Chiesa di Santa Maria in Aquiro (Roma)

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Chiesa di Santa Maria in Aquiro
Colonna - S. Maria in Aquiro.JPG
Roma, Chiesa di Santa Maria in Aquiro
Stato bandiera Italia
Regione bandiera Lazio
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Lazio
Provincia Roma
Comune Stemma Roma
Diocesi Roma
Vicariatus Urbis
Religione Cattolica
Indirizzo Piazza Capranica
00186 Roma (RM)
Telefono +39 06 45664242
Fax +39 06 6780589
Posta elettronica santamariainaquiro@diocesidiroma.it
Proprietà Fondo Edifici di Culto (Stato Italiano)
Oggetto tipo Chiesa
Oggetto qualificazione parrocchiale
Dedicazione Maria Vergine
Sigla Ordine qualificante C.R.S.
Sigla Ordine reggente C.R.S.
Data fondazione VII secolo
Architetti Francesco da Volterra (progetto e direzione dei lavori)
Carlo Maderno (direzione dei lavori e facciata)
Filippo Breccioli (collaborazione)
Pietro Camporese (facciata)
Gaetano Morichini (restauro del XIX secolo)
Stile architettonico Barocco
Inizio della costruzione VII secolo
Completamento 1866
Strutture preesistenti Tempio di Matidia
Coordinate geografiche
41°53′60″N 12°28′41″E / 41.899964, 12.478081 Stemma Roma
Mappa di localizzazione New: Roma
Chiesa di S. Maria in Aquiro
Chiesa di S. Maria in Aquiro
Basilica di S. Pietro in Vaticano
Basilica di S. Pietro in Vaticano
Basilica di S. Giovanni in Laterano
Basilica di S. Giovanni in Laterano

La Chiesa di Santa Maria in Aquiro è un edificio di culto di Roma, situato nel centro storico della città, nel rione Colonna, che sorge sulla piazza Capranica.

Toponimo

Molto incerta appare l'etimologia del termine "in Acyro", che dopo il Mille divenne "in Aquiro", secondo alcuni studiosi si deve alla corruzione della parola latina "circus" (stadio per le corse equestri), che in età repubblicana romana doveva trovarsi nel limitrofo Campo Marzio. Mentre un'altra interpretazione vuole che il nome derivi dal termine latino aqua, da porre in relazione all'acquedotto Vergine che transitava nella vicina via del Seminario.

Storia

Dalle origini al Cinquecento

La chiesa, con il titolo di "Santae Dei Genetricis que appellatur a Cyro", è documentata per la prima volta nel Liber Pontificalis (metà del VI - VII secolo), nella vita di papa Gregorio III (731-741), che la fece restaurare, e ne attesta le origini nel VII secolo. L'edificio venne costruito sull'area occupata dal Tempio di Matidia, eretto nel 119 dall'imperatore romano Adriano (76138), in onore della suocera.[1]

Nel 1540 Paolo III (1534-1549) affidò la chiesa, con annessa una casa, all'Arciconfraternita di prelati e nobili romani promossa da sant'Ignazio di Loyola (1491-1556) per l'assistenza agli orfani. Lo stesso pontefice con la bolla Dudum sicut nobis del 7 febbraio 1541, unisce la parrocchia alla fraternita: questo documento è la testimonianza più antica dell'esistenza della cura d'anime in Santa Maria in Aquiro.

Nel 1583 il cardinale Antonio Maria Salviati (15371602) unì alla fraternita un Collegio, che prese il medesimo nome, i cui allievi più meritevoli venivano successivamente accolti nel Collegio Romano. Nel 1588 iniziarono i lavori di ristrutturazione dell'intero complesso secondo un progetto di Francesco da Volterra (15351594).

Dal Seicento ad oggi

I lavori, sospesi per la morte dell'architetto, ripresero nel 1601, sotto la direzione di Carlo Maderno (15561629), al quale si deve il progetto della facciata realizzata in collaborazione con Filippo Breccioli (1574-post 1627). Fu poi portata a termine, nel 1774, da Pietro Camporese (1726-1781) che ristrutturò anche la casa degli orfani.

Leone XII (1823-1829), il 24 gennaio 1826 con la lettera apostolica Spectatissimam familiam clericorum, soppresse la confraternita ignaziana, poiché era ridotta a pochi elementi, e affidò la parrocchia ai Padri Somaschi, che tuttora l'amministrano, confermando nel contempo l'antica cura degli orfani.

Nella metà del XIX secolo gravi danni provocati dall'umidità imposero complessi lavori di restauro che furono approvati nel 1856 da Pio IX (1846-1878) su progetto di Gaetano Morichini (†1895) e portati a termine tra il 1861 e il 1866. Nell'occasione venne rinnovato da Cesare Mariani (18261901) l'impianto decorativo interno con stucchi, bassorilievi e ornati.

Nel 1873 la chiesa fu espropriata e incamerata dal demanio[2]del Regno d'Italia, e successivamente passata in quello della Repubblica italiana, che ancora oggi la gestisce attraverso il Fondo Edifici di Culto (FEC).

Titolo cardinalizio

La chiesa è sede del titolo cardinalizio di Santa Maria in Aquiro, istituito da papa Agatone nel 678: l'attuale titolare è il cardinale Angelo Amato.

Descrizione

Esterno

Facciata

La facciata, segnata da paraste corinzie, è suddivisa in due ordini: l'inferiore, è aperto da tre portali, dei quali il centrale sormontato da un timpano triangolare, mentre i laterali da timpani curvi e finestrelle riquadrate; il superiore, a una sola campata, presenta al centro un finestrone balconato ad arco a tutto sesto, sorretto da colonne corinzie. Ai lati si innalzano due campanili a pianta quadrata con pilastri che sorreggono una cupoletta con copertura a cuspide. A coronamento è posto un timpano triangolare che reca al centro, tra due angeli, uno stemma cardinalizio con aquila bicipite e un leone rampante. Al di sopra, la croce decorata con bende, simbolo dei orfani e due candelabri fiammeggianti in pietra.

Cupola

La cupola emisferica, impostata su un tamburo in muratura dove si alternano nicchie e finestre, è divisa in otto spicchi e sormontata da una graziosa lanternina finestrata: terminata alla fine del XVI secolo, venne rivestita in piombo nel 1718.

Interno

Chiesa di Santa Maria in Aquiro (interno)

Vestibolo

La chiesa, orientata (ossia con l'abside rivolto a Est), ha un'aula liturgica preceduta da un vestibolo, dove è posto il piccolo battistero e dove si conservano numerose lapidi provenienti dalla scomparsa Chiesa di Santo Stefano del Trullo e alcune interessanti sepolture, tra le quali si nota:

Aula liturgica

L'aula liturgica presenta una pianta rettangolare a tre navate, divise da otto pilastri, con tre cappelle per lato.

Navata sinistra

Lungo la navata sinistra si aprono tre pregevoli cappelle:

Trophime Bigot (attr.), Incoronazione di spine (1635 ca.), olio su tela
Transetto sinistro

Nel terminale del transetto sinistro è posta la cappella, dedicata a san Girolamo Emiliani, dove sono collocati:

Presbiterio e altare maggiore

Il presbiterio, rialzato di alcuni gradini, si conclude con un profondo abside semicircolare dove all'altare maggiore, ricostruito nel 1866, si può ammirare:

Transetto destro

Nel terminale del transetto destro è posta la cappella, dedicata san Benedetto Giuseppe Labre, detta anche Cappella Virili, dove sono collocati:

« S. BENEDICTUS JOSEPH LABRE IN HAC AEDE PRECES AD DEUM EFFUNDERE CONSUEVIT. »
Navata destra

Lungo la navata destra si aprono tre pregevoli cappelle:

Note
  1. Filippo Coarelli, Roma, col. "Guide Archeologiche", Laterza, Bari, 1989, p. 298, ISBN 9888842016993
  2. Legge 19 giugno 1873, n. 1402
  3. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.06.2021
  4. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 24.06.2021
  5. La Chiesa di Santo Stefano del Trullo, che si trovava nella vicina piazza di Pietra, fu demolita durante il pontificato di Alessandro VII (1599-1667).
  6. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 23.06.2021
  7. Scheda dell'opera nel Catalogo della Fondazione "Federico Zeri" . URL consultato il 23.06.2021
Bibliografia
  • Mario D'Onofrio, Claudio Strinati, S. Maria in Aquiro, col. "Le chiese di Roma illustrate", Marietti, Roma, 1972
  • Ferruccio Lombardi, Roma. Chiese conventi chiostri. Progetto per un inventario, 313-1925, Edil Stampa, Roma, 1993, p. 104
  • Claudio Rendina, Le Chiese di Roma. Storia e segreti, col. "Tradizioni italiane", Newton & Compton, Roma, 2017, pp. 228-229, ISBN 9788854188358
  • Touring Club Italiano (a cura di), Roma, col. "Guide Rosse", Touring, Milano, 2005, pp. 350-351, ISBN 9770390107016
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 27 giugno 2021 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.