Basilica di San Lorenzo in Damaso (Roma)
Basilica di San Lorenzo in Damaso | |
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Roma, Basilica di San Lorenzo in Damaso (interno) | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza della Cancelleria, 1 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69887521 |
Posta elettronica | info@sanlorenzoindamaso.it |
Sito web | |
Proprietà | Santa Sede |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | basilicale |
Dedicazione | San Lorenzo |
Fondatore | papa Damaso |
Data fondazione | 380 |
Architetti |
Antonio da Montecavallo |
Stile architettonico | Rinascimentale, barocco, neorinascimentale |
Inizio della costruzione | 1495 |
Completamento | 1868-1882 |
Titolo | San Lorenzo in Damaso (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Teatro di Pompeo |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Basilica di San Lorenzo in Damaso è un chiesa di Roma, che si affaccia sulla piazza della Cancelleria, situata nel centro storico della città, nel rione Parione.
Storia
Dalla fondazione al Medioevo
La basilica, eretta da papa Damaso (366-384),[1] nel sito di un antico titulus, che sorgeva sui resti del Teatrum Magnum, edificato nel 61-55 a.C. da Gneo Pompeo (106 a.C. – 48 a.C.).[2] La chiesa fu titolata a San Lorenzo in Prasino (da "prasio", ossia il calcedonio verde), in riferimento al colore dello stendardo degli aurighi che avevano gli stabula (scuderie) nei pressi del teatro.
Successivamente, la basilica fu restaurata dai pontefici Adriano I (772-795) e da Leone III (795-816), e accanto ad essa fu eretta la residenza dei cardinali titolari, dove venivano custoditi anche i libri sacri della Curia Romana.
Urbano III (1185-1187) le sottopose sessantasei chiese parrocchiali con la bolla del 14 febbraio 1186:
« | Recepit sub protectione Beati Petri ecclesiam sancti Laurentii in Damaso. » |
Nel XV secolo il cardinale Ludovico Scarampi Mezzarota (1401-1465) pensò una chiesa totalmente nuova e più sontuosa, ma la morte dello stesso prelato tuttavia impedì il concretizzarsi del progetto.
Dal Rinascimento al Seicento
Con l'apertura della via Florea (attuale via del Pellegrino), voluta da Sisto IV (1471-1484), la chiesa e il palazzo orginari vennero parzialmente demoliti.
Nel 1495, sotto il pontificato di Alessandro VI (1492-1503), per volere del cardinale Raffaele Riario (1461-1521) fu iniziata la costruzione dell’imponente palazzo di famiglia;[3] all'interno fu inclusa la basilica dedicata a san Lorenzo a cui venne aggiunto il predicato "in Damaso" con riferimento al pontefice fondatore della chiesa originaria, che fu totalmente demolita tra il 1497 e il 1503, dopo l'inizio della costruzione dell'attuale edificio leggermente spostato a Nord rispetto al primitivo.
Il progetto, affidato ad Antonio da Montecavallo (seconda metà XV-XVI secolo), fratello di Andrea Bregno, e a Donato Bramante (1444-1514), venne terminato presumibilmente nel 1511.
La basilica, tra il XVI e il XVII secolo, fu sottoposta a vari lavori di ristrutturazione: nella seconda metà del XVI secolo, nell'ambito dei lavori voluti dal cardinale Alessandro Farnese il Giovane (1520-1589), venne rifatto il portale d'ingresso principale da Jacopo Barozzi detto il Vignola (1507-1573), furono decorate le pareti con dipinti murali ad affresco[4] eseguiti da Giuseppe Cesari detto Cavalier d'Arpino (1568 – 1640), Niccolò Circignani detto il Pomarancio (1552 – 1626) e Giovanni de Vecchi (1536 – 1615) e realizzato il soffitto ligneo a cassettoni; nel secondo quarto del XVII secolo, per volontà del cardinale Francesco Barberini (1597-1679), su progetto di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) fu modificata l'abside in semicircolare, costruita la confessione e le due cantorie, vennero aperte le finestre nelle pareti meridionale e occidentale della navata maggiore, ed eseguita la decorazione a stucchi.
La basilica, il 5 novembre 1571 con motu proprio di papa Pio V (1566-1572), divenne sede parrocchiale; attualmente è affidata al clero diocesano di Roma.
Dal Settecento a oggi
Nel 1798-1799 con l'occupazione francese, il palazzo divenne sede del Tribunale della Repubblica Romana, instaurata da Napoleone Bonaparte (1769 – 1821), e la chiesa venne adibita a scuderia per le guardie imperiali, e per questo seriamente danneggiata.
Nel 1807, durante il pontificato di Pio VII (1800 - 1823), fu restaurata dall'architetto Giuseppe Valadier (1762-1839), il quale avanzò il presbiterio di due campate e ridusse la navata centrale a pianta quadrata, impostandole sopra una volta a vela. Purtroppo, l'edificio fu nuovamente violato al tempo della seconda occupazione francese (1809-1814), per questo nel 1816, il cardinale Francesco Carafa della Spina di Traetto (1722-1818) la fece ristrutturare un'altra volta dal Valadier, che intraprese complessi lavori di restauro, conclusi nel 1820, dopo la morte del prelato, dall'architetto Gaspare Salvi (1786-1849).
Tra il 1868 e il 1882 la basilica fu sottoposta ad ulteriori lavori di ristrutturazione voluti da Pio IX (1846-1878) ed eseguiti da Virginio Vespignani (1808-1882), il quale puntò al ripristino stilistico della chiesa rinascimentale eliminando quasi del tutto sia gli interventi del Valadier sia quelli di Bernini: fu sostituito l'altare sormontato da un baldacchino sorretto da quattro colonne, la sacrestia, il pavimento davanti l'ingresso e modificate le cappelle laterali.
La chiesa assunse così l'aspetto attuale, fatta eccezione dell'abside e del soffitto ligneo, che furono ricostruiti in seguito a un incendio divampato il 31 dicembre 1939 che comportò il rifacimento della copertura e l'eliminazione dell'arcone aggiunto al presbiterio dal Valadier.
La basilica è di proprietà della Santa Sede con diritti di extraterritorialità come disposto nei Patti Lateranensi sottoscritti l'11 febbraio 1929.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Lorenzo in Damaso istituito nel 112 da papa Evaristo: l'attuale titolare è il cardinale Antonio María Rouco Varela.
Descrizione
Esterno
Alla basilica, priva di facciata, si accede attraverso un portale, opera del Vignola, che si apre sul prospetto principale del palazzo, nella piazza della Cancelleria.
Interno
L'interno conserva la struttura tardo-quattrocentesca a tre navate con un'ampia abside semicircolare ristrutturata nel 1640 da Gian Lorenzo Bernini, delimitata da sei arcate per lato poggiate su pilastri quadrangolari e preceduta da un vestibolo coperto con volte a crociera.
Vestibolo
Nel vestibolo, articolato in due navate traverse suddivise da arcate sorrette da pilastri quadrangolari con volte a crociera simili a quelle laterali, si conservano pregevoli opere, tra cui spiccano:
- nella prima navata traversa:
- a destra dell'ingresso, Monumento funebre di Alessandro Valtrini (1639 - 1641 ca.), in marmi policromi di Gian Lorenzo Bernini.[5]
- nel terminale sinistro, Cappella del Santissimo Sacramento (B), detta anche Cappella Ottoboni, ricostruita nel 1736 per il cardinale Pietro Ottoboni da Ludovico Rusconi Sassi e restaurata nel XIX secolo da Giuseppe Valadier, si conservano:
- all'altare, pala con Ultima Cena (1818), olio su tela di Vincenzo Berrettini.
- sulla volta, Apoteosi dell'Agnello di Dio (1735), affresco di Andrea Casali.
- nel terminale destro, Cappella di San Nicola di Bari (A), detta anche Cappella Ruffo, ricostruita nel 1743 per il cardinale Tommaso Ruffo da Nicola Salvi, si notano:
- all'altare, pala con Madonna con Gesù Bambino con san Nicola di Bari e san Filippo Neri (1743), olio su tela di Sebastiano Conca.
- sulla volta e sui pennacchi, Dio Padre appare a san Nicola di Bari e Virtù cardinali (1743), affresco di Corrado Giaquinto.
- nella seconda navata traversa, addossate ai due pilastri centrali:
- a sinistra, Statua di san Francesco Saverio (XVII secolo), in stucco di ambito romano (D).
- a destra, Statua di san Carlo Borromeo (1610 - 1613 ca.), in marmo di Stefano Maderno (E).[6]
La navata centrale, coperta da un pregevole soffitto ligneo dorato a cassettoni con al centro lo stemma di Pio XII - installato dopo l'incendio del 1939 - è opera di Virginio Vespignani, che vi profuse una decorazione bianca e oro, e creò la fascia intermedia che si sviluppa su tre pareti ornate da altrettanti cicli di pregevoli dipinti murali, ad affresco, eseguiti nel 1868-1869, su due registri, da Luigi Fontana e raffiguranti:
- Episodi della storia della Chiesa:
- San Leone III papa che consegna lo stendardo a Carlo Magno,
- San Gregorio VII con Enrico IV e la contessa Matilde di Canossa,
- San Pio V riceve le bandiere tolte ai Turchi nella battaglia di Lepanto,
- San Girolamo scrive la storia della Chiesa.
- Martiri di santi:
- Sant'Ippolito gettato negli stagni di Ostia,
- Santa Barbara uccisa dal padre,
- Martirio di san Bono e compagni.
- Storie della vita di san Lorenzo e di san Damaso.
- Incontro di san Lorenzo con papa Sisto,
- San Lorenzo distribuisce l'elemosina ai poveri,
- Martirio di san Lorenzo,
- Consacrazione della chiesa di San Lorenzo,
- San Damaso riceve una delegazione di orientali.
Lungo la parete della navata sinistra sono collocate pregevoli opere, tra le quali si segnalano:
- Monumento funebre di Annibale Caro (1566), in marmo di Giovanni Antonio Dosio (M): lo scrittore e drammaturgo italiano è stato il primo traduttore dell'Eneide di Virgilio.
- Lastra tombale di Giuliano Galli (1488), in marmo di ambito romano.
- Madonna in trono tra angeli oranti detta Madonna delle Gioie (seconda metà del XVI secolo), tavola di Niccolò Circignani detto il Pomarancio.
- Monumento funebre del cardinale Ludovico Scarampi Mezzarota (1465), in marmo di ambito romano (L).
In fondo alla navata sinistra, a lato del presbiterio è posta la Cappella dell'Immacolata Concezione (K), ristrutturata da Pietro da Cortona nel 1635-1638 e restaurata ulteriormente nel 1859, dove all'altare si può ammirare l'icona raffigurante:
- Madonna Avvocata detta anche Madonna di Grottapinta (prima metà del XII secolo'), tavola di ambito bizantino, proveniente dalla demolita Chiesa di San Salvatore in Arco.
Presbiterio
Il presbiterio, modificato nel 1640 da Gian Lorenzo Bernini creando un'abside a due ordini di paraste con due cantorie entro arconi in basso e altre due in alto con gli organi, attualmente si presenta con l'apparato decorativo definito da Virginio Vespignani, che modificò i coretti superiori e aggiunse il baldacchino su quattro colonne di alabastro. Nel presbiterio si segnalano:
- all'altare maggiore, pala con Incoronazione di Maria Vergine con san Paolo, san Lorenzo, san Clemente e san Pietro (1568), olio su lavagna di Federico Zuccari.
- nel catino absidale, entro tondi, Virtù teologali (metà del XIX secolo), affreschi di Francesco Grandi
Lungo la navata destra si aprono due pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a Santissimo Crocifisso (G), detta anche Cappella Massimo, costruita nel 1582 dalla fusione di tre cappelle, si notano:
- all'altare, eseguito in marmi policromi nel 1758 da Giovanni Domenico Navone, Gesù Cristo crocifisso (seconda metà del XIV secolo), in legno intagliato di ambito romano (H).
- all'esterno della prima cappella, Monumento funebre di Maria Gabriella di Savoia-Massimo (1837 ca.), in marmo di Pietro Tenerani (I).[7]
- nella seconda cappella, dedicata al Sacro Cuore di Gesù (J), si conserva:
- all'altare, Sacro Cuore di Gesù (metà del XIX secolo), olio su tela di Pietro Gagliardi.
- all'esterno della seconda cappella, Monumento funebre di Pellegrino Rossi (1854), in marmo di Pietro Tenerani: questi era il primo ministro del governo costituzionale di Pio IX, ucciso il 15 novembre 1848 sullo scalone del Palazzo della Cancelleria.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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