Ippolito Baccusi
Ippolito Baccusi, O.S.A. Monaco | |
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Nascita | Mantova tra il 1530 e il 1550 |
Morte | Verona 1609 |
Ippolito Baccusi o, come usava firmarsi, Hippolitus Baccusius (Mantova, tra il 1530 e il 1550; † Verona, 1609) è stato un compositore di musica sacra e monaco agostiniano italiano. Figura oggi quasi del tutto dimenticata, fu invece compositore assai attivo nella zona fra Mantova, Venezia e Verona, autore di opere sacre e profane, e godette in vita di ampia fama come musices artis perinsignis magister[1], citato da tutti gli studiosi di storia della musica fino al XIX secolo.
Notizie biografiche
Le pochissime notizie giunteci sulla sua vita derivano sostanzialmente dai frontespizi delle sue opere e dalle rare note biografiche riportate da Lorenzo Baini nella sua monumentale biografia di Palestrina, Giovanni Battista Martini, che nell'Esemplare lo accosta a musicisti come Costanzo Porta e Tiburzio Massaino, e soprattutto Ludovico Zacconi nel secondo volume della Prattica di musica e nella sua autobiografia.
Per questo nulla di certo sappiamo della sua nascita, che è motivo di diverse interpretazioni da parte degli studiosi. Gli autori agostiniani non indicano alcuna data certa[2]; Fetis riferisce la testimonianza di Scipione Cerreto[3], secondo il quale Baccusi avrebbe scritto le prime opere sin dal 1550: chi accetta tale notizia, colloca la nascita intorno al 1530. Ma Fetis stesso, insieme ad altri, non lo ritengono verosimile: e poiché le prime opere certe di Baccusi risalgono al 1570, pongono la nascita non dopo il 1550. Vi sono ovviamente anche posizioni intermedie, come Vacchelli [4], la quale opta per una data intorno al 1540.
Nulla sappiamo anche delle sue origini familiari, degli studi compiuti e neppure della sua professione religiosa, eccezion fatta per il dato accettato da tutti - e riferito anche da Astengo e Perini - che fu monaco eremitano di sant'Agostino, come all'epoca venivano chiamati gli agostiniani.
Zacconi informa che prima del 1570 Baccusi ricopriva il ruolo di assistente al maestro di cappella[5] nella Basilica di San Marco a Venezia, dove egli godeva di alto apprezzamento specialmente come maestro di gorgia.
L'incarico veneziano probabilmente risaliva agli anni 1567-1568 e non durò a lungo : egli infatti si trasferì a Ravenna per studiare e conseguire il titolo triennale. Lo spostamento a Ravenna deve essere avvenuto anche prima del 1569, dato che nel 1570, in una sua lettera datata 22 aprile, egli chiedeva al segretario del duca di Mantova il permesso di rimanere in quella città ancora per un anno per poter terminare il corso di studi, che egli prevedeva di concludere nel tempo corretto di tre anni. Del 1570 sono le sue prime composizioni con data certa, un libro di messe e uno di madrigali.
Laureatosi, fu assunto come maestro di cappella presso una famiglia di nobili mecenati friulani, i signori di Spilimbergo[6], citati sul frontespizio del suo secondo libro di madrigali a sei parti del 1572. Contemporaneamente, o forse appena prima, egli ricoprì lo stesso incarico anche a Verona nella chiesa di Sant'Eufemia. Il menzionato secondo libro di madrigali è dedicato Alli lllustrissimi Signori Academici Philarmonici di Verona: gli studiosi ne deducono che anche Baccusi fosse entrato a far parte di questa associazione musicale.
Il dato certo successivo è il 1577 anno in cui Baccusi si trovava nuovamente a Venezia, come testimoniato dalla prefazione al suo libro dei Salmi, datata 25 aprile 1597 ed indirizzata al Reverendissimo Patri Magistro Angelo Rocchensi Augustiniano, Sanctissimi Domini nostri Sacristae meritissimo: a lui Baccusi ricorda la loro antica amicizia nata a Venezia una ventina di anni prima[7]. Secondo Perini a Venezia abitò nel cenobio di Santo Stefano, certamente per qualche anno, dal momento che nel 1579 pubblicò altre opere in quella città.
Il passo seguente della sua carriera ci viene ancora dallo Zacconi, il quale sia nella Prattica di musica che nella propria autobiografia affermò di essere andato a Mantova nel 1583 per studiare contrappunto alla mente con Baccusi, che era maestro di cappella. Il soggiorno mantovano di Baccusi ebbe luogo durante lo splendore del regno di Guglielmo Gonzaga[8], di sicuro iniziò probabilmente prima del 1583 e si prolungò almeno fino al 1588, durante il regno del figlio di Guglielmo, Vincenzo I Gonzaga[9]. Ivi egli svolse l'incarico di maestro di cappella nel Duomo, divenendo un punto di riferimento per i giovani studenti di musica e stringendo amicizia col suo collega Giaches de Wert[10].
Sempre a Mantova, fu anche maestro di cappella nella chiesa di San Silvestro, come dichiarato da lui stesso nella prefazione al secondo libro di Salmi del 1594: in particolare, Baccusi, dedicando il volume a Matteo Arigonio, priore di San Sivestro, riferì di essere stato anch'egli maestro di cappella in quella stessa chiesa qualche anno prima, senza però indicare il periodo con più precisione.
Di sicuro sappiamo, per averlo scritto ancora una volta Baccusi stesso in una prefazione, quella al suo quarto libro di messe del 1593, che fra il 1590 e il 1592[11] gli era stata offerta la nomina a corifeo (direttore) della cappella presso la Cattedrale di Verona, ove era una cantoria celebratissima in tutta Italia com’egli scrisse; detta carica egli aveva accettato e in essa rimase fino alla sua morte. In questi anni produsse anche molte delle sue opere, sacre e profane.
Le opere
Le opere conosciute di Baccusi sono cinque libri di messe a quattro e cinque voci; mottetti fino ad otto voci; libri di salmi a quattro e otto voci, libri di madrigali a tre, cinque e a sei voci. Alcune sue composizioni singole fecero parte di miscellanee comprendenti musiche dei più stimati autori del tempo. Scrisse anche un trattato teorico intitolato Regulae spiritualis melodiae, seu Liber spiritualium cantionum e pubblicato postumo da Phalèse ad Anversa nel 1617.
La produzione musicale di Baccusi presenta un notevole motivo di interesse, poiché egli, contemporaneo di Palestrina, fu uno dei primi compositori ad inserire gli strumenti nella musica da chiesa mediante il cosiddetto raddoppio, cioè la ripetizione strumentale all'unisono della linea melodica del cantato allo scopo di sostenere le voci.
La tecnica fu adottata in diverse opere da Baccusi, ma egli se ne appropriò ufficialmente con il terzo volume di Salmi del 1594: nella prefazione, dove citò fra l'altro un primo libro di Salmi andato perduto, motivò la scelta di sostenere con strumenti il canto avendo optato per ragioni di chiarezza per una partitura a quattro voci anzichè per le usuali musiche per coro a cinque voci (o anche di più); in questa ottica egli si dichiarò appartenente alla scuola veneziana, di cui faceva parte il suo amico dei tempi di Mantova Giaches de Wert e che era massimamente rappresentata da Adrian Willaert, Cipriano De Rore, Cristóbal de Morales e Andrea Gabrieli.
I frontespizi delle opere successive, le Messe del 1596 e i Salmi del 1597, riportarono la dicitura tum viva voce, tum omni instrumentorum genere, cantatu commodissimi[12], a conferma che Baccusi aderì definitivamente alla pratica della scuola veneziana di scrivere parti per voci e strumenti all'unisono e senza preponderanza di una parte sull'altra.
L'influenza degli autori della scuola veneziana emerge anche dalle partiture dei madrigali, composti soprattutto sull'esempio di Willaert, e nei due componimenti con cui musicò i cicli poetici celebrativi della vittoria veneziana contro i Turchi a Lepanto (nel suo secondo libro per cinque e sei voci, entrambi del 1572).
Una parte della critica moderna rileva però che non tutta la produzione di Baccusi fu progressista: in controtendenza rispetto a quanto appena illustrato, nelle opere strettamente a cappella egli usò invece una tecnica del tutto tradizionale e conservatrice, legata alle regole del contrappunto e dello stile osservato. Un altro elemento di tradizionalismo delle sue opere fu l'uso assai sporadico del cromatismo e la predilezione per i testi di Francesco Petrarca, considerato dai veneziani ormai un po' antiquato in favore dei contemporanei come Torquato Tasso e Battista Guarini.
I mottetti infine furono caratterizzati da grande potenza espressiva.
Tra i suoi contemporanei Baccusi ebbe la reputazione di fine contrappuntista e maestro di improvvisazione: per la seconda dobbiamo fidarci della testimonianza di Zacconi, mentre le sue opere pervenuteci sicuramente illustrano la prima qualità.
L'elenco più completo della produzione baccusiana è riportato dal Perini:
- Missarum c. 5 et 6 voc. lib. I. Missa: Illuminare Hierusalem. Missa: Aspice Domine. Missa: Tribularem. Missa: Standomi un giorno c. 6 vocibus. Venetia, 1570;
- Il 1° lib. de' Madrigali a 5 et a 6 voc. con 2 a 7 et 8 novamente impresso. Venetia, 1570. Gardano;
- Il 2° lib. de' Madrigali a 6 voci con una Canzone nella gran Vittoria contro i Turchi. Venegia, 1572. Scotto in 4°;
- Motectorum cum 5, 6 et 8 vocib. lib. I. Venetiis, 1579, Rampazettus. Dedic. "Aloysio Balbo Domino et patrono suo semper observantissimo".;
- Madrigali lib. Terzo a 6 voc. Venezia, Gardano, 1579;
- Ipoliti Baccusii Ecclesiae Cathedr. Mantuae Musices Magistri Missarum c. 5, 6 et 8 voc. lib. 2.us nunc primum in lucem editus, Venetiis apud Iac. Vincentinum et Ricc. Amadinum socios, 1585 in 4° - Nota del Perini : Missae in hoc vol. contentae sunt: Missa S. Stephani a 5. Missa: Vestiva i colli a 5. Missa: Dolce fiammella a 6. Missa: Altro non è il mio amor a 8. Reperitur Caesenae in Bibl. Com., Romae in Acad. S. Caeciliae et Bononiae.
- Il 4° libro de Madrigali a 6 voc.Ven. 1587. Gardano;
- Il 1° libro delle messe a 4 voci. Venezia, 1588, Gardano in 4°;
- Missarum cum 5 et 9 voc. lib. 4. Missa: Intonuit a 5. - Nota del Perini : Missa: Ne reminiscaris a 5. Missa: Benedicta es coelorum Regina a 5. Missa: Laudate Dominum de coelis a 9. Venetiis, 1593, Gardanus. Reperitur Bononiae.;
- Il 1° lib. de Madrigali a 3 voc. Venegia, 1594 in 4°;
- Psalmi omnes, qui in Vesperis a Romana Ecclesia cum cantico Magnificat, a 4 voc. lib. 2, Venetiis, 1594, apud Amadinum.;
- Psalmorum qui a S. Romana Eccl. ut plurimum in Vesperis decantantur triplici distinct. 4 voc. lib. 2. Veronae, Franc. a Donnis, 1594.;
- Sacrae cantationes, Psalmi et omnia quae ad completorium pertinent. Venegia, Amadinus, 1596 in 4.;
- Missae tres.... 8 vocibus. Venetiis, 1596, Amadinus:
- Baccusii Hppoliti Ecclesiae Cathedr. Veronae musices praefecti. Psalmi omnes qui a S. Romana Ecclesia in Solemnitatibus ad Vesperas decantari solent, cum duobus Magnificat. Tum viva voce, tum omni instrumentorum genere, cantata commodissimi. Cum octo vocibus. Nunc primam in lucem editi. Venetiis, apud Ricciardum Amadinum 1597 in 4.;
- Psalmi 5 vocibus. Venetiis apud Vincenti, 1602.;
- Le Vergini, Madrigali a 3 voci lib. 2° nuovamente composto e dato in luce. Venetia, Amadino 1605.;
- Stanze dell'Ariosto e del Tasso a 3 voci. Venezia, Riccardo Amadino, 1594, in 4°.;
- Magnificat a 4 voci. Chorb. 1597.;
- Missa a 8 voci del 5 tono;
- Si bona suscepimus a 6 voc.;
- Magnificat a 4 voci, 3 Madrigali, 1 Mottetto;
- Missa: Aspice Domine. - Nota del Perini: Ms. in Bibl. Breslaviensi, ubi reperiuntur mss. etiam 8 Mottetti.;
- Surrexit Christus, 6 vocibus;
- Regulae spiritualis melodiae, seu liber spiritualium cantionum. Antuerpiae, 1617 - Nota del Perini: Sed haec est forsan secunda editio.;
- Questo è quel chiaro fonte, in Collect.: L'amorosa caccia apud Ang. Gardano, 1588.;
- Ninfe leggiadre a 9 voc. in Collect.: Dialoghi musicali apud eundem Ang. Gardano, 1590.;
- Canzoni a 5 voci in I diporti della villa, Ang. Gardano, 1601,; Canzoni in Il Trionfo di Dori Ang. Gardano, Venezia, 1592 e Antuerpiae 1596 presso Phalese;
- Io me ne vo, a 3 voci in Giardinetto, edit. Bozi, 1588.;
- Deh! torna a me, mio sol, a 3 voci in Fiori musicali. G. Vincenti, 1592.;
- De l'amato chi ama a 5 voci nella collezione De' floridi virtuosi, 1590, Venezia, G. Vincenti;
- Madrigali - Un giorno a pale sacro; Misera non credea; Ma che squallido; Nuova Spoglia; L'Autunno nella collezione Fiori Musicali, ed. G. Vincenti e Ang. Gardano, Venezia, 1588, 1590, 1592, 1598, 1601;
- Dolce mia pastorella nella collezione Florindo edita da Amadinum 1596 e nella collezione Paradiso edita da Phalese nel 1596 insieme a Qual presso e quel rubino a 5 voci.;
- Quattro madrigali: Solo e pensoso: Si ch'io mi cred'homai: Occhi miei: Lacrime in Paradiso apud Phalese, 1601, Antuerpiae. ?????
- Altre opere baccusiane si trovano :
- nella collezione di Andreas Pevernage intitolata Harmonia celeste di diversi eccellentissimi musici, edita ad Anversa da Pier Phalese, nel 1593 in 4°;
- nella collezione Symphonia Angelica edita da Hubert Waelrat, Anverse, Pier Phalese, et Iean. Bellese, l594 in obl.;
- nella collezione Melodia Olympica, edita ad Anversa nel 1591 da Pietro Phalesio e Giovanni Bellero, ed in altre collezioni.
I frontespizi di alcune miscellanee
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Bibliografia | |
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