Chiesa cattolica in Colombia
Anno | 2016 |
Cattolici | oltre 40 milioni |
Popolazione | 46 milioni |
Primate | Jesús Rubén Salazar Gómez |
Nunzio apostolico | vacante |
Codice | CL |
classifica |
La Chiesa cattolica in Colombia conta circa 40 milioni di battezzati, pari al 91% della popolazione del paese. L'evangelizzazione della Colombia iniziò con le spedizioni coloniali spagnole del XVI secolo.
Attualmente (2016) La Chiesa cattolica è presente sul territorio con 13 sedi metropolitane, 52 diocesi suffraganee, 11 vicariati apostolici, 1 esarcato apostolico e 1 ordinariato militare.
Sede primaziale è l'Arcidiocesi di Bogotá. Fino al 6 luglio 2018 il Nunzio apostolico è stato l'arcivescovo Ettore Balestrero.
Geografia e popolazione
La Colombia è un paese situato al nord-ovest del Sud America. È delimitata ad est da Venezuela e Brasile, a sud da Perù ed Ecuador e a nord-ovest da Panamá; in termini di confini marittimi a nord è bagnata dal Mar dei Caraibi, a ovest dall'oceano Pacifico.
I limiti dell'attuale Colombia corrispondono pressappoco ai confini convenzionali che aveva in epoca spagnola e coloniale il Nuevo Reino de Granada[1]. Gli stessi territori fecero parte dal 1819 al 1831 della República de Colombia[2], dal 1831 al 1858 della República de la Nueva Granada[3], dal 1858 al 1886 della Confederación Granadina prima e degli Estados Unidos de Colombia poi[4]. Dopo che nel 1886 fu proclamata una nuova costituzione di carattere centralista, il paese fu chiamato República de Colombia, nome che ha ancora oggi[5].
I colombiani sono etnicamente diversificati: un gran numero di abitanti discende dagli spagnoli o, in generale, dagli europei; altri sono di discendenza india o di discendenza africana. Esistono anche combinazioni delle tre etnie.
Storia
Il periodo coloniale (1510-1818)
Gli Europei arrivarono in Colombia nel 1499 grazie alla spedizione guidata dallo spagnolo Alonso de Ojeda che giunse nella penisola de la Guajira. Nel 1510 le autorità spagnole fondarono Santa María la Antigua del Darién e poi, dopo il consolidamento di questa posizione dominante nelle zone costiere, fondarono nel 1525 Santa Marta e nel 1533 Cartagena de Indias; dopo che ebbe inizio l'esplorazione dell'interno, vennero fondate nel 1536 Popayán e nel 1538 Bogotá[7].
Gli spagnoli furono accompagnati nelle diverse spedizioni da missionari (domenicani, agostiniani, francescani e gesuiti) che oltre ad assistere gli spagnoli e i creoli iniziarono l'opera di evangelizzazione delle popolazioni indigene. Furono per questo fondate numerosi stazioni missionarie per tutto il territorio, in particolare nella regione andina e sulla costa caraibica.
Grazie a questa opera di evangelizzazione fu possibile già nel 1529 creare la prima diocesi (Santa Marta) seguita da quelle di Cartagena (1534), Popayán (1546) e Santafé en Nueva Granada (1562). Alla fine del XVI secolo iniziarono a sorgere i primi seminari.
Durante l'epoca coloniale la Chiesa fu nel territorio colombiano, come nella maggior parte dei paesi dell'America latina, punto di riferimento soprattutto per la formazione delle élites creole grazie alla fondazione di qualificati collegi e università. Importante fu il suo ruolo anche per le opere sociali (in modo particolare per la fondazione di ospedali) e nell'aiuto alla burocrazia coloniale. In generale la Chiesa servì dal punto di vista politico come strumento di controllo e di coesione sociale.
Il primo periodo dell'indipendenza (1819-1886)
Il primo periodo di indipendenza per la Colombia dalla Spagna fu caratterizzato da una grande instabilità che si manifestò soprattutto in una serie di disastrose guerre civili che resero necessarie modifiche costituzionali sia per quanto riguarda il regime politico che il nome del paese.
La Chiesa, da parte sua, iniziò ad acquisire un'identità nazionale.
Particolarmente evidente in questo primo periodo è l'atteggiamento ostile dei governi nei confronti della Chiesa: si diffuse soprattutto nelle classi dirigenti una avversione alla Chiesa dovuta alla naturale identificazione che veniva fatta tra tradizione spagnola e cattolicesimo. L'atteggiamento delle élites era però in contrasto con i sentimenti del popolo che continuavano ad essere informati dalla fede cattolica.
I nuovi governi, dovendo riconoscere l'influsso che la religione cattolica e il clero esercitavano sul popolo, tentarono di sottomettere e controllare la Chiesa rivendicando l'eredità del patronato regio e la nomina dei vescovi e dei parroci[8]. I Papi, pur tollerandola, non riconobbero mai questa pretesa.
Nonostante queste tensioni la Colombia fu il primo paese dell'America latina ad avere, nel 1835, un rappresentante diplomatico della Santa Sede[9]; ma fu anche la prima nazione latino-americana a introdurre, nel 1853, una separazione tra stato e chiesa in senso radicalmente avverso a quest'ultima[10]. A cominciare dalla presidenza di José Hilario López (1849-1853) e fino al 1880 circa, la politica dei vari governi fu particolarmente severa nei confronti della Chiesa: nel 1851 fu soppresso il foro ecclesiastico e fu proclamata la elezione popolare dei parroci, nel 1861 i gesuiti che erano rientrati nel paese durante il governo di Pedro Alcántara Herrán (1841-1845) furono nuovamente espulsi insieme al legato pontificio, molti vescovi furono rimossi e fu decretata la totale separazione tra la Chiesa e lo Stato; oltre a questo furono espropriate le proprietà ecclesiastiche, si revocò alle comunità religiose la personalità giuridica, fu attribuita alle sole autorità civili la competenza esclusiva in materia di diritto matrimoniale e i cimiteri furono sottomessi alle autorità dello Stato[11].
Il culmine di questa politica anticlericale fu la Constitución Política de los Estados Unidos de Colombia de 1863 nella quale la Chiesa fu sottomessa al controllo dello Stato[12].
Un secolo di Repubblica di Colombia (1886-1986)
La "pace religiosa" (paz religiosa)[13] alla fine del XIX secolo
Con la presidenza di Rafael Núñez[14] iniziarono dei rapporti notevolmente favorevoli alla chiesa anche se la legge di separazione del 1853 non fu abolita.
Dopo che nel 1885 furono ristabilite le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, la Constitución de Colombia de 1886 esplicitò il nuovo ruolo che avrebbe dovuto avere la Chiesa Cattolica, definendola religione dello Stato, riconoscendola come un elemento essenziale per l'ordine sociale e accordandole particolari prerogative[15].
Particolarmente importante fu il Concordato tra la Chiesa e lo Stato del 1887, grazie al quale la religione cattolica divenne quella ufficiale, la chiesa potè godere di una notevole indipendenza e le questioni controverse (come la giurisdizione civile del clero e la competenza ecclesiastica sui cimiteri) furono affrontate con soluzioni di compromesso[16].
Grazie a questo nuovo clima tra il 1880 e il 1900 Leone XIII potè erigere sette nuove diocesi (Tunja, Casanare[17], Tolima[18], Socorro, Garzón, Ibagué, Manizales).
Rilevante fu, poi, durante la guerra civile che fra il 1899 e il 1902 sconvolse il Paese e che costò alla Colombia la perdita di Panama, l'importante funzione mediatrice della Chiesa svolta in modo particolare da Ezequiel Moreno y Díaz, vescovo di Pasto dal 1895 al 1906.
Anche nel periodo in cui governò, con stile dittatoriale, il generale Rafael Reyes, la Chiesa conservò il proprio ruolo di interlocutore autorevole e i buoni rapporti tra Stato e Chiesa furono simbolicamente testimoniati dalla costruzione della sede della Nunziatura a Bogotà nel 1908[19].
La prima metà del XX secolo
Nel 1908 i vescovi iniziarono ad organizzarsi come Conferenza episcopale e nei primi decenni del XX secolo la Chiesa si consolidò in ogni sua parte: arrivarono in Colombia numerosi Istituti religiosi che si dedicarono in modo particolare alle opere educative e caritative. Già negli anni '50 la Chiesa poteva vantare un numero impressionante di ospedali, scuole, collegi, orfanatrofi e centri di assistenza. Particolarmente illuminata fu la creazione di una scuola radiofonica che, iniziata con modeste pretese nel 1947, aveva nel 1960 educato più di un milione di campesinos.
Notevole fu l'opera della Chiesa, inoltre, nelle aree rurali e remote del Paese: grazie alle stazioni missionarie dislocate in tutto il territorio furono costruiti centinaia di ospedali e scuole oltre che tracciati migliaia di kilometri di strade.
In questi anni la Chiesa fu la principale potenza economica e sociale del paese grazie alle sue proprietà nelle campagne e ai notevoli investimenti che erano stati fatti in campo educativo con le università. Notevole fu anche il controllo in campo politico grazie all'influsso che la Chiesa aveva soprattutto sul partito conservatore.
Il ruolo di primo piano della Chiesa nella vita del paese era giustificato dalla enorme percentuale di cattolici e garantito da un Concordato senza uguali per i privilegi e il ruolo che le venivano riconosciuti.
Dal 1957 al 1968
Hijos amadísimos de Colombia... |
«Figli amatissimi della Colombia e dell'America (...) un gaudio trepidante e una emozione intensa invadono il nostro animo nel vedere che la Provvidenza ci ha riservato il privilegio di essere il primo Papa che arriva in questa terra nobilissima, in questo continente cristiano, dove un giorno arcano - predestinato dai disegni salvifici di Dio - sulle vette andine cominciò ad aggiungersi l'altezza della Croce e nei vecchi sentieri dei chibchas, dei maya, degli incas, degli aztechi e dei tupis-guaraníes, cominciò a delinearsi il volto di Cristo.
Popoli d'America Latina! Culláti negli stessi mari; i cui fiumi e cordigliere intrecciano comunità di popoli onorati, pazienti, lavoratori e di cuore nobile; le cui fisionomie peculiari hanno il tratto comune della fede in Cristo che ha vivificato secoli di storia e suscitato innumerevoli iniziative a promozione della vostra cultura e del vostro benessere. Popoli d'America! A tutti e a ognuno va, dal suolo dell'ospitale Colombia, il Nostro saluto, il Nostro affetto, la Nostra preghiera. E il Nostro cuore si dilata per ringraziare Dio per il dono immenso delle vostre credenze cattoliche e per implorare da Lui che il dinamismo della vostra fede, tradizionale e rinnovata, faccia svegliare sempre più il senso della fraternità e della collaborazione armoniosa in vista di una costante convivenza pacifica, e sospinga e consolidi gli sforzi per un progresso ordinato che, con lo sviluppo tecnico e con la coltivazione razionale di tante ricchezze che il Signore ha posto nelle vostre terre, raggiunga in maniera equa tutte le famiglie e categorie, conformemente ai principi di giustizia e di carità cristiana.» (Dal Discorso di Paolo VI durante l'incontro con il Presidente della Repubblica, Bogotá 22 agosto 1968[20] |
Nel 1957 la Chiesa ritirò il sostegno che ufficiosamente aveva dato al presidente Gustavo Rojas Pinilla il quale durante la sua presidenza (1954-1957), caratterizzata da un acceso populismo che in certi aspetti imitava i temi del peronismo argentino, aveva governato in modo dittatoriale perseguitando crudelmente i suoi nemici.
Dopo quell'esperienza la Chiesa appoggiò la costituzione del Frente Nacional, la coalizione politica ed elettorale tra liberali e conservatori che avrebbe dovuto riorganizzare il paese dopo le vicende della presidenza di Rojas Pinilla.
Il sostegno che la Chiesa diede al Frente fu fondamentale per legittimarlo agli occhi di molti colombiani. Tale appoggio venne fornito grazie anche al fatto che i liberali rinunciarono a qualunque forma di riduzione delle prerogative della Chiesa nel sistema politico e sociale della Colombia.
A partire dagli anni '60 anche i vertici della Chiesa colombiana iniziarono ad essere scossi profondamente dalla dilagante povertà delle classi popolari: questa nuova attenzione ai problemi sociali, testimoniata anche dalle tematiche affrontate durante le riunioni della Conferenza episcopale, fu senz'altro influenzata dal nuovo clima instaurato dal pontificato di Giovanni XXIII (1958-1963). Fu proprio in questi anni che fu spezzato il tradizionale vincolo del clero con il potere conservatore, fino a quel momento considerato com il difensore secolare dei valori della cristianità, e la Chiesa iniziava a dar vita ad un'importante corrente democratica ispirata al cristianesimo sociale e disposta a lottare per la salvaguardia dei valori universali degli uomini.
Nel frattempo la Chiesa si era consolidata nel Paese ed aveva conquistato una autonomia anche istituzionale: la maggior parte dei 5500 sacerdoti del clero secolare e dei 20000 religiosi esistenti in Colombia nel 1965 erano autoctoni. La fioritura ecclesiale, poi, fu testimoniata anche dall'invio di missionari in altri paesi dell'America latina, in Zaire, a Formosa e in Giappone e dalla creazione di altre cinque circoscrizioni ecclesiastiche nei territori delle tribù autoctone.
La visita di Paolo VI a Bogotà dal 21 al 24 agosto 1968 per il Congresso Eucaristico Internazionale e per l'inaugurazione della Seconda Conferenza generale di Medellín degli Episcopati latino-americani e caraibici confermò il cammino che la Chiesa colombiana aveva intrapreso e la sollecitò ad ulteriore maturazione[21].
Dal 1968 al 1986
I fenomeni di urbanizzazione e di modernizzazione che la società visse fin dalla fine degli anni '60 in America latina e in generale in tutti i paesi occidentali, indebolirono il ruolo della Chiesa cattolica, complice anche la crescita di vari gruppi protestanti.
Nel 1973 fu rivisto il Concordato tra lo Stato e la Santa Sede[22] nel quale si affermò che
« | Lo Stato, per quanto concerne il sentimento cattolico tradizionale della Colombia, considera la religione cattolica apostolica e romana quale elemento fondamentale al bene comune e allo sviluppo integrale della comunità nazionale. Lo Stato garantisce alla Chiesa cattolica e a coloro che vi appartengono il pieno godimento dei diritti religiosi, senza rinunciare alla giusta libertà religiosa delle altre confessioni e dei loro membri, come d'altra parte di ogni cittadino » | |
(Acta Apostolicae Sedis 67 (1975) 421-434.)
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Pur di fronte al ridimensionamento istituzionale del ruolo sociale e politico della Chiesa, i vescovi colombiani non rimasero mai in silenzio di fronte ai tentativi da parte dello Stato di legiferare in materie sensibili per la dottrina cattolica. Nel 1982, ad esempio, i vescovi invitarono i cattolici a non votare per il candidato liberale alla presidenza che aveva avanzato la proposta di rendere più facile il divorzio.
Il viaggio che compì Giovanni Paolo II dall'1 al 7 luglio 1986 segnò una tappa storica fondamentale nel cammino della Chiesa colombiana. In quell'occasione il Papa visitò Bogotà, Chiquinquirà, Tumaco, Popayán, Cali, Chinchinà (dove incontrò i disastrati dall'eruzione del vulcano Nevado del Ruiz avvenuta il 13 novembre 1985 e che provocò circa 23.000 morti), Pereira, Medellìn, Lèrida, Bucaramanga, Cartagena, Barranquilla[23].
Nella cerimonia di congedo il Papa così si espresse:
« | Ringrazio Dio per aver trovato qui una Chiesa piena di vitalità, traboccante di generosità, unita nella carità, ben organizzata e soprattutto ben ancorata nei fondamenti, nella dottrina e nelle norme che le diede il suo divino fondatore. Questa è la base necessaria e la garanzia sicura per lanciarsi in una nuova evangelizzazione che, per mezzo delle celebrazioni del quinto centenario della prima evangelizzazione, prepara la Colombia, come tutta l'America Latina - continente della speranza - a entrare con impeto e decisione, con la lampada della fede che diffonde luce e calore nel terzo millennio del cristianesimo. Siete una nazione cattolica. Non lasciate indebolire l'orgoglio legittimo né sminuire la responsabilità che ciò comporta. » | |
Dal 1986 ad oggi
Nella Costituzione del 1991 viene definitivamente superato il riconoscimento istituzionale del ruolo della Chiesa nella società civile; l'articolo 19 della nuova Costituzione, infatti, così recita:
« | Viene garantita la libertà di culto. Ogni persona ha il diritto di professare liberamente la propria religione e di diffonderla in forma individuale o collettiva. Tutte le confessioni religiose e chiese sono libere nello stesso modo davanti alla legge. » | |
(Constitución politica de Colombia de 1991, articolo 19.)
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Nonostante la perdita di questo riconoscimento ufficiale la Chiesa è rimasta sempre in prima linea nella formazione della coscienza civile e morale del popolo colombiano; soprattutto in questi ultimi anni segnati dalla corruzione, dal problema del narcotraffico e dalla guerriglia armata la Chiesa ha offerto con il suo impegno e la sua predicazione profetica un punto di riferimento per il popolo oltre ad aver avuto un ruolo importante nella parziale smobilitazione della guerriglia e nella denuncia degli abusi contro il rispetto dei diritti umani.
Il martirio, poi, di numerosi sacerdoti e religiosi, del Vescovo di Arauca, Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, e dell'Arcivescovo di Cali, Isaias Duarte Cancino, ha confermato l'annuncio evangelico e la missione di riconciliazione nazionale.
Benedetto XVI nel 2008, in un messaggio ai Vescovi colombiani riuniti in occasione del centenario della Conferenza Episcopale, riassunse le difficoltà della Chiesa colombiana con queste parole:
« | Non posso (...) dimenticare l'attenzione che ponete nell'essere uomini di concordia, né le vostre continue esortazioni affinché cessino la violenza, il sequestro, l'estorsione che subiscono molti figli di quella amata terra. Prego ardentemente Dio affinché terminino quanto prima queste situazioni che hanno causato tanto dolore e affinché in Colombia possa regnare una pace stabile e giusta, in un clima di speranza e di benessere. » | |
Circoscrizioni ecclesiastiche
La Chiesa cattolica è presente sul territorio con 13 sedi metropolitane, 52 diocesi suffraganee, 11 vicariati apostolici, 1 esarcato apostolico e 1 ordinariato militare.
- Provincia ecclesiastica di Barranquilla
- Provincia ecclesiastica di Bogotá
- Provincia ecclesiastica di Bucaramanga
- Provincia ecclesiastica di Cali
- Provincia ecclesiastica di Cartagena
- Provincia ecclesiastica di Ibagué
- Provincia ecclesiastica di Manizales
- Provincia ecclesiastica di Medellín
- Provincia ecclesiastica di Nueva Pamplona
- Provincia ecclesiastica di Popayán
- Provincia ecclesiastica di Santa Fe de Antioquia
- Provincia ecclesiastica di Tunja
- Provincia ecclesiastica di Villavicencio
- Vicariati apostolici
I Vicariati apostolici della Chiesa colombiana sono tutti immediatamente soggetti alla Santa Sede;
- Vicariato apostolico di Guapi
- Vicariato apostolico di Inírida
- Vicariato apostolico di Leticia
- Vicariato apostolico di Mitú
- Vicariato apostolico di Puerto Carreño
- Vicariato apostolico di Puerto Gaitán
- Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano
- Vicariato apostolico di San Andrés e Providencia
- Vicariato apostolico di San Vicente-Puerto Leguízamo
- Vicariato apostolico di Tierradentro
- Vicariato apostolico di Trinidad
- Altro
Galleria
San Luis Beltrán (1526–1581), domenicano spagnolo, è patrono della Colombia. Iniziò il suo lavoro missionario da Cartagena de Indias portandosi poi per tutto il territorio dell'attuale regione di Bajo Magdalena. È ricordato dal popolo colombiano per la difesa degli indigeni di fronte agli abusi degli encomenderos e degli ufficiali della Corona spagnola. Il dipinto, olio su tela, è di Francisco de Zurbarán (1640) ed è conservato al Museo delle Belle Arti di Siviglia.
San Pedro Claver (1581–1654), gesuita spagnolo, a Cartagena fu missionario per 44 anni tra gli schiavi afroamericani. Si dichiarò Aethiopum semper servus ("schiavo degli africani per sempre"). È considerato "pioniere" nella difesa dei diritti umani. La scultura, in bronzo patinato, è di Enrique Grau (2001), ed è collocata nella piazza della Chiesa di San Pedro Claver a Cartagena, dove si trova anche la tomba del Santo.
Beato Mariano de Jesús Euse Hoyos (1845-1926), sacerdote, proveniva da un'umile famiglia colombiana. Esercitò il suo ministero sacerdotale in diverse parrocchie e si dedicò alla cura fisica e spirituale dei poveri, soprattutto contadini ed infermi. La tomba del Beato Marianito si trova nella Chiesa parrocchiale di Angostura, nella diocesi di Santa Rosa de Osos.
La Beata Maria Laura Montoya y Upeguí (1874–1949), colombiana, fondò nel 1914 la congregazione delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena (Hermanas Misioneras de María Inmaculada y Santa Catalina de Sena), un'opera che ruppe con i modelli e le strutture religiose dell'epoca; Laura Montoya voleva condurre a compimento il suo ideale missionario così come lo espresse nella sua Autobiografia: «Avevo bisogno di donne intrepide, valorose, infiammate nell'amore di Dio, che potessero assimilare la loro vita a quella dei poveri abitanti della selva, per condurli verso Dio».
La Madonna di Chiquinquirá, conservata nella Basilica di Nuestra Señora del Rosario a Chiquinquirá, è una delle più antiche testimonianze dell'arte religiosa cristiana in Colombia. Fu dipinta da Alonso de Narváez, su un telo di cotone tessuto secondo le tecniche usate dagli indios, tra il 1560 e il 1562.
L'"Ángel Custodio" fa parte della collezione di Arcangeli (Arcángeles de Sopó) custodita nella Chiesa parrocchiale del Divino Salvador a Sopó, nella diocesi di Zipaquirá. La collezione, di artista sconosciuto, viene fatta risalire al 1650 circa[24].
Il palazzo della Inquisizione a Cartagena è un classico esempio dell'architettura coloniale del XVIII secolo in Colombia. L'Inquisizione fu instaurata a Cartagena nel settembre 1610; la sua giurisdizione copriva il Nuevo Reino de Granada, Venezuela, Nicaragua, Panamá, Santo Domingo e le isole di Barlovento. Gli inquisitori furono espulsi nel 1811 in seguito ai primi movimenti indipendentisti del paese.
La Basilica di Nuestra Señora del Rosario a Chiquinquirá, conserva l'immagine della Vergine di Chiquinquirà, patrona della Colombia. La Chiesa, iniziata nel 1796 fu consacrata ne 1823
Il Santuario di Las Lajas, nella diocesi di Ipiales, custodisce l'immagine della Nuestra Señora de las Lajas; la chiesa di stile neogotico fu costruita durante i primi decenni del XX secolo.
Abside della cosiddetta Cattedrale di sale, nella diocesi di Zipaquirá; è una chiesa costruita dal 1991 al 1995 all'interno delle miniere di sale di Zipaquirá scavate dai Muisca già nel XVIII secolo.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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