su cui sorge, in base a un decreto ottomano del 1852 (conosciuto in Occidente come Statu Quo) emanato per porre fine ai violenti dissidi soprattutto tra la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa apostolica romana, rappresentata dalla Custodia di Terra Santa dell'ordine francescano. Il decreto, tuttora in vigore, ripristinava la situazione risalente al 1767, tenendo conto degli ulteriori diritti acquisiti anche da altre comunità cristiane, quali la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa copta e la Chiesa ortodossa siriaca. Esso assegna la Basilica quasi interamente ai greci ortodossi, il cui Patriarca vi ha infatti la cattedra ed il katholikon, regolando altresì tempi e luoghi di adorazione e celebrazione per ogni chiesa.[5] Dal XII secolo, le famiglie palestinesi musulmane Nusayba e Ghudayya, incaricate da Saladino in quanto neutrali, sono custodi della chiave dell'unico portone di ingresso, sul quale nessuna chiesa ha diritto.
Sistemazione moderna della chiesa
L'ingresso alla chiesa avviene tramite una singola porta nel transetto sud. La chiave dell'ingresso viene custodita, per mantenere la pace tra le varie fazioni cristiane, dalla famiglia musulmana Nusayba, che ne mantiene la custodia fin da 1192, quando le fu affidata dal Saladino. Dopo periodi di tensione tra la famiglia Nusayba e le autorità ottomane, nel XVIII secolo, queste ultime nominarono la famiglia Joudeh per aiutare i Nusayba nel loro compito. Oggi la famiglia Jude assiste ancora i Nusayba, portando la chiave della chiesa a un membro della famiglia Nusayba, che apre e chiude la porta giornalmente.
Appena oltre l'ingresso si trova la Pietra dell'Unzione, che è ritenuta il luogo dove il corpo di Gesù fu preparato per la sepoltura. A sinistra (a ovest), si trova la "Rotonda dell'Anastasi", sotto la più grande delle due cupole della chiesa, al centro della quale è posta l'edicola del Santo Sepolcro. In base a un decreto ottomano del 1852 (conosciuto in Occidente come «Statu Quo») le Chiese ortodossa, cattolica e armena hanno diritto di accesso all'interno della tomba, e tutte e tre le comunità vi celebrano quotidianamente la Messa. Viene usata inoltre per altre cerimonie in occasioni speciali, come la cerimonia del "Fuoco santo" che si tiene nel Sabato Santo, celebrata dal Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme. Dietro la rotonda, all'interno di una cappella costruita con una struttura in ferro su una base semicircolare in pietra, si trova l'altare usato dalla Chiesa ortodossa copta. Oltre a questa, sul retro della rotonda, si trova una cappella in stile grezzo che si crede sia la tomba di Giuseppe di Arimatea, nella quale la Chiesa ortodossa siriaca celebra la sua liturgia nelle domeniche. A destra del sepolcro, sul lato sud-orientale della rotonda, si trova la cappella dell'Apparizione, riservata all'uso della Chiesa cattolica.
Sul lato est opposto alla rotonda si trova la struttura, risalente alle Crociate, che ospita l'altare principale della chiesa, oggi il Catholicos greco-ortodosso. La seconda e più piccola cupola poggia direttamente sopra il centro del transetto che attraversa il coro dove è situato il compas, un omphalos un tempo ritenuto essere il centro del mondo.
A est di questo si trova una grossa iconostasi che demarca il santuario greco-ortodosso, davanti al quale sono posti il trono patriarcale e un trono per i celebranti episcopali in visita.
Sul lato sud dell'altare, attraversato un atrio chiuso, si trova una scalinata che sale alla Cappella del Calvario, o Golgota, ritenuta essere il luogo della crocifissione di Gesù, che è la parte più riccamente decorata della chiesa. L'altare principale della cappella appartiene alla chiesa greco-ortodossa, mentre alla chiesa cattolica è riservato un altare laterale.
Più a est nell'atrio chiuso ci sono delle scale che discendono fino alla Cappella di Sant'Elena, che appartiene agli armeni. Da lì, un altro insieme di scale porta alla Cappella dell'Invenzione della Santa Croce, cattolica, ritenuta il luogo dove venne ritrovata la Vera Croce.
Autenticità
Come notato in precedenza, sia Eusebio che Socrate Scolastico registrarono che la tomba di Gesù era in origine un luogo di venerazione per la comunità cristiana a Gerusalemme e la sua posizione fu ricordata dalla comunità anche quando il sito venne coperto dal tempio di Adriano. Eusebio in particolare nota che la scoperta della tomba "'permise a tutti quelli che arrivarono di testimoniarne la vista di una chiara e visibile prova delle meraviglie di cui quel luogo era stato un tempo teatro" (Vita di Costantino, Capitolo XXVIII).
L'archeologo Martin Biddle dell'Università di Oxford ha teorizzato che questa "chiara e visibile prova" potrebbero essere stati dei graffiti con scritte tipo "Questa è la tomba di Cristo", incisi nella roccia dai pellegrini cristiani prima della costruzione del tempio romano.[6]
Dall'epoca della sua costruzione nel 335, e nonostante i numerosi ammodernamenti, la chiesa del Santo Sepolcro è stata venerata come il luogo autentico della crocifissione e sepoltura di Gesù.
Nel XIX secolo, diversi studiosi disputarono l'identificazione della chiesa con il vero luogo della crocifissione e sepoltura di Gesù. Essi ragionarono sul fatto che la chiesa fosse all'interno delle mura cittadine, mentre i primi resoconti (ad esempio: Lettera agli Ebrei 13,12 ) descrivevano questi eventi come avvenuti fuori delle mura. Il giorno seguente al suo arrivo a Gerusalemme, il generale Charles George Gordon selezionò una tomba scavata nella roccia, posta in un'area coltivata al di fuori delle mura, come luogo più probabile per la sepoltura di Gesù. Questo luogo è solitamente indicato come "Tomba del Giardino", per distinguerlo dal Santo Sepolcro, ed è ancora un popolare luogo di pellegrinaggio per quelli (solitamente i protestanti) che dubitano dell'autenticità dell'Anastasi e/o non hanno il permesso di tenere funzioni religiose nella chiesa.
Comunque, da allora è stato determinato che il sito era in effetti al di fuori delle mura cittadine all'epoca della crocifissione. Le mura della città di Gerusalemme furono espanse da Erode Agrippa nel 41–44, e solo allora inclusero il sito del Santo Sepolcro e fu costruito il giardino circostante, menzionato nella Bibbia. Per citare lo studioso israeliano Dan Bahat, ex archeologo, cittadino di Gerusalemme:
- "Potremmo non essere assolutamente certi che il sito del Santo Sepolcro sia il luogo della sepoltura di Gesù, ma non abbiamo un altro sito che possa rivendicare di esserlo con la stessa forza, e non abbiamo davvero motivo di respingere l'autenticità del sito. (Bahat, 1986)
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|