Abbazia di Santa Maria Assunta di Montecassino (Cassino)
Abbazia di Santa Maria Assunta di Montecassino | |
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Abbazia di Santa Maria Assunta di Montecassino, complesso monastico | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Frosinone |
Comune | Cassino |
Località | Montecassino |
Diocesi | Abbazia territoriale di Montecassino |
Religione | Cattolica |
Indirizzo | Via Montecassino 03043 Cassino (FR) |
Telefono | +39 0776 311529 |
Posta elettronica | info@abbaziamontecassino.org |
Sito web | |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione | Maria Vergine San Benedetto da Norcia |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Fondatore | san Benedetto da Norcia |
Data fondazione | VI secolo |
Coordinate geografiche | |
Lazio | |
L'Abbazia di Santa Maria Assunta di Montecassino è un complesso monumentale che ospita un monastero benedettino, situato nel territorio del comune di Cassino (Frosinone), sulla sommità dell'omonimo monte a 519 metri di altitudine sul livello del mare: questa è la casa madre e la più celebre tra tutte le abbazie benedettine, uno dei più famosi monasteri della cristianità.
Il cenobio è sede dell'abate ordinario dell'Abbazia territoriale di Montecassino e al suo interno si trova la Cattedrale.
Storia
Dalle origini alla prima distruzione
Secondo il racconto di san Gregorio Magno (Dialoghi, II 8), san Benedetto da Norcia con alcuni compagni, lasciata Subiaco, intorno al 529, raggiunse Casinum, dove sull'altura dell'acropoli ancora si elevava, circondato da boschi, il Tempio di Apollo, che egli trasformò in chiesa dedicata a san Martino di Tours, costruendovi accanto un abitazione per i monaci. Mentre nel sito dell'ara sacrificale edificò l'oratorio di San Giovanni Battista che divenne il primo nucleo dell'attuale basilica, del quale sono stati individuati nel secondo dopoguerra i muri perimetrali. Fu qui che san Benedetto trascorse il resto della sua vita e scrisse per i monaci nel 534 la Regola, nella quale ai tre voti di povertà, castità ed obbedienza, aggiunse l'obbligo del lavoro manuale, artigiano e agricolo.
La morte del Santo avvenne il 21 marzo 547, quaranta giorni dopo la sorella santa Scolastica, che viveva da monaca in una località identificata tradizionalmente con l'attuale Piumarola, non lontano da Aquino. I due santi furono tumulati in un unico sepolcro nell'oratorio di San Giovanni Battista.
Nel 577, il duca longobardo di Spoleto, Zotone, assalì e devastò il cenobio; i monaci fuggirono a Roma portando con sé l'originale della Regola. Fu in questa occasione che Gregorio Magno, futuro papa, ebbe modo di incontrare la comunità benedettina e conoscere la sua spiritualità.
Dal VIII secolo all'età post desideriana
Intorno al 717 Petronace di Brescia, inviato dal pontefice Gregorio II, giunse a Montecassino, dove si unì agli eremiti che vi dimoravano, con il consiglio di san Villibaldo e la collaborazione di alcuni monaci giunti da Roma, restaurò la vita monastica secondo la regola benedettina.
L'abbazia, arricchita da donazioni e privilegi, crebbe di potenza e divenne un'importante centro di studi. Vi dimorò per alcuni anni e vi morì Paolo Diacono (787-799), lo storico dei Longobardi; verso il 746 vi vestì l'abito monastico Carlomanno, fratello di Pipino il Breve; vi si ritirò anche il re longobardo Rachis; Carlo Magno la visitò nel 787.
Alcuni anni dopo, l'abate Gisulfo (797-817), trasformò l'oratorio di San Giovanni Battista in una basilica a tre navate, e, nella piana sottostante, dove ora sorge l'attuale borgo di Cassino, edificò una chiesa dedicata al Salvatore, presso la quale costruì un monastero.
Nel 883 le truppe saracene incendiarono l'abbazia cassinese e bruciarono anche il cenobio del Salvatore, uccidendo l'abate san Bertario e alcuni monaci. I superstiti si rifugiarono nel monastero di San Benedetto a Teano, che nel 896 venne devastato da un incendio, distruggendo tra l'altro l'autografo della Regola. I monaci si recarono allora a Capua da dove nel 949, guidati dall'abate Aligerno tornarono a Montecassino, restaurando gli edifici e ripristinando la comunità cenobitica.
L'XI secolo, per la comunità cassinese, fu un periodo di grande crescita spirituale, di prosperità economica e stabilità politica grazie all'opera dell'abate Desiderio, in carica dal 1058 al 1087, il quale invertì le precedenti politiche anti-Normanne, intraprese un percorso di pace e collaborazione con la Chiesa d'Oriente, nonostante lo scisma del 1054 e ricostruì completamente il monastero e la chiesa.[1] Il numero di monaci, ospitati nel cenobio all'epoca, crebbe fino a 200 unità.
Dopo il suo abbaziato, Desiderio venne eletto (24 maggio 1086) al soglio pontificio con il nome di Vittore III, ma il 16 settembre 1087 moriva a Montecassino, dove fu sepolto. Il suo successore Urbano II dichiarò, il 27 marzo 1097, riguardo all'abbazia e alla sua funzione:
« | Questo luogo è stato e rimane un vero sollievo per i nostri poveri, un rifugio per coloro che fuggono e una pace infinita per i poveri figli della Sede Apostolica. » |
Tra il 1107 e il 1111 fu abate san Bruno, vescovo di Segni, uomo di grande dottrina e figura di primo piano nella lotta per le investiture. Inoltre, fra i monaci presenti in questo periodo nel cenobio vanno ricordati:
- Costantino l'Africano (1020 ca.-1087), medico e letterato;
- Giovanni Caetani (1060 ca.-1119), che divenne papa Gelasio II;
- Alberico da Settefrati (1100 -...), autore di una visione in cui narra il suo viaggio nell'oltretomba che alcuni studiosi ritengono una delle fonti della Commedia dantesca;
- Pietro Diacono (1107/1110 - 1159), scrittore e cardinale della diocesi di Ostia.
Dal tardo Medioevo all'età moderna
Alla fine del XII secolo, la situazione di incertezza politica provocata dalla la fine del regno normanno ed dai contrasti legati alla successione degli Svevi, ebbe gravi ripercussioni su Montecassino, che subì anche un saccheggio da parte delle truppe imperiali di Federico II di Svevia (1194-1250). Inoltre, papa Celestino V decise che il monastero doveva essere aggregato alla Congregazione morronese da lui stesso fondata, ma con il suo successore, Bonifacio VIII, l'abbazia poté tornare all'antica osservanza. Nonostante l'instabilità di questo periodo, nel XIII secolo, il cenobio riuscì a ospitare una importante scuola di formazione e di istruzione per gli oblati del monastero, tra i quali san Tommaso d'Aquino.
Nel XIV secolo le lotte politiche in cui fu coinvolta, sia per la sua collocazione che per il suo potere, danneggiarono l'abbazia, che nel 1322 venne trasformata da papa Giovanni XXII in diocesi. Inoltre, un violento terremoto, il 9 settembre 1349, devastò la chiesa e il monastero che furono completamente ricostruiti, tra il 1357 e il 1366, grazie all'intervento di papa Urbano V, che impose a tutti i monasteri benedettini il pagamento, ogni due anni, della sessantesima parte del loro reddito.
Nel 1454 l'abbazia divenne commenda, ossia la guida del cenobio viene affidata a un alto prelato che ha il diritto di beneficiare dei suoi beni, privandone la comunità monastica.[2]
Nel 1504, Montecassino venne unito alla congregazione di Santa Giustina a Padova, dando così iniziò a un periodo di grande tranquillità e rinascita spirituale, culturale ed economica, durante il quale gli edifici furono in gran parte ricostruiti.
Nel XVII secolo la chiesa fu riedificata nelle forme attuali e nel secolo successivo fu arricchita da una notevole decorazione marmorea.
Nel 1799, le truppe francesi guidate dal generale Jean Étienne Championnet (1762-1800) depredarono e saccheggiarono il monastero, che nel 1801 ricevette aiuti da papa Pio VII. Inoltre, nel 1807 Giuseppe Bonaparte, all'epoca re di Napoli, soppresse la personalità giuridica dell'abbazia, che gli venne restituita nel 1815.
Proclamato nel 1861 il Regno d'Italia, una nuova legge di soppressione degli enti ecclesiastici, portò nel 1866 all'incameramento di tutti i beni appartenenti alla comunità monastica con tutto il suo patrimonio immobiliare, dichiarando conseguentemente l'abbazia monumento nazionale.
Il Novecento
Dopo le incertezze vissute nella seconda metà dell'Ottocento, i primi decenni del XX secolo furono per l'abbazia un periodo di nuova stabilità e operosità, ma già all'orizzonte si profilavano eventi tragici, che condussero allo scoppio della Seconda guerra mondiale.
A partire dal 1943 il conflitto arrivò anche nel territorio cassinese portando devastazione e morte. Il monastero, dove era rimasto solo l'abate con alcuni monaci, venne a trovarsi sulla linea del fuoco e fu coinvolta nei duri combattimenti di Cassino. Il 15 e il 16 febbraio, un terribile bombardamento aereo alleato e un successivo violento cannoneggiamento, lo devastarono quasi completamente; i tre mesi di dura battaglia che seguirono portarono a termine l'opera di distruzione.
L'abbazia nel dopoguerra è stata completamente ricostruita nelle sue linee originarie ed ha ripreso le sue tradizionali attività: dopo la posa simbolica della prima pietra il 15 marzo 1945, si procedette alla rimozione delle macerie, durata molti anni per la ricerca e lo studio dei frammenti di sculture e d'intarsio dei marmi, e alla ricostruzione, che iniziò ufficialmente il 1º aprile 1946 sulla base delle vecchie planimetrie e di recenti rilievi. La risorta abbazia fu riconsacrata il 24 ottobre 1964 da papa Paolo VI il quale, lo stesso giorno, proclamò san Benedetto Patrono principale dell'intera Europa col breve Pacis nuntius.
Descrizione
L'imponente complesso monastico si compone di vari corpi di fabbrica che formano un grande rettangolo, entro il quale si articolano:
- Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto Abate
- Quattro chiostri
- Chiostro meridionale detto d'ingresso;
- Chiostro mediano detto anche di "Sant'Anna" o "del Bramante";
- Chiostro settentrionale
- Chiostro dei Benefattori
- Sala capitolare
- Archivio
- Biblioteca
- Museo
Ingresso
Si accede all'abbazia per un portale, con la scritta PAX, che si trova sul lato meridionale e che, attraverso un androne, conduce ai chiostri.
Tre chiostri
I tre chiostri, situati allo stesso livello, sono comunicanti tra loro e costituiscono un unico grande struttura porticata che con la fuga degli archi viene ulteriormente valorizzata. I chiostri sono stati riedificati, dopo la distruzione del periodo bellico, nella forma dei precedenti eretti, quello mediano, tra il 1590 e il 1595 per volere dell'abate Girolamo Brugia, i laterali all'inizio del XVIII secolo.
Nel chiostro d'ingresso, si notano:
- al centro, Gruppo scultoreo raffigurante la Morte di san Benedetto da Norcia (1953) di Attilio Selva.
- sul piano di calpestio, Tracciato del perimetro dell'antica Chiesa di San Martino (oggi scomparsa), dove avvenne il trapasso del Santo il 21 marzo 547.[3]
Nel chiostro mediano, detto anche di "Sant'Anna" o "del Bramante", si apre a Occidente una loggia verso la pianura del Liri e i Monti Aurunci. Da qui sale una scalinata con quattro ripiani, ai cui piedi sono collocate:
- a sinistra, Statua di san Benedetto da Norcia (1736), di Paolo Campi.
- a destra, Statua di santa Scolastica (seconda metà del XX secolo): l'originale di questa scultura era pure del Campi.
Atrio e Chiostro dei benefattori
La scalinata conduce a un atrio settecentesco con cinque arcate, tre portali e nicchie che contengono altrettante sculture raffiguranti pontefici che furono protettori dell'abbazia:
- Statua di papa Urbano V (prima metà del XVIII secolo) di Paolo Campi.
- Statua di papa Clemente XI (inizio del XVIII secolo) di Francesco Moratti.
Oltre l'atrio si apre il "Chiostro dei Benefattori" (al centro del quale è posta una cisterna ottagonale), cosietto perché, sotto il portico di 24 collonne in granito, eretto intorno al 1510 da Antonio da Sangallo il Giovane, sono collocate le statue settecentesche dei benefattori dell'abbazia, tutte restaurate o interamente rifatte, dopo i bombardamenti.
Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto Abate
La cattedrale fu consacrata da papa Benedetto XIII il 19 maggio 1727, ed era, per magnifcenza e ricchezza di opere d'arte uno dei più importanti edifici sacri del barocco italiano: distrutto dalla guerra, venne ricostruito nelle forme originarie, riutilizzando e integrando i marmi superstiti e sostituendo per quanto possibile gli arredi e i dipinti. La chiesa riedificata fu consacrata il 24 ottobre 1964 da papa Paolo VI, che in tale occasione proclamò anche san Benedetto patrono d'Europa.
Esterno
La facciata moderna a salienti, ricostruita nel 1951 dall'architetto Giuseppe Breccia-Fratadocchi, presenta:
- Portale centrale con battenti recanti nelle formelle l'Elenco delle dipendenze del monastero e delle croci (1066), in bronzo ageminato in argento, di ambito bizantino: questi risalenti all'epoca di Desiderio, furono fusi a Costantinopoli e sono stati restaurati e ricollocati nel 1963.[4]
- Porte laterali con Scene della vita di san Benedetto da Norcia (1951), in bronzo, di Pietro Canonica.
Interno
La chiesa presenta una pianta basilicale, con cappelle laterali, suddivisa in tre navate da pilastri, rivestiti a intarsio marmoreo che negli angoli verso la navata centrale hanno inserite le colonne dell'antica basilica, in granito orientale.
Nel presbiterio, sopraelevato, si notano:
- al centro, Altare maggiore (secondo quarto del XVII secolo), in marmo, di Cosimo Fanzago: gravemente danneggiato dagli eventi bellici, è stato ricostruito sul medesimo disegno, reimpiegando gli elementi originali. L'altare accoglie le spoglie di san Benedetto e santa Scolastica.
- alla parete sinistra, Monumento funebre di Piero de' Medici (1531-1539), in marmo, di Francesco Garimberti, Antonio da Sangallo il Giovane ed Antonio da Settignano: questo è il sepolcro del figlio e successore di Lorenzo il Magnifico, morto annegato nel fiume Liri il 28 dicembre 1503, dopa aver combattuto, accanto ai francesi, nella battaglia del Garigliano.[5]
- nella cappella a sinistra dell'abside, Pietà (prima metà del XVIII secolo), olio su tela, di Francesco Solimena.
- nell'abside,
- Coro con 82 stalli (1960-1968), in legno di noce, intagliato da maestranze fiorentine: copia dell'originale eseguito alla fine del XVII secolo e andato quasi completamente distrutto nel 1944, del quale incorpora alcuni elementi conservati.
- Organo (1955) con ricca mostra realizzata da maestranze napoletane su disegno di Giuseppe Breccia-Fratadocchi: lo strumento con 5266 e tre tastiere è opera di artigiani di Cuvio.
- nella cappella a destra dell'abside, Assunzione di Maria (ultimo quarto del XVII secolo - primo quarto del XVIII secolo), olio su tela, di Paolo de Matteis.[6]
- alla parete destra, Monumento funebre di Guido Fieramosca (1535-1548 ca.), in marmo, di Giovanni Merliano da Nola: questo è il sepolcro del fratello del celebre condottiero Ettore Fieramosca (1476-1515), innalzatogli dalla vedova Isabella Castriota Scanderbeg.
Sopra al presbiterio, è la cupola, in origini decorata con dipinti murali, ad affresco, dell'inizio del XVII secolo di Belisario Corenzio, ricostruita dopo la sua totale distruzione. La ricostituzione della sua decorazione pittorica, realizzata nel 1980 da Pietro Annigoni, presenta:
- nei quattro spicchi della calotta:
- Madonna con san Giovanni e san Benedetto;
- Morte di san Benedetto;
- San Benedetto indica il luogo per la sepoltura di santa Scolastica;
- Visione di san Benedetto
- nei tondi del tamburo, Santi fondatori delle diverse congregazioni benedettine:
- nei pennacchi, Allegorie dei voti monastici:
- a sinistra, Stabilità ed Obbedienza;
- a destra, Castità e Povertà.
Nella controfacciata, Gloria di san Benedetto da Norcia (1978), affresco, di Pietro Annigoni: nel dipinto sono ritratti, fra gli altri:
- in primo piano, Papa Gregorio Magno, Paolo VI e Vittore III;
- il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster e l'abate Ildefonso Rea;
- nell'angolo destro, il pittore stesso.
Cripta
Ai piedi del presbiterio due lunghe scale conducono alla cripta, la sola parte del complesso non completamente distrutta dai bombardamenti, in quanto ne rimasero in piedi le pareti.
La cripta fu costruita nel 1545 dall'abate Girolamo Slocchetto e la decorazione musiva venne realizzata, tra il 1900 e il 1913, da maestranze di Beuron, in Germania. Come detto sopra, solo la decorazione delle pareti è originale ed è stata restaurata, mentre quella del soffitto è stata ripristinata, da artigiani romani, sulla scorta dei cartoni originali.
Archivio
L'archivio, portato al sicuro nella sua parte essenziale prima della distruzione del monastero, conserva importanti e antiche carte e documenti relativi alla vita del monastero, fra cui un placito capuano del 960 riguardante i beni dell'abbazia, redatto in lingua latina, ma con alcune frasi in volgare.
Biblioteca
La biblioteca, di cui è stato salvato il nucleo più antico, costituito dai manoscritti eseguiti nello stesso scriptorium dell'abbazia. Inoltre, conserva una collezione di preziosi libri stampati antichi, databili dal XVII al XVIII secolo.
Museo
Per approfondire, vedi la voce Museo dell'Abbazia di Montecassino (Cassino) |
Nell'ala settentrionale del cenobio è allestito il Museo dell'Abbazia, istituito nel 1980, per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio archeologico e storico-artistico, proveniente dal monastero, dal territorio cassinate e da donazioni di privati.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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