Beati Cayré, Cendrier, Vallée, Mestre e 46 compagni
| Beati Cayré, Cendrier, Vallée, Mestre e 46 compagni Laici · Martiri | |
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| Beati | |
| La locandina che ha accompagnato la celebrazione per la beatificazione | |
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Iter verso la canonizzazione | |
| Venerati da | Chiesa cattolica |
| Beatificazione | 13 dicembre 2025, da Leone XIV |
| Ricorrenza | 5 maggio |
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I Beati Cayré, Cendrier, Vallée, Mestre e 46 compagni martiri francesi. Religiosi, seminaristi e fedeli laici uccisi tra il 1944 e il 1945 in odio alla fede; durante la dominazione nazista, molti sacerdoti, religiosi e laici impegnati nelle associazioni cattoliche seguirono gli operai francesi in territorio tedesco per poter fornire loro sostegno morale e spirituale. Vennero arrestati per attività sovversiva contro il Terzo Reich e torturati. La maggior parte morì nei campi di concentramento, altri persero la vita a causa delle sofferenze subite.
I martiri
I cinquanta martiri erano di età, origine, condizione e vocazione molto diverse:
Venticinque presbiteri, di quelli che avevano risposto all'appello del cardinale Emmanuel Célestin Suhard, circa venti furono rimandati in Francia. Ma tre furono arrestati con un rapporto su di loro e inviati nei campi di concentramento dove morirono: il gesuita Victor Dillard, l'abbé Pierre de Porcaro della diocesi di Versailles e l'abbé René Giraudet della diocesi di Luçon.
La maggior parte dei sacerdoti trasformati in lavoratori civili fu rimandata nei campi di prigionia da cui proveniva. Ma due furono inviati nei campi di concentramento: l'abbé Maurice Rondeau, della diocesi di Meaux e l'abbé Pascal Vergez della Diocesi di Tarbes e Lourdes.
Nonostante la protezione della Convenzione di Ginevra, anche quattro sacerdoti prigionieri di guerra, che avevano sviluppato diverse relazioni con lavoratori civili, furono inviati nei campi di concentramento: l'abbé Raymond Cayré dell' arcidiocesi di Albi, l'Abbé Jules Grand della Diocesi di Le Puy-en-Velay, l'Abbé Antoine Charmet della diocesi di Saint-Étienne e l'Abbé Jean Batiffol della diocesi di Parigi. Un sacerdote di origine canadese, l'abbé Louis Doumain, della diocesi di Viviers, è stato condannato per aver celebrato una messa.
Tre seminaristi e quattro studenti di teologia. Tutti loro, colpiti dalla legge del 16 febbraio 1943 che istituiva il Servizio di Lavoro Obbligatorio, avevano trasformato questo requisito in un apostolato attivo con coloro con cui vivevano. I seminaristi erano: Roger Vallée della diocesi di Séez, Jean Tinturier della diocesi di Bourges e Jean Duthu della diocesi di Clermont. Gli studenti di teologia sono quattro francescani: Gérard Cendrier, André Boucher, Paul Le Ber e Joseph Paraire[1].
Trentatré laici, tra cui diciotto membri della Gioventù Operaia Cattolica: sono Jean Mestre, di Parigi; Bernard Lemaire e Maurice Grandet di Le Havre; Fredo Dall'Oglio, di Parigi; André Parsy, di Roubaix; Colbert Lebeau, di Châtellerault; André Vallée, di Mortagne; Eugène Lemoine, di Saint-Brieuc; René Rouzé di Livry-Gargan; Marcel Touquet, di Clichy; Lucien Croci, di Parigi; Henri Marrannes, di Parigi; Jean Perriolat, di MarcelValence; Camille Millet, di Ivry-sur-Seine; Louis Pourtois, di Besançon; René Ponsin, di Pontoise; Henri Euzenat, di Magenta; Marcel Carrier, di Parigi.
Ci sono anche quattordici scout: Joël Anglès d'Auriac, di Tolone; Robert Beauvais, di Parigi; Gaston Raoult, di Le Havre; Robert Défossez, di Cambrai; Louis Didion, di Ghyvelde; Jean Lépicier, di Angers; Robert Saumont, di Rouen; Maurice-Philippe Bouchard, di Digione; Raymond Louveaux, di Vincennes; Bernard Morizot, di Avallon; Bernard Perrin, di Lione; Jean Préhu, di Laval; René Boitier di Faremoutiers; Jean Bernier, di Verdun. Infine, un altro laico, Jean Chavet, di Saint-Étienne.
Al momento del decesso, l'età media dei sacerdoti era di 36 anni, i seminaristi e gli studenti erano tutti intorno ai 24 anni e l'età media dei laici era di 24 anni. Cinque di questi ultimi erano sposati; di molti non si conoscevano i figli; uno di loro, Marcel Carrier, aveva tre figli.
La causa di beatificazione
Il punto di partenza di questa Causa risale ad un'iniziativa del 1982, promossa da Mons. Charles Molette (1918-2013), storico, presidente degli Archivisti della Chiesa di Francia, che si era impegnato a raccogliere, in vista del quarantesimo anniversario (1983) dell'ordinazione della sua classe, a trovare informazioni sui confratelli scomparsi. In questa occasione scoprì che uno di loro, Jean Tinturier, originario di Vierzon, apparteneva a un gruppo di responsabili dell'apostolato organizzato all'interno del Servizio del Lavoro Obbligatorio, in Turingia, negli anni 1942-1944, arrestati per la loro attività cattolica e morti in un campo di concentramento.
Partendo dal caso di Tinturier, Mons. Molette fu portato, poco alla volta, ad identificare i membri del gruppo di Turingia. Risultava che fossero stati tutti arrestati in un arco di tempo molto breve, nell'aprile 1944, che fossero stati riuniti nella stessa prigione, persino nella stessa cella, e che tutti avessero dovuto firmare lo stesso motivo di condanna, che li aveva condotti nei campi di concentramento: «Per la sua azione cattolica nei confronti dei compagni francesi durante il Servizio del Lavoro Obbligatorio, è stato un pericolo per lo Stato e per il popolo tedesco».
Inizialmente la Causa comprendeva 43 martiri; ulteriori ricerche portarono al numero di 50.
La parte più importante delle prove corrisponde a testimonianze scritte raccolte negli archivi. Il primo gruppo di testimonianze risale all'immediato dopoguerra, provengono da compagni dei martiri tornati dalla Germania. Una seconda serie di testimonianze è data dalle risposte al sondaggio lanciato all'apertura della Causa. A queste due serie di testimonianze scritte vanno aggiunte le trascrizioni delle udienze degli undici testimoni chiamati a deporre nella prima fase della Causa. Tutti conoscevano uno o più martiri. Queste testimonianze, sono state allegate alla nuova inchiesta diocesana come documenti supplementari.
Il martirio
Renania: I membri del primo gruppo furono arrestati tra il 12 e il 27 luglio 1944: il 12 luglio l'abbé Jules Grand; il 13 luglio i quattro francescani (Gérard Cendrier, Paul Le Ber, Louis Paraire, Xavier Boucher), oltre a Bernard Morizot e Jean Lépicier; il 18 luglio Louis Didion; il 21 luglio Bernard Lemaire e Maurice Grandet; il 27 luglio Robert Saumont. I membri del secondo gruppo furono arrestati tra il 7 e il 22 agosto 1944: il 7 agosto Jean Bernier e gli abati Raymond Cayré e Maurice Rondeau; l'8 agosto l'abate Antoine Charmet, Robert Défossez e René Boitier; il 15 agosto Jean Préhu; il 22 agosto Raymond Louveaux e Maurice-Philippe Bouchard.
Tre arresti possono essere collegati a questo gruppo. Il primo è quello di René Ponsin, considerato il più importante attivista dell'azione cattolica a Colonia, il cui arresto, il 23 settembre 1943, avvenne, in un momento in cui si moltiplicavano le indagini sulle attività degli attivisti cattolici e si verificavano i primi arresti di sacerdoti clandestini. Non lontano da Colonia, a Wuppertal, padre Victor Dillard, reclutato come volontario, svolse l'apostolato tra i lavoratori francesi che lo portò all'arresto il 22 aprile 1944 e alla deportazione a Dachau. Infine, nella regione, l'ultima vittima fu lo scout Gaston Raoult, arrestato il 9 settembre 1944; lavorava in una fabbrica nel bacino della Ruhr e fu imprigionato nella prigione centrale di Dortmund prima di essere inviato al campo di concentramento di Buchenwald.
Sulla morte di ciascuno di questi: Jules Grand (1905-1945), che era sacerdote della diocesi di Le Puy nel 1931, morì nel campo di concentramento di Buchenwald. Raymond Cayré (1915-1944), sacerdote dal 1940, morto di tifo nel campo di concentramento di Buchenwald. Maurice Rondeau (1911-1945) sacerdote della Diocesi di Reims nel 1936, che era stato internato nel campo di concentramento di Buchenwald, morí di sfinimento all'ospedale di Cham (Baviera). Antoine Charmet, sacerdote per l'arcidiocesi di Lione nel 1932, morì di tubercolosi nel campo di concentramento di Buchenwald. Il francescano Gérard Cendrier (1920-1945), morì internato nel campo di concentramento di Buchenwald. Il suo confratello, Paul Le Ber (1920-1945), morì anche nel campo di concentramento di Buchenwald, e la stessa fine ebbero anche i francescani André Boucher (1920-1945) e Joseph Paraire (1919-1945), quest’ultimo internato nel campo di concentramento di Buchenwald e morto in un convoglio della morte. Victor Dillard (1897-1945), sacerdote gesuita, morì nel campo di concentramento di Dachau. Anche Jean Préhu (1920-1945), scout, morì nel campo di concentramento di Dachau. René Ponsin (1923-1945), venditore, morì internato nel campo di concentramento di Buchenwald. Gaston Raoult (1921-1945), scout, morì di sfinimento nella miniera di potassio di Bad Salzungen. René Boitier (1917-1945), garzone di macellaio e scout, sposato, internato nel campo di concentramento di Buchenwald, quindi a Dachau, morí di sfinimento due giorni dopo la liberazione del campo. Raymond Louveaux (1913-1944), anch’egli macellaio e scout, sposato, venne internato nel campo di concentramento di Buchenwald e morì durante un convoglio della morte. Un altro scout, Maurice-Philippe Bouchard (1916-1944), internato nel campo di concentramento di Buchenwald, morì durante un convoglio della morte. Robert Défossez (1920-1945), anch’egli scout, sposato per procura, era internato nel campo di concentramento, dove morì di setticemia. Nello stesso campo di Buchenwald, Bernard Morizot (1924-1945), impiegato e scout, venne fucilato. Morì nello stesso campo anche Jean Lépicier (1921-1945) e Bernard Lemaire (1920-1944), apprendista falegname, che era fidanzato, morto di tifo durante la prigionia. Ebbe la stessa fine Maurice Grandet (1920-1944). Sempre a Buchenwald morivano Louis Didion (1917-1945), studente e scout, e Robert Saumont (1919-1945), lavoratore civile, morto di sfinimento durante l’evacuazione del campo nel 1945. Infine, Jean Bernier (1920-1945), scout, morì anch’egli di sfinimento all’ospedale di Emmendingen, dopo la liberazione del campo di concentramento di Dachau.
Sassonia-Anhalt e Sassonia: Gli arresti avvennero tra settembre e dicembre 1944 e coinvolsero otto Servi di Dio. In Sassonia-Anhalt, tra il 13 settembre e il 4 ottobre, gli arresti riguardarono dapprima i leader della YCW e i loro cappellani: Colbert Lebeau il 13 settembre, l'abbé Louis Doumain il 19 settembre, l'abbé Pascal Vergez il 20 settembre, Eugène Lemoine il 30 settembre e André Parsy il 4 ottobre. Due giovani appartenenti a gruppi legati all'Abbé Vergez furono poi arrestati: il Jociste Jean Chavet il 2 novembre 1944 e lo Scout Bernard Perrin il 18 dicembre 1944. Tutti furono incarcerati nella prigione di Halle, prima di essere inviati a Zöschen per i primi cinque e a Mauthausen per gli ultimi due. In Sassonia, l'Abbé Pierre de Porcaro fu arrestato l'11 settembre 1944, imprigionato a Dresda e poi inviato a Dachau. Era partito come cappellano dei lavoratori su richiesta del suo vescovo e a Dresda guidava quindici gruppi di studio tra i lavoratori che aveva creato.
L'abbé Louis Doumain (1920-1944), era sacerdote della diocesi di Viviers, morì nel campo di concentramento di Zöschen. Pascal Vergez (1910-1944), ordinato sacerdote per la diocesi di Tarbes nel 1935, morì di tifo nel campo di concentramento di Zöschen. Eugène Lemoine (1920-1945), apprendista falegname, morì nel campo di concentramento di Zöschen. André Parsy (1922-1944), impiegato, internato nel campo di concentramento di Zöschen, morì invece a Trebitz. Jean Chavet (1922-1945), ingegnere chimico, internato nel campo di concentramento di Mauthausen, morì di tifo nello stesso campo. Lo scout Bernard Perrin (1921-1945), internato nel campo di concentramento di Mauthausen, morì a Gusen. Pierre de Porcaro (1904-1945), ordinato sacerdote per la diocesi di Versailles nel 1929, morì di tifo nel campo di concentramento di Dachau. Infine, Claude-Colbert Lebeau (1922-1945), impiegato di banca, morì nel campo di concentramento di Zöschen.
Turingia: Oltre al già Beato Marcel Callo, che apparteneva a questo gruppo, otto altri leader furono arrestati tra il 1° e il 19 aprile 1944, erano Roger e André Vallée il 1° aprile, Jean Lecoq (l'unico a tornare vivo) il 9 aprile e Marcel Carrier il 17 aprile. Quanto a Louis Pourtois, Henri Marrannes, Jean Tinturier e Camille Millet, furono tutti arrestati lo stesso giorno (contemporaneamente a Marcel Callo), il 19 aprile, in città diverse.
Della loro morte sappiamo che Roger Vallée (1920-1944), seminarista della diocesi di Sées, morì nel campo di concentramento di Mauthausen. Suo fratello André Vallée (1919-1945), apprendista tipografo, membro della JOC., morì invece nel campo di concentramento di Flossenbürg. Louis Pourtois (1919-1945), apprendista commercialista, morì nel campo di concentramento di Mauthausen. Henri Marrannes (19231945), apprendista in meccanica, morì nel campo di concentramento di Zwickau. Jean Tinturier (1921-1945), seminarista della Diocesi di Bourges, morì nel campo di concentramento di Mauthausen. Camille Millet (1922-1945), giardiniere, morì nel campo di concentramento di Flossenbürg. Marcel Carrier (1922-1945), sposato con tre figli, morì a Neustadt durante la marcia della morte.
Berlino: L'apostolato venne interrotto con l'arresto degli otto dirigenti del distretto dell'Azione Cattolica del nord-est, tra cui due vittime: Alfredo Dall'Oglio il 10 giugno e l'abbé Giraudet il 12 giugno. Gli ultimi apostoli francesi nella regione di Berlino che non sarebbero tornati furono arrestati nell'agosto 1944: Robert Beauvais il 9 agosto nel sud di Berlino, Marcel Touquet il 25 agosto a capo del settore nord-occidentale di Berlino e Lucien Croci il 26 agosto a capo del settore sud-occidentale.
Sulla fine di queste martiri sappiamo che René Giraudet (1907-1945) era parroco nella diocesi di Luçon, fu internato nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e morì colpito da tifo. Alfredo Dall’Oglio (1921-1944) era nato nella provincia di Trento e naturalizzato francese nel 1938; fidanzato, morì nel campo di concentramento di Berlin-Wühlheide. Robert Beauvais (1922-1945), scout, morì nel campo di concentramento di Neuengamme. Marcel Touquet (1914-1945), era sposato e venne internato nel campo di concentramento di Ravensbrück, dove morì durante un convoglio della morte. Infine, il Servo di Dio Lucien Croci (1919-1945), tipografo e scout, morì nel campo di Barth.
Brunswick: Due martiri appartengono a questa regione, il membro della Joc Jean Mestre (1924-1944), tornitore, arrestato nel marzo 1944 e morto il 5 maggio seguente, e Jean Duthu (1921-1945), arrestato il 20 giugno 1944, era seminarista della Diocesi di Clermont Ferrand e morì nel campo di concentramento di Flossenbürg.
Slesia: qui un comitato regionale YCW raggruppava tre federazioni (Alta Slesia, Slesia Centrale e Bassa Slesia). Gli arresti sono avvenuti mentre le truppe sovietiche avanzavano. Jean Perriolat, impiegato, fidanzato, fu arrestato il 26 novembre 1944 e inviato a Gross-Rosen e poi, di fronte all'avanzata russa, a Mauthausen, dove morì. Poi, René Rouzé, fu arrestato il 4 dicembre. Inizialmente inviato a Gross-Rosen, fu indirizzato al campo di Dora-Mittelbau, a seguito dell'avanzata militare sovietica, e lì morì prima della fine della guerra.
Tre regioni contano un solo martire: in Baden-Württemberg: il membro della Joc, Henri Euzenat, arrestato il 29 gennaio 1944; nella regione dei Sudètes, che era annessa al Reich, lo scout Joël Anglès d'Auriac fu arrestato il 10 marzo 1944; infine, in Austria, anch’essa annessa, l'abbé Jean Batiffol, un ufficiale prigioniero che era diventato cappellano militare negli ospedali di Graz nel luglio 1943, aveva esteso il suo ministero ai lavoratori requisiti. Fu arrestato dopo essere stato ferito durante un bombardamento il 18 dicembre 1944. Imprigionato a Graz, fu inviato a Mauthausen.
Di questi tre, Henri Euzenat (1920-1945), apprendista ferroviere, morì nel campo di concentramento di Dachau. Joël Angles d’Auriac (1922-1944), scout, venne decapitato a Dresda. Infine, Jean Battifol (1907-1945), sacerdote dell’Arcidiocesi di Parigi, morì nel campo di concentramento di Mauthausen.
Sono riuniti i diversi modi di vivere in fedeltà alla fede cristiana di fronte all'ideologia nazista: sacerdoti, religiosi, seminaristi, laici sposati o celibi, raggruppati in vere e proprie cellule ecclesiali clandestine al servizio dell'apostolato ai lavoratori francesi chiamati per Servizio del Lavoro Obbligatorio (STO) in Germania. Rispondendo alla richiesta, lo fece con generosità. I sacerdoti, fedeli al loro ministero sacerdotale, accettarono la pericolosa missione affidata loro dal loro vescovo. Gli scout e i ragazzi della JOC e della JEC intendevano la loro presenza nella STO come il compimento della loro promessa o l'estensione della loro azione cattolica.
Si può affermare l'accettazione della morte con rassegnazione cristiana. La generosità della loro donazione all'apostolato in quelle terre straniere e il coraggio nel professare la fede senza indugi ci dicono che sono rimasti in questo atteggiamento fino alla fine.
Quanto all'odium fidei: in Francia, l'anticristianesimo del nazismo fu particolarmente evidenziato da alcuni combattenti cattolici della resistenza. La campagna Francia, attenzione a non perdere la tua anima portò al primo dei Cahiers de Témoignage chrétien clandestini, un organo della resistenza spirituale guidato dai gesuiti di Lione della comunità di Fourvière. La resistenza spirituale ha avuto origine in Germania a causa del tentativo di Hitler di unificare le chiese protestanti introducendo principi razziali e antisemiti.
In questo ambiente sorge la generosità sia dei chierici sia dei laici per difendere attraverso l'apostolato la fede cristiana, aiutando coloro che si possono trovare più a rischio. In ciascuno di questi martiri si trova un chiaro amore verso Dio e la Chiesa, e anche un amore attivo verso il prossimo, che li portò a essere coinvolti in un apostolato molto pericoloso. I primi arresti di sacerdoti clandestini avvennero nell'estate 1943 e continuarono fino all'autunno, e ad esse dobbiamo aggiungere anche quelle dei laici (membri dell'Azione Cattolica e Scout). Troviamo nel loro arresto e successiva morte una motivazione prevalente contraria alla fede che loro rappresentavano.
Il popolo di Dio capì rapidamente la portata della morte di tutti questi fedeli cristiani e li considerò autentici martiri, anche se motivi di opportunità ritardarono la loro causa di beatificazione. Tuttavia, la fama di martirio apparve spontanea fin dall'inizio. Più debole invece la fama di segni, il che trova spiegazione nella difficoltà dei fedeli per poter visitare la tomba dei martiri, che in questo caso non è possibile per molti di questi martiri.
Il 20 giugno 2025 papa Leone XIV ha riconosciuto il martirio dei Servi di Dio Raimond Cayré, sacerdote diocesano, Gerard Martin Cendrier, religioso professo dell'Ordine dei Frati Minori, Roger Vallée, seminarista, Jean Mestre, fedele laico, e 46 compagni, uccisi tra il 1944 e il 1945 in odio alla fede, in diversi luoghi, nel contesto della medesima persecuzione. Il 13 dicembre seguente è stata celebrata dal cardinale Jean-Claude Hollerich, in rappresentanza del pontefice, la solenne beatificazione nella Basilica di Notre Dame a Parigi.
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