Santa Paola Frassinetti

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Santa Paola Frassinetti, S.S.D.
Religiosa
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battezzata
Santa
fondatrice
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 73 anni
Nascita Genova
3 marzo 1809
Morte Roma
11 giugno 1882
Sepoltura
Appartenenza
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Professione religiosa 12 agosto 1834
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Successore {{{successore}}}
Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione 8 giugno 1930, da Pio XI
Canonizzazione 11 marzo 1982, da Giovanni Paolo II
Ricorrenza 11 giugno
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Madre {{{madre}}}
Coniuge

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Consorte

Consorte di

Figli
Religione {{{religione}}}
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 11 giugno, n. 11:
« A Roma, santa Paola Frassinetti, vergine, che, superate molte difficoltà iniziali, fondò la Congregazione delle Suore di Santa Dorotea per la formazione cristiana della gioventù femminile, prodigandosi per la sua opera con forza d’animo e con dolcezza unita a energica passione. »

Santa Paola Frassinetti (Genova, 3 marzo 1809; † Roma, 11 giugno 1882) è stata una religiosa e fondatrice italiana della congregazione delle Suore di Santa Dorotea.

Biografia

Terzogenita dei sette figli di Giovanni Battista, modesto commerciante di stoffe, e di Angela nata Viale[1], al battesimo ricevette i nomi di Paola, Angela, Maria.

Dalla madre ricevette una solida educazione religiosa mentre apprese i primi rudimenti del leggere e scrivere dal padre che, secondo le rigide usanze del tempo, non volle che la figliola andasse a scuola né ricevesse maestri in casa e dal fratello maggiore Giuseppe, più tardi zelante parroco, autore di numerose opere a carattere spirituale e fondatore dei Figli di Santa Maria Immacolata[1]. Per il suo ingegno sveglio e versatile Paola proseguì poi da sola ad istruirsi fino a raggiungere un discreto livello di cultura come dimostra la sua successiva opera di educatrice.

Aveva nove anni quando il 6 gennaio 1818 perse la madre e dovette prendersi cura del padre e dei 4 fratelli, con l'aiuto di una zia.

L'ambiente familiare, l'occasione della Prima Comunione e in particolare l'esempio del fratello Giuseppe, che nel settembre 1827 fu ordinato sacerdote divenendo poi parroco di Quinto nella riviera Ligure, contribuirono a far maturare nella giovane la vocazione di consacrarsi a Dio. Chiese di entrare in alcuni monasteri ma non fu accolta. Il padre non era entusiasta dei desideri della figlia che rimase a sostegno della famiglia fino quando a 19 anni incominciò ad avere problemi di salute. Fu allora che il fratello Giuseppe si mosse. Nel 1830 invitò Paola presso di sé, sperando che il clima migliore giovasse alla sua salute cagionevole. Il padre padre, pur a malincuore, acconsentì. A Quinto la salute di Paola rifiorì e don Giuseppe, conoscendo le sue qualità, poté servirsi di lei a favore delle fanciulle povere della sua parrocchia; aprì una scuola e vi mise a capo Paola.

Paola insegnava alle fanciulle il catechismo, un po' di lettura ed i lavori femminili. Senza accorgersene, su di esse esercitò subito, con la sua bontà, un fascino irresistibile. Chi si affezionò di più alla Frassinetti fu Marianna Danero che condivise l'idea e il desiderio di lei, approvato dal fratello, di istituire una congregazione religiosa per l'educazione e l'istruzione della gioventù, giacché non disponevano della dote necessaria per entrare in convento.

Le aspiranti furono sottoposte ad un anno di prova. Sei soltanto perseverarono ed iniziarono la vita in comune il 12 settembre del 1834 in una casetta, presa in affitto da don Giuseppe, dopo la Messa e la comunione nella chiesa di santa Chiara in San Martino di Albaro, durante la quale la santa e la Danero fecero il voto di verginità. Il regolamento provvisorio, steso da don Giuseppe, fu approvato da padre Antonio Bresciani, superiore del collegio dei gesuiti di sant'Ambrogio e sostenitore dell'opera[1].

Nel 1835 il sacerdote bergamasco, don Luca Passi, amico di don Giuseppe, chiese di prendere Paola nel suo Istituto la Pia Opera di Santa Dorotea da lui fondata con lo scopo di raggiungere, nel loro ambiente di lavoro e di vita, le giovani più povere e bisognose. Paola ritrovò nell'originalità dell'opera la sua linea educativa e non esitò ad inserirla nelle attività del suo Istituto. La nascente congregazione cambiò nome da Figlie di santa Fede in Suore di Santa Dorotea. Fu un momento importante per quella prima comunità che vide concretizzarsi l'idea originale:

« Essere pienamente disponibili nelle mani di Dio per evangelizzare attraverso l'educazione, dando la preferenza ai giovani e ai più poveri»

Il 4 marzo del 1838, con l'approvazione dell'arcivescovo di Genova mons. Placido Maria Tadini, Paola assieme a cinque maestre e sette coadiutrici vestì l'abito religioso delle Dorotee dalle mani di don Luca Passi.

Gli inizi della fondazione furono molto difficili. Messa da parte ogni altra cosa, confidando solo nella Provvidenza si diede con tutta l'anima al consolidamento della nuova famiglia religiosa per l'educazione della gioventù.

Il 19 maggio del 1841, madre Paola si recò a Roma, accompagnata da due novizie, per aprire una casa. In quell'occasione fu ricevuta da Papa Gregorio XVI che si compiacque delle Suore Dorotee. L'impatto con Roma fu assai duro, in una stanzetta sopra una stalla iniziò la sua opera di educare a Dio i semplici, i diseredati, distaccandosi dalla linea tradizionale innanzitutto non chiedendo la dote, ma accettando fanciulle poverissime.

Seguirono anni di organizzazione. Madre Paola alternava la sua permanenza a Roma con visite a Genova e altrove per sorreggere, incoraggiare, e dar l'avvio a nuove fondazioni. Nel 1844 il Papa affidò a Paola la direzione del Conservatorio di santa Maria del Rifugio a sant'Onofrio. Paola diede all'ambiente una nuova impronta, con la sua presenza come superiora generale la sede di sant'Onofrio divenne casa generalizia.

Quando fu eletto Papa Pio IX, madre Paola si adoperò molto, con l'aiuto dei gesuiti, perché fossero approvate le costituzioni della sua famiglia religiosa. Per i gravi rivolgimenti politici e per un certo attaccamento a vedute sue troppo personali. Furono accolte soltanto nel 1860, per le case aperte nello Stato Pontificio. Ciononostante la congregazione non cessò di espandersi e consolidarsi a Bologna nel 1852; a Recife in Brasile nel 1866, in seguito alla richiesta del vescovo di Olinda, Emanuele de Madeiros e, 5 mesi dopo a Lisbona per interessamento di padre Fulconis, gesuita.

Donna prudente ed equilibrata, la Frassinetti diede anche prova di grande sangue freddo durante la proclamazione della repubblica romana e la fuga di Pio IX a Gaeta nel 1949. Placatasi la burrasca nel 1850 ottenne la desiderata udienza da Pio IX a Gaeta, Pontefice che fu per lei come un padre.

Ebbe inizio allora un periodo di grande espansione, giacché l'Istituto estese la sua opera nel resto dell'Italia e nel mondo. Infatti, sorsero a Roma vari centri educativi e Paola iniziò le trattative per aprire una casa a Napoli, un convitto a Bologna e un orfanotrofio a Recanati. Da Roma le Dorotee, dopo l'approvazione pontificia del 1863, si diffusero anche in Brasile e Portogallo, accompagnate dal sostegno della fondatrice:

« Siate fiaccole e roghi ardenti che dove toccano mettono il fuoco di amore. »

Inoltre diceva:

« Il Signore ci vuole appoggiate a Lui solo e se avessimo un poco più di fede quanto più tranquille staremo anche in mezzo alle tribolazioni. »

Nel 1875, Paola stessa intraprese un viaggio nel Portogallo. Nel primo capitolo generale del 1876 fu confermata superiora generale. Governò con tale prudenza e rigore nella formazione delle religiose, che ovunque le suore Dorotee riscossero benemerenze dai governanti locali e nazionali, riuscendo a salvare le loro case dalle soppressioni di quei tempi. La spiritualità di Paola fu infatti caratterizzata da un'operosità che si abbandona alla Provvidenza e dall'amore alla sofferenza:

« Prego il Signore che mi dia qualunque castigo, man non quello di alleggerirmi la croce... che la tribolazione si allontani: in buon volgare vuol dire che si allontani Dio da me. »

Cosi viveva l'abbandono completo alla volontà di Dio, l'unica gemma che dobbiamo cercare, perché costituisce il paradiso; Volontà di Dio, paradiso mio, soleva dire. Di qui la sua generosità e la prontezza nel sacrificio che caratterizza tuttora la missione delle suore di santa Dorotea della Frassinetti in Europa, America, Africa e Asia.

Fiaccata infine dalle fatiche e colpita due volte da apoplessia l'11 giugno 1882 si addormentò nel Signore nella casa generalizia della sua Congregazione a Roma. Il suo corpo incorrotto e visibile sotto l'altare della cappella delle Dorotee a Roma.

Il culto

Fu beatificata da Papa Pio XI l'8 giugno 1930 e canonizzata da Papa Giovanni Paolo II l'11 marzo 1984 con la lettera apostolica Beatae Paulae Frassinetti Fundatrici Sororum a S. Dorothea Sanctorum honores deferuntur[2] : la Chiesa la venera come santa e ne celebra la memoria il giorno della sua nascita al Celo l'11 giugno.

Note
  1. 1,0 1,1 1,2 Guido Pettinati, I Santi canonizzati del giorno, Edizioni Segno, Udine, Vol. VI, 1991, p. 135-141.
  2. Giovanni Paolo II (LA) Lettera apostolica sito Santa Sede
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni