Utente:Quarantena/Costantino il Grande

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Politica religiosa

Costantino aveva visto il fallimento della politica imperiale di Diocleziano, basata sull'opposizione militare ai barbari e sulla persecuzione dei Cristiani. Ritenne, perciò, che fosse necessario un rovesciamento di prospettive: lo Stato non era più in grado di rispondere con la forza a tutte le sfide. Ad esempio, il patriziato tendeva a fuggire dalle città, rifiutandosi di assumere cariche di responsabilità amministrativa, dato che ciascuno preferiva tutelare i propri interessi privati più che curare quelli pubblici. Anche il tentativo di coinvolgere gli Ebrei nell'amministrazione era fallito. Gli unici personaggi autorevoli, nelle città, su cui si potesse ormai contare erano i vescovi.

Considerato tutto, Costantino preferì cominciare una politica di accordi con i più civili tra i barbari e perfino giungere alla scelta della tolleranza verso i Cristiani. Grazie a quest'ultima scelta, poté chiedere ai vescovi di aiutarlo nel governo locale.

Divenne, quindi, importantissima anche per lo Stato l'unità tra i Cristiani: per questo motivo, pur non essendo battezzato, l'Imperatore indisse diversi concili, come "vescovo di quanti sono fuori della Chiesa".

Il concilio di Arelate (314) confermò una sentenza emessa da una commissione di vescovi a Roma che, contrariamente all'eresia donatista, aveva rifiutato l'intransigenza nei confronti di quei cristiani che, cedendo alla persecuzione, avevano rinnegato la fede allo scopo di salvarsi, ossia dei cosiddetti lapsi. Era possibile accoglierli di nuovo nella Chiesa, una volta pentitisi della propria debolezza? Per i donatisti, no; per la Chiea cattolica sì. La questione riguardava, tra l'altro, la posizione del vescovo di Cartagine Cipriano, in quanto consacrato da un vescovo lapso.

Nel 325, fu convocato a Nicea il primo concilio ecumenico, inaugurato dallo stesso Imperatore, per risolvere la questione dell'eresia ariana: contrariamente alla dottrina dei Padri della Chiesa e contrariamente a quanto anche appare dalla Bibbia, Ario, un prete alessandrino molto influenzato dal neoplatonismo, sosteneva che il Figlio fosse non della stessa sostanza del Padre, ma di natura inferiore. Il concilio confermò la sana dottrina, proclamando l'omousia, ossia la medesima natura del Padre e del Figlio. Venne scritta, qui, la parte fondamentale del Credo cosiddetto niceno-costantinopolitano.

Il concilio di Tiro (335) condannò Atanasio, vescovo di Alessandria, il più accanito oppositore di Ario, soprattutto a causa delle accuse politiche che gli vennero rivolte.

Per la sua sepoltura l'imperatore fece costruire un mausoleo vicino alla chiesa dei Santi Apostoli, tra le reliquie di questi ultimi.

Venerazione nella Chiesa ortodossa

Costantino è considerato santo dalla Chiesa ortodossa che lo indica come Ισαπόστολος Κωνσταντίνος (isapostolos) in latino aequalis apostolis pari agli apostoli titolo che gli ortodossi riservano a una stretta cerchia si santi, nel Menologion Basil II la festa liturgica è fissata al 21 maggio assieme alla madre Elena. La santità di Costantino non è riconosciuta dalla chiesa cattolica (infatti non è riportato nel Martirologio Romano), che tuttavia celebra sua madre il 18 agosto.

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Costanzo Cloro (con Galerio) 306 - 337 Costantino II I
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Costanzo Cloro (con Galerio) {{{data}}} Costantino II
Note


Bibliografia
Fonti primarie
Stud
  • Charles Diehl, La civiltà bizantina, Garzanti, Milano 1962.
Voci correlate
Collegamenti esterni