Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle della Colomba (Alseno)
Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle della Colomba | |
Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle della Colomba, chiesa e campanile | |
Stato | Italia |
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Regione | Emilia Romagna |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Emilia Romagna |
Provincia | Piacenza |
Comune | Alseno |
Località | Chiaravalle della Colomba |
Diocesi | Piacenza-Bobbio |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Via San Bernardo, Loc. Chiaravalle della Colomba 29010 Alseno (PC) |
Telefono | +39 0523 940132 |
Fax | +39 0523 940742 |
Sito web | Sito ufficiale |
Proprietà | Stato italiano |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | cistercense |
Dedicazione | Maria Vergine |
Sigla Ordine qualificante | O.Cist. |
Sigla Ordine reggente | O.Cist. |
Fondatore | abate Giovanni |
Data fondazione | 1136 |
Stile architettonico | Romanico, gotico, barocco |
Inizio della costruzione | 1136 |
Completamento | XVIII secolo |
Data di consacrazione | 1137 |
Materiali | laterizio, pietra |
Coordinate geografiche | |
Emilia Romagna | |
L'Abbazia di Santa Maria di Chiaravalle della Colomba (in latino, Beatae Mariæ Virginis Clarævallis de Culumba) è un monastero cistercense, situato nel comune di Alseno (Piacenza), lungo la Via Francigena.
Stupendo monumento dell'arte medievale cistercense[1], secondo lo schema classico benedettino, a elementi ortogonali e orientati, suscettibili di ampliamento secondo l'andamento a scacchiera, è un esempio del tardo romanico lombardo con la presenza di alcuni primi elementi gotici.
Storia
Nel 1136, Arduino, vescovo di Piacenza, chiese a san Bernardo di Chiaravalle (1090 - 1153) un gruppo di monaci per un'abbazia che doveva essere costruita nella sua diocesi.
San Bernardo, che già nel 1135 aveva lasciato a Milano con lo scopo di raccogliere fondi utili alla costruzione della Abbazia di Chiaravalle milanese, accolse le preghiere di Arduino, inviando dodici monaci guidati da Giovanni. L'11 aprile con il documento chiamato institutionis paginam Arduino concesse alcuni terreni per la fondazione del monastero, mentre altri furono donati dai marchesi Oberto Pallavicino e Corrado Cavalcabò.
La institutionis paginam menziona il titolo di "Colomba". Infatti, secondo la tradizione, al momento della fondazione del cenobio una colomba bianca con delle pagliuzze avrebbe segnato ai monaci sul terreno il perimetro dell'erigendo complesso religioso. In realtà è probabile che l'intitolazione a Santa Maria della Colomba si riferisca al mistero dell'Annunciazione, centrale nella spiritualità cistercense.
I monaci effettuarono la bonifica dei terreni, allora invasi da boschi e paludi, e costruirono l'Abbazia, la cui fondazione canonica avvenne nel febbraio 1136[2] e consacrata il 5 maggio 1137, figlia dell'Abbazia di Clairvaux, dai cistercensi; il primo abate fu Giovanni che sarebbe diventato vescovo di Piacenza (1146 - 1155).
Il 7 febbraio 1137 Innocenzo II indirizza a san Bernardo stesso il primo privilegio papale riguardante il monastero, mentre il medesimo verrà accolto sotto la protezione della Sede Apostolica con un atto del pontefice Lucio II, datato 12 luglio 1144.
Nei due secoli successivi i monaci dell'abbazia furono la guida per lo sviluppo economico e sociale del territorio circostante e per la grande crescita del complesso cistercense, senza dimenticare la diffusione della loro spiritualità. Infatti, in diverse zone dell'Italia settentrionale fondarono molte altri cenobi, maschili e femminili, sino alla laguna veneta, tra i quali:
- Abbazia di Fontevivo nel 1142;
- Abbazia di Santa Maria di Quartazzola (o Santa Maria di Ponte Trebbia) nel 1217;
- Abbazia di Brondolo nel 1229;
- Abbazia di Santa Maria in Strada nel 1250;
- Abbazia di Valserena (o S. Martino de' Bocci) nel 1298.
Il 23 marzo 1198 la crescente importanza del complesso abbaziale indusse papa Innocenzo III a concedere all'abbazia un privilegium( attuamente conservato presso l'Archivio di Stato di Parma) che le consentì di affrancarsi almeno parzialmente dalle ingerenze della diocesi locale.
La fiorente abbazia fu anche oggetto di saccheggi e rapine:
- 1214, per mano degli eserciti di Parma, Cremona e Reggio che avevano invaso il territorio piacentino;
- 15 giugno 1248, quando Federico II di Svevia (1194 – 1250), sconfitto presso Parma da Gilberto IV da Correggio, conduce il suo esercito a Chiaravalle e dopo aver ucciso diversi monaci saccheggia e incendia il monastero.[3]
L'Abbazia fu ricostruita e continuò la sua attività religiosa, scientifica, letteraria e agronomica, ma nonostante ciò nel 1444 fu affidata in commenda; nel 1497 fu aggregata alla provincia lombarda della Congregazione Cistercense di San Bernardo in Italia.
Durante il XVII e XVIII secolo, gli abati commendatari fecero ampliare notevolmente il monastero.
Nel 1769, in seguito ad un decreto di soppressione da parte del Duca di Parma i monaci lasciarono l'abbazia e furono accolti in quella di San Martino de' Bocci che il sovrano non aveva eliminato.
Nel 1777 dopo aver pagato un riscatto, i monaci poterono ritornare temporaneamente a Chiaravalle, ma non per molto perché nel 1805, un decreto di Napoleone confiscò tutti i beni che passarono quindi al demanio nazionale, e un secondo decreto del 1810 soppresse l'abbazia, costringendo i religiosi ad abbandonare il monastero. Nel cenobio rimasero solo due monaci (uno come parroco ed un altro come insegnante) ed un converso con funzioni di sagrestano. L'archivio, la biblioteca e gli arredi andarono dispersi, mentre i terreni e gli edifici divennero proprietà degli Ospizi Civili di Piacenza. La cura della parrocchia e dei locali dell'abbazia fu affidata ad un abate-parroco del clero, mentre il monumento veniva esposto ad ogni genere di abuso e scempio.
Agli inizi del XX secolo, l'abate-parroco, mons. Guglielmo Bertuzzi, promosse un ampio progetto di recupero e restauro del complesso monastico, ottenendo anche nel 1937 che l'Abbazia e la parrocchia fossero affidate alla Congregazione cistercense di Casamari. Da quel momento i monaci cistercensi poterono ritornare nel cenobio, rinnovando la propria spiritualità della vita claustrale, contemplativa e attiva.
Nel 1976 il complesso è diventato proprietà dello Stato italiano e le Soprintendenze locali hanno continuato l'opera di restauro che ha portato l'abbazia ad un rinnovato splendore.
Descrizione
Il complesso monastico venne costruito seguendo i dettami dell'architettura cistercense, secondo la cosiddetta pianta bernardina voluta da San Bernardo di Chiaravalle stesso[4].
L'abbazia è attualmente costituito da:
- Chiesa abbaziale e campanile,
- Chiostro e chiostro porticato del XVII secolo (n. VIII),
- Sala capitolare,
- Refettorio,
- Calefactorium
- Residenza dell'abate,
- Parlatorio,
- Dormitorio dei conversi e quello dei monaci (sede del Museo).
Chiesa abbaziale
La costruzione della chiesa inizia intorno al 1145 e si protrae nel secolo successivo, sino alla sistemazione e ricostruzione, dopo il rovinoso saccheggio ad opera di Federico II di Svevia nel 1248[5].
Esterno
La chiesa presenta una facciata a salienti tripartita con timpano, coronato da archetti pensili, con al centro un rosone; essa è preceduta da un nartece a tre archi (n. 1), anch'esso a timpano; sotto le volte del portico è situata un'arca tombale che fu probabilmente il sepolcro dei primi abati (n. 2).
La basilica è affiancata in esterno da un pregevole campanile, edificato nel XVI secolo.
Interno
L'interno della chiesa (h. 20 m x l. 65 m x l. 20 m), terminato agli inizi del XIII secolo, presenta una pianta a croce latina a tre navate con quattro campate in quella centrale e otto in quelle laterali; le coperture delle navate sono a crociera separate da arconi traversi in pietra e mattoni, mentre le due cappelle piccole a destra del coro e il braccio del transetto antistante le coperture sono coperti a sesto acuto.
La costruzione risponde ai dettami dell'architettura cistercense secondo il severo gusto dei maestri borgognoni[6]: sia nella semplicità dei volumi e nella loro distribuzione logica, sia nella perfezione dell'esecuzione e nell'uso di materiali selezionati, e infine nella essenzialità delle linee e nella grande austerità della decorazione. Le finestre originali sono state sostituite da quelle ampie odierne. Anche il pavimento attuale è sovrapposto, di 25 centimetri più alto di quello primitivo
I pilastri cruciformi, con semicolonne cilindriche alternate a piedritti, sono tutti in laterizio; alcune basi affioranti fanno ritenere che originariamente dovessero tutti avere una base in pietra.
Il coro, tipicamente bernardino, ospita un dipinto murale di scuola raffaellesca, che in origine si trovava nel capitolo.
Il transetto ha sei piccole cappelle, di altezza decrescente a partire dal coro, con le mensole per le offerte tipiche delle abbazie cistercensi. Negli stipiti delle cappelle, incassati nel muro, si notano quattro pregevoli dipinti raffiguranti:
Dal transetto destro, attraverso una scala, si accedeva al soprastante dormitorio dei monaci coristi.
Sagrestia
La sagrestia (n. IV), detta anche Cappella della Crocifissione, è un ambiente gotico a pianta rettangolare con cappella ottagonale ad abside circolare. Il locale prende luce da due oculi, attraverso i quali, in giorni precisi dell'anno, si illuminano volutamente alcuni particolari della decorazione:
- 24 giugno (Natività di San Giovanni Battista), inconicia la soglia d'ingresso;
- 25 dicembre (Natale), dà luce a Gesù Cristo crocifisso fra la Madonna addolorata e san Giovanni;
- 2 novembre (Commemorazione dei defunti), rischiara un Santo a cavallo e sui personaggi ebrei in primo piano.
Restauri recenti hanno riportato in luce un'interessante ciclo di dipinti murali, nei quali si nota l'influsso giottesco. La scena più importante raffigura:
- Crocifissione (XIV secolo), affresco.
Inoltre nella sagrestia si conserva:
- Reliquiario con la Sacra Spina, donata da Luigi IX di Francia (1214 – 1270).
Chiostro
Il chiostro, edificato tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, è ritenuto uno dei migliori esempi cistercensi conservati ed è l'unico rimasto intatto in situazione extra-urbana nel territorio emiliano-romagnolo
L'impianto strutturale è di gusto decisamente francese, in forma perfettamente quadrata, diviso in campate con coperture a crociera, ricco di sculture della scuola di Benedetto Antelami. Esso è caratterizzato dalla "misura" raccordata di ogni parte, nei ritmi contrappuntati delle ventiquattro partizioni a quadrifora, delle novantasei arcatelle ogivali, delle centotrenta colonnine binate in marmo rosa di Verona, dei venti speroni a contrafforte avanzati nel cortile, e nella cornice ad archetti e tortiglione. In questi ritmi si intersecano le complesse simbologie numerali che accompagnavano il tempo e la spiritualità cistercense.
Il percorso interno dell'anello claustrale è lungo quaranta metri, nel quale compaiono pregevoli mensole di sostegno ai costoloni delle campate, capitelli figurati, colonne ofitiche (ossia, annodate come serpenti) agli angoli del porticato e telamoni in quelli interni.
Sala capitolare
La Sala capitolare, crollata nel 1892 e restaurata nel 1917, si trova sul lato orientale del chiostro.
Il suo ingresso è costituito da un importante portale decorato in cotto e pietra; ai lati si aprono due ampie trifore [7] e sopra la porta vi è collocato un dipinto raffigurante:
- San Benedetto da Norcia nell'atto di consegnare la "Regola" ai monaci bianchi (XVI secolo).
L'interno, a due navate con volte gotiche, prende luce attraverso due oculi, posti piuttosto in basso e asimmetrici, che servivano ad illuminare direttamente i banchi degli amanuenses[8]. Infatti, secondo la Regola tutte le attività dei religiosi dovevano svolgersi entro il periodo giornaliero della luce solare.
Parlatorio
Le due porte che si aprono nelle ultime campate del lato orientale indicano l'accesso all'antico parlatorio e alle scale per arrivare al dormitorio dei monaci. Il parlatorio era il luogo in cui ai monaci, dopo il capitolo, venivano assegnati gli incarichi di lavoro per la giornata.
Dormitorio dei monaci
Nei locali dell'antico dormitorio del monaci, attualmente è allestito il Museo che presenta l'Ordine Cistercense e la storia dell'Abbazia di Chiaravalle della Colomba.
Refettorio
Nel lato meridionale del portico si apre l'accesso al refettorio, la cui ampia apertura verso il cortile è distinta da due grandi capitelli figurati, che incorniciano:
- Madonna con Gesù Bambino benedicente tra gli apostoli e gli Evangelisti.
Nel cortile si trovava il lavabo, dove i monaci processionalmente si lavavano le mani, prima di entrare alla mensa.
Calefactorium
Nel chiostro si apre anche l'ingresso al calefactorium, ambiente riscaldato da un grande camino (visibile), dove i monaci andavano a meditare e a leggere nei giorni particolarmente freddi e dove gli amanuensi preparavano gli inchiostri, le pergamene, e scioglievano i colori per le miniature. Attualmente ospita la liquoreria del monastero.
Residenza dell'abate ed altri ambienti
Il complesso è completato dall'antica residenza dell'abate, dal dormitorio dei conversi e da altri ambienti cenobiti, di forme barocche, preceduti da una grande vasca.
Corpus Domini all'Abbazia
All'Abbazia, ogni anno, nella domenica del Corpus Domini, lungo tutta la navata centrale della basilica, viene allestito dai monaci uno splendido tappeto floreale (detto Infiorata).
Per approfondire, vedi la voce Corpus Domini all'Abbazia di Chiaravalle (Alseno) |
Galleria fotografica
Note | |
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Bibliografia | |
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