Utente:Quarantena/Misericordia

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L. Della Robbia, Cristo conforta un poveruomo, ca 1493, Museo del Louvre

La Misericordia è uno dei principali attributi di Dio. Si manifesta, in Dio e nell'uomo in relazione alla miseria altrui, morale o spirituale.

Si esprime concretamente nelle opere di misericordia, ben conosciute dalla tradizione cristiana: corporali e spirituali.

La parola deriva dal latino misericors, ovvero dal verbo misereor ("aver pietà") e cor ("cuore"): "un cuore che sa essere compassionevole".

Ha sempre per fondamento la fedeltà ad un impegno. Vuole tradurre una bontà cosciente e voluta, come risposta ad un dovere interiore, come fedeltà a se stesso. (Is 49,15 ).

Nella Sacra Scrittura il termine "misericordia" traduce la parola ebraica rahamìm plurale di rehem che significa "utero", più genericamente i "visceri". Ecco, perché nella lingua ebraica il termine "misericordia" è sinonimo di tenerezza, di amore materno, viscerale, un affetto profondo del cuore. Avere misericordia significa perciò amare l'altro con un amore compassionevole, pronto al perdono, pronto a chinarsi su chi ha bisogno, avere il cuore rivolto al misero.

In ebraico misericordia è hesed (èleos, in greco) e ha le sue radici nell'alleanza tra due parti e nella conseguente solidarietà di una parte verso quella in difficoltà.

Ha sempre per fondamento la fedeltà ad un impegno. Vuole tradurre una bontà cosciente e voluta, come risposta ad un dovere interiore, come fedeltà a se stesso. La misericordia, quindi, si trova fra la compassione e la fedeltà. (Is 49,15 ).

Nella Bibbia

Antico Testamento

Nell'Antico Testamento, per il Dio dell' Alleanza, avere misericordia degli uomini, sue creature, è sinonimo di fedeltà a se stesso. Quando il popolo pecca, Dio, paziente e ricco di misericordia, interviene castigando, ma in vista di una conversione. Soffre lui stesso della situazione di peccato. (Os 11,8 )

Questa sofferenza divina non è un semplice antropomorfismo, ma rivela l’autentico coinvolgimento di Dio nella nostra storia di uomini.

Un’altra sfumatura semantica della misericordia è la compassione. Il termine usato nell’Antico Testamento è hus e ricorre soprattutto nel libro di Neemia, in Isaia ed Ezechiele, nel cui libro al profeta appare che Dio non agisca solo per fedeltà alla sua alleanza, ma per fedeltà al suo stesso nome. (Ez 20,14.22.44 ).

Isaia invece usa il verbo hamal cioè Dio "si lascia piegare", "si ammorbidisce" dinanzi al suo popolo. (Is 63,7-9.19 ).

Nell’enciclica di Giovanni Paolo II, Dives in misericordia: si legge:

  • Il concetto di "misericordia" nell’Antico Testamento ha una sua lunga e ricca storia (...). Israele (...) fu il popolo dell’alleanza con Dio, alleanza che molte volte infranse. Quando prendeva coscienza della propria infedeltà, (...) faceva richiamo alla misericordia (...)
  • I profeti collegano la misericordia di Dio all’amore di uno sposo. L’Esodo è tutta una grande operazione di misericordia, dall’inizio alla fine. Mosè parla di "Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà".[1]

L'Antico Testamento è tutto attraversato dall’immagine di un Dio misericordioso, soprattutto i Salmi e i Profeti ne colgono le varie sfaccettature.[2]

In Ger 30-31 , così come nella sezione centrale di Is 40-55 ci sono splendide pagine di speranza. Dopo gli anni della punizione, usati da Dio per correggere Israele, dopo l'oscura e dura prova dell'esilio, ci sarà la consolazione: i superstiti torneranno in Sion e un resto rivedrà e ricostruirà Gerusalemme.[3]

Il Dio di cui parla la Sacra scrittura è un Dio partecipe della vicenda del suo popolo. Egli ama Israele e soffre tutte le volte in cui esso si allontana da lui, si mette in azione per portargli soccorso. Dio vuole che Israele faccia esperienza di Lui come di un Dio più grande delle umane debolezze, capace di muoversi continuamente a misericordia.

L’essere misericordioso di Dio fa parte di lui stesso, nasce dall’esigenza del suo cuore e si manifesta nella sua libera, gratuita, unilaterale disposizione di bontà nei nostri confronti. Dio è misericordioso perché è fedele al suo amore paterno, alla sua alleanza.

Tutte le caratteristiche di Dio misericordioso dell'Antico Testamento si manifestano pienamente nella persona del suo Figlio. È Dio stesso, allora, che entra nella dimensione umana e partecipa pienamente alla vita dell'uomo, alla sua miseria. Va a cercare i peccatori, siede con loro a tavola e li chiama ad essere i suoi discepoli. Percepire questa realtà può suscitare nell’uomo un desiderio di vera conversione e di fedeltà alla sua vocazione.

Nuovo Testamento

Chiesa dello Spirito Santo a Vilnius (Divina Misericordia: "Gesù, confido in Te")

Nel Nuovo Testamento la misericordia fa parte essenziale dell'amore che Gesù ha rivelato, reso possibile e richiesto. Nella vita quotidiana con gli apostoli, il dovere di essere misericordiosi non si limita alle sole opere a favore del corpo e dello spirito.

Chi segue Gesù è tanto più obbligato ad usare misericordia, quanto in maniera assai più incomparabile è stato a lui perdonato. La misericordia si realizza in autentico amore e perdono. Il significato del termine si riallaccia al filone dell'Antico Testamento in Os 6,6;12,7 , si compendiano in Mt 9,13 . Gesù si proclama e si rivela come il Messia mite e misericordioso, venuto a predicare un anno di grazia del Signore (Lc 4,19 ).

Sono vari i termini con cui viene reso il concetto di misericordia.

Eleos

La parola greca ἔλεος, éleos, indica il sentimento di intima commozione, la compassione, la pietà, che è il contrario dell'invidia per la fortuna del prossimo. Con questo significato ἔλεος lo troviamo usato in Luca 1,72 .

L'Alleanza di cui parla Gesù si colloca in un tempo ulteriore e la misericordia si compenetra al mistero di comunione, dove il Signore offre se stesso come "sacri-ficio" ossia per fare sacro, rendere santo, cioè di Dio, il corpo dell'umanità.

Gesù compie molti miracoli: guarisce i malati, risuscita i morti, caccia i demoni. Tutto questo perché si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

"Egli ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie". (Mt 8,17 )

Amore Misericordioso vuol dire prendere su di sé le sofferenze altrui. Infatti nel compiere i miracoli Gesù è mosso da compassione. (Mc 1,41 ;Lc 7,13 ). Egli è l'Agnello di Dio che dà la propria vita per la salvezza di tanti, per sconfiggere i loro peccati (Gv 1,29-36 ; 2Cor 5,21 ).

L'evangelista Luca presenta le più interessanti chiavi di lettura della misericordia. Esprime anche l'urgenza di mettere in pratica questa capacità tutta umana di condividere la passione, la premura, la cura degli uni per gli altri. Culmine del suo Vangelo è l'imperativo espresso in Luca 6,36 .

Racconta le parabole della misericordia nelle quali svela l'abissale e incredibile amore di Dio per l'uomo. (Lc 15 ).

L'evangelista ha raccolto in questo capitolo tre parabole sulla misericordia divina: le due più brevi, che ha in comune con Matteo e Marco, sono quelle della pecora smarrita e della moneta perduta; la terza, lunga, articolata e propria a lui solo, è la celebre parabola del Padre misericordioso, detta abitualmente del "figliol prodigo". In questa pagina evangelica sembra quasi di sentire la voce di Gesù, che rivela il volto del Padre suo e Padre di tutti gli uomini. In fondo, per questo Egli è venuto nel mondo: per parlarci del Padre; per farlo conoscere a tutti i figli smarriti, e risuscitare nei loro cuori la gioia di appartenergli, la speranza di essere perdonati e restituiti alla piena dignità.

Le tre parabole della misericordia Gesù le racconta perché i farisei e gli scribi parlavano male di Lui, vedendo che si lasciava avvicinare dai peccatori e addirittura mangiava con loro. Allora Egli spiegò, con il suo tipico linguaggio, che Dio non vuole che si perda nemmeno uno dei suoi figli e il suo animo trabocca di gioia quando un peccatore si converte. La vera imitazione di Cristo consiste allora nell’entrare in sintonia con questo Cuore "ricco di misericordia" che chiede di amare tutti, anche i lontani e i nemici, imitando il Padre celeste che rispetta la libertà di ciascuno ed attira tutti a sé con la forza invincibile della sua fedeltà. Questa è la strada che Gesù mostra a quanti vogliono essere suoi discepoli. In Lc 15 troviamo indicazioni assai concrete per il quotidiano comportamento di credenti.

Il Signore fa festa per un solo peccatore che si converte e chiede all'uomo di accogliere questo amore e di ridonarlo al fratello, suo prossimo. (Lc 10,29-37 ; Gv 13,34 ; Mt 18,21-35 ).

Come Dio ama l'uomo così l'uomo è chiamato ad amare il fratello, coinvolgendosi affettivamente e mettendo in atto le opere di misericordia. Gesù preferisce la compagnia dei peccatori, mangia volentieri con loro, non li condanna ed essi si convertono. Così la peccatrice, così Zaccheo, così Matteo, così soprattutto il ladrone che si sente invitato in paradiso (Lc 23,43 ) appena dopo che Gesù ha pregato (Lc 23,34 ) in favore dei suoi crocifissori.

Gesù riassume tutto il suo messaggio nel comandamento nuovo dell'Amore reciproco nel suo nome: Gv 13,24 . Egli è venuto a insegnarci l'amore fraterno e la misericordia (Mt 9,13 ; Mt 12,7 ).

La richiesta di essere misericordiosi si trova bene sviluppata nella Parabola del buon Samaritano (Lc 10,37 ). Altri esempi in Luca 1,58 [4] e in Marco 10,47-48 , dove il cieco di Gerico grida: "Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!" (eleeson me).

La misericordia è l'oggetto di una delle Beatitudini di Gesù: "Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia" (eleemones e eleethèsontai, Mt 5,7 ). È il soccorso dell'uomo verso il prossimo, l'elemosina disinteressata.

Nel cristiano la misericordia non può mai restare sterile. Di qui la grande tradizione delle opere di misericordia corporale e spirituale. Al suo ritorno glorioso, infatti, Gesù giudicherà tutti gli uomini in base a questi gesti di misericordia (Mt 25,31-46 ). Allora si apprezzerà in pieno la vera beatitudine evangelica di Mt 5,7 .

In Mt 6,1-4 Gesù critica la ricerca della pubblica lode e della conferma di sé nell'atto di fare elemosina (elemosinen).

San Paolo vuole essere considerato uno che ha ottenuto misericordia da Dio (1Tim 1,3.16 ).

Oiktirmòs

Un altro termine usato nei Vangeli è οίκτιρμος, oíktirmos, che indica con una sfumatura diversa il sentimento di compassione di fronte alle sventure del prossimo: "Dio Padre della Misericordia" (o patèr ton oiktirmon, 2Cor 1,3 ).

Splanchna

Infine σπλαγχνα, splagchna, rappresenta la sede dei sentimenti: le viscere e il cuore, considerati il luogo delle passioni istintuali: ira, desiderio, amore[5]. Anche Gesù sente lo stringersi del cuore di fronte alla miseria umana: "E Gesù, essendo mosso a compassione" (Mc 1,40 , splanchnisteis); "fu mosso a compassione" (Mc 6,34 , esplanchniste). San Paolo in 2Cor 6,12 scrive: "Ma è nel vostro cuore che siete alle strette" (stenochoreisthe en tois splanchnois ymon).

Nella Chiesa

La santità di Suor Faustina Kowalska crebbe insieme alla diffusione del culto alla Divina Misericordia e per le grazie ottenute tramite la sua intercessione.

Papa Giovanni Paolo II scrisse l'enciclica: Dives in Misericordia, la seconda del suo pontificato (1980), interamente dedicata alla devozione appresa dall’umile suora polacca. Fu lui che, il 30 aprile 2000, la canonizzò dichiarandola santa. In quell’occasione il Papa introdusse per la prima volta nel calendario cattolico la Festa della Divina Misericordia, da celebrarsi ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua.

Usi derivati

La parola si usa, nel linguaggio corrente, per riferirsi specificamente ad enti che praticano la virtù della misericordia:

Note
  1. Es 34,6 Is 54,6 Os 2,21-22
  2. Is 63,7-15 Sal 24,6 Sal 39,12 Sal 50,3 Sal 68,17 Sal 76,10 Sal 78,8 1Cr 21,13 Nee 9,19
  3. Ger 31,7.12.13
  4. "Il Signore aveva manifestato verso di lei" (Elisabetta) "la sua misericordia", tos eleos autou.
  5. Fino dai tempi di Sofocle,drammaturgo greco del V secolo a.C., la parola aveva assunto il significato traslato di compassione.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni