Chiesa di San Francesco a Ripa Grande (Roma)
Chiesa di San Francesco a Ripa Grande | |
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Roma, Chiesa di San Francesco a Ripa Grande | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza di San Francesco d'Assisi, 88 00153 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 5819020 |
Fax | +39 06 5803509 |
Sito web | |
Proprietà | Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano) |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | San Francesco d'Assisi |
Sigla Ordine qualificante | O.F.M. |
Data fondazione | 1231 |
Architetti |
Onorio Longhi (ristrutturazione e ampliamento del XVII secolo) |
Stile architettonico | Barocco |
Inizio della costruzione | 1231 |
Completamento | 1701 |
Data di consacrazione | 2 ottobre 1701 |
Consacrato da | cardinale Sperello Sperelli |
Titolo | San Francesco d'Assisi a Ripa Grande (titolo cardinalizio) |
Strutture preesistenti | Chiesa e ospizio di San Biagio de Curte |
Pianta | croce latina |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Francesco a Ripa è un edificio di culto di Roma, che sorge sulla piazza omonima, situata nel centro storico della città, nel rione Trastevere: è la prima chiesa francescana della città, il luogo, oggi Santuario, in cui soggiornò san Francesco d'Assisi durante le sue visite ai papi.
Storia
Dalle origini al Medioevo
Nel X secolo Benedetto di Campagna, nobile romano, aveva fondato alle falde del Gianicolo verso il Tevere un grande monastero benedettino dedicato a San Cosimato, nei pressi del quale fu edificato un ospizio con annessa una chiesa, dedicati a San Biagio de Curte, dove venivano accolti e curati i pellegrini che sbarcavano nel vicino porto fluviale di Ripa Grande. Nell'edificio san Francesco d'Assisi (1181/1182 - 1226) e i suoi primi compagni di fede, aiutati dalla nobildonna Jacopa de' Settesoli (1190 ca. - 1239 ca.), trovarono qui più volte ospitalità e riparo durante le loro visite (la prima nel 1209) a papa Innocenzo III (1198-1216) e al suo successore Onorio III (1216-1227).
La presenza del Santo assisano suggerì a papa Gregorio IX (1227-1241) di emettere il 23 luglio 1229,[1] una speciale bolla con la quale veniva ordinato all'abate di San Cosimato di cedere ai Frati Minori l'ospizio con la Chiesa di San Biagio, ormai in rovina, come loro dimora romana.
Due anni dopo i religiosi, grazie al generoso contributo del conte Pandolfo II degli Anguillara, riedificarono la chiesa e adattarono l'ospizio a convento: fu in questa occasione che venne dedicata a san Francesco, mentre il toponimo "a Ripa" si spiega con la vicinanza della stessa al porto fluviale di Ripa Grande.
Dal Cinquecento ad oggi
La chiesa - dopo un progetto di modifica redatto intorno al 1535 da Baldassare Peruzzi (non eseguito) - fu ampliata nel 1603 da Onorio Longhi (1568-1619).
Nel 1579, il complesso venne affidato ai Frati minori riformati.[2]
Tra il 1681-1685, la chiesa fu oggetto di un radicale intervento di restauro diretto da Mattia De Rossi (1637-1695) che comportò la demolizione e la ricostruzione dell'aula liturgica, la realizzazione delle tre cappelle sul lato destro - simmetriche a quelle di sinistra del 1530-1540 - e l'erezione della facciata. I lavori si conclusero nel 1701 e il 2 ottobre dello stesso anno fu consacrata dal cardinale Sperello Sperelli (1639–1710).
Nella metà del XVIII secolo vennero effettuati vari lavori di ristrutturazione della chiesa, ripetuti nel 1842, e, per motivi statici, furono tamponate le arcate dei porticati e quelle del chiostro quattrocentesco posto sulla destra della chiesa, attorno al quale si articolava il convento.
Nel 1849 il complesso fu occupato dai Garibaldini e nel 1873 fu espropriato e incamerato dal demanio[3]del Regno d'Italia, successivamente passò in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi lo gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC). Nel medesimo anno il convento fu sottoposto a ulteriori lavori di adeguamento divenendo la sede della caserma "La Marmora" del II Reggimento Bersaglieri, che vi restò dal 1890 al 1943.
La chiesa è sede parrocchiale, istituita il 6 gennaio 1906 dal papa Pio X con la costituzione apostolica Romanas aequabilius e affidata all'Ordine dei Frati Minori, che a metà del XX secolo ha recuperato l'uso della parte di convento posta a destra della chiesa.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Francesco d'Assisi a Ripa Grande, istituito da papa Giovanni XXIII il 12 marzo 1960: l'attuale titolare è il cardinale Norberto Rivera Carrera.
Descrizione
Esterno
La semplice facciata, realizzata da Mattia De Rossi tra il 1682 e il 1689, è articolata in due ordini scanditi da lesene doriche. L'inferiore, suddiviso in cinque scomparti, ha uno sviluppo orizzontale che supera i limiti delle navate laterali, è aperto al centro da un portale sormontato da un timpano triangolare, con ai lati due porte minori, e da quattro finestre riquadrate. L'ordine superiore, limitato alla navata centrale e raccordato all'inferiore da due volute con semitimpani spezzati, presenta lungo la verticale del portale centrale un finestrone rettangolare. Un timpano curvileneo, sormontato da una croce conclude il prospetto.
Il campanile a vela, edificato nel 1734, ha sostituito quello medievale.
Interno
La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), a pianta a croce latina, presenta l'interno a tre navate coperte a volta a botte, divise da pilastri e tre cappelle per lato.
Lungo la navata sinistra si aprono tre cappelle:
- nella prima cappella, dedicata all'Immacolata concezione, si notano:
- all'altare, Immacolata concezione (1555-1560 ca.), olio su tela di Maarten de Vos;[4]
- alla parete sinistra, Nascita di Maria Vergine (1620 ca.), olio su tela di Simon Vouet;
- alla parete destra, Assunzione di Maria (prima metà del XVII secolo), olio su tela di Antonio della Cornia.
- nella seconda cappella, dedicata all'Annunciazione, si conservano:
- all'altare, pala con Annunciazione (1530-1535), olio su tavola di Francesco de' Rossi detto il Salviati.[5]
- sulla volta, sui pennacchi e nelle lunette Dio Padre, Storie della vita di Maria Vergine, Profeti, Evangelisti e Sibille (1622), affreschi di Giovan Battista Ricci detto il Navarro.
- nella terza cappella, dedicata a san Carlo da Sezze, anche detta "della Pietà",[6] affidata alla famiglia Mattei, sono custoditi:
- sotto la mensa d'altare, Reliquiario ad urna con le spoglie di san Carlo da Sezze (post 1670), in bronzo: il santo, umile e semplice frate minore, apostolo di Trastevere, scrittore di opere ascetiche, mistiche e spirituali;
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Laura Frangipani Mattei (1637), in marmo di Andrea Bolgi;[7]
- alla parete destra, Monumento funebre del cardinale Orazio Mattei (1687-1690), in marmo di Lorenzo Ottoni.[8]
Nella parete successiva alla terza cappella e il transetto sinistro è collocato:
- Busto di Giulia Parravicini (1662 post - 1670 ca.), in marmo di Ercole Ferrata.[9]
Transetto sinistro
Nel terminale del transetto sinistro si apre la piccola cappella, dedicata a sant'Anna, detta anche Cappella Paluzzi-Albertoni, realizzata nel 1622-1625 da Giacomo Mela, dove all'altare si ammirano:
- in alto, pala con Madonna con Gesù Bambino e sant'Anna (1675 ca.), olio su tela di Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.
- in basso, Estasi della beata Ludovica Albertoni (1671-1674), in marmo e diaspro, capolavoro di Gian Lorenzo Bernini:[10] la statua venne commissionata dal cardinale Paluzzo Paluzzi Altieri degli Albertoni, nipote di papa Clemente X per l'altare dove riposa tutt'ora la beata. L'opera, presenta la religiosa sdraiata su un letto ricamato nel marmo, nell'atto dell'estasi cristiana, che funge da tema centrale di tutta la composizione; la statua, vero esempio di trasporto mistico-carnale, è collocata su uno spettacolare drappo in diaspro sopra la mensa dell'altare della cappella; la parete di fondo, con un attento studio dello spazio, è stata da Bernini scenograficamente arretrata per permettere alla luce di penetrare nell'ambiente da due finestre laterali nascoste, alle spalle della scultura, così da ottenere un'illuminazione perfetta della stessa, che mette in risalto il bianco chiarore dell'opera e crea un effetto quasi soprannaturale, proprio come nell'Estasi di santa Teresa d'Avila (1647-1652), ubicata nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria.
Presbiterio e abside
Al cento del presbiterio, rialzato di alcuni gradini e circoscritto da una balaustra, è collocato l'altare maggiore, in marmi policromi, realizzato nel 1746 dall'architetto Secondo da Roma, nel quale si notano:
- al centro, entro mostra, Gruppo scultoreo con San Francesco d'Assisi in estasi sostenuto dagli angeli (1654-1659), in legno policromo, attribuito a Giovanni Leonardo Giurato detto Diego da Careri.
- ai lati, Statue dell'Allegoria della Fede e della Carità (1751), in gesso, di Secondo da Roma.
Dietro l'altare, si apre l'abside rettangolare, che presenta:
- addossato alle pareti, Coro ligneo (1608), in legno intagliato, disegnato da Onorio Longhi e realizzato da una bottega ebanista romana.
- sul retro della mostra, rivolta verso il coro, Trinità, san Bernardino da Siena e san Bonaventura da Bagnoregio (primo quarto del XVII secolo), affresco di Giovanni Battista Ricci da Novara.
Transetto destro
Nel terminale del transetto transetto destro si apre la cappella, dedicata a san Pietro d'Alcantara e san Pasquale Baylon, detta anche Cappella Rospigliosi-Pallavicini, realizzata tra il 1710 e il 1725, iniziata da Nicola Michetti e completata da Ludovico Rusconi Sassi, dove si notano:
- all'altare, San Pietro d'Alcantara e san Pasquale Baylon in adorazione dell'Eucaristia (primo quarto del XVIII secolo), olio su tela di Giuseppe Bartolomeo Chiari.
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Stefano Pallavicini e del cardinale Lazzaro Pallavicini (1713-1719 ca.), in marmo di Giuseppe Mazzuoli il Vecchio;[11]
- alla parete destra, Monumento funebre di Maria Camilla Pallavicini e Giovan Battista Rospigliosi (1713-1719 ca.), in marmo di Giuseppe Mazzuoli il Vecchio:[12] la nobildonna fu la committente della cappella.
Lungo la navata destra si aprono tre cappelle:
- nella prima cappella, dedicata al Santissimo Crocifisso e realizzata da Carlo Fontana prima del 1701, si notano:
- all'altare, Gesù Cristo crocifisso (1686), in legno intagliato policromo, di Angelo da Pietrafitta.
- sulla volta e nei pennacchi, Dio Padre e santi francescani (1684-1686), affreschi di Emanuele da Como.
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Michelangelo Ricci (1670-1675 ca.), in marmo di Domenico Guidi.[13]
- tra la prima e la seconda cappella, Monumento funebre di Michelangelo Maffei (1703), in marmo di Giuseppe Mazzuoli.
- nella seconda cappella, dedicata a san Giovanni da Capestrano, anche questa progettata da Carlo Fontana e completamente decorata prima del 1704 da Domenico Maria Muratori con un ciclo dipinti, eseguiti sia ad olio su tela che ad affresco, con Storie della vita di san Giovanni da Capestrano, raffiguranti:
- all'altare, pala con San Giovanni da Capestrano alla battaglia di Belgrado;
- sulla volta, Gloria di san Giovanni da Capestrano;
- alle parete sinistra, San Giovanni da Capestrano fa bruciare a Perugia gli oggetti strumenti del vizio;
- alle parete destra, Miracoli di san Giovanni da Capestrano a Vienna;
- nelle lunette, Morte di san Giovanni da Capestrano e i Miracoli di san Giovanni da Capestrano dopo la morte.
- nella terza cappella, dedicata a san Giuseppe, progettata nel 1686 da Giovanni Corbelli, è custodita:
- all'altare, pala con Trinità e Sacra Famiglia (1685), olio su tela di Stefano Maria Legnani detto il Legnanino.
Cappella di San Francesco
Dalla sacrestia, si accede alla cappella di San Francesco, costituita dalla cella del santo, unico resto dell'antico ospizio, dove si custodiscono alcune sue reliquie (un brandello della benda insanguinata, un frammento del cilicio e la roccia sulla quale poggiava il capo per riposare) e un celebre dipinto raffigurante:
- all'altare, San Francesco d'Assisi (1275-1285 ca.), tavola di Margaritone d'Arezzo:[14] l'opera è considerata uno dei rari ritratti autentici del santo.
Cappella di Giorgio De Chirico
Nel 1992 vennero traslate dal cimitero romano del Verano nella chiesa le spoglie del celebre artista Giorgio de Chirico (1888-1978). Per ospitarne la tomba fu ricavata una piccola cappella da un limitrofo immobile del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a cui si accede, attualmente, da due porte in fondo alla Cappella dell'Immacolata. La moglie, Isabella Pakszwer, donò ai frati francescani tre dipinti, olio su tela, del pittore da collocare nella cappella, raffiguranti:
- alla parete destra, Autoritratto del pittore;
- alla parete sinistra, Ritratto della moglie Isa (detto anche Dama velata);
- all'ingresso, Salita di Gesù Cristo al monte Calvario: nell'opera, in basso a destra, è raffigurato san Francesco d'Assisi, in quanto primo stimmatizzato della storia della Chiesa.
Note | |
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Bibliografia | |
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