Guglielmo Lipparino

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Guglielmo Lipparino, O.S.A.
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Nascita Bologna
tra il 1570 e il 1580
Morte Bologna
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Guglielmo Lipparino o Lipparini (Bologna, tra il 1570 e il 1580; † Bologna, dopo il 1637) è stato un presbitero, compositore di musica sacra e frate agostiniano italiano.


Notizie biografiche

Studi e primi incarichi

Bologna, chiesa di San Giacomo Maggiore, nel cui convento Guglielmo Lipparino prese l'abito in gioventù e visse gli ultimi anni

Poche sono le notizie della sua vita. Quando era ancora adolescente vestì l'abito agostiniano a Bologna nel convento di San Giacomo Maggiore, sede di una delle più famose scuole teologiche dell'ordine e compreso nella Provincia agostiniana di Lombardia.

Tra la fine del XVI e gli inizi del XVII secolo coltivò gli studi e proseguì nel cammino della sua vocazione, fino alla professione religiosa nello stesso convento bolognese; ricevette anche l'ordinazione sacerdotale, ma non conosciamo in quale data.

Nel frattempo, intraprese con profitto l'apprendimento della musica, e potè applicarsi fruttuosamente sotto la guida di un altro agostiniano, Tiburzio Massaino; nel 1594 questi, appena tornato in Italia, era stato nominato maestro di cappella a Cremona, dove gli studiosi ritengono che Lipparino lo abbia seguito, abitando nel convento annesso alla chiesa di sant'Agostino. Nel 1600 comparve la sua prima pubblicazione : Il primo libro delle canzonette a 3 voci.

Il suo crescente talento gli guadagnò il primo incarico come precettore musicale di Paolo Sfondrati, figlio di Ercole[1] e nato nel 1591; per svolgere l'incarico si trasferì a Bellagio, dove gli Sfondrati avevano un palazzo e dei possedimenti. La fonte di questa notizia viene dal Lipparino medesimo, che il 15 marzo 1609 dedicò al duca il Primo libro dei mottetti dicendo di essere tratenuto a Bellagio per esercitare nella musica l'Illustriss. Sig. Don Paolo suo figlio.

Gli anni a Como

Stemma della famiglia Sfondrati, presso la quale Guglielmo Lipparino fu precettore

Di lì a poco[2], grazie alle sue capacità e con il probabile appoggio del duca Sfrondati, fu inviato dai suoi superiori[3] a Como, con la carica di maestro di cappella del Duomo, e lì rimase esercitando quell'ufficio per oltre venti anni, fino al 1633[4].

Le notizie relative al soggiorno comasco sono desunte, oltre che dalle lettere dedicatorie premesse da Lipparino alle proprie opere, anche dall'archivio della fabbrica del duomo e dalle Quattro lettere istoriche del canonico della cattedrale comasca Quintino Lucino Passalacqua; questi raccontò fra le altre cose lo svolgimento, in occasione della traslazione delle spoglie di alcuni santi locali, di una grande messa, che fu accompagnata con musica fatta a tre cori, guidati dall'Eccell. P. Guglielmo Liparino frate Agostiniano maestro di cappella del nostro duomo, con la partecipazione di tre cori sostenuti - fatto piuttosto inusuale a quei tempi - da tromboni, cornette, violini ed altri strumenti musicali.

Il ritorno a Bologna

Tornò infine a Bologna, non sappiamo in quale anno; nel 1631 il maestro di cappella a Como era Giovanni Clerici e comunemente si ritiene che forse anche un poco prima di quell'anno Lipparino si fosse trasferito da Como, allontanandosi dalla regione lombarda che era stata colpita nel 1629 dalla carestia e che stava subendo i primi attacchi di pestilenza. E' comunque quasi certo che si trovasse a Bologna nel 1634, come si ricava da Le sacre laudi. che si cantano nella S. Casa di Loreto" a 3-4-5 e 8 voci; e le litanie vi sono musicate in 14 maniere diverse: nel frontespizio l'autore, indicato senza qualifica ma con il nome accompagnato solo dalla F di frate, si dice gionto al desiderato parto (tant'anni sono) concepito nell'animo mio, tra le rive del Rheno e nella Felsina Città. Il volume stesso appare come un ex voto, dedicato alla miracolosa immagine della vergine Maria del Baracano[5], e vi è chi ipotizza che l'opera sia stata un ringraziamento alla Vergine per il ritorno a Bologna[6].

Trascorse gli ultimi anni in serenità nello stesso convento di San Giacomo Maggiore dove aveva vestito l'abito in gioventù; pubblicò ancora nel 1637 la sua quattordicesima opera, dedicata a padre Giulio Cesare Quaquarelli. Non si conosce la data della morte.

Opere

Como, il duomo, dove Lipparino fu maestro di cappella

Scrisse almeno quattordici libri di composizioni sacre e profane, non tutte giunte sino a noi; di quelle rimaste, solo le ultime quattro sono complete.

La produzione superstite è costituita in gran parte da musica sacra (messe, Salmi, litanie, mottetti, sacri concerti), che nelle opere giovanili fu composta nello stile polifonico contrappuntistico tradizionale alla Palestrina per cori grandi e anche doppi, mentre dal 1620 comparve anche nello stile concertato per piccole compagini: i Salmi del 1637 sono ancora in stile doppio coro, ma il secondo coro non ha una funzione propria e appare come un riempimento nei passaggi di concertato del primo coro[7]. Sono note anche alcune collezioni di musica profana: due libri di canzonette secolari ed uno di canzoni strumentali, mentre sono andati perduti tutti i madrigali.

D'altronde, lo stesso Lipparino espresse la sua adesione allo stile polifonico rinascimentale, quando nella dedica al Primo libro de' motetti del 1609 disse di vivere a parte dei gusti della città (Como, musicalmente ancora immersa nella tradizione); ma nello stesso tempo egli rivelò anche una certa sensibilità alle innovazioni del suo tempo, quando usò il concertato, i ritmi tipici dei generi musicali allora in voga, e anche la citazione di motivi popolari come la nota melodia Bergamasca che ricorre ben tre volte nella Sonata La Malvezza.

Lo stile armonico è comunque molto tradizionale e la struttura metrica molto più semplice della musica a lui contemporanea, specie se messa a confronto con la forma multisezionale delle sonate veneziane. Molti dei suoi concerti non presentano alcuna variazione del metro mentre altri hanno una semplice ripartizione in tre sezioni di cui la prima e la terza in metro binario e quella centrale in metro ternario; anche le cadenze sono semplificate, in stile conservativo e talvolta del tutto assenti. La notazione non si discosta dalla tradizione cinquecentesca, limitandosi all'uso di note da 1/2 (minime), 1/4 (semiminime) e 1/8 (crome), mentre sono rarissimi i casi di uso della (semicroma) da 1/16. Le parti strumentali non hanno mai effetti virtuosistici, ma anche nei passaggi a solo dei violini si trattengono nei confini della moderazione e della semplicità tipici della produzione di questo autore.

La sua musica, tuttavia, non è affatto priva di valore: al contrario, già quando era in vita le opere di Lipparino furono molto ammirate in tutta Europa. Nel 1611 Abramo Schad incluse nel Promptuarii musici Pars I.a due pezzi di Lipparino, Hodie nobis a 7 voci e Puer meus a 8 voci; anche successivamente egli godette di buon apprezzamento da parte dei critici musicali: secondo Inizi dello stile sinfonico di Francesco Vatielli[8], Lipparino insieme ad Ercole Porta e Bartolomeo Montalbano può essere considerato un precursore della sinfonia.

Opere pervenute

  • Primo libro delle canzonette, a tre voci, Venezia, Vincenti, 1600;
  • Secondo libro delle canzonette, a tre voci, Venezia, Scappi, 1605;
  • Primo libro de motetti, a sette, otto e quindici voci, Venezia, Raverio, 1609;
  • Mottetto Hodie nobis a sette voci, in Promptuarii musici. Parte I, Abramo Schad, Strasburgo, 1611;
  • Mottetto Puer meus a otto voci, in Promptuarii musici. Parte I, Abramo Schad, Strasburgo, 1613;
  • Canzoni, a due, quattro e otto voci, Venezia, 1619;
  • Messe a otto e nove voci con il Te Deum Laudamus a otto e il suo Basso continuo, Venezia, Vincenti, 1623;
  • Litanie della Beata Vergine, a una, due, tre voci con il Basso e l'Organo, Venezia, 1623;
  • Sacri concerti a quattro, cinque, sei, otto e dieci voci con il Basso continuo, Libro II, Venezia, Vincenti, 1627; contenente 26 composizioni;
  • Sacri concerti a cinque voci con il suo Basso per l'Organo, Libro I op. XI, Venezia, Vincenti, 1629;
  • Le Sacre laudi, che si cantano nella S. Casa di Loreto, a tre, quattro, cinque e otto voci; e le litanie vi sono musicate in 14 maniere diverse, Venezia, Vincenti, 1634;
  • Sacri concerti da una a quattro voci con le litanie, Venezia, Vincenti, 1635; in calce ai 25 componimenti che contiene quest’opera vi sono otto sonate per violino, ognuna delle quali è intestata a una delle nobili famiglie bolognesi: La Bentivoglia, La Paleota, La Campeggia, La Bovia, La Guidota, La Pepoli, La Malvezza, La Bologneta;
  • Salmi concertati, a otto voci, Venezia, Vincenti, 1637; dedicata a Giulio Cesare Quaquarelli da Bologna padre mio in X.to osservandissimo, e datata 15 marzo 1637.

Opere perdute

  • Madrigali a cinque voci, Venezia, 1614;
  • almeno una messa da Requiem a cinque voci.
Note
  1. La famiglia Sfondrati era di origine cremonese; Ercole Sfondrati (Milano 1559 - Bellagio 1637), duca di Montemarciano e nipote di papa Gregorio XIV, fu il generale in comando delle truppe pontificie che combattevano in Francia a fianco della Lega Santa durante i pontificati dello zio e dei suoi successori Innocenzo IX e Clemente VIII.
  2. La datazione è incerta: vedi Roberto Cascio, op.cit..
  3. Stefano Luigi Astengo, op.cit..
  4. La data del 1633 è indicata da Jerome Roche, op.cit.; per tutti gli autori comunque Lipparino fu maestro di cappella a Como per venti anni. Invece secondo Waldo Selden Pratt, op.cit., cessò dall'incarico nel 1619; ma non pare corretto, dato che lo stesso Lipparino indica la sua carica (magister musicae) nella lettera dedicatoria del Liber Missarum del 1623.
  5. La chiesa del Baraccano sorge a Bologna nel luogo dove lungo le mura del Trecento era dipinta un'immagine della Vergine a difesa della città, attribuita a Lippo da Dalmasio e ritenuta miracolosa.
  6. Roberto Cascio, op.cit..
  7. Jerome Roche, op.cit..
  8. Citato in Rivista musicale italiana, Volumi 53-54, Fratelli Bocca, 1951, pag. 288.
Fonti
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni