Pietro Lombardo
Pietro Lombardo, M.C.C.I. Presbitero | |
---|---|
Pietro Lombardo | |
Età alla morte | 72 anni |
Nascita | Alcamo 6 luglio 1940 |
Morte | Roma 8 giugno 2013 |
Ordinazione presbiterale | diocesi di Trapani, 25 giugno 1967 da Monsignor Francesco Ricceri |
Pietro Lombardo, conosciuto anche con l'appellativo di Padre Pierre (Alcamo, 6 luglio 1940; † Roma, 8 giugno 2013), è stato un presbitero e missionario italiano, della comunità missionaria dei Comboniani. Durante la sua vita, contrassegnata da uno spirito di altruismo e disponibilità verso i più deboli, ha realizzato anche diversi progetti in favore degli ultimi.
Biografia
Nato ad Alcamo (Trapani) da Giuseppe e Vita Milazzo, Padre Pierre non ebbe un'infanzia serena: era il secondo di quattro fratelli, e quando morì suo padre per un incidente sul lavoro, lui aveva solo sette anni e suo fratello appena dieci. Fin da piccolo partecipò attivamente alla vita parrocchiale ed entrò nel seminario di Trapani, grazie all'aiuto avuto dalle signorine Surdi, che provvedevano a pagare la sua retta. Fu ordinato sacerdote il 25 giugno 1967 da Monsignore Francesco Ricceri. Tranne dei brevi periodi, Padre Lombardo trascorse tutta la vita come missionario in Africa.
La scelta
La sua era una povera famiglia e in questa infelice condizione, Pietro iniziò ad amare i poveri e a farne la sua missione; si rese conto che per realizzare in pieno il suo amore per la gente povera, doveva diventare sacerdote. Mentre frequentava il secondo anno di Seminario, ebbe una crisi profonda, superata poi dopo aver sentito parlare due missionari Comboniani del loro amore per i più emarginati. Avvenne, poi, un fatto gravissimo: a Kongolo, un piccolo villaggio della Repubblica democratica del Congo, vennero massacrati ventidue missionari; Pietro allora prese la decisione di intraprendere il noviziato dai Missionari Comboniani, e dopo aver finito gli studi di Teologia, fu assegnato come missionario nello Zaire (oggi Repubblica democratica del Congo).[1]
La missione in Congo
A parte alcuni periodi trascorsi in Italia, fu missionario in Congo per quarant'anni, in mezzo ai pericoli e ai disagi della foresta, minacciato dalla malaria e da una lunga e sanguinosa guerra civile. Non appena ordinato, Lombardo si trasferì a Parigi per imparare il francese, e nel gennaio 1968 fu inviato in Africa; qui, nella città di Rungu, rimase fino al giugno 1968 per imparare il Lingala (lingua bantu del Congo) dove fece la prima esperienza missionaria. Nella sua parrocchia di Ndedu c'erano diverse cappelle che doveva seguire direttamente e dove era impegnato sotto ogni punto di vista.[1]
Avendo notato delle strane piaghe in diversi soggetti, grazie al corso di medicina tropicale da lui frequentato, comprese che erano affetti da un tipo di lebbra che poteva essere curata con la medicina. Chiese a suo fratello Sebastiano e a un gruppo di amici di Rho di fargli avere 7000 dosi di un tipo di penicillina e così quasi tutti gli ammalati guarirono. I Pigmei allora lo chiamarono lo stregone bianco.
Alla fine del 1969, divenne il primo parroco a Nangazizi, dove rimase fino al giugno 1974; nel giro di alcuni anni, la parrocchia era una realtà "autentica e viva", all'interno della diocesi di Isiro. Tuttavia, nel settembre 1979, ritornò nella sua vecchia missione di Ndedu come Superiore e Parroco: qui ritrovò la povertà più estrema, la sua gente e la lotta per la giustizia.
In un'intervista concessa nel 1996, padre Lombardo raccontò:
« | È difficile spiegare quello che è successo a Ndedu in un anno e mezzo di attività. Ho cercato di annunciare il Cristo senza scendere a compromessi e tale annuncio è diventato ben presto denuncia di una quantità enorme di ingiustizie che tengono questi nostri fratelli schiavi di poche persone senza scrupoli. C'è stata una levata di scudi e, subito dopo, una valanga di accuse, calunnie, minacce...
Ho dovuto "cambiare aria" ed ho manifestato ai superiori di potere incominciare a lavorare tra i fratelli pigmei della vicina foresta dell'Ituri. Già dal 1979, prima di andare a Ndedu, avevo chiesto di potervi lavorare[1]. » |
Pigmeo fra i pigmei
Padre Lombardo era noto a tutti come "Pigmeo tra i Pigmei" e così gli piaceva definirsi. Nel mese di settembre 1981 cominciò la sua nuova missione fra i pigmei: quella di Mungbere che si trova al confine con il territorio dei pigmei. Qui si realizza il primo tentativo missionario di "convivenza" con i pigmei della foresta pluviale dell'Ituri. Nel gennaio 1982, dopo i primi difficili approcci fatti assieme ad un catechista, riuscì a raggiungere anche i più ritrosi e a fare accettare la loro presenza.
Nel settembre 1982, la Direzione Generale dei Comboniani, inserì la sua attività nella programmazione della Congregazione. Tornato a Roma, Padre Lombardo frequentò un corso di Antropologia Religiosa alla Gregoriana, quindi passò qualche altro mese a Parigi per continuare gli studi antropologici. Spesso affermava:
« | Un missionario dovrebbe prima di tutto essere un antropologo. Per avvicinare una popolazione al messaggio cristiano dovrebbe innanzitutto condividerne la vita, capirne il rapporto con la natura, coglierne l'intima religiosità. » |
Dopo un breve periodo di vacanza ad Alcamo, ritornò nel Congo, a Kisangani, per lo studio del Kiswahili (lingua swahili). Ripartì così, a tempo pieno, la sua opera tra i pigmei delle parrocchie di Mungbere e Maboma.[1] Dalla metà degli anni novanta, fino al giorno della sua morte, alternò l'attività pastorale in Sicilia con quella missionaria in Congo.
La sua autobiografia, pubblicata nel 2011, è in pratica uno studio antropologico sul popolo dei pigmei; attraverso le parole e le fotografie, descrive dettagliatamente la vita, gli usi e le speranze dei pigmei nella foresta pluviale dell'Ituri, oltre alla creazione di strutture igienico-sanitarie e di scuole.[2] Padre Pierre parla pure della guerra, delle malattie, soprattutto della malaria, che ha sperimentato personalmente, rischiando di morire a causa di essa.[3] Come evidenzia l'editore Ernesto Di Lorenzo:
« | Pigmeo tra i pigmei è sicuramente un libro sulle cose fatte e sulle cose da fare. Per anni il popolo pigmeo è stato un popolo di schiavi, identificati come "bestioline della foresta". Lui è riuscito a far diventare il popolo pigmeo protagonista del proprio sviluppo. Proprio per questo motivo quando torna in Italia si sente un estraneo. Un estraneo in casa propria. Solo in Africa si sente davvero in famiglia e proprio per questo motivo si ritiene "ultimo tra gli ultimi", "Pigmeo tra i pigmei". » |
Attività pastorale
Il 4 ottobre 1994 Monsignor Salvatore Cassisa, Arcivescovo di Monreale, accettando la sua richiesta e, col permesso dei Padri Comboniani, lo legò all'Arcidiocesi di Monreale, promuovendolo parroco della Chiesa di Maria Santissima Immacolata e Santa Rosalia di Camporeale (Palermo), dove, oltre agli incarichi quotidiani, aiutò l'insegnante Maria Saladino nelle sue attività sociali e caritative. Riuscì a sensibilizzare tanti fedeli sulle attività missionarie a favore della Tanzania, del Brasile, delle Opere Missionarie Pontificie e anche dei pigmei. In questa attività portò avanti lo slogan "Vecchio e nuovo centro: un solo paese, una sola famiglia". (In riferimento a Camporeale che risulta diviso in due parti dopo il terremoto del 1968).
In data 1º febbraio 2000, Don Pietro chiese a Monsignore Pio Vittorio Vigo, nuovo Vescovo di Monreale, di esonerarlo dal ministero parrocchiale di Camporeale per andare in Congo a lavorare per i pigmei della Diocesi di Butembo. Ritornato in Sicilia nel 2004, l'arcivescovo Monsignor Cataldo Naro lo nominò parroco di Grisì (Palermo) e assistente ecclesiastico dell'associazione guide e scout cattolici italiani per la zona di Monreale.
Il 25 marzo 2007 presentò le dimissioni da parroco della Chiesa del Sacro Cuore di Grisì, per dedicarsi a tempo pieno alla missione nel territorio di Mambasa nella Repubblica Democratica del Congo. Tornato in Italia nel 2010, venne nominato Vicario Parrocchiale di Maria Santissima Annunziata di Partinico. Nel luglio 2012 allestì una mostra al Centro Congressi Marconi di Alcamo. La trasmissione "Jacaranda" in onda su Tgs, qualche anno prima, gli aveva dedicato ampio spazio per raccontare la sua vita missionaria in Africa a sostegno dei pigmei nella foresta dell'Ituri dove realizzò numerosi progetti.
Morì l'8 giugno 2013 investito da un automobile a Roma: il missionario era appena atterrato all'aeroporto di Fiumicino con un aereo proveniente dall'Africa.
Fondazioni
- A partire dal 1969, Padre Lombardo si occupò del trimestrale Filo diretto, che informava sull'attività missionaria in Africa, sostenendo le adozioni a distanza, la solidarietà internazionale, e i diritti dei popoli aborigeni.
- Associazione "Ong Kundi La Mapendo" ("Comunità di Amore"), a Byakato in Congo, gemellata con il Gap (Gruppo Appoggio Pigmei) Onlus di Alcamo, con lo scopo di creare sviluppo per la gente del posto e aiutare anche i pigmei ad integrarsi con gli altri popoli.
- Gruppo Appoggio Pigmei: intervenne nel campo sanitario ed educativo (con l'istituzione di varie scuole) e con sostenitori in tutta Italia.
- Centro di accoglienza "Contemplazione e missione" (per gli immigrati e senzatetto) nella contrada Bosco Falconeria-Partinico)[2]
- Centro di Spiritualità in contrada Falconeria, nel territorio di Partinico (Palermo): qui i soci del GAP si possono incontrare per condividere momenti di studio, riflessione e preghiera.
Opere
- Pigmeo tra pigmei. La mia vita missionaria in Congo, Ernesto Di Lorenzo Editore , 2011
Note | |
| |
Bibliografia | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|
- Italiani del XX secolo
- Italiani del XXI secolo
- Presbiteri ordinati nel 1967
- Presbiteri italiani del XX secolo
- Presbiteri del XX secolo
- Presbiteri per nome
- Presbiteri italiani del XXI secolo
- Presbiteri del XXI secolo
- Presbiteri ordinati da Francesco Ricceri
- Biografie
- Presbiteri italiani
- Missionari italiani
- Nati nel 1940
- Nati il 6 luglio
- Nati nel XX secolo
- Morti nel 2013
- Morti l'8 giugno