Chiesa di San Salvatore in Lauro (Roma)
Chiesa di San Salvatore in Lauro | |
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Roma, Chiesa di San Salvatore in Lauro | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | Roma |
Diocesi | Roma Vicariatus Urbis |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Piazza San Salvatore in Lauro, 15 00186 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 6875187 |
Posta elettronica | sansalvatoreinlauro@gmail.com |
Sito web | |
Proprietà | Pio Sodalizio dei Piceni |
Oggetto tipo | Chiesa |
Oggetto qualificazione | parrocchiale |
Dedicazione | Gesù Cristo Maria Vergine |
Data fondazione | XII secolo |
Architetti |
Ottaviano Mascherino |
Stile architettonico | Barocco, neoclassico |
Inizio della costruzione | 1594 |
Completamento | 1862 |
Strutture preesistenti | Tempio romano della dea Europa |
Pianta | croce latina |
Materiali | travertino |
Iscrizioni | MARIAE LAURETANAE PICENI PATRONAE |
Marcatura | stemma di papa Pio IX |
Coordinate geografiche | |
Roma | |
La Chiesa di San Salvatore in Lauro è un edificio di culto di Roma che sorge sull'omonima piazza, situato nel centro storico della città, nel rione Ponte; è la chiesa regionale dei piceni.
Storia
Dalle origini alla fine del Cinquecento
La chiesa, sorta sul sito di un tempio romano dedicato alla dea Europa e circondato un boschetto di alloro (in latino, lauro), è ricordata già come esistente nel XII secolo in una bolla del 1186 di papa Urbano III (1185-1187), che la indica come sussidiaria di San Lorenzo in Damaso, ed è presente nel Liber Censuum, redatto nel 1192 da Cencio Camerario,[1] sotto il titolo Sancti Salvatoris de Lauro.
Nel 1449, il cardinale Latino Orsini (1411–1477) fece ricostruire la chiesa cui fu annesso un monastero, affidato ai Canonici Regolari di San Giorgio in Alga, i quali vi rimasero fino alla metà del XVIII secolo.
Il 27 novembre 1591 la chiesa venne distrutta da un incendio dal quale si salvò un'immagine della Madonna delle Grazie, opera di Antonio Pollaiolo (1443-1496).
Dalla chiesa barocca ad oggi
Tre anni dopo, nel 1594, grazie alle numerose offerte dei fedeli, venne dato inizio alla ricostruzione dell'edificio sacro, secondo un progetto di Ottaviano Mascherino (1536–1606), anche se questi si fermò soltanto alla crociera.[2] I lavori, per le grandi difficoltà economiche, proseguirono con estrema lentezza e nel 1668, i canonici alienarono l'intero complesso incompiuto alla Confraternita della Santa Casa di Loreto trasformata poi, nel 1899, in Pio Solidalizio dei Piceni. La chiesa, in tale occasione, venne dedicata alla Madonna e divenne la chiesa regionale dei piceni.
I lavori di costruzione dell'edificio vennero ripresi, tra il 1727 e il 1734, prima dall'architetto Ludovico Rusconi Sassi (1678-1736), al quale si deve la cupola, il campanile e la sacrestia, e poi da Nicolò Salvi (1697-1751) e Antonio Asprucci (1723-1808).
La chiesa è sede parrocchiale eretta sotto il titolo S. Mariae Nationis Picenae il 1 novembre 1824 con bolla Super universam da papa Leone XII (1823-1829) .
L'intero complesso fu completato, tra il 1857 e il 1862, da Camillo Guglielmetti (†1862), al quale si devono la facciata della chiesa e alcune modifiche dell'interno, riportato poi alle sue forme originale nel 1958.
Titolo cardinalizio
La chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Salvatore in Lauro, istituito da papa Benedetto XVI il 24 novembre 2007: l'attuale titolare è il cardinale Angelo Comastri.
Descrizione
Esterno
La facciata neoclassica, in travertino, realizzata nel 1857-1862 da Camillo Guglielmetti, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, è aperto da un monumentale portale d’ingresso, preceduto da un protiro con colonne corinzie, che sorreggono la trabeazione, e sormontato dallo stemma di papa Pio IX; il superiore, presenta al centro, un grande bassorilievo raffigurante:
- Trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto (1862), in travertino di Rinaldo Rinaldi.
Conclude la facciata, un grande timpano triangolare dentellato, sormontato dalla croce, che poggia su una fascia con l'iscrizione dedicatoria:
(LA) | (IT) | ||||
« | MARIAE LAURETANAE PICENI PATRONAE » | « | A Maria di Loreto patrona del Piceno » |
Interno
L'interno, ampio e luminoso, presenta una pianta a croce latina a navata unica, delimitata da trentaquattro colonne corinzie binate, in travertino, su cui sono impostate le arcate trasversali della volta; sulla cornice al centro del transetto, che termina con due cappelle, si eleva la cupola.
Lungo la navata sinistra si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata a san Pietro, si conserva:
- all'altare, pala con San Pietro liberato dal carcere (1624), olio su tela di Antiveduto Grammatica.[3]
- nella seconda cappella, dedicata a san Giuseppe, si nota:
- all'altare, pala con San Giuseppe, san Gioacchino e sant'Anna (1755), olio su tela di Pierleone Ghezzi.
- nella terza cappella, dedicata a santa Lutgarda di Tongres, è posto:
- all'altare, Ritratto di san Josemaría Escrivá de Balaguer (2009), olio su tela di Ulisse Sartini.
Transetto sinistro
Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella, dedicata alla Santa Casa, dove sono collocati:
- all'altare, pala con Trasporto della Santa Casa di Nazareth a Loreto (1673), olio su tela di Giovanni Peruzzini.
- alla parete destra, Monumento funebre del cardinale Prospero Marefoschi (1750 - 1751), in marmo di Carlo Monaldi e Gerolamo Theodoli.
Presbiterio e altare maggiore
Sul presbiterio, rialzato di alcuni gradini e delimitato da una balaustra, è posto l'altare maggiore realizzato nel 1792 su progetto di Antonio Asprucci, dove si può ammirare:
- Gloria di angeli (1791) di Vincenzo Pacetti: l'opera circonda una nicchia entro la quale è collocata:
- Statua della Madonna di Loreto (secondo quarto del XVII secolo), di Francesco Duquesnoy: l'immagine è la più antica copia dell'originale, andata distrutta nell'incendio del 1591.
Transetto destro
Nel terminale del transetto destro è posta la cappella, dedicata ai Santi marchigiani, dove sono collocati:
- all'altare, pala con Santi marchigiani (1862), olio su tela di Pietro Gagliardi.
- alla parete sinistra, Monumento funebre del cardinale Raniero Simonetti (1750 - 1751), in marmo di Carlo Monaldi e Gerolamo Theodoli.
Lungo la navata destra si aprono tre pregevoli cappelle:
- nella prima cappella, dedicata alla Madonna addolorata, detta anche Cappella Pavoni, edificata nel 1694 da Carlo Francesco Bizzaccheri, sono conservati tre dipinti, eseguiti nel 1712 ad olio su tela di Giuseppe Ghezzi, raffiguranti:
- all'altare, pala con Pietà;
- alle pareti laterali, Sant'Antonio abate (a sinistra) e San Nicola da Tolentino (a destra).
- nella seconda cappella, dedicata a san Carlo Borromeo, si nota:
- all'altare, pala con San Carlo Borromeo in adorazione della Madonna con Gesù Bambino (1617 - 1618), olio su tela di Alessandro Turchi detto l'Orbetto.[4]
- nella terza cappella, dedicata alla Natività di Gesù, è collocato:
Sacrestia
Dal transetto sinistro si accede alla sacrestia, dove è custodita:
- all'altare, pala con Sant'Emidio e santi marchigiani (1731), olio su tela di Giuseppe Ghezzi.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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