Gerarchia delle verità

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Cristo pantocratore, Basilica di Santa Sofia, mosaico. La persona di Cristo sta al centro di tutte le verità cristiane

La gerarchia delle verità è il rapporto in cui stanno l'una all'altra le verità della fede cristiana

La chiesa ha sempre riconosciuto una gerarchia delle verità da essa insegnate formulando simboli o compendi delle verità della fede.

La gerarchia delle verità non significa che alcune verità appartengano alla fede meno di altre; essa significa piuttosto che alcune verità si fondano su altre che sono più importanti, e da esse sono illuminate[1].

L'esistenza di una gerarchia delle verità significa che la rivelazione cristiana non è un elenco di proposizioni vere, che in quanto garantite come rivelate hanno un uguale valore. La verità cristiana si manifesta nella parola, nella persona e nella storia di Gesù, ed è in relazione a questo fondamento che tutti gli aspetti della rivelazione devono essere compresi[2].

Verità fondamentali

Le verità che stanno al vertice della gerarchia delle verità si possono raccogliere intorno a quattro punti fondamentali:

Riflessi pastorali

Nella catechesi

La catechesi deve tenere conto, a tutti i livelli, della gerarchia nelle verità di fede.

È importante che nella catechesi si enucleino i contenuti essenziali del messaggio cristiano, non solo per organizzare attorno ad essi tutte le verità della fede, ma anche per illuminare alla loro luce le diverse situazioni di vita dei credenti: il nucleo centrale (kerygma) del messaggio cristiano suscita e nutre la fede dei battezzati e la rende capace di incarnarsi nelle diverse culture e situazioni umane.

Nel cammino ecumenico

Il decreto del Concilio Vaticano II sull'ecumenismo, Unitatis Redintegratio, parla la gerarchia delle verità tra i criteri da seguire nel dialogo con le altre confessioni cristiane:

« Nel mettere a confronto le dottrine si ricordino che esiste un ordine o "gerarchia" nelle verità della dottrina cattolica, in ragione del loro rapporto differente col fondamento della fede cristiana. »
(n. 11)

Il testo conciliare invita anzitutto a distinguere ciò che è centrale da ciò che è periferico nella fede e nei modi in cui essa si esprime. Troppo spesso infatti l'immagine che le Chiese hanno le une delle altre si basa su elementi secondari, che non colgono gli elementi essenziali della dottrina e dell'identità ecclesiale.

Per il dialogo tra le Chiese occorre precisare il nesso tra le dottrine sulle quali si cerca di raggiungere il consenso e il fondamento della rivelazione cristiana. Sulle verità che sono al centro del messaggio cristiano il consenso dev'essere pieno ed esplicito; mentre altri aspetti della coscienza cristiana, maturati nel corso dei secoli attraverso la meditazione della Scrittura, attraverso la liturgia e la vita cristiana, possono rimanere legittimamente differenti; naturalmente si deve mostrare almeno che le convinzioni delle diverse comunità ecclesiali non sono in contraddizione tra di loro e con il fondamento comune[2].

Note
Bibliografia
Voci correlate