San Teodosio il Cenobiarca
San Teodosio il Cenobiarca Monaco | |
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Santo | |
mosaico nel Monastero di Nea Moni XI secolo | |
Età alla morte | 106 anni |
Nascita | Cappadocia 423 |
Morte | Palestina 11 gennaio 529 |
Appartenenza | monaci gerosolimitani |
Venerato da | Chiesa primitiva |
Ricorrenza | 11 gennaio |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 11 gennaio, n. 7:
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San Teodosio il Cenobiarca[1] (in greco Θεοδόσιος Κοινοβιάρχης, Theodósios Koinobiárches), noto anche come Teodosio il Grande (Cappadocia, 423; † Palestina, 11 gennaio 529) è stato un monaco e anacoreta bizantino, archimandrita dei cenobiti gerosolomitani.
Vita
Entrò al servizio della Chiesa come salmista. Partì pellegrino per la Terra Santa e durante il viaggio visitò San Simeone Stilita il Vecchio, che dall'alto della sua colonna non mancò di dargli consigli sul suo futuro.
Avvertendo la necessità di affidarsi alla guida di un padre spirituale, dopo la visita ai luoghi santi a Gerusalemme nel 451 si pose sotto la direzione di un monaco di nome Longino. Nel 455 circa si stabilì, con altri monaci, nel monastero del Vecchio Catismo (presso Gerusalemme) fondato da Icelia; ma, per non esserne nominato igumeno, si ritirò a vita anacoretica a Metopa.
La sua vita eremitica non durò a lungo, raggiunto da molti discepoli, edificarono un monastero (460-470), che divenne un grande centro di vita ascetica. Delle quattro chiese costituenti la città monastica, tre erano riservate alla celebrazione della Liturgia della Parola per i tre gruppi etnici presenti (greci, armeni e slavi), mentre l'ultima era riservata agli ammalati; l'Eucaristia veniva celebrata in comune in lingua greca. La giornata dei monaci, esclusi i momenti di preghiera e i rari momenti di riposo, era dedicata al lavoro manuale, proprio secondo uno schema assai simile a quello che si ritroverà poi nella regola benedettina.
Questo monastero divenne ben presto famoso e fu imitato in tutta la Palestina. Teodosio fu eletto igumeno del cenobio e nel 493 il patriarca di Gerusalemme Sallusto lo nominò archimandrita di tutti i cenobi palestinesi, mentre San Saba divenne superiore generale di tutti gli eremiti.
Nonostante i due santi rappresentassero tradizioni alquanto differenti tra loro, vissero sempre in grande armonia ed entrambi furono vittime di manipolazioni politiche, connesse all'emergente eresia monofisita, che aveva un potente sostenitore nell'imperatore Anastasio.
Teodosio e Saba seppero portare all'ortodossia il nuovo patriarca di Gerusalemme, nominato dall'imperatore. Anastasio tentò di corrompere Teodosio inviandogli ingenti somme, ma l'archimandrita distribuì ai poveri i denari ricevuti e rispose all'imperatore con un netto rifiuto. Ciò calmò il clima per qualche tempo; alla ripresa delle persecuzioni contro gli ortodossi, Teodosio iniziò a percorrere in lungo e in largo la Palestina per convincere tutti a rimanere saldi nella fede e nella dottrina espressa nei quattro concili ecumenici sino a Calcedonia: questo gli constò una condanna all'esilio. Alla morte dell'imperatore Teodosio poté rientrane in Palestina: era l'anno 518.
Morì undici anni dopo a causa di una dolorosa malattia, affrontata con una sopportazione che raggiunse livelli eroici. Parteciparono alle esequie il patriarca di Gerusalemme e un'immensa folla.
Ricevette sepoltura nella prima grotta in cui aveva abitato, intitolata ai Santi Magi, che secondo la tradizione vi avevano alloggiato mentre erano diretti ad adorare Gesù Bambino.
Culto
La sua fama si diffuse molto e parecchi miracoli furono attribuiti alla sua potente intercessione.
Note | |
Bibliografia | |
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Voci correlate | |