Adorazione dei Magi (Filippino Lippi)
Filippino Lippi, Adorazione dei Magi (1496), tempera su tavola | |
Pala di San Donato a Scopeto | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | Firenze |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi, sala 8 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | Chiesa di San Donato in Scopeto |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Viaggio e adorazione dei Magi |
Datazione | 1496 |
Ambito culturale | |
Autore | Filippino Lippi |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 258 cm; l. 243 cm |
Note | |
opera firmata e datata | |
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L'Adorazione dei Magi è una pala d'altare, eseguita nel 1496, a tempera su tavola, da Filippino Lippi (1457 ca. - 1504), proveniente dalla Chiesa di San Donato in Scopeto a Firenze e ora conservata presso la Galleria degli Uffizi nella stessa città toscana.
Descrizione
Pannello centrale
Soggetto
La scena dell'Adorazione dei Magi si svolge all'aperto davanti alla capanna della Natività, dove compaiono:
- al centro, Sacra Famiglia:
- Maria Vergine, seduta, tiene in grembo Gesù Bambino, mentre gli rivolge un tenero sguardo e lo offre all'adorazione dei Magi e degli altri astanti;
- San Giuseppe, in piedi, appoggiato ad un bastone, veglia sul Bambino con un'espressione attenta e amorevole.
- Tre Magi, vestiti con abiti sontuosi, che come di consueto, rappresentano le tre diverse età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia)[1] e sono raffigurati nell'atto di adorare Gesù Bambino; essi, in questo caso alludono ai membri della famiglia de' Medici, in particolare del ramo secondario detto "popolano", in una sorta di successione dinastica:
- Magio anziano, già inginocchiato, è Lorenzo il Vecchio (1395 ca. - 1440), fratello di Cosimo, dietro cui sta, suo figlio Pierfrancesco (1487 - 1525), avvolto con un prezioso manto giallo bordato d'ermellino e con in mano un astrolabio, quale allusione alla sapienza astronomica e astrologica dei Magi;
- Magio giovane è Giovanni il Popolano (1467 - 1498), vestito di rosso, è raffigurato nel momento in cui un inserviente gli toglie la corona per potersi inginocchiare;
- Magio in età virile, inginocchiato (a destra), raffigurato mentre sta porgendo al Bambino un prezioso dono.
- Corteo dei Magi, è affollato di vari personaggi tra cui si evidenziano:
- a sinistra, Giovane uomo è Lorenzo il Popolano (1463 - 1503), vestito con un abito verde foderato in rosso, raffigurato con in mano un calice;
- a destra, in primo piano, Uomo, che presenta la Sacra Famiglia agli osservatori, è Piero del Pugliese (1430 - 1498), un politico e mecenate, che probabilmente fece da mediatore tra i monaci, Filippino Lippi e la famiglia Medici.
Ambientazione
La scena è ambientata davanti ad un paesaggio di colline, con speroni rocciosi e un piccolo lago, sulle cui rive del quale sorge un borgo.
Nello scenario naturale si muovono vari personaggi e cavalieri - alcuni resi anche con particolari esotici, come il gruppo con i cammelli - che seguono la stella cometa, sospesa sopra la capanna nel cielo e che provengono da diverse direzioni, rimarcando così ulteriormente il significato profondo e universale dell'Epifania.
Predella
L'opera era originariamente dotata di una predella suddivisa in cinque scomparti raffiguranti alcuni Santi agostiniani a mezzobusto, attualmente smembrata e custodita in un museo e in alcune collezioni private statunitensi:
- San Donato di Fiesole[2] e Sant'Agostino d'Ippona [3], due scomparti esposti presso la North Carolina Museum of Art di Raleigh (USA).
- Sant'Ubaldo e san Frediano [4], scomparto conservato in una collezione privata di Elberfeld (USA).
- Sant'Albino e san Bernardo di Mentone[5], scomparto conservato in una collezione privata di Wuppertal (USA).
Filippino Lippi, Predella con Sant'Ubaldo, san Frediano, san Donato di Fiesole, sant'Agostino d'Ippona, sant'Albino e san Bernardo di Mentone (1496), tempera su tavola
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il dipinto richiama l'Adorazione dei Magi (1475 ca.) di Sandro Botticelli, maestro di Filippino, del quale ricalca abbastanza fedelmente lo schema compositivo, soprattutto nella scena centrale, con la capanna e i personaggi disposti ai lati su due quinte che degradano in profondità. Il pittore non si riferisce sicuramente all'esempio leonardesco con la sua vorticosa manifestazione di stati d'animo, ma si basò esclusivamente su precise fonti letterarie, probabilmente su esplicita indicazione della committenza, desiderosa di qualcosa di più tradizionale, maggiormente legata alla Regola agostiniana e alle omelie di sant'Agostino sull'Epifania, nelle quali insiste su un punto fondamentale: il Bambino, quel giorno venne offerto all'adorazione degli uomini per esplicitare la sua missione di salvatore per tutti i popoli della terra. Si spiega, in questo modo, il rilievo dato da Filippino Lippi nella composizione all'animato gruppo di figure che preme vicino a san Giuseppe e che Giorgio Vasari descrive come formato da "indiani e mori in abiti stranamente acconci":[6] essi raffigurano i "barbari" (ossia gli stranieri) pronti alla conversione, venuti da lontano per incontrare Gesù, tra i quali i Magi furono i primi.
- Come nell'Adorazione dei Magi di Botticelli, Filippino Lippi seguì gli intenti celebrativi della casata medicea, in particolare del ramo "popolano", che proprio in quegli anni, con la cacciata di Piero il Fatuo (1472 - 1503), figlio primogenito di Lorenzo de' Medici e l'adesione degli stessi alla repubblica promossa da Girolamo Savonarola (1452 - 1498), si voleva proporre come aspiranti a ricoprire il ruolo di guida della città, svolto fino a quel momento dal ramo detto "di Cafaggiolo".
- La composizione pittorica è basata su una struttura piramidale che ha come vertice la figura della Madonna con Gesù Bambino e come spigoli della base le due figure inginocchiate, come si ritrova nel modello botticelliano, ma anche in quello di Leonardo da Vinci.
- L'opera risente fortemente dell'influenza dell'arte fiamminga, in particolare nell'attenzione al dettaglio e alla resa luminosa, in elementi come la pergola fatiscente e il tetto di paglia della capanna, che a destra è sorretta da un rudere antico con due avanzi di muro saldati da un'unica "pietra angolare", la quale simboleggia la venuta di Gesù Cristo che si fonda e unisce la tradizione ebraica con quella romana.
Iscrizioni
Nel retro del dipinto figura la firma del pittore e la data di esecuzione (29 marzo 1496) dell'opera:
« | FILIPPINUS ME PINSIT DE LIPPIS FLORENTINUS ADD XXIX DI MARZO MCCCCLXXXXVI » |
Inoltre, si vedono altre sei iscrizioni poste sotto le figure dei Santi raffigurati nella predella, per identificarli:
« | S. UBALDUS / S. FRIDIANUS » |
« | S. DONATUS / S. AGUSTINUS » |
« | S. ALBINUS / S. BERNARDUS » |
Notizie storico-critiche
Un documento del luglio 1481 attesta che Leonardo da Vinci aveva ricevuto dai Canonici regolari di Sant'Agostino l'incarico di dipingere una pala con l'Adorazione dei Magi per l'altare maggiore della Chiesa di San Donato in Scopeto, situata fuori dalla cerchia muraria di Firenze, oltre Porta Romana.
Nel settembre del 1481, Leonardo stava ancora lavorando al dipinto, ma pochi mesi più tardi il pittore lasciò Firenze per recarsi a Milano, alla corte di Ludovico il Moro, interrompendo l'esecuzione dell'opera che rimase solo abbozzata e mai condotta a termine, come riporta Giorgio Vasari nel 1568:[7]
« | Cominciò una tavola della adorazione dei Magi [...], la quale anche ella rimase imperfetta come l'altre cose sua. » |
Inutilmente gli agostiniani attesero che il pittore tornasse per ultimare il dipinto, fino a che decisero di affidare l'esecuzione di una nuova pala d'altare, con il medesimo soggetto e formato, a Filippino Lippi, terminata nel 1496, che così viene descritta dal Vasari:[8]
« | Fece anco ai frati Scopetini a S. Donato fuor di Fiorenza, detto Scopeto, al presente rovinato, in una tavola i Magi che offeriscono a Cristo finita con molta diligenza e vi ritrasse in figura d'uno astrologo che ha in mano un quadrante, Pier Francesco Vecchio de' Medici, figliuolo di Lorenzo di Bicci e similmente Giovanni padre del signor Giovanni de' Medici et un altro Pier Francesco di esso signor Giovanni fratello, et altri segnalati personaggi. Sono in quest'opera mori, indiani, abiti stranamente acconci et una capanna bizzarrissima. » |
La Chiesa di San Donato in Scopeto fu distrutta durante l'assedio di Firenze del 1529, ma la pala venne salvata ed entrò a far parte delle collezioni del cardinale Carlo de' Medici (1595 - 1666) e alla sua morte pervenne nelle raccolte granducali e quindi alla Galleria degli Uffizi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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