Agapito Colonna
Agapito Colonna Cardinale | |
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Nascita | Roma 1320 ca. |
Morte | Roma 3 ottobre 1380 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria Maggiore (Roma) |
Nominato vescovo | 21 luglio 1363 da papa Urbano V |
Consacrazione vescovile | in data sconosciuta |
Creato Cardinale |
18 settembre 1378 da Urbano VI (vedi) |
Cardinale per | 2 anni e 15 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Agapito Colonna (Roma, 1320 ca.; † Roma, 3 ottobre 1380) è stato un cardinale e vescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Roma, figlio di Pietro Colonna, detto Sciarretta. Fratello del cardinale Stefano Colonna (1378). Fu chiamato il Cardinale Colonna.
Fece studi umanistici oltre a quelli di diritto canonico per i quali consegui la licenza. Suo maestro fu anche il Petrarca che nel 1359 il poeta ricorda al Colonna gli anni del suo insegnamento quando lo stimolava all'apprendimento e trovava nel giovane allievo un deciso impegno allo studio e capacità naturali che glielo facevano fortemente apprezzare.
Agapito fu arcidiacono di Bologna e dal 1363 vescovo di Ascoli Piceno. Nel 1369 passò alla diocesi di Brescia di cui non prese mai possesso. Fu legato pontificio in Germania, Portogallo e Castiglia e nel marzo 1371 fu artefice del trattato di pace fra questi ultimi due regni.
Episcopato
Nel 1371 Gregorio XI lo nominò vescovo di Lisbona. Il Colonna pagò allora tutte le obbligazioni cui era tenuto verso la Camera Apostolica per i suoi tre vescovati, e il papa lo invitò ad accontentarsi, per quello di Lisbona, delle consuete rendite. L'anno successivo Gregorio XI lo inviò in Boemia, autorizzandolo a spostarsi in Ungheria, in caso di necessità. Anche Gregorio XI, al pari di Urbano V, voleva ristabilire in quelle regioni la pace e sollecitare tutti i principi ad aderire alla crociata contro i Turchi: e al pari del suo predecessore si affidò al Colonna. Questi nel 1374 era di nuovo in Portogallo; nel 1375 soggiornò a Roma; e nei due anni successivi risiedette forse per qualche tempo a Lisbona.
Accompagnò papa Gregorio XI nel suo rientro a Roma dall'esilio di Avignone. Fu anche Legato pontificio in Toscana, Lombardia e Venezia per ristabilire la pace tra Genova e Venezia, ma senza successo.
Il Colonna fu uno dei pochi prelati romani tornati da Avignone; a lui naturalmente si rivolsero in modo particolare i magistrati municipali che volevano vedere sul trono pontificio un papa romano o, quanto meno, italiano. Fu chiamato in conclave insieme con Bartolomeo Prignano, vescovo di Bari, e altri quattro vescovi, perché il Collegio potesse ricevere l'eletto ma Urbano VI non poté essere avvertito della sua elezione perché i cardinali erano tutti fuggiti. Uno di questi era Roberto da Ginevra, suo caro amico, che si recò alla residenza del Colonna e questi gli offrì rifugio nel castello di Zagarolo.
Nessuno ancora aveva messo in dubbio l'elezione del pontefice. Il giorno successivo Urbano VI si impegnò, con grande energia, a riunire i cardinali e il Colonna era al suo fianco: il mattino fece ritornare i cardinali dai loro alloggi e accompagnò di persona Pedro Martínez de Luna y Pérez de Gotor. Il papa lo pregò di recarsi dal cardinale di Ginevra a Zagarolo. Il Colonna lasciò il Vaticano e ritornò il sabato successivo annunciando il prossimo arrivo di Roberto di Ginevra. Apprese allora che Urbano era definitivamente pontefice perché il giorno prima aveva accettato l'elezione e i cardinali presenti, senza Roberto e gli altri cardinali fuggiti, l'aveva intronizzato.
Il pontefice continuò a servirsi di lui: lo inviò ad Anagni dove erano riuniti i cardinali francesi e tornò a Roma recando una missiva di Roberto di Ginevra.
Cardinalato
Il 18 settembre il Colonna fu creato cardinale nel primo concistoro di Urbano VI; ma rifiutò, non perché dubitasse dell'elezione del papa, bensì perché voleva vivere in pace. Il vescovo di Todi, Stefano Palosti de Verayneris(ch), si recò dal Colonna che era rientrato ad Anagni per convincerlo; questi tenne un consiglio di famiglia mantenendo il rifiuto: il rischio gli sembrava troppo grande. Allora il Comune di Roma gli inviò un'ambasciata per insistere anche a nome dell'imperatore, e finalmente decise di accettare e fu nominato cardinale presbitero del titolo di Santa Prisca.
Rimase presso la Curia romana e il 16 marzo 1379, insieme con gli altri cardinali, esaminò le testimonianze raccolte per la canonizzazione di santa Brigida di Svezia, canonizzazione sollecitata specialmente dall'ex vescovo di Jaen, Alfonso Fernández Pecha[1], che si era fatto eremita al seguito della regina.
Morte
Morì a Roma nell'ottobre del 1380. Sepolto sotto il pavimento davanti all'altare maggiore della patriarcale basilica liberiana.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Ascoli Piceno | Successore: | |
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Vitale da Bologna[2], O.S.M. | 21 luglio 1363 – 22 ottobre 1369 | Giovanni Acquaviva[3] |
Predecessore: | Vescovo di Brescia | Successore: | |
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Enrico da Sessa[4] | 22 ottobre 1369 – 11 agosto 1371 | Stefano Palosti de Verayneris |
Predecessore: | Vescovo di Lisbona | Successore: | |
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Vasco de Menezes[5] | 11 agosto 1371 – 3 ottobre 1380 | Martinho de Zamora |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Prisca | Successore: | |
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Bertrand Lagier, O.F.M. | 18 settembre 1378 – 3 ottobre 1380 | Giacomo da Itri (obbedienza avignonese) |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Cappellani di Sua Santità
- Vescovi di Ascoli Piceno
- Vescovi di Brescia
- Vescovi di Lisbona
- Cardinali presbiteri di Santa Prisca
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- Italiani del XIV secolo
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- Concistoro 18 settembre 1378
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