Sant'Anselmo da Baggio
Sant'Anselmo da Baggio, O.S.B. Clun. Cardinale | |
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al secolo Anselmo II di Lucca | |
Santo | |
Età alla morte | circa 51 anni |
Nascita | Milano 1035 ca. |
Morte | Mantova 18 marzo 1086 |
Sepoltura | Cattedrale di Mantova, sotto l'altare maggiore |
Consacrazione vescovile | 10 agosto 1073 da Gregorio VII |
Creato Cardinale |
1062 da Alessandro II (vedi) |
Cardinale per | 24 anni, 3 mesi e 18 giorni ca. |
Incarichi ricoperti | |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 1087, da Vittore III |
Ricorrenza | 18 marzo |
Altre ricorrenze | nel Rito Ambrosiano l'8 ottobre |
Santuario principale | Duomo di Mantova |
Attributi | Bastone pastorale |
Patrono di | Mantova |
Collegamenti esterni | |
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Nel Martirologio Romano, 18 marzo, n. 7 ( nel Rito Ambrosiano l'8 ottobre):
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Sant'Anselmo da Baggio, al secolo Anselmo II di Lucca (Milano, 1035 ca.; † Mantova, 18 marzo 1086) è stato un cardinale e vescovo italiano. Nipote di papa Alessandro II, assegnato da Gregorio VII come padre spirituale di Matilde di Canossa[1], fu legato pontificio in Lombardia.
Cenni biografici
Nacque probabilmente a Milano verso il 1035, nella nobile famiglia da Baggio, che aveva il capitaneato della pieve di Cesano Boscone. Era nipote di quell'Anselmo I che era stato vescovo di Lucca e poi eletto papa il 1º ottobre 1061 con il nome di Alessandro II.
Anselmo fu educato presso la scuola cluniacense di Berengario di Tours e divenne monaco benedettino. Secondo alcune funti fu nominato cardinale dallo zio nel 1062 e non se ne conosce il titolo. Secondo queste fonti fu nominato vescovo di Lucca in quello stesso anno. Secondo altre fonti l'elezione avvenne solo nella primavera del 1073 dal clero e dal popolo lucchesi per volontà dello zio morente.
Subito dopo Alessandro II inviò il neoeletto nipote, insieme con il cardinale Mainardo vescovo di Santa Rufina e di Silva Candida, presso il re Enrico IV affinché fosse da costui investito del proprio ufficio. Ma giunto alla corte Anselmo rifiutò energicamente di ricevere l'investitura dal sovrano, evidentemente perché gli furono poste condizioni di carattere simoniaco. Fu consacrato dal successore dello zio San Gregorio VII il 10 agosto di quell'anno.
Partecipò al Concilio di Mantova del 1067, al concilio lateranense del febbraio 1079 che scomunicò l'arcivescovo di Milano Tedaldo e al sinodo del 1080 che portò alla rottura definitiva tra Enrico IV e il pontefice.
La sua vocazione monacale lo vide strenuo sostenitore della povertà e della vita in comune del clero. Conformemente a tali principi e secondo le disposizioni papali, si batté nella sua diocesi per la riforma dei costumi del clero. In ciò fu così intransigente che arrivò a pretendere, non senza riceverne astio e persino disobbedienza, che i canonici di Lucca vivessero in comunità insieme al loro vescovo.
Fu costretto a lasciare la sua diocesi nel 1081 per il prevalere del partito favorevole a Enrico IV e all'antipapa Clemente III. Si ritirò a vita monastica nell'abbazia di San Benedetto in Polirone sotto la protezione dalla contessa Matilde di Canossa[1], della quale divenne consigliere spirituale. In seguito fu reintegrato nel suo ufficio da papa Gregorio VII. Fu vicario apostolico in Lombardia e con la contessa Matilde[1] svolse un'intensa attività in favore del pontefice Gregorio VII, che in punto di morte lo indicò come uno dei candidati alla successione sul trono pontificio. Ma il vescovo di Lucca fu esente da ogni ambizione alla cattedra apostolica né la sua candidatura venne presa in considerazione. Forse egli era già stanco e malato, di quel male che lo avrebbe condotto a morte non oltre un anno dopo.
Anselmo, tuttavia, con la contessa Matilde dovette essere al centro delle manovre che si condussero per l'elezione pontificia, prodigandosi affinché fossero presenti a Roma in quella circostanza anche vescovi d'Oltralpe e particolarmente quell'Ugo di Lione che era uno dei massimi esponenti fra i gregoriani intransigenti.
Anselmo morì in Mantova il 18 marzo 1086. In punto di morte espresse il desiderio di essere sepolto nel monastero di San Benedetto di Polirone, ma per ordine della contessa Matilde di Canossa, su richiesta del popolo della città e su intervento di Bonizone di Sutri[2] si decise che, in quanto vescovo, doveva essere sepolto nella cattedrale mantovana sotto l'altare maggiore e così fu fatto, con grande solennità. Il suo corpo fu riesumato qualche secolo dopo e ritrovato intatto, come rimane ancora oggi. Ogni anno, nell'anniversario della sua morte, la copertura dell'altare esterno viene rimossa e viene reso visibile il corpo del santo.
Un anno dopo la sua morte Anselmo fu canonizzato dal papa Vittore III.
Opere
È autore di una Collectio canonum, che dal suo primo biografo è chiamata Apologeticus in 13 libri, tutta intesa a dimostrare il primato del pontefice romano sulle altre autorità sia ecclesiastiche, come il Concilio, sia laiche e la necessità, per gli ecclesiastici, di una vita fondata sulla povertà evangelica.
La raccolta dei canoni di Anselmo riprende ben duecentocinquanta dei trecentoventuno capitoli costituenti le D.S.P. collezione in settantaquattro titoli (Diversorum patrum sententie sive Collectio in LXXIV titulos digesta), mentre attinge in misura molto minore dal Decreto di Burcardo.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Papa Gregorio VII
- Cardinale Anselmo di Lucca
Successione degli incarichi
Predecessore: | Vescovo di Lucca | Successore: | |
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Anselmo I da Baggio 1057- 1073 |
1073 - 1086 | vacante fino al 1091 |
Note | |
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Fonti | |
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Bibliografia | |
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