Chiesa Cattolica in Cile
Chiesa cattolica in Cile | |
Anno | 2005 |
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Cristiani | |
Cattolici | 10,5 milioni |
Popolazione | 15 milioni |
Collegamenti esterni | |
Dati su Catholic hierarchy | |
Chiesa cattolica in Cile |
La Chiesa Cattolica in Cile conta circa 10,5 milioni di fedeli pari al 70% della popolazione del paese[1].
L'evangelizzazione del territorio cileno cominciò nel 1540 contemporaneamente al processo di conquista da parte della Spagna.
Attualmente (2011) la Chiesa cattolica è presente in Cile con 5 arcidiocesi, 18 diocesi, 2 prelature territoriali, un vicariato apostolico e un ordinariato militare.
Cenni storici
I secoli XVI-XVIII
La prima presenza ufficiale del cattolicesimo sul territorio cileno viene fatta risalire al 13 dicembre 1540 quando la spedizione dei conquistatori spagnoli guidata da Pedro de Valdivia raggiunse la valle del Mapocho. Al seguito della spedizione vi erano tre sacerdoti: Rodrigo González Marmolejo, Juan Lobo e Diego Pérez.
Il 12 febbraio 1541 alla fondazione della città di Santiago de la Nueva Extremadura fu progettata la costruzione di una chiesa sul lato nord ovest della Piazza maggiore e l'erezione di una cappella in onore della Vergine di Monserrat sul colle di Cerro Blanco.
Per vent'anni questi territori furono sotto la giurisdizione ecclesiastica della Diocesi di Lima. Il 27 giugno 1561 papa Pio IV creò la diocesi di Santiago del Cile con giurisdizione sull'intero territorio della Capitaneria Generale del Cile[2]. Primo vescovo della nuova diocesi fu Rodrigo González Marmolejo il quale per motivi di salute prese possesso della diocesi per procura. Gli successero i francescani Fernando de Barrionuevo, Diego de Medellín e Pedro de Azuaga. Di questi particolarmente importante fu il ruolo di Diego de Medellín, il quale divise la diocesi in quattro parrocchie, fondò il Seminario, ordinò i primi sacerdoti autoctoni ed eresse il primo monastero femminile del Cile.
Dopo che la spedizione di conquista degli spagnoli si spostò al sud, sempre sotto la guida di Pedro de Valdivia, e dopo che fu fondata la città di La Imperial, Pio IV il 22 maggio 1563 eresse la diocesi della Santissima Concezione con sede a La Imperial.
Fino al 1840 sia la diocesi di Santiago del Cile che la diocesi della Santissima Concezione furono suffraganee della Arcidiocesi di Lima e furono le uniche circoscrizione ecclesiastiche del territorio cileno.
L'evangelizzazione dell'intero territorio fu affidata ai missionari degli Ordini religiosi. Durante tutto il periodo coloniale vi operarono in particolare i francescani, i gesuiti, i mercedari e gli agostiniani.
XIX secolo
Fin da primi anni di indipendenza del paese, cioè dal 1818, la Chiesa cattolica assunse un ruolo importante nella vita politica e sociale della nazione: il vescovo di Santiago José Antonio Martínez de Aldunate fu, ad esempio, vicepresidente della Prima Giunta Nazionale di Governo del 1810 ed esemplare era l'atteggiamento di equidistanza tenuto dalla Chiesa tra la difesa degli interessi della Spagna e le idee indipendentiste.
Nonostante questo ruolo che ebbe la Chiesa, i primi anni del governo repubblicano furono segnati da tensione tra i politici, per la maggior parte massoni, e il clero.
La tensione fu parzialmente superata con la Costituzione del 1833 che riservò alla Chiesa Cattolica lo status di religione ufficiale dello Stato: l'articolo 5 stabiliva che la religione cattolica era la religione della Repubblica, con esclusione dell'esercizio pubblico di qualsiasi altro culto.
Questa situazione perdurò fino al 1865, quando fu promulgata una legge che recepì ciò che già succedeva nella pratica: la legge interpretativa del 27 luglio 1865, infatti, stabiliva che la Costituzione permetteva ai non cattolici la libertà di culto nei limiti degli edifici di loro proprietà ed anche la fondazione di scuole private.
Notevoli difficoltà di rapporto, però, si manifestarono con gli anni soprattutto con l'emergere di tendenze laiciste che volevano trasformare il paese in una repubblica laica; la cosiddetta questione del sacrestano, poi, e i problemi che sorgevano nell'interpretazione del Patronato regio portarono ad una tensione di difficile soluzione tra la Chiesa e i diversi gruppi politici[3].
XX secolo
La soluzione alle tensione tra Stato e Chiesa si ebbe solo nel 1925 con la "Costituzione Politica della Repubblica del Cile" nella quale fu stabilita la separazione tra Stato e Chiesa. In quell'occasione la Chiesa cattolica rinunciò ai tentativi di influenza nel potere politico per poter essere un soggetto attivo, critico e propositivo nelle questioni sociali del paese. I vescovi cileni contribuirono molto al clima pacifico del processo di separazione; in un documento ufficiale l'episcopato dichiarò che
« | Lo Stato si separa, in Cile, dalla Chiesa; però la Chiesa non si separerà dallo Stato e continuerà ad essere pronta a servirlo, ad interessarsi del bene del popolo, a perseguire l'ordine sociale, ad aiutare tutti, anche i suoi avversari, nei momenti difficili durante i quali tutti si ricordano di lei per chiederle aiuto. » | |
(Pastoral colectiva de los Obispos de Chile sobre la separación de la Iglesia y del Estadio, in La Revista Católica 25(1925), 491.)
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Durante il regime militare retto da Augusto Pinochet che governò il Cile dal 1973 al 1990 la Chiesa svolse un ruolo importante nella difesa dei diritti umani. Per questo motivo il governo militare la considerò parte dell'opposizione.
Giovanni Paolo II e Augusto Pinochet | ||||||
Giovanni Paolo II visitò il Cile dall'1 al 6 aprile 1987. Quella visita pastorale è stata spesso interpretata con un sostegno alla dittatura militare. In realtà il Papa non rinunciò mai a richiamare i politici cileni alle loro responsabilità soprattutto nei confronti delle violazioni dei diritti umani. George Weigel così racconta quella visita:
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Il cardinale Raul Silva Enriquez divenne uno dei più decisi oppositori del regime militare: diede vita, insieme alle altre confessioni cristiane, al "Comitato di cooperazione per la pace in Cile", sciolto nel 1975 su ordine di Pinochet e sostituito dalla "Vicaria de la Solidaridad", piccola struttura diocesana che garantiva assistenza sociale e legale alle vittime della dittatura. Con Silva Enriquez, l'arcidiocesi di Santiago si trasformò in un importante punto di riferimento per tutti gli oppositori di Pinochet: si faceva informazione su quanto accadeva nel Paese, si aveva assistenza legale e notizie sui desaparecidos, si organizzavano le mense popolari e la distribuzione di generi alimentari per le borgate popolari della città[4].
Dal 1977 le relazioni fra regime militare e la gerarchia ecclesiastica si fecero meno tese; fu scelta la via del dialogo anche se la Chiesa continuò a protestare a causa dei continui crimini del regime.
Il tentativo di pacificazione da parte della Chiesa culminò nell'aprile 1987 con il viaggio di Giovanni Paolo II in Cile. In quell'occasione, in un discorso ai Vescovi, così si espresse il Papa richiamando il compito della Chiesa di favorire la conciliazione e nello stesso tempo il rispetto dei diritti umani:
« | Di fronte alle molteplici e talvolta profonde divisioni esistenti fra gli uomini - che minacciano anche la stessa Chiesa - dobbiamo prestare questo primario servizio pastorale all'unità, con perseveranza e audacia. So che il vostro cuore di pastori soffre per tutto ciò che è di ostacolo alla concordia tra i cileni. Questa sofferenza deve essere di sprone al vostro zelo - allo stesso tempo ardente e paziente - che vi indurrà ad essere portatori di Dio alle vostre comunità e portatori delle vostre comunità a Dio. (...) Contribuite, con tutte le vostre forze, a rifiutare e ad evitare la violenza e l'odio in Cile. Non esitate a difendere sempre, di fronte a tutti, i legittimi diritti della persona, creata a immagine e somiglianza di Dio. Proclamate il vostro amore preferenziale per i poveri - non esclusivo né escludente, ma così forte e sincero - e che si faccia operante nel combattere ogni forma di miseria materiale e, soprattutto, spirituale. (...) È necessario che in ogni luogo si assicuri il rispetto dei diritti umani; non solo per ragioni di convenienza politica, ma in virtù del profondo rispetto che merita ogni persona, per il fatto di essere creatura di Dio, dotata di una dignità unica e chiamata ad un destino trascendente. Ogni offesa ad un essere umano è anche un’offesa a Dio e si dovrà risponderne dinanzi a lui, il giudice giusto degli atti e delle intenzioni. D'altro canto, è auspicabile che in Cile si prendano le misure che, debitamente attuate, rendano possibile, in un futuro non lontano, la partecipazione piena e responsabile della cittadinanza alle grandi decisioni che riguardano la vita della Nazione. Il bene del Paese esige che queste misure si consolidino, si perfezionino e si compiano in modo da diventare validi strumenti a favore della pace sociale in un Paese cristiano in cui tutti devono riconoscersi come figli di Dio e fratelli in Cristo. » | |
Dopo la fine della dittatura militare, nel 1990, la Chiesa ha intrapreso con decisione il processo di pacificazione che il regime aveva reso impossibile. Particolarmente rilevante nella storia della Chiesa cilena degli ultimi anni è stata l'omelia del cardinale di Santiago, Francisco Javier Errázuriz Ossa, durante il Te Deum del 18 settembre 2003[5]: in quell'occasione il cardinale riprese il tema del Nunca mas (mai più!), cioè il grido che le società e i paesi latinamericani avevano usato per fare memoria delle violenze politiche dei regimi militari[6]:
« | La memoria dei drammatici avvenimenti degli ultimi decenni agita la nostra coscienza. (...) Mai più tanta povertà, tanta insufficienza di giustizia sociale, tanta iniquità nel possesso dei beni (...), tanta incapacità di dialogo, (...) tanto odio per la verità e la democrazia. (...) Mai più possesso d'armi per gruppi diversi da quelli previsti dalla Costituzione per difendere la patria. Mai più un'economia senza regole che colpisce i più poveri. Mai più la politicizzazione delle forze armate. (...) Mai più una convivenza tanto deteriorata da determinare l'appello alle forze armate da parte di un gran numero di cittadini, tantomeno circostanze tali che il governo sia affrontato con le armi, che un presidente sia sollecitato a porre fine tragicamente ai suoi giorni. (...) Mai più la disinformazione (...), la lotta contro idee e ideologia a prezzo di vite umane, (...) l'indifferenza davanti al dolore e alla violazione sistematica dei diritti umani. » |
Conferenza episcopale
Cronotassi dei Presidenti della Conferenza episcopale del Cile:
- José María Caro Rodríguez (1957 - 1958)
- Alfredo Silva Santiago (1958 - 1962)
- Raúl Silva Henríquez, S.D.B. (1962 - 1968)
- Jose Manuel Santos Ascarza, O.C.D. (1968 - 1971)
- Raúl Silva Henríquez, S.D.B. (1971 - 1975)
- Juan Francisco Fresno Larraín (1975 - 1977)
- Francisco de Borja Valenzuela Ríos (1978 - 1979)
- Jose Manuel Santos Ascarza, O.C.D. (1980 - 1983)
- Bernardino Piñera Carvallo (1984 - 1987)
- Carlos González Cruchaga (1987 - 1992)
- Fernando Ruiz Ariztía (1993 - 1995)
- Carlos Oviedo Cavada, O.de M. (1995 - 1998)
- Francisco Javier Errázuriz Ossa (1998 - 2004)
- Alejandro Goic (2004 - 2010)
- Ricardo Ezzati Andrello, S.D.B. (2010 - 2016)
- Santiago Silva Retamales, dal 10 novembre 2016
Circoscrizioni ecclesiastiche
La Chiesa cattolica è presente in Cile con 5 arcidiocesi, 18 diocesi, 2 prelature territoriali, un vicariato apostolico e un ordinariato militare.
- Provincia ecclesiastica di Antofagasta
- Provincia ecclesiastica di La Serena
- Provincia ecclesiastica di Santiago
- Provincia ecclesiastica di Concepción
- Provincia ecclesiastica di Puerto Montt
- Altro
Galleria
Teresa de Jesus de Los Andes (1900-1920), Carmelitana Scalza, è la prima Santa del Cile. Fu canonizzata da Giovanni Paolo II il 21 marzo 1993.
Alberto Hurtado (1901-1952), gesuita, promosse in Cile un'intensa opera di apostolato sociale. È stato canonizzato il 23 ottobre 2005 da papa Benedetto XVI
José María Caro Rodríguez (1866-1958) fu il primo cardinale di origine cilena
Ricardo Ezzati Andrello, di origini italiane, è Arcivescovo di Santiago del Cile e Primate del Cile
L'Isola di Pasqua fa parte della Diocesi di Valparaíso. Giovanni Paolo II in un discorso alla comunità cattolica dell'isola così si espresse: «La storia dell'isola, per molti aspetti ancora misteriosa, ci insegna che i vostri antenati, prima di ricevere l'annuncio del Vangelo, si distinsero per molti secoli per la loro religiosità ed il senso vivo della divinità, della quale continuano ad essere testimoni, allo stesso tempo muti ed eloquenti, gli impressionanti "Moais", conosciuti nel mondo intero come simbolo di Rapa-Nui. È significativo il fatto che storicamente entraste in contatto con il mondo occidentale nel lontano 1722, proprio nella Domenica di Resurrezione. Come è noto, questa circostanza fece sì che l'isola venisse battezzata con il bel nome della Pasqua del Signore, confermando così la vostra vocazione di popolo religioso, ed elevandola al vero omaggio di Dio e di suo Figlio Gesù Cristo»[7].
La Chiesa di Santa María de Loreto, ad Achao, è una delle Chiese di Chiloé, cappelle costruite dai gesuiti e poi dai francescani nell'arcipelago di Chiloé, in diocesi di Ancud, dalla metà del XVIII secolo sino agli inizi del XX secolo. La costruzione di queste chiese secondo modelli uniformi creò una tradizione architettonica, mantenuta per tre secoli, chiamata "Scuola chilota di architettura religiosa in legno". A questa scuola appartengono 150 delle 400 e più chiese sparse per l'arcipelago di Chiloé. Di queste 16 sono state dichiarate Monumento Nazionale e, nel 2000, Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Le chiese di Chiloé rappresentano la fusione della cultura religiosa europea con le abilità e tradizioni delle popolazioni native dell'arcipelago
Il Tempio Votivo di Maipú, conosciuto anche come Basilica di Nuestra Señora del Carmen, è il Santuario nazionale del Cile. La prima pietra fu posta il 15 novembre 1818. Un terremoto, nel 1906, danneggiò il Tempio al punto da doverlo ricostruire. Il nuovo Santuario è stato inaugurato il 24 ottobre 1974
La sede centrale, a Santiago del Cile, della Pontificia Universidad Católica de Chile, fondata nel 1888; è uno degli Atenei più prestigiosi del Cile e rappresenta la particolare attenzione che la Chiesa cilena ha sempre avuto per le attività educative
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