Niccolò Tedeschi
Niccolò Tedeschi Pseudocardinale | |
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Età alla morte | 59 anni |
Nascita | Catania 1386 |
Morte | Palermo 24 febbraio 1445 |
Sepoltura | Cattedrale di Palermo |
Ordinazione presbiterale | non si hanno informazioni |
Nominato arcivescovo | 9 marzo 1435 da papa Eugenio IV |
Consacrazione vescovile | 4 luglio 1435 |
Creazione a pseudocardinale |
12 novembre 1440 dall'antipapa Felice V |
Incarichi ricoperti | |
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Niccolò Tedeschi (Catania, 1386; † Palermo, 24 febbraio 1445) è stato uno pseudocardinale e arcivescovo italiano.
Cenni biografici
Nacque a Catania attorno al 1386 da Antonio, discendente da nobile famiglia di origine tedesca; la madre, Agata o forse Mannella, era anch'essa di nobili natali appartenendo alla famiglia de Torrelles o Intorrelles.
Formazione e attività prelatizia
Con un sussidio concesso dalla città natia si recò a Bologna per studiare diritto canonico. A Bologna fece parte di una commissione incaricata di verificare la consistenza dei privilegi dello Studio. Per ragioni non note si trasferì a Padova, ove studiò diritto canonico dal 1409 al 1411. Fu allievo di Francesco Zabarella che, già creato cardinale, lo promosse al dottorato.
Lo Studio di Bologna lo chiamò subito a tenere la prestigiosa lectura ordinaria decretalium, nell'autunno del 1412 si trasferì a Parma, il cui Studio era stato riaperto il 24 novembre, dove insegnò per sei anni. Nel 1415 divenne canonico del capitolo cattedrale di Catania, nel 1419 il Senato catanese chiese a papa Martino V di attribuire a Tedeschi la cattedra episcopale vacante di Siracusa, ma la supplica non fu accolta.
Nel 1418 si trasferì a Siena, dove insegnò diritto canonico dal gennaio 1419 al 1431. Ivi, con altri maestri dello Studio, partecipò al Concilio svoltosi tra il 1423 e il 1424, convocato da Martino V in ossequio alle cadenze temporali stabilite nel concilio di Costanza. Il pontefice, che nel 1421 lo aveva nominato auditor della Camera apostolica, nel 1425 gli conferì l'abbazia di santa Maria di Maniace nella diocesi di Messina, questa volta accogliendo la supplica della città di Catania (perciò Tedeschi è noto anche come Abbas Siculus, o Modernus)). Negli anni trascorsi tra Parma e Siena attese a scrivere il commento sulle Decretales di Gregorio IX.
Nel 1431 si trasferì a Bologna, per insegnarvi con un salario elargito dal Comune. L'anno successivo, dopo che ebbe accettato una condotta biennale nello Studio fiorentino per la lettura ordinaria delle Decretali, fu chiamato a Padova, ma Firenze non gli accordò la licenza di trasferirvisi. Nell'autunno dell'anno seguente, tuttavia, Tedeschi non compare tra i professori attivi a Firenze: già il 10 aprile, infatti, Eugenio IV aveva intimato al governatore di Bologna Fantino Dandolo[1] di impedire a Tedeschi di allontanarsi dalla città, poiché pensava di includerlo nella delegazione destinata al concilio di Basilea.
Il concilio di Basilea, convocato da Martino V, entrò presto in conflitto con Eugenio IV, che lo sciolse il 12 novembre 1431. Di fronte alle resistenze conciliari, nel dicembre 1432 Eugenio inviò a Basilea una delegazione, della quale Tedeschi faceva parte, con l'incarico di sollecitare i partecipanti ad accettare la richiesta di trasferire l'assemblea a Bologna in vista delle trattative di unione con la Chiesa greco-ortodossa. Negli anni dell'insegnamento Tedeschi aveva professato una dottrina del primato papale che, pur innestandosi su basi consolidate nella tradizione dello ius decretalium, era percorsa da motivi di ispirazione conciliarista, che trovavano origine in alcuni testi della tradizione canonica, erano stati alimentati e amplificati durante i decenni dello scisma avignonese e infine avevano trovato sbocco nella formulazione del decreto Haec Sancta promulgato[2] nel concilio di Costanza.
A Basilea, in un discorso tenuto nel marzo 1433, Tedeschi sottolineò le prerogative del papa sul concilio al fine di convincere i padri conciliari ad accogliere le richieste di Eugenio. Le resistenze, tuttavia, non furono vinte: in estate la delegazione papale fece ritorno in Italia e Tedeschi proseguì per la Sicilia.
Episcopato
Re Alfonso V lo nominò arcivescovo di Palermo nel febbraio 1434 e la nomina fu confermata da Eugenio IV l'anno seguente.
Il sovrano aragonese approfittò della debolezza di Eugenio per coinvolgere Tedeschi nei suoi programmi politici, diretti a conquistare il Regno di Napoli e ottenere il riconoscimento papale. Alfonso lo incluse nella delegazione inviata a Basilea nel 1436, della quale faceva parte anche Ludovico Pontano[3]. Quando, il 18 settembre 1437, Eugenio IV trasferì l'assemblea a Ferrara, Tedeschi si schierò con l'opposizione conciliare, che il 24 gennaio 1438 avrebbe decretato la sospensione del pontefice.
Morto l'imperatore Sigismondo di Lussemburgo, Tedeschi partecipò alla delegazione conciliare inviata a Francoforte per tentare di guadagnare il sostegno degli elettori. Tornato a Basilea, Tedeschi adottò una politica moderata di fronte alle posizioni più accese. Si adoperò per evitare la deposizione di Eugenio IV, alla quale il concilio pervenne il 25 giugno 1439, dopo che Tedeschi era ripartito per la Sicilia. Il 5 novembre 1439 il concilio elesse un antipapa nella persona di Felice V (Amedeo d'Aosta). Alfonso decise di sostenerlo e a questo fine rispedì a Basilea Tedeschi.
Cardinalato
Da Felice V (1440) fu creato cardinale presbitero della basilica dei santi XII Apostoli (titolo che nel 1439 Eugenio IV aveva concesso a Bessarione).
Nel giugno 1442 il concilio inviò Tedeschi al Reichstag di Francoforte, dove in rappresentanza degli amedisti propugnò le ragioni del concilio di Basilea affermando la superiorità del concilio sul papa; al suo discorso replicò Niccolò Cusano, l'Ercole degli eugeniani. I condizionamenti politici della vicenda si rivelarono in pieno allorché Alfonso, ottenuta da Eugenio IV l'investitura del regno napoletano nel 1443, ritirò la propria delegazione dal concilio basilese.
Tedeschi ritornò a Palermo, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Aveva nominato vicario generale il nipote Giacomo, abate del monastero di santa Maria di Altofonte presso Palermo.
Morte
Morì il 24 febbraio 1445, di peste, Palermo. Fu sepolto in un sarcofago paleocristiano romano di marmo nella cripta della cattedrale metropolitana di Palermo.
Opere
- (LA) Glossae clementinae su gutenberg.beic.it, Johann Gensberg, Roma, 1474
- Glossae Clementinae, Johann Koelhoff d. Ä., Köln 1477
- Disceptationes et allegationes, Johann Koelhoff d. Ä., Köln 1477
- (LA) Disceptationes et allegationes su gutenberg.beic.it, Giovanni de' Gregori & Gregorio de' Gregori, Venezia, 1487
- (LA) Super primo Decretalium su gutenberg.beic.it, Nicolas Jenson, Venezia, 1477
- (LA) Super primo Decretalium su gutenberg.beic.it, Francesco Girardengo, Venezia, 1484
- 1. Decretalium 1. P. 1, 1488.
- 2. Decretalium 1. P. 2, 1488.
- 6. Decretalium 3, 1488.
- Lectura super tertio libro Decretalium, Venezia, Johann von Köln und Johann Manthen, 1478.
- Lectura super V libris Decretalium, Anton Koberger, Nürnberg.
- 1 (1485).
- 2 (1486).
- 3 (1486).
- 4 (1486).
- Lectura super V libris Decretalium, Johann Amerbach, Basel 1487.
- Opera, Venezia, 1591, vol.4.
Manoscritti
- Lectura super IV libro Decretalium su gutenberg.beic.it. XV secolo
Successione degli incarichi
Predecessore: | Arcivescovo metropolita di Palermo | Successore: | |
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Ubertino de Marinis | 9 marzo 1435-24 febbraio 1445 | Mario Orsini |
Predecessore: | Pseudocardinale presbitero dei Santi XII Apostoli | Successore: | |
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- | 12 novembre 1440-24 febbraio 1445 | - |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Pseudocardinali per nome
- Pseudocardinali eletti il 12 novembre 1440
- Pseudocardinali creati dall'antipapa Felice V
- Vescovi di Palermo
- Pseudocardinali presbiteri dei Santi XII Apostoli
- Presbiteri italiani
- Presbiteri del XV secolo
- Italiani del XV secolo
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