Comunione spirituale
Una formula per la comunione spirituale | ||||||
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La comunione spirituale è una pratica eucaristica consistente nel desiderio di ricevere il santo Sacramento: "è unirsi a Gesù Cristo presente nell'Eucaristia, non già ricevendolo sacramentalmente, ma per un vivo desiderio procedente dalla fede animata dalla carità".[1]. È l'atto di culto spirituale con cui quanti sono "impossibilitati a ricevere la comunione possono esprimere il desiderio interiore di unirsi con le loro gioie e le loro sofferenze al sacrificio di Gesù Cristo".[2]
L'impossibilità può essere dovuta al fatto di essere impediti a partecipare alla celebrazione eucaristica oppure dal non poter ricevere la santa Comunione a causa di situazioni di peccato o di altre condizioni oggettive, come ad esempio il digiuno eucaristico richiesto prima della Comunione eucaristica.
Cenni storici
Della comunione spirituale parla già San Tommaso d'Aquino nella Summa Theologiae[3]. Tommaso insiste sulla necessità che la Comunione sacramentale si risolva in comunione spirituale.[4] Ci sono infatti secondo lui due modi di ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo: l'uno puramente sacramentale, l'altro anche spirituale. Col primo si riceve "solo il sacramento, senza il suo effetto"; col secondo si assume il sacramento e la sua realtà profonda: allora abbiamo la "manducazione spirituale nella quale si percepisce l'effetto di questo sacramento, consistente nell'unione con Cristo attraverso la fede e la carità"[5]. Diversamente, avremmo una comunione imperfetta e incompiuta: l'intenzione del Sacramento resterebbe come innaturalmente monca e sospesa.
L'Aquinate precisa che quest'ultima è possibile anche attraverso il suo desiderio: "Ci sono alcuni che mangiano questo sacramento spiritualmente, prima di assumerlo sacramentalmente". Avviene - e vale anche per il Battesimo - quando ci sia il desiderio di ricevere l'Eucaristia; anche già prima della sua istituzione era però possibile comunicarsi a essa spiritualmente, secondo la dottrina di San Paolo (1Cor 10,2 ) sui Padri che hanno mangiato il "cibo spirituale" e bevuto la "bevanda spirituale".[6]
La dottrina sulla comunione spirituale è stata autorevolmente confermata dal Concilio di Trento:
(LA) | (IT) | ||||
« | Quoad usum autem recte et sapienter patres nostri tres rationes hoc sanctum sacramentum accipiendi distinxerunt. Quosdam enim docuerunt sacramentaliter dumtaxat id sumere, ut peccatores; alios tantum spiritualiter, illos nimirum, qui voto propositum illum caelestem panem edentes, fide viva, "quae per dilectionem operatur" (Gal 5,6), fructum ejus et utilitatem sentiunt; tertios porro sacramentaliter simul et spiritualiter (can. 8); ii autem sunt, qui ita se prius probant et instruunt, ut "vestem nuptialem induti" (cf Mt 22,11ss) ad divinam hanc mensam accedant. » | « | Invece, per quanto riguarda il praticare in maniera retta e sapiente, i nostri padri distinsero tre modi di ricevere questo santo sacramento; insegnarono, infatti, che alcuni lo ricevono solo sacramentalmente, come i peccatori; altri solo spiritualmente, quelli appunto che, mangiando in desiderio quel pane celeste, loro posto innanzi, con la fede viva "che opera per mezzo della carità" (Gal 5,6 ), ne sperimentano il frutto e l'utilità; i terzi, poi, [lo ricevono] sacramentalmente e spiritualmente insieme; questi sono coloro che si esaminano e si preparano prima, così da avvicinarsi a questa divina mensa "vestiti dell'abito nuziale" (cfr. Mt 22,11-13 ). » | ||
(Sessione XIII, capitolo VIII: DS 1648 )
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Altrove lo stesso Concilio, parlando delle Messe nelle quali il solo sacerdote si comunicava, invita i fedeli presenti a comunicarsi spiritualmente.[7]
La maniera di viverla
La comunione spirituale è costituita da tre atti:[8]
- dalla fede nella presenza reale di Gesù Cristo nell'Eucaristia;
- dal desiderio esplicito della Comunione eucaristica;
- dal ringraziamento per il dono che Gesù fa di sé, come nella Comunione eucaristica.
Non si richiede la confessione sacramentale: qualora il fedele fosse in peccato, deve premettere al desiderio di comunicarsi l'atto di contrizione, altrimenti gli mancherebbe una disposizione essenziale, la carità.
I frutti
La comunione spirituale ha gli stessi frutti della comunione sacramentale: è nutrimento spirituale e aumento di grazia. Essa ravviva la fede e l'amore al Santissimo Sacramento e spinge a vivere la comunione sacramentale.
Sono in ogni caso effetti preziosi, ma meno intensi rispetto a quelli della comunione sacramentale, poiché non si producono in virtù dell'istituzione divina (ex opere operato), ma solo in virtù delle disposizioni dell'individuo e ad esser proporzionati (ex opere operantis).
La comunione spirituale nelle situazioni matrimoniali irregolari
L'espressione "comunione spirituale" non ha un significato univoco. A seconda del contesto può avere tre significati:[9]
- può significare il frutto ultimo e l'effetto più vero della ricezione sacramentale dell'Eucaristia, cioè la perfetta comunione spirituale con Cristo in fede e carità;
- può indicare la stessa comunione spirituale con Cristo, ma vissuta senza una Comunione sacramentale, ad esempio nel caso di un fedele che si comunica tutti i giorni ma che manca ad una Messa feriale e quindi rinnova, attraverso un atto di fede vissuta, la perfetta comunione con Cristo precedentemente ricevuto in forma sacramentale;
- può significare il desiderio della Comunione eucaristica da parte di una persona consapevole di vivere in peccato mortale o in una situazione che oggettivamente contraddice la legge morale, quando la stessa persona non ha ancora una perfetta comunione con Cristo in fede e carità.
Nei primi due casi, l'espressione "comunione spirituale" si riferisce al compimento della perfetta comunione con Cristo vissuta normalmente attraverso la Comunione Sacramentale.
La terza accezione è estremamente diversa dalle altre due, poiché la persona in questione ha il desiderio dell'Eucaristia ma non ha ancora rinunciato ad un grave impedimento per la perfetta comunione con Cristo. È senz'altro un bene che un fedele che si trova in condizioni del genere assecondi un tale desiderio, dal momento che tale comunione spirituale, con l'aiuto della grazia, può aiutarlo a convertirsi dal peccato e giungere alla pienezza della comunione con la Chiesa e dello stato di grazia.
A questo terzo significato si riferiscono i documenti della Santa Sede che invitano i fedeli in situazioni matrimoniali irregolari a vivere tale pratica:
« | [..] è necessario illuminare i fedeli interessati affinché non ritengano che la loro partecipazione alla vita della Chiesa sia esclusivamente ridotta alla questione della recezione dell'Eucaristia. I fedeli devono essere aiutati ad approfondire la loro comprensione del valore della partecipazione al sacrificio di Cristo nella Messa, della comunione spirituale[10], della preghiera, della meditazione della Parola di Dio, delle opere di carità e di giustizia[11]. » | |
Benedetto XVI mette in guardia dalle Comunioni "facili", e ricorda che in ogni caso è possibile la comunione spirituale:
« | Senza dubbio, la piena partecipazione all'Eucaristia si ha quando ci si accosta anche personalmente all'altare per ricevere la Comunione.[12] Tuttavia, si deve fare attenzione a che questa giusta affermazione non introduca un certo automatismo tra i fedeli, quasi che per il solo fatto di trovarsi in chiesa durante la liturgia si abbia il diritto o forse anche il dovere di accostarsi alla Mensa eucaristica. Anche quando non è possibile accostarsi alla comunione sacramentale, la partecipazione alla santa Messa rimane necessaria, valida, significativa e fruttuosa. È bene in queste circostanze coltivare il desiderio della piena unione con Cristo con la pratica, ad esempio, della comunione spirituale, ricordata da Giovanni Paolo II[13] e raccomandata da Santi maestri di vita spirituale.[14] » | |
Note | |||||||
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Bibliografia | |||||||
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Voci correlate | |||||||
Collegamenti esterni | |||||||