Arcidiocesi di Catania

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Arcidiocesi di Catania
Archidioecesis Catanensis
Chiesa latina

Catane duomo.jpg
Arcivescovo Metropolita
Sede Catania

sede vacante
Catania

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Amministratore diocesano {{{ammdiocesano}}}
Acivescovo eletto Luigi Renna
Suffraganea
Regione ecclesiastica Sicilia
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Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Acireale, Caltagirone
Coadiutore
Vicario Salvatore Genchi
Provicario
generale
Ausiliari

Cariche emerite:

Salvatore Gristina
Parrocchie 157
Sacerdoti

346 di cui 228 secolari e 118 regolari
2.129 battezzati per sacerdote

134 religiosi 358 religiose 55 diaconi
746.549 abitanti in 1332 km²
736.700 battezzati (98,7% del totale)
Eretta 42
Rito latino
Cattedrale {{{cattedrale}}}
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni
Indirizzo
Via Vittorio Emanuele 159
95131 Catania
tel. +39095.312620 fax. 095.311870 @
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2017 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica

L'Arcidiocesi di Catania (in latino: Archidioecesis Catanensis) è una sede metropolitana della Chiesa cattolica. Nel 2016 contava 736.700 battezzati su 746.549 abitanti. La sede è vacante, in attesa che l'arcivescovo eletto Luigi Renna ne prenda possesso.

Territorio

L'Arcidiocesi comprende i seguenti comuni della provincia di Catania: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Camporotondo, Catania, Gravina di Catania, Maletto, Maniace, Mascalucia, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Ragalna, San Giovanni La Punta, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata li Battiati, Santa Maria di Licodia, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Viagrande, Zafferana Etnea e Bongiardo, una frazione di Santa Venerina.

Sede arcivescovile è la città di Catania, dove si trova la Cattedrale di Sant'Agata.

Il territorio si estende su circa 1.332 km², suddiviso in 157 parrocchie, e una popolazione di oltre 700.000 abitanti.

Santuari diocesani

Tra i Santuari diocesani di maggiore rilievo per storia e devozione spiccano quello agatino di Sant'Agata al Carcere a Catania; quello mariano di Biancavilla dedicato a Santa Maria dell'Elemosina (Pontificia Basilica Collegiata), custode delle Genti dell'Etna; quello della Madonna della Sciara a Mompilieri e dei Santi Alfio, Filadelfo e Cirino di Trecastagni.

Altri Santuari sono, a Catania:

Negli altri comuni dell'Arcidiocesi: Santuario della Madonna dei malati di Misterbianco, Santuario di Maria Ausiliatrice ad Adrano, Santuario di Maria Santissima Annunziata a Bronte e a Pedara, Santuario della Madonna della Consolazione a Mascalucia e a Paternò, Santuario della Madonna Addolorata di Mascalucia, Santuario della Madonna della roccia a Belpasso, Santuario Madonna della Ravanusa a San Giovanni La Punta.

Storia

La Diocesi di Catania fu eretta secondo la tradizione nell'anno 42 con l'arrivo del Vescovo San Berillo nel capoluogo etneo. È una delle più antiche Chiese della Sicilia.

Fino al 1092 le notizie sulla Diocesi di Catania sono molto frammentarie. Si conosce a grandi linee la storia di San Berillo e Sant'Euplio, diacono del IV secolo, ma si conosce soprattutto quella di Sant'Agata, la Santa Patrona della città, martirizzata il 5 febbraio 251. Si sa anche che il Vescovo Teodoro partecipò al Secondo Concilio di Nicea.

Il 9 marzo 1092 Ruggero I di Sicilia e papa Urbano II ristabilirono la Diocesi. Primo Vescovo fu Angerio. Venne completata la costruzione della Cattedrale di Sant'Agata e sotto il suo successore le reliquie di Sant'Agata furono riportate in città.

Il terremoto del 1169, che causò la morte di 15.000 persone, uccise anche il Vescovo Giovanni Aiello, che si trovava all'interno della Cattedrale.

Il 4 febbraio 1183 papa Lucio III assegnò Catania alla provincia ecclesiastica dell'Arcidiocesi di Monreale, il che fu confermato da papa Clemente III il 29 ottobre 1188.

Nel 1582 il Vescovo Prospero Rebiba istituì a Catania il primo Seminario siciliano.

In seguito al terremoto del 1693, l'intera città fu ricostruita e un aiuto notevole arrivò dal Vescovo Andrea Riggio e da tutto il clero.

Nel Settecento, il Vescovo Salvatore Ventimiglia pubblicò un Catechismo in siciliano che fu utilizzato fino all'avvento di quello di papa Pio X.

All'inizio dell'Ottocento la Diocesi di Catania fu smembrata: Nicosia, Piazza Armerina, Caltagirone e Acireale divennero sedi vescovili.

Il 4 settembre 1859 papa Pio IX elevò Catania al rango di Arcidiocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede, concedendo agli Arcivescovi il privilegio del pallio, revocato da papa Paolo VI nel 1978.

Nella seconda metà del XIX secolo l'Arcidiocesi costituiva un'unica parrocchia e l'Arcivescovo era l'unico parroco. L'Arcidiocesi riuscì a salvarsi dall'incameramento dei beni della mensa arcivescovile previsto dalla legge n° 3838 del 1867 dimostrando che l'Arcivescovo era appunto l'unico parroco dell'Arcidiocesi e che i beni erano quindi annessi alla cura d'anime[1].

Il 2 dicembre 2000 l'Arcidiocesi fu elevata a sede metropolitana, con due suffraganee: Acireale e Caltagirone.

Sono stati organizzati tre Sinodi diocesani: nel 1622, nel 1668 e nel 1918. Fino al 1919 il Vescovo è stato l'unico parroco dell'intera Diocesi.

Cronotassi dei Vescovi

Il monumento sepolcrale del vescovo Andrea Riggio (XVIII secolo), nella cappella di sant'Agata della Cattedrale di Catania

Statistiche

L'Arcidiocesi al termine dell'anno 2016 su una popolazione di 746.549 persone contava 736.700 battezzati, corrispondenti al 98,7% del totale.

Note
  1. Maurilio Guasco, Storia del clero in Italia dall'Ottocento a oggi, Bari 1997, p. 92-93
  2. Commendatario dal 3 febbraio 1447
Bibliografia
  • Biografia di Marino Ascanio Caracciolo
  • (LA) Konrad Eubel, Hierarchia Catholica Medii ævi: sive, Summorum Pontificum, S[anctæ] R[omanæ] E[cclesiæ] Cardinalium, Ecclesiarum Antistitum Series. E Documentis Tabularii Præsertim Vaticani Collecta, Digesta, Edita, cap. Ab anno 1431 usque ad annum 1503 perducta, [vol. II], Patavii : Il Messaggero di S. Antonio, 1901, 1968, p. 122
Voci correlate
Collegamenti esterni