Chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari (Roma)
Chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari | |
Roma, Chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari | |
Altre denominazioni | Chiesa di San Carlo ai Catinari |
---|---|
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi |
Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Piazza Benedetto Cairoli, 117 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 68307070 |
Fax | +39 06 68803554 |
Posta elettronica |
santibiagioecarlo@diocesidiroma.it scarloaicatinari@gmail.com |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | rettoria |
Dedicazione |
San Biagio San Carlo Borromeo |
Sigla Ordine qualificante | B. |
Sigla Ordine reggente | B. |
Fondatore | Chierici Regolari di San Paolo |
Data fondazione | 1612 |
Architetti |
Rosato Rosati Giovanni Battista Soria (facciata) Paolo Marrucelli (abside) Virginio Vespignani (restauro del XIX secolo) |
Stile architettonico | Barocco |
Inizio della costruzione | 1612 |
Completamento | 1915 |
Data di consacrazione | 19 marzo 1722 |
Consacrato da | cardinale Lorenzo Corsini |
Strutture preesistenti | Complesso archeologico (I - III secolo) |
Iscrizioni | IO[hannes] BAPTISTA S[anctae] R[omanae] E[cclesiae] CARDINALIS LENIUS ARCHIPR[esbiter] LATERAN[ensis] A[nno] MDCXXXV. |
Marcatura | Stemma del cardinale Giovanni Battista Leni |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari,[1] detta anche semplicemente Chiesa di San Carlo ai Catinari, è un edificio di culto di Roma, che sorge sulla piazza Benedetto Cairoli, situato nel centro storico della città, nel rione Sant'Eustachio.
Storia
Dalle origini al Seicento
Nel 1575 ai Chierici Regolari di San Paolo, detti anche Barnabiti, papa Gregorio XIII (1572-1585) concesse, per la propria sede romana, un piccolo ospedale quattrocentesco molto degradato, con annessa la Chiesa di San Biagio dell'Anello, situata nell'attuale piazza del Monte della Farina, in angolo con il vicolo dei Chiodaroli. Pur ristrutturato, il complesso si dimostrò presto insufficiente alle esigenze dei religiosi che per questo decisero di realizzare una nuova chiesa, titolata a san Carlo Borromeo (1538-1584), con annesso un convento costruito su un'area avuta in dono dagli Orsini di Toffia.
La costruzione della chiesa iniziò il 26 febbraio 1612 secondo un progetto dell'architetto Rosato Rosati (1559-1622) e l'11 giugno 1620 venne completata con la cupola.
Successivamente i lavori vennero sospesi, sia per le difficoltà economiche, sia per le sopraggiunte contestazioni delle monache del vicino monastero di Sant'Anna dei Falegnami che rivendicavano la proprietà terriera sul quale doveva essere realizzata la parte absidale della chiesa. Nel 1627, grazie al munifico lascito del cardinale Giovanni Battista Leni (1573–1627), le controversie furono superate e la costruzione venne ripresa.
L'interno dell'edificio fu decorato, anche ad opera di Domenico Zampieri detto il Domenichino (1581-1641), e tra il 1636 e il 1638 venne infine realizzata la facciata su progetto di Giovanni Battista Soria (1581–1651). Inoltre, tra il 1638 e il 1650 furono eseguite le finiture e nel 1642 ultimato l'abside su progetto dell'architetto Paolo Marrucelli (1594-1649).
Dal Settecento ad oggi
Nel XVIII secolo vennero completati gli arredi e il convento. Il 19 marzo 1722, la chiesa fu consacrata dal cardinale Lorenzo Corsini (futuro Clemente XII).
Radicali restauri vennero eseguiti tra il 1857 e il 1861 a cura dell'architetto Virginio Vespignani (1808-1882), e poi, nel 1915, dopo un violento terremoto.
La chiesa è stata sede parrocchiale, soppressa il 14 settembre 2020. Attualmente è luogo sussidiario di culto della parrocchia di San Lorenzo in Damaso.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari, istituito da papa Giovanni XXIII, il 2 dicembre 1959: l'attuale titolare è il cardinale Leonardo Sandri.
Descrizione
Esterno
Facciata
La facciata, preceduta da una breve scalinata, è scandita da paraste e suddivisa in due ordini: l'inferiore, presenta al centro un grande portale affiancato da altri due minori e alle estremità due nicchie vuote, sovrastate da finestre incorniciate; nel superiore, al centro tra due colonne, apre un finestrone centinato e balaustrato e, ai lati, presenta finestre con timpano decorato e nicchie vuote affiancate da false paraste. A coronamento è posto un timpano triangolare che include lo stemma del cardinale Giovanni Battista Leni.
La cornice marcapiano, che separa i due ordini, reca l'iscrizione:
« | IO[hannes] BAPTISTA S[anctae] R[omanae] E[cclesiae] CARDINALIS LENIUS ARCHIPR[esbiter] LATERAN[ensis] A[nno] MDCXXXV. » |
Cupola e campanile
La cupola, ultimata da Rosato Rosati nel 1620, poggia su un alto tamburo sul quale si aprono dodici finestre ad arco poste tra due paraste. Le paraste continuano in costoloni nella calotta, che viene così suddivisa in dodici spicchi. Su ogni sezione si trova un oculo cieco sormontato da un timpano triangolare, mentre dodici finestrelle, ad arco ribassato, si aprono all'imposta della calotta. Altre dodici finestre, separate da colonnine, si trovano nel lanternino, coperto da un cupolino rivestito di piombo e sormontato da una sfera, contenente reliquie, con la croce.
Nell'angolo nord-occidentale si innalza il semplice campanile a vela con quattro campane.
Interno
L'interno, originariamente a croce greca e successivamente modificato a navata unica absidata, presenta tre cappelle per lato e al centro una grande cupola ornata nei pennacchi con dipinti murali raffiguranti:
- Virtù cardinali (1627 - 1630), affreschi di Domenico Zampieri detto il Domenichino.
Lungo la navata sinistra si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Paolo, detta anche Cappella Cavallerini, progettata da Mauro Fontana e completata nel 1739, si conserva:
- all'altare, pala con San Paolo mostra la croce a sant'Alessandro Sauli (1760), olio su tela, attribuita a Giuseppe Ranucci.
- nella seconda cappella, dedicata a sant'Anna, si nota:
- nella terza cappella, dedicata a sant'Antonio Maria Zaccaria, detta anche Cappella Filonardi, sono visibili:
- all'altare, pala con Sant'Antonio Maria Zaccaria (1897), olio su tela di Virginio Monti.
- alla parete destra, Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface (1641), olio su tela di Giovanni Francesco Romanelli: il dipinto raffigura i martiri persiani ai quali era originariamente intitolata la cappella.
- nelle lunette, Storie della vita dei santi Mario, Marta, Abaco e Audiface (1641), affreschi di Giacinto Gimignani.
Presbiterio
Nel presbiterio, delimitato da una balaustra eretta nel 1745, che presenta al centro l'altare maggiore eseguito da Martino Longhi il Giovane, si segnalano:
- all'altare, pala con San Carlo Borromeo penitente porta in processione il Sacro Chiodo durante la peste (1667), olio su tela di Pietro da Cortona.[3]
- nel catino absidale, San Carlo Borromeo in gloria (1646), affresco di Giovanni Lanfranco.[4]
Cappella della Madonna della Divina Provvidenza
A destra del presbiterio si apre la cappella dedicata alla Madonna della Divina Provvidenza, dove è collocato:
- all'altare, pala con Madonna della Divina Provvidenza (1594 ca.), olio su tela di Scipione Pulzone.
Lungo la navata destra si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata all'Annunciazione, detta anche Cappella Costaguti, progettata da Simone Costanzi nel 1702 per volontà del cardinale Giovanni Battista Costaguti, si conserva:
- all'altare, pala con Annunciazione (1624), tavola di Giovanni Lanfranco.[5]
- nella seconda cappella, dedicata a san Biagio, progettata da Carlo Rainaldi, si nota:
- all'altare, pala con Martirio di san Biagio (1680), olio su tela di Giacinto Brandi.[6]
- nella terza cappella, dedicata a santa Cecilia, di cui ha il patronato l'omonima accademia, scenograficamente decorata tra il 1692 e il 1700 da Antonio Gherardi, si può ammirare:
- all'altare, pala con Santa Cecilia con angeli musicanti (1689 - 1691) olio su tela di Antonio Gherardi.[7]
Controfacciata
La controfacciata presenta splendidi dipinti murali raffiguranti:
- Elemosina di san Carlo Borromeo (1641 - 1642), affresco di Mattia Preti.[8]
- San Carlo Borromeo porge il Crocifisso a padre Domenico Berio (1641 - 1642), affresco di Gregorio Preti.[9]
Sacrestia
Dalla sinistra del presbiterio si può accedere alla sacrestia, edificata nel 1650, dove si notano di particolare interesse storico-artistico:
- all'altare, Gesù Cristo crocifisso (secondo quarto del XVII secolo), in bronzo attribuito ad Alessandro Algardi.
- Gesù Cristo deriso (1589), olio su tela di Giuseppe Cesari detto il Cavalier d'Arpino.
- Armadi (1690), in legno intagliato di bottega romana.
Coro
Dalla sacrestia si può entrare nel coro, posto dietro all'abside, dove sono collocati pregevoli dipinti raffiguranti:
- alla parete sinistra, San Carlo Borromeo in preghiera (1620), olio su tela di Andrea Commodi: l'opera fu realizzata per l'altare maggiore della chiesa in sostituzione di un dipinto di Gaspare Celio poco tempo prima collocato sul presbiterio, ma che non piaceva ai religiosi, e a sua volta in seguito sostituito dalla pala di Pietro da Cortona.
- alla parete destra,
- San Carlo Borromeo in preghiera (1636), affresco staccato di Guido Reni, proveniente dalla controfacciata.
- Miracolo di san Biagio (1669), olio su tela di Gian Domenico Cerrini, proveniente dalla cappella omonima.
Preesistenze romane e resti archeologici
La chiesa sorge su notevole complesso archeologico, che si estende per circa 400 metri quadrati suddivisi in nove ambienti,[10] databili prevalentemente dalla fine del I all'inizio del II secolo d.C.
Una scala porta ad un primo piccolo ambiente con pavimentazione in mosaico a tessere bianche e nere. Una seconda scala in muratura conduce ad un lungo corridoio con i muri in laterizi. Scendendo al piano inferiore, le coperture delle vani sono con volte a crociera e a botte e la pavimentazione era in opus spicatum, che fa ipotizzare che fossero ambienti nati come cantine a servizio di un grande edificio soprastante, del quale si intuiscono le dimensioni osservando gli imponenti archi di scarico.
All'inizio del III secolo la parte occidentale dell'edificio cambiò funzione e fu trasformata in una ricca domus: due ambienti contigui furono uniti a formare una grande aula, probabilmente di un ninfeo, con le pareti e le volte decorate con mosaici policromi a motivi fitomorfi e con un rivestimento in pietre pomici, forse a ricostituire una grotta.
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Tutti i beni architettonici
- Beni architettonici in Italia
- Beni architettonici del Lazio
- Beni architettonici del XVII secolo
- Beni architettonici dedicati a San Biagio
- Beni architettonici dedicati a San Carlo Borromeo
- Chiese in Italia
- Chiese per nome
- Chiese di Roma
- Chiese del XVII secolo
- Chiese del Lazio
- Roma
- Chiese di Rosato Rosati
- Rosato Rosati
- Chiese di Giovanni Battista Soria
- Giovanni Battista Soria
- Chiese di Paolo Marrucelli
- Paolo Marrucelli
- Chiese di Virginio Vespignani
- Virginio Vespignani
- Chiese dedicate a San Biagio
- San Biagio
- Chiese dedicate a San Carlo Borromeo
- San Carlo Borromeo
- Diocesi di Roma
- Chiese titolari di Roma